VATICANO - Il Papa al Seminario Romano Maggiore: “Eucaristia, Ufficio delle Letture, preghiera e colloquio, anche breve, ogni giorno, con il Signore, sulle sue Parole che io devo annunciare” sono gli elementi su cui poggia la vita del sacerdote

martedì, 20 febbraio 2007

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Sabato 17 febbraio il Santo Padre Benedetto XVI si è recato in visita al Seminario Romano Maggiore in occasione della Festa della Madonna della Fiducia. Accolto al suo arrivo dal Cardinale Vicario, Camillo Ruini, e dal Rettore del Seminario, mons. Giovanni Tani, il Papa si è raccolto in preghiera nella Cappella che custodisce l'Immagine originale della Madonna della Fiducia. Successivamente, nella Cappella grande, l'incontro con la Comunità del Seminario. Dopo il canto della “Salve Regina” ed il saluto del Rettore del Seminario, sei seminaristi, uno per anno di formazione, hanno presentato al Papa una domanda. Rispondendo a braccio, il Santo Padre ha quindi toccato diversi aspetti del ministero del sacerdote.
Innanzitutto, su come riuscire a discernere la voce di Dio tra le mille voci che sentiamo ogni giorno, il Papa ha detto: “Dio parla in diversissimi modi con noi. Parla per mezzo di altre persone, attraverso amici, i genitori, il parroco, i sacerdoti... Parla per mezzo degli avvenimenti della nostra vita, nei quali possiamo discernere un gesto di Dio; parla anche attraverso la natura, la creazione, e parla, naturalmente e soprattutto, nella Sua Parola, nella Sacra Scrittura, letta nella comunione della Chiesa e letta personalmente in colloquio con Dio… è una Parola che diventa vitale e viva nella Liturgia… la Liturgia è il luogo privilegiato dove la Parola è viva, è presente, dove anzi la Parola, il Logos, il Signore, parla con noi e si dà nelle nostre mani; se ci poniamo in ascolto del Signore in questa grande comunione della Chiesa di tutti i tempi, lo troviamo.”
Ricordando la sua vita nel periodo della formazione al sacerdozio, Benedetto XVI ha sottolineato come “sia molto importante avere una disciplina… e non dovere ogni giorno, di nuovo, inventare cosa fare, come vivere; c’è una regola, una disciplina che già mi aspetta e mi aiuta a vivere ordinatamente questo giorno”. Tra le sue preferenze, il Papa si è detto “affascinato” dalla figura di Sant’Agostino e poi anche dalla corrente agostiniana nel Medioevo: San Bonaventura, i grandi francescani, San Francesco d’Assisi. “Altro interesse era la letteratura: era obbligatorio leggere Dostoevskij, era la moda del momento, poi c’erano i grandi francesi: Claudel, Mauriac, Bernanos, ma anche la letteratura tedesca; c’era anche una edizione tedesca del Manzoni: non parlavo in quel tempo italiano. Così abbiamo un po’, in questo senso, anche formato il nostro orizzonte umano. Un grande amore era anche la musica, come pure la bellezza della natura della nostra terra”.
Sul tema della fedeltà alla vocazione ricevuta, il Papa ha detto che "E’ bene riconoscere la propria debolezza, perché così sappiamo che abbiamo bisogno della grazia del Signore. Il Signore ci consola… ci dimostra che nessuno di noi è semplicemente all’altezza di questo grande sì, all’altezza di celebrare ‘in persona Christi’, di vivere coerentemente in questo contesto, di essere unito a Cristo nella sua missione di sacerdote… Questo mi sembra molto importante: riconoscere che abbiamo bisogno di una conversione permanente, non siamo mai semplicemente arrivati… E perciò è importante anche il sacramento della Riconciliazione… E’ importante, naturalmente, anche non isolarsi, non pensare di poter andare avanti da soli. Abbiamo proprio bisogno della compagnia di sacerdoti amici, anche di laici amici, che ci accompagnano. ci aiutano. Per un sacerdote è molto importante, proprio nella parrocchia, vedere come la gente abbia fiducia in lui e sperimentare con la loro fiducia anche la loro generosità nel perdonare le sue debolezze.”
