ASIA/NEPAL - I cristiani preoccupati per le sorti del paese: l’instabilità mette in pericolo la pace e il cammino verso la democrazia

lunedì, 22 ottobre 2007

Kathmandu (Agenzia Fides) - C’è preoccupazione nella Chiesa nepalese dopo le ultime concitate fasi della vita politica in Nepal. L’uscita dal governo dei maoisti rischia infatti di far piombare nuovamente il paese nell’instabilità e nel caos, riportando la popolazione civile nella paura e nello sgomento. Inoltre il rinvio sine die della convocazione di un’assemblea costituente è un ulteriore elemento che aggrava la crisi politica. Molti osservatori temono che la stagione di relativa pace, inaugurata nel novembre 2006, quando i maoisti siglarono un accordo di pace per mettere fine a dieci anni di guerra civile, sia giunta al capolinea. Mons. Anthony Sharma, Vicario Apostolico del Nepal, ha manifestato di recente tutta la sua preoccupazione, affermando che la Chiesa cattolica ha pregato con fervore e si è sempre impegnata perché nel paese potesse tornare un’era di pace e di prosperità.
I cristiani hanno sempre difeso la dignità e i diritti dell’uomo, si sono schierati dalla parte dei civili innocenti, hanno continuato la loro opera nel campo della solidarietà e dell’istruzione anche in tempi molto difficili, segnati dal conflitto.
I politici e la società nepalese sembravano orientati verso la trasformazione dello stato monarchico in senso federale. Favorevoli a questa soluzione sono soprattutto i maoisti, ma anche gli altri grandi partiti. In questo contesto la situazione resta comunque delicata a instabile, e potrebbe precipitare se i maoisti mettessero in pratica le loro minacce di riprendere le armi. Il 30 settembre scorso migliaia di simpatizzanti maoisti hanno manifestato nelle strade del centro di Katmandu per chiedere l'abolizione della monarchia e l'instaurazione di una democrazia in Nepal.
La crisi politica attuale, provocata dall’uscita del movimento maoista dalla coalizione di governo, rischia di aprire nuovi scenari di guerra e di violenza, che i leader religiosi, le associazioni per i diritti civili e gli osservatori internazionali chiedono di evitare ad ogni costo, date le ripercussioni negative sulla vita della popolazione civile. (PA) (Agenzia Fides 22/10/2007 righe 28 parole 289)


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