AFRICA/NIGERIA - “Il boom petrolifero si è trasformato in un incubo”: attualità di un intervento dell’Arcivescovo di Abuja sulla gestione della principale ricchezza nigeriana

giovedì, 28 dicembre 2006

Abuja (Agenzia Fides)- Centinaia di persone bruciate vive nel tentativo di rubare il petrolio dagli oleodotti, lavoratori stranieri uccisi o tenuti in ostaggio, attentati con autobomba contro le installazioni petrolifere, disastri ecologici, corruzione, guerriglia e contro-guerriglia. È la “maledizione del petrolio” della Nigeria. L’“oro nero” infatti ben lungi da essere un elemento di sviluppo e di benessere, rischia di diventare un fattore scatenante nuove violenze e ingiustizie. La pericolosità di questa situazione è stata messa in evidenza dalla Chiesa ormai da lungo tempo. “Invece di parlare di boom petrolifero molti preferiscono parlare di disastro (doom in inglese)” aveva affermato Mons. John Onaiyekan, Arcivescovo di Abuja, alla riunione della Conferenza Episcopale nigeriana sul tema “Making Oil and Gas Wealth serve the Common Good”, che si è tenuta dal 2 al 3 novembre nella capitale nigeriana, Abuja (vedi Fides 13 novembre 2006).
Un disastro che si è manifestato ancora una volta in tutta la sua drammaticità il 26 dicembre, ad Abule Egba, un sobborgo di Lagos, dove un gruppo di persone che cercavano di rubare petrolio da una conduttura, ha innescato un’esplosione e un incendio, provocando la morte di centinaia di persone (da 260 a 800 morti, alcune fonti parlano addirittura di mille). Si tratta dell’ultima tragedia causata dai sempre più frequenti furti di petrolio: negli ultimi 7 anni almeno 2mila persone sono morte per le esplosioni provocate dai tentativi di furto lungo le condutture petrolifere.
Papa Benedetto XVI ha inviato a Sua Eminenza il Cardinale Anthony Olubunmi Okogie un telegramma di cordoglio per le vittime del disastro: “Profondamente rattristato dalle notizie sulle tragiche conseguenze dell’esplosione della conduttura a Lagos, Sua Santità Papa Benedetto XVI trasmette l’assicurazione della sua profonda solidarietà e preoccupazione pastorale. Con ferventi preghiere che il Dio Onnipotente darà la pace eterna a coloro che hanno perso la vita e consolazione e forza ai senzatetto e ai feriti, invoca il dono divino della saggezza, della forza, e della pace per le autorità civili e per coloro che sono impegnati nel lavoro di soccorso e di ricostruzione”.
Nel Delta del Niger, alcuni gruppi armati conducono una lotta che diventa ogni giorno più aspra per rivendicare i diritti delle popolazioni locali, che non solo non ottengono benefici dallo sfruttamento degli idrocarburi del loro territorio, ma che sono danneggiate dai danni ambientali provocati dall’estrazione del petrolio. Oggi, 28 dicembre, i guerriglieri di 2 diversi gruppi hanno tolto l’assedio a 2 campi petroliferi dell’area, ma rimangono in ostaggi 4 lavoratori stranieri (3 italiani e un libanese) nelle mani del Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger (MEND), che erano stati catturati prima di Natale.
Questa situazione deriva da una cattiva gestione delle risorse naturali del Paese, come sottolineava Mons. Onaiyekan nel suo intervento del novembre scorso: “Lo Stato nigeriano riceve una somma consistente di denaro dalla vendita di petrolio. Lo Stato ha la responsabilità morale di assicurare che questa ricchezza sia gestita con giudizio per il bene comune dei nigeriani”. L’Arcivescovo di Abuja nota però che questo non avviene e parla apertamente del furto della ricchezza nazionale: “una considerevole porzione delle nostre entrate petrolifere sono finite nelle tasche di privati. La nazione sta ancora aspettando un governo che abbia il coraggio morale e le credenziali per affrontare questo furto colossale”. (L.M.) (Agenzia Fides 28/12/2006 righe 42 parole 541)


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