EUROPA/ITALIA - “Dovremo ‘sguainare le spade per affermare che l'erba è verde’, affermare che la vita umana non inizia quando si esce dalla pancia della madre”: un neonatologo interviene sugli attuali dibattiti in materia di eugenetica

martedì, 18 settembre 2007

Roma (Agenzia Fides) - In una intervista recentemente rilasciata a Science and Religion in Media e Agenzia Fides, il dottor Carlo Valerio Bellieni, Neonatologo, Dirigente del Dipartimento di Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Universitario ‘Le Scotte’ di Siena, parla di diagnosi prenatale, eutanasia neonatale, partial birth abortion, e di altre pratiche discusse che vengono utilizzate anche per la selezione genetica.
Riguardo al problema della diagnosi prenatale, il dott. Bellini dice: “Bisogna non farsi impressionare dalle ultime novità e concentrare gli sforzi verso un riappropriarsi del significato delle scelte quotidiane. Ogni giorno ne sono pieni i giornali. Il problema invece è capire noi che sguardo abbiamo sui nostri figli. Chi è il figlio? Perché se il figlio è un diritto oppure è un “prodotto” (viene chiamato “il prodotto del concepimento”), si arriva alla ovvia conclusione che io lo posso trattare come un ‘oggetto’. Se il figlio, invece, è ‘un qualcuno’ per il quale io devo ogni giorno fare un passo indietro, e rendermi conto che è un mistero, allora probabilmente possiamo ricominciare a ragionare. Adesso siamo arrivati veramente alla perdita, in certi casi, della ragione; perché dover affermare che la vita umana inizia dal momento in cui uno spermatozoo e un ovulo si sono incontrati, e hanno formato un nuovo DNA, è dire una cosa così banale. Eppure dobbiamo difendere questa evidenza.
Dover affermare che la vita umana non inizia quando esce dalla pancia della madre, perché all'uscita dalla pancia non cambia assolutamente niente, se non un pò d'aria che entra nei polmoni, è un'ovvietà. Eppure dobbiamo difendere anche questo. Stiamo andando verso la necessità non soltanto di affermare valori morali, ma di affermare la realtà. Come diceva Chesterton, dovremo “sguainare le spade per affermare che l'erba è verde”.
Sulle pratiche che vengono utilizzate anche per selezione genetica il neonatologo afferma: “C'è il problema dell'eutanasia, dell'adulto, del bambino. Quello che però è ancora più grave, non è tanto il problema dell'eutanasia, quanto il problema della sospensione delle cure. In altre parole, c'è chi vuole evitare le cure ai neonati, bambini che ancora non possono parlare, bambini appena usciti dalla pancia della mamma, quando si vede che questo bambino potrebbe avere un rischio grave per la salute. E’ un problema molto grave, perché si parla di vita non giusta, dicendo che è una vita così dura, così faticosa, così piena di dolore, che non è giusto che venga portata avanti. Mentre sull'eutanasia attiva la questione è chiara, sull'eutanasia passiva si riesce in un certo senso a confondere un pò le idee.”
Parlando del futuro tragico e senza riferimenti morali, che sembra più un ritorno al passato, il prof. Bellini risponde che “chi vuole affermare che la Chiesa vorrebbe bloccare la ricerca scientifica, non si rende conto che invece è esattamente il contrario. E’ chi vuole, ad esempio, non rianimare i bambini piccolissimi, che blocca davvero la ricerca scientifica. Si pensi che negli anni '60, il 90% dei bambini nati con un peso inferiore al chilo, moriva; adesso il 90% dei neonati di peso inferiore al chilo sopravvive. Cosa significa? Significa che se allora avessimo fatto ciò che vorrebbero farci fare, cioè dire che rianimare i bambini che hanno soltanto il 10% di probabilità di vivere, è accanimento terapeutico, la ricerca scientifica sarebbe morta. E tutti questi bambini nati sotto il chilo di peso, sono tantissimi, sono sopravvissuti, e molti stanno benissimo; non ci sarebbero, e i loro genitori non sarebbero diventati genitori.
La Chiesa sta cercando di far capire che la ricerca scientifica è una cosa buona e bella, con una unica condizione, che ci si fermi davanti alla persona: quando ci si trova di fronte alla libertà ed alla dignità della persona. Non si possono fare esperimenti, togliendo il sangue ad una persona senza chiederglielo; non si possono fare esperimenti dando delle medicine sperimentali ad una persona senza chiederlo; non si possono fare esperimenti su chi sta morendo, senza che si abbia la speranza di allungargli la vita.”
Il professore Bellieni interverrà al Congresso Internazionale STOQ “Ontogeny and Human Life” (http://www.upra.org/articulo.phtml?id=2406&se=5), su “L’ambiente della fecondazione: conseguenze a lungo termine”, che si svolgerà presso l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, dal 15 al 17 novembre.
(AP) (18/9/2007 Agenzia Fides; Righe:55; Parole:714)


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