Lorenzo Piva - "IL RESPIRO DI DIO" - Guariti dalla Parola che salva - Commento liturgico-pastorale al Vangelo di Matteo - Edizioni San Paolo

lunedì, 12 novembre 2007

Roma (Agenzia Fides) - Intento del presente volume è di far percepire il respiro di Dio al cuore dell’uomo che lo cerca [cf. sal 69,33; 105,3], fino a renderne familiare il sussurro. Il suo respiro affiora dalla Parola eterna, contemplata e raccontata; si fa tangibile mediante l’ascolto silenzioso e ininterrotto; emerge dai vangeli che rivelano il mistero del Verbo di Dio fatto carne. Dio non ama comunicare mediante eventi straordinari, né fa uso di effetti speciali. Come terreno di prossimità Dio predilige la tranquillità e la trasparenza del cuore. Si lascia trovare nel fruscio della Parola, nel gemito dei poveri, nelle pieghe del quotidiano e nelle voci ininfluenti della storia. Fruscio, gemiti, pieghe e voci fungono da segnali per quei viandanti dello spirito di ogni tempo e latitudine che si impegnano a riconoscere il respiro di Dio in ogni angolo del Pianeta. “Basta respirare per respirare Dio” [Cyprian Norwid, scrittore polacco, 1821-1883]. Ogni autentica esperienza spirituale scioglie le resistenze del cuore, abbatte gli steccati dell’egoismo, vince i preconcetti ed introduce al mistero di Dio. Ne è testimone il profeta Elia laddove descrive il suo incontro con l’assoluto di Dio: “Il Signore passò […]. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna” [1Re 19,11-13]. Beati coloro che si lasciano sedurre dal passaggio dell’Assoluto.
L’anno liturgico ‘A’ attinge alla sorgente dell’evangelista Matteo. In un frammento di Papia, vescovo di Gerapoli, in Frigia [Asia Minore, 70-140], datato 140 d.C., si racconta di un vangelo scritto dall’apostolo Matteo, andato successivamente perduto. Tuttavia, quanto viene riportato da Papia trova conferma in Ireneo, Tertulliano, Origene e Girolamo. Ireneo [130-202], vescovo di Lione, afferma: «Matteo scrisse nella lingua degli Ebrei il primo vangelo, al tempo in cui Pietro e Paolo evangelizzavano Roma e vi fondarono la chiesa. Dopo la partenza di questi ultimi, Marco, discepolo ed interprete di Pietro, mise per iscritto quello che Pietro predicava. Dal canto suo, Luca, compagno di Paolo, consegnava in un libro il vangelo che il suo maestro predicava. Poi Giovanni, il discepolo del Signore, pubblicò anche lui un vangelo quando si trovava ad Efeso, in Asia» [Adv. Haer. III Praelim.]. L’informazione di Ireneo è assunta, a sua volta, da Eusebio, vescovo di Cesarea [275-339], che scrive: “Matteo raccolse le parole (del Signore) in lingua ebraica, e ciascuno le interpretò come poteva” [Hist. eccl. III,39,16].
Nella sua forma attuale il vangelo di Matteo è stato scritto probabilmente ad Antiochia di Siria verso l’anno 80. Composto in greco da un giudeo ellenistico, il testo é attribuito, per alcune tracce di contenuto e di stile, al pubblicano Matteo, gabelliere per conto dei Romani, e poi apostolo [Mt 9,9; 10,3; Lc 5,27; Mc 2,14]. Il vangelo annuncia che in Gesù, il Figlio di Dio morto e risorto, si compie la promessa fatta da Dio ad Israele.
Il Matteo greco utilizza, oltre a qualche loghion del primo Matteo aramaico, lo stesso materiale di Marco e di Luca, riportando parole e miracoli compiuti da Gesù nel breve periodo che va dal battesimo alla risurrezione. Cuore del messaggio è una nuova fraternità radicata nella scoperta dell’identità misteriosa di Dio che ha il volto di un padre misericordioso. Considerato il vangelo della comunità, il vangelo di Matteo è una sintesi organica ed ordinata del credo. Fondamento sicuro per le molte comunità cristiane che andavano sorgendo nel cuore dell’Impero, è stato nel suo tempo un singolare strumento di annuncio dei primi missionari.
Il Respiro di Dio mira ad offrire una lettura sapienziale ed esperienziale della Parola del Signore. Si propone di far entrare in ascolto orante della Parola. Di fronte alla Parola non serve «capire». Serve, piuttosto, fare della Parola il respiro che rinnova l’esistenza. Il testo, poi, fornisce spunti per la vita quotidiana grazie ad un file-rouge di racconti che tentano di far parlare la vita. «Se vuoi trovare Dio sappi che è dappertutto, ma sappi anche che non è mai solo» [Madelaine Delbrêl, 1904-1964]. Si fa accompagnare da coloro che non sono in grado di reggere la corsa folle di un’umanità distratta e individualista. Se vai in capo al mondo incontri le orme di Dio, ma se vai nel profondo di te, troverai Dio in persona.
Unica pretesa del volume è di orientare i passi dei viandanti del tempo presente verso l’oltre, provocando in essi un’insopprimibile nostalgia di Dio, ed aiutandoli ad intravedere gli albori del nuovo mattino. (S.L.) (Agenzia Fides 9/11/2007 - righe 50, parole 748)


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