ASIA/INDIA - Giustizia e pace nel subcontinente indiano: esperti e teologi a confronto per discutere di disparità sociali e discriminazioni

mercoledì, 26 settembre 2007

Bangalore (Agenzia Fides) - Discriminazioni sociali, disparità economiche, esclusione culturale, emarginazione dalla vita pubblica per ragioni religiose o ideologiche: sono diverse le questioni che si agitano all’interno delle società del subcontinente indiano che toccano, a seconda dei contesti e delle condizioni storiche, India, Pakistan, Bangladesh, Nepal, Sri Lanka, Bhutan. Il tema della discriminazione, indagato a tutti i livelli, è stato al centro di un simposio internazionale tenutosi a Bangalore (capitale dello stato indiano del Karnataka) in occasione del 40° anniversario dell’Enciclica di Paolo VI “Populorum progressio”, che ha chiesto ai governi azioni concrete contro tutte le discriminazioni e le nuove crescenti disparità sociali nell’Asia meridionale. All’incontro, organizzato dalla Commissione “Giustizia, pace e sviluppo” della Conferenza episcopale indiana, hanno preso parte 65 tra Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici da India, Bangladesh, Nepal, Pakistan e Sri Lanka.
I partecipanti hanno esaminato la condizione dei diritti umani nelle rispettive società alla luce degli insegnamenti sociali della Chiesa, delineando un quadro piuttosto preoccupante: in tutti i paesi dell’area, alle persistenti disparità frutto di antichi retaggi culturali e sociali non ancora rimossi (si veda in India il sistema delle caste) si sono aggiunte nuove forme di discriminazione: contro le minoranze linguistiche, etniche e religiose vittime del fondamentalismo emergente, contro i malati di Aids, e attraverso nuove forme di schiavitù che colpiscono in particolare donne e bambini.
Fra le altre segnalazioni, i presenti hanno chiesto di eliminare le discriminazioni religiose, offrire pari opportunità alle comunità religiose, allentare la pressione a cui sono sottoposti i cristiani in India, lavorare per lo sviluppo economico e sociale delle fasce più povere. Per quanto riguarda l’India, la discriminazione basata sulla religione, si è notato, è certamente contraria alla lettera e allo spirito della Costituzione indiana e per questo ogni legge, ogni istituzione, e ogni pratica che non rispetta la parità di diritti deve essere corretta.
La Chiesa indiana ha puntato l’attenzione in particolare sul problema dei dalit, oltre 240 milioni in India, che costituiscono i due terzi dei fedeli cattolici indiani. Essi vivono una esistenza precaria, sono “invisibili” e “intoccabili”, non hanno accesso alla proprietà della terra, alle scuole, ai templi, svolgono i lavori più umili, non hanno diritto alla protezione delle forze dell’ordine, per questo gli uomini vengono malmenati, le donne spesso violentate e uccise in totale impunità degli aggressori. La Chiesa è chiamata a “contribuire a sradicare ‘la cultura degli intoccabili’ e l’iniquo sistema delle caste”. L’assemblea ha suggerito anche corsi di formazione, promuovendo una maggiore partecipazione dei dalit alla vita della Chiesa, ricordando che su 164 Vescovi indiani 7 sono dalit. Inoltre si è sottolineato il prezioso ruolo dei mass media cattolici nel promuovere la cultura e lo sviluppo dei dalit e nel combattere ogni forma di discriminazione.. (PA) (Agenzia Fides 26/9/2007 righe 30 parole 316)


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