EUROPA/ITALIA - Nel mondo 77 milioni di bambini non vanno a scuola, 39 milioni vivono in uno dei 28 paesi oggi ancora in guerra o reduci da conflitti

giovedì, 18 ottobre 2007

Roma (Agenzia Fides) - Si intitola “Bambine senza parola” il Rapporto che Save the Children, la più grande organizzazione internazionale indipendente per la difesa e la promozione dei diritti dell’infanzia, ha recentemente diffuso in occasione del rilancio della campagna internazionale “Riscriviamo il Futuro”, partita un anno fa in 47 paesi del mondo con l’obiettivo di portare a scuola ed assicurare entro il 2010 un’istruzione di miglior livello a 8 milioni di bambine e bambini che vivono in nazioni in guerra o reduci da guerre.
Sono 77 milioni nel mondo i bambini che non vanno a scuola. 39 milioni, stima Save the Children, vivono in uno dei 28 paesi oggi ancora in guerra o reduci da conflitti. In queste nazioni particolarmente, ma anche in quelle stabili e in pace, le bambine risultano discriminate nell’accesso a scuola: il 57% del totale dei minori esclusi dall’istruzione è rappresentato da bambine. Inoltre quasi 1 bambina su 5 che si iscrive in prima elementare, non riesce a completare il ciclo di istruzione primaria. In alcune zone del Sud Sudan, per esempio, l’ 82% delle bambine non è iscritto a scuola, mentre nelle aree rurali dell’Afghanistan questa percentuale arriva anche al 92%.
“In tempo di guerra le bambine e le adolescenti sono un gruppo particolarmente vulnerabile e a rischio di gravissimi violazioni dovute alla discriminazione di genere e al ruolo che viene assegnato loro nella società”, spiega Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.
Durante o subito dopo un conflitto le bambine sono le prime alle quali viene negata la possibilità di andare a scuola per varie ragioni. I genitori temono che le scuole possano essere attaccate da miliziani e quindi che le ragazze vengano forzatamente reclutate negli eserciti; oppure temono che le proprie figlie siano vittime di molestie e abusi da parte dei compagni di scuola o degli insegnanti. In altri casi il fattore può essere economico: se ci sono dei costi da sostenere per le rette o il materiale scolastico e le famiglie, impoverite dalla guerra, non hanno soldi sufficienti, le bambine saranno le prime a dover rinunciare alla scuola e ad essere richiamate in casa per supportare economicamente il nucleo familiare.
Inoltre, documenta il Rapporto, donne di tutte le età, si trovano ad affrontare lo sfollamento, la perdita di casa e proprietà, di familiari e parenti, la povertà. Donne, ragazze e bambine sono vittime di omicidi, torture, scomparse, schiavitù sessuale, abusi sessuali e gravidanze e matrimoni forzati, come nel caso di tante bambine assoldate e rapite dalle milizie armate.
Si stima che di oltre 250.000 bambini impiegati come soldati, più del 40% siano bambine e adolescenti. Essere “soldato” per una ragazza significa sottostare agli ordini dei combattenti, fare loro da domestica e infermiera, diventare loro “moglie”: ovvero essere oggetto di abusi sessuali da parte di uno o più miliziani, avere elevate probabilità di contrarre il virus dell’Hiv/Aids, nonché di restare incinte anche a 10 anni.
In un contesto di così alto rischio e gravi violazioni, sia durante che dopo un conflitto, “la scuola può giocare un ruolo fondamentale per la protezione di ragazze e bambine da abusi e violazioni e rappresentare un luogo sicuro dove ripararsi”, sottolinea Neri. “A scuola poi si apprendono informazioni utili alla salute e sicurezza personali, per esempio sulla prevenzione dell’Hiv/Aids o sulle mine anti-persona”. Infine “la scuola costituisce forse l’unica occasione, per milioni di bambine e bambini che vivono in aree instabili, conflittuali e povere, di garantire a sé e alle proprie comunità un futuro diverso e migliore”.
Save the Children Italia ha lanciato una Petizione con raccolta di firme per garantire il diritto all’istruzione per i bambini in paesi in conflitto. E’ possibile firmarla online all’indirizzo: www.savethechildren.it
La versione integrale del Rapporto “Bambine senza parola”:
www.savethechildren.it/pubblicazioni
(AP) (18/10/2007 Agenzia Fides; Righe:48; Parole:647)


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