ASIA - I Cardinali e i credenti di India e Pakistan: uniti in preghiera per la pace

giovedì, 8 maggio 2025 guerre   pace   preghiera  

CCBI

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Cardinale indiano Oswald Gracias e il Cardinale pakistano Joseph Coutts sono usciti insieme dalla Basilica di San Pietro, ieri, 7 maggio, a conclusione della messa "pro eligendo Romano Pontifice". Il Cardinale Gracias (81 anni) si appoggiava al Cardinale Coutts (79 anni), che dava il braccio e conversava fraternamente con il confratello. L'immagine esprimeva plasticamente il desiderio di pace e la relazione di comunione esistente, mentre tra i due Paesi di origine, India e Pakistan,  si alzava la tensione militare e proseguivano gli scontri, soprattutto nella regione contesa del Kashmir.
Alla domanda di rilasciare una dichiarazione e un appello di pace, i due Cardinali hanno risposto all'Agenzia Fides: " Nella Congregazione generale pre-Conclave, il 6 maggio, l'intero Collegio dei Cardinali ha lanciato un appello pubblico di pace, citando scenari come Ucraina e Gaza. Nell'appello vi è anche l'espressione 'in tante altre parti del mondo' e sicuramente, tra queste, possiamo  includere la situazione attuale tra India e Pakistan, rivolgendo una supplica al Signore per una pace giusta e duratura".
Da parte indiana Theodore Mascarenhas, Vescovo della diocesi of Daltonganj, nello stato indiano di Jharkhand, appena rientrato da un incontro della Commissione esecutiva della Conferenza dei vescovi di rito latino dell'India di rito latino (CCBI) con un trentina di altri vescovi indiani, dice a Fides: "In quella assise abbiamo citato e rivolto un pensiero  al grave scenario si tensione tra India e Pakistan. Il nostro appello è sempre un appello per la pace: chiediamo una de-escalation perché la guerra è  sempre una sconfitta e non serve a nessuno. Tutte le questioni, anche quelle tra stati, si possono risolvere senza violenza. Noi Vescovi siamo stati tutti concordi nel dire e nell'esortare le nostre comunità: preghiamo intensamente per la pace".
Sul terreno gli osservatori temono un'escalation, dato che  il Pakistan ha riferito di aver abbattuto droni indiani, lontano dal Kashmir, come su nove città, tra le quali Lahore, Karachi, Rawalpindi. L'India, da parte sua, ha evacuato migliaia di persone dai villaggi vicino al confine altamente militarizzato tra i due paesi, nella regione contesa del Kashmir. Nei giorni precedenti, con l'Operazione Sindoor, attacchi missilistici indiani su nove siti nel Kashmir e nel Punjab pakistano  hanno ucciso 31 civili pakistani, tra i quali donne e bambini, per colpire installazioni di gruppi terroristi, hanno spiegato funzionari indiani. L'attacco è stata la risposta indiana alla strage del 22 aprile, quando gruppi jihadisti pakistani hanno ucciso 26 persone, per lo più turisti indù indiani, nel Kashmir controllato dall'India.  L'India accusa il Pakistan di sostenere i militanti che hanno effettuato l'attacco, mentre Islamabad nega ogni coinvolgimento.
Il Primo Ministro pakistano Shehbaz Sharif ha promesso di vendicare e gli attacchi dell'India, che ora afferma a sua volta di aver abbattuto droni pakistani, alimentando così i timori di un conflitto più ampio tra i due stati, dotati di armi nucleari. Il Ministero degli Esteri indiano ha dichiarato che 13 civili sono stati uccisi e 59 feriti  durante gli scontri a fuoco attraverso il confine del Kashmir.
La nuova ondata di attacchi e rappresaglie tra India e Pakistan minaccia di riaccendere il conflitto aperto tra i due paesi, che affonda le radici nella partizione avvenuta nel 1947. Da allora, le due nazioni  hanno combattuto tre guerre e numerosi sono stati gli scontri a fuoco lungo il confine del Kashmir, regione a maggioranza musulmana reclamata da entrambi fin dall’indipendenza dall’Impero britannico.
(PA) (Agenzia Fides 8/5/2025)


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