VATICANO - Le preghiere del cristiano in tutte le lingue: polacco (II) - Le radici cristiane dei Popoli d’Europa

mercoledì, 4 luglio 2007

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Cenni sulla storia e la geografia. La Polonia (Rzeczpospolita Polska in polacco) è un paese dell’Europa centrale popolato da più di 38.000.000 di abitanti. Confina con la Germania, la Bielorussia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l’Ucraina e la Lituania, e con l’enclave russa di Kaliningrad. Dal 1º maggio 2004 fa parte dell’Unione Europea.
Fondata nel X secolo sul territorio dei Poloni, durante il Medio Evo la Polonia diventa una potenza inarrivabile dell’Europa centrale. Il suo primo sovrano è Mieszko I, fondatore della dinastia dei Piast, che regna sulla Polonia dal 966 al 1370. La capitale è allora Gniezno, all’est di Poznań.
Avamposto dell’occidente cattolico romano di fronte ai mondi ortodosso (russo, bielorusso e ucraino), pagano, (baltico) e musulmano (turco-mongolo), deve far fronte anche al “Drang nach Osten” (ondata germanica verso l’est), che viene dal Sacro Impero o dai Cavalieri Teutonici. Situata all’incrocio di diversi mondi e sprovvista di confini naturali, la Polonia è estremamente esposta alle invasioni. Queste, in particolare nel XIII secolo, distrussero il paese (invasioni dell’Orda d’Oro mongola, dal 1248 al 1275).
Cenni sull’evangelizzazione. L’evangelizzazione dei paesi slavi ha avuto origine da due punti differenti: la Chiesa Romana d’Occidente e la Chiesa Greca d’Oriente. All’epoca dell’Impero Romano, il cristianesimo si era diffuso in una parte della penisola balcanica, ma la sua espansione venne fermata in Europa dall’invasione dei popoli barbari, che erano pagani. Una volta ripresa, l’evangelizzazione è stata attuata a partire da due grandi centri religiosi, che cominciavano già a divergere su alcuni punti e che hanno finito per separarsi definitivamente durante il grande scisma del 1054: la Chiesa latina di Roma e la Chiesa greca di Costantinopoli.
Ad occidente, l’evangelizzazione dei paesi slavi ed ungheresi è stata condotta soprattutto da Vescovi tedeschi e austriaci, e sostenuta dai principi germanici: è cominciata a partire dal latino. Ad oriente, al contrario, la cristianizzazione è stata favorita dall’Impero Bizantino e condotta da missionari greci. E’ arrivata alla massima espansione durante il IX secolo, quando i santi Cirillo e Metodio hanno tradotto per la prima volta i testi liturgici in una lingua slava ed utilizzato l’alfabeto derivato dal greco che noi chiamiamo “cirillico”.
La conversione dei popoli slavi e non slavi dell’Europa centrale è avvenuta nell’ambito degli Stati nazionali. L’adesione al cristianesimo di un sovrano comportava spessissimo la conversione di tutto il suo popolo. Questa è la ragione per la quale la storia ha ricordato per il “battesimo” di quelle nazioni un certo numero di date decisive e simboliche. Nell’orbita romana, i fatti di maggiore importanza sono la cristianizzazione dei tre regni di Boemia, Polonia ed Ungheria.
Nel X secolo si costituisce il regno di Polonia, con un atto che coincide con il battesimo del suo primo sovrano, nel 966, Mieszko I. Quel battesimo era anche una mossa politica. Metteva la Polonia al riparo dell’espansione germanica, che utilizzava come pretesto la conversione dei popoli pagani al fine di colonizzare i territori slavi. Egli assicurò al giovane stato l’appoggio del Papato, allora molto potente in Europa, il quale conferì al sovrano polacco un’autonomia che permise ai suoi discendenti di ottenere la corona reale nel 1066. (continua) (J.M.) (Agenzia Fides 4/7/2007 - righe 37, parole 524)


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