AFRICA/SOMALIA - La popolazione di Mogadiscio in fuga dai combattimenti, mentre permane la tensione tra le regioni di Somaliland e Puntland

mercoledì, 7 novembre 2007

Mogadiscio (Agenzia Fides)- Violenti combattimenti sono segnalati nella parte settentrionale di Mogadiscio, la capitale della Somalia. Gli scontri con armi pesanti oppongono le forze governative e un gruppo armato sconosciuto, forse legato alle corti islamiche.
La situazione della Somalia è ancora lontana dall’essersi stabilizzata. Dopo le dimissioni del Primo Ministro Ali Mohamed Gedi (vedi Fides 29/10/2007), gli oppositori del Presidente Yusuf hanno intensificato gli attacchi alle truppe governative e a quelle etiopiche che lo appoggiano.
Le violenze hanno aggravato la situazione della popolazione della città: secondo i dati raccolti da una rete di organizzazioni locali partner dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), circa 90mila persone erano fuggite da Mogadiscio la settimana scorsa a causa di nuovi episodi di violenza.
Secondo l’UNHCR, q uest'anno i combattimenti hanno indotto circa 400mila persone a fuggire da Mogadiscio. Finora soltanto 125mila di esse sono rientrate nella capitale. Attualmente si contano 450mila sfollati interni fuggiti da Mogadiscio nel 2007, per un totale di sfollati interni in Somalia di circa 850mila persone.
Il sindaco di Mogadiscio Mohamed "Dheere" Omar ha accusato il gruppo Al Shabaab di aver spinto alla fuga la popolazione che è stata particolarmente presa di mira dai militanti. Al Shabaab (“la gioventù”) è una milizia nata da una scissione delle corti islamiche, che controllavano Mogadiscio fino al dicembre scorso, quando sono state scacciate dalla truppe etiopiche. Al Shabaab è guidata da Adan Hashi Ayrow, che ha ricevuto una formazione militare in Afghanistan ed è sulla lista dei terroristi ricercati dalle autorità statunitensi. La milizia recluta giovani tra i 20 e i 30 anni ed è stata finanziata da un gruppo di imprenditori locali che appoggiano le corti islamiche. Il sindaco è stato a sua volta accusato dal leader del clan Hawiye di fomentare l’insicurezza in alcune aree della capitale per costringere la popolazione alla fuga. Secondo alcune testimonianze dalla capitale somala, le truppe etiopiche sono riuscite a ristabilire l’ordine in diverse zone della capitale, L’Etiopia ha rafforzato il proprio contingente militare inviando 2mila uomini: il timore di una nuova offensiva contro i sostenitori delle corti islamiche può aver contribuito alla fuga della popolazione.
La crisi somala, finora confinata soprattutto nelle regioni meridionali, si sta estendendo anche nel Puntland (centro) e nel Somaliland (nord). Queste due regioni, la prima semi-autonoma, la seconda indipendente (ma non riconosciuta dalla comunità internazionale) sono ai ferri corti per il controllo di due aree di confine (vedi Fides 30/10/2004 e 29/10/2007).
In un discorso di fronte al Parlamento locale il Presidente del Puntland, generale Mohamud "Adde" Muse, ha affermato che il Puntland, pur dovendo far fronte al problema dei migliaia di profughi provenienti da Mogadiscio, è pronto a difendere la propria integrità territoriale. (L.M.) (Agenzia Fides 7/11/2007 righe 34 parole 355)


Condividi: