Fides News - Italianhttps://www.fides.org/Le notizie dell'Agenzia FidesitI contenuti del sito sono pubblicati con Licenza Creative Commons.AFRICA/CONGO RD - Sarà beatificato il giovane doganiere ucciso per essersi opposto ai corrotti che volevano importare un carico di riso avariatohttps://www.fides.org/it/news/75730-AFRICA_CONGO_RD_Sara_beatificato_il_giovane_doganiere_ucciso_per_essersi_opposto_ai_corrotti_che_volevano_importare_un_carico_di_riso_avariatohttps://www.fides.org/it/news/75730-AFRICA_CONGO_RD_Sara_beatificato_il_giovane_doganiere_ucciso_per_essersi_opposto_ai_corrotti_che_volevano_importare_un_carico_di_riso_avariatoKinshasa – Sarà beatificato il giovane funzionario congolese assassinato per essersi opposto alla corruzione. Floribert Bwana Chui Bin Kositi, giovane funzionario della Repubblica Democratica del Congo, si era rifiutato di cedere alla corruzione per consentire l’importazione di un carico di riso avariato dal Ruanda.<br />Il 25 novembre Papa Francesco ha autorizzato il Dicastero per le cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante il martirio del Servo di Dio Floribert Bwana Chui Bin Kositi, Fedele Laico, nato il 13 giugno 1981 a Goma e ivi ucciso in odio alla fede l'8 giugno 2007.<br />Floribert era impiegato nella sede di Goma dell’Office Congolais de Contrôle , l’ente statale incaricato di effettuare controlli di qualità, quantità e conformità delle merci. Il controllo di qualità avveniva attraverso la verifica della conformità dei prodotti alle normative nazionali e internazionali, mediante analisi fisico-chimiche e microbiologiche dei campioni prelevati.<br />Nello svolgimento delle sue funzioni si oppose a fare passare un carico di riso avariato proveniente dal Ruanda, destinato a essere immesso sul mercato congolese, con gravi danni per la salute dei consumatori. Nonostante le offerte di tangenti da parte dei commercianti disonesti, Floribert rimase irremovibile nel non fare passare il carico. Dall’offerta di denaro si passò quindi alle minacce ma il giovane funzionario non si piegò. Il 7 luglio 2007 venne fatto salire a forza da sconosciuti su un’automobile. Il 9 luglio il suo corpo privo di vita venne ritrovato in un terreno incolto a poca distanza dal luogo del rapimento. Venne accertato che Floribert prima di essere ucciso venne sottoposto a tortura e percosse.<br />Conosciuto per la sua dedizione a Dio e alla Chiesa cattolica, Floribert Bwana Chui era legato alla Comunità di Sant'Egidio. Si distinse per il fervore religioso e il desiderio di vivere secondo gli insegnamenti del Vangelo nella vita quotidiana. Il suo sacrificio è paragonato a quello del beato Isidoro Bakanja, altro martire congolese beatificato nel 1994 da Papa Giovanni Paolo II.<br /> <br />Thu, 28 Nov 2024 13:11:25 +0100AFRICA/UGANDA - “Ricostruire le vite dei rifugiati”: il motto della missione salesiana di Palabekhttps://www.fides.org/it/news/75729-AFRICA_UGANDA_Ricostruire_le_vite_dei_rifugiati_il_motto_della_missione_salesiana_di_Palabekhttps://www.fides.org/it/news/75729-AFRICA_UGANDA_Ricostruire_le_vite_dei_rifugiati_il_motto_della_missione_salesiana_di_PalabekPalabek – Le gravidanze adolescenziali rappresentano quasi un quinto di tutte le nascite che avvengono ogni anno in Uganda e ogni mese si registrano 32.000 gravidanze di questo tipo.<br /><br />A supporto di queste giovani ugandesi i missionari salesiani stanno avviando un programma di sostegno presso il centro Don Bosco Palabek sotto l’egida: ‘Ricostruire le vite dei rifugiati’.<br /><br />L’Uganda, infatti, ospita circa 2,5 milioni di rifugiati, provenienti per lo più da diversi Paesi africani. Gli insediamenti sono pieni di bambini e giovani, che costituiscono circa l’86% della popolazione rifugiata, e tra di essi c’è un numero significativo di ragazze madri. <br /><br />Durante il lavoro pastorale quotidiano, i salesiani del campo profughi di Palabek hanno conosciuto a fondo la realtà di molte ragazze le quali, a causa di abusi o della scarsa consapevolezza, sono diventate madri prima di raggiungere l’età adulta. Sono giovani donne coraggiose che hanno deciso di avere i loro bambini e di tenerli al loro fianco, nonostante le difficili circostanze che le circondano – si legge in una nota diffusa dai missionari.<br /><br />“Quasi tutte le madri adolescenti di Palabek sono fuggite dalla guerra e non hanno avuto il tempo e le possibilità necessarie per svilupparsi, migliorare la propria autostima o imparare a prendersi cura dei propri figli e figlie. Hanno bisogno di formazione e informazioni su come farlo e su come aver cura anche di sé” raccontano i salesiani.<br /> <br />“Non hanno progetti per il futuro! Purtroppo non hanno sogni o speranze adeguate alla loro età. La loro principale preoccupazione sono i loro bambini, e questo le spinge a dimenticarsi di sé stesse, il che a sua volta porta a gravi danni sia per queste giovani madri, sia per i loro bambini. Tuttavia, possiamo notare che queste ragazze sono aperte all’apprendimento e al miglioramento del loro stile di vita. Sono disposte a dedicare tempo alla formazione e desiderano avere una vita piena con i loro figli e figlie.”<br /><br />Secondo le regole del sistema educativo in Uganda, le studentesse incinte o che allattano non possono frequentare la scuola, il che significa che molte non completano i cicli educativi e la formazione adeguata alla loro età, perché smettere di allattare è impensabile per molte di loro, che non avrebbero altre possibilità per nutrire i loro piccoli.<br /><br />Per tutte queste ragioni, i Figli di Don Bosco hanno pensato alla possibilità di creare uno spazio sicuro per i bambini mentre le madri sono a lezione, così da garantire alle giovani la loro formazione e al tempo stesso la giusta alimentazione ai piccoli. Thu, 28 Nov 2024 13:02:46 +0100ASIA/OMAN - L’Arcivescovo maggiore Thattil visita le comunità siro-malabaresi della Penisola arabicahttps://www.fides.org/it/news/75728-ASIA_OMAN_L_Arcivescovo_maggiore_Thattil_visita_le_comunita_siro_malabaresi_della_Penisola_arabicahttps://www.fides.org/it/news/75728-ASIA_OMAN_L_Arcivescovo_maggiore_Thattil_visita_le_comunita_siro_malabaresi_della_Penisola_arabicaMuscat – Dopo aver concluso la visita nel Vicariato Apostolico dell’Arabia Settentrionale, l’Arcivescovo maggiore della Chiesa siro-malabarese Raphael Thattil, eletto a inizio anno, è giunto a Muscat, in Oman, dove ha iniziato la visita al Vicariato Apostolico dell’Arabia Meridionale. Accompagnato dal Vescovo Paolo Martinelli OFM Cap, dopo l’accoglienza nella Capitale, Thattil ha fatto visita alle parrocchie di Ruwi e Ghala, situate a Muscat, dove ha incontrato le comunità siro-malabresi e per celebrare con loro il Santo Qurbana, ovvero una solenne liturgia eucaristica in rito siro malabarese. <br /><br />Successivamente, il Vescovo Martinelli e l'Arcivescovo maggiore Thattil si sono recati ad Abu Dhabi per incontrare gli abitanti delle parrocchie siro-malabaresi situate negli Emirati Arabi Uniti. <br />Nella penisola arabica convivono comunità cattoliche formate da lavoratori immigrati - provenienti da diverse parti del mondo, in particolar modo dall’India e dalle Filippine - che seguono diversi riti e sopno riuniti sotto un’unica Chiesa locale. <br /><br />Un esempio di cattolicità che Papa Francesco, durante il suo viaggio ad Abu Dhabi nel 2019 ha definito una “gioiosaa polifonia di fede”: “Voi che siete qui conoscete la melodia del Vangelo e seguite il suo ritmo con entusiasmo. Siete un coro composto da numerose nazioni, lingue e riti; una diversità che lo Spirito Santo ama e vuole armonizzare sempre di più, per fare una sinfonia. Questa gioiosa polifonia di fede è una testimonianza che date a tutti e che costruisce la Chiesa”. <br /><br />Il primo sacerdote siro-malabarese residente giunse nella penisola oltre trent’anni fa. Ad oggi si contano una sessantina di sacerdoti solo nel Vicariato Apostolico dell’Arabia Meridionale. Di questi sacerdoti, tredici