Citando il suo commento alla Via Crucis del 2005, in cui aveva parlato della sporcizia che c’è nella Chiesa, uno dei seminaristi ha chiesto al Papa come porsi con serenità di fronte a queste realtà. "E’ una domanda non facile - ha risposto Benedetto XVI - , ma mi sembra di aver detto già, ed è un punto importante, che il Signore sa, sapeva fin dall’inizio, che nella Chiesa c’è anche il peccato e per la nostra umiltà è importante riconoscere questo e vedere il peccato non solo negli altri, nelle strutture, negli alti incarichi gerarchici, ma anche in noi stessi per essere così più umili ed imparare che non conta, davanti al Signore, la posizione ecclesiale, ma conta stare nel suo amore e far brillare il suo amore.”
Il tema del senso cristiano della sofferenza e del dolore, è stato l’argomento della penultima domanda. “E’ giusto fare il possibile per vincere le sofferenze dell’umanità e per aiutare le persone sofferenti - ha detto il Pontefice -. Ma, nello stesso tempo, riconoscendo questo dovere di lavorare contro le sofferenze causate da noi stessi, dobbiamo anche riconoscere e capire che la sofferenza è una parte essenziale per la nostra maturazione umana… Il cristianesimo ci annuncia la gioia, sì; questa gioia però cresce solo sulla via dell’amore e questa via dell’amore ha a che fare con la Croce, con la comunione con il Cristo crocefisso. Ed è rappresentata nel chicco di grano caduto in terra. Quando cominciamo a capire e ad accettare questo, ogni giorno, perché ogni giorno ci impone qualche insoddisfazione, qualche peso che crea anche dolore, quando accettiamo questa scuola della sequela di Cristo, come gli Apostoli hanno dovuto imparare a questa scuola, allora diventiamo anche capaci di aiutare i sofferenti.”
L’ultima domanda ha riguardato come affrontare l’inizio del ministero presbiterale ed il passaggio dal Seminario alla vita della Parrocchia. Benedetto XVI ha risposto così: "Come primo punto, è importante anche nella vita di pastori della Chiesa, nella vita quotidiana del sacerdote, conservare, per quanto è possibile, un certo ordine: che non manchi mai la Messa, senza l’Eucaristia un giorno è incompleto,… che non sia un dovere professionale ma sia realmente un dovere sentito interiormente. L’altro punto importante è prendersi il tempo per la Liturgia delle Ore e così per questa libertà interiore: con tutti i pesi che ci sono, essa ci libera e ci aiuta anche ad essere più aperti e a stare in un contatto profondo col Signore… Non oserei adesso dare troppi consigli, perché la vita nella grande città di Roma è un po’ diversa da quella che io ho vissuto cinquantacinque anni fa nella nostra Baviera. Ma penso che l’essenziale è proprio questo: Eucaristia, Ufficio delle Letture, preghiera e colloquio, anche se breve, ogni giorno, col Signore, sulle sue Parole che io devo annunciare. E non perdere mai, da una parte, l’amicizia con i sacerdoti, l’ascolto della voce della Chiesa viva e, naturalmente, e la disponibilità per la gente affidatami, perché proprio da questa gente, con le sue sofferenze, le sue esperienze di fede, i suoi dubbi e difficoltà, possiamo anche noi imparare, cercare e trovare Dio. Trovare il nostro Signore Gesù Cristo". A conclusione dell'incontro il Santo Padre ha guidato la recita della preghiera dell'Angelus e ha impartito la Benedizione Apostolica. (S.L.) (Agenzia Fides 20/2/2007, righe 75, parole 1.123)


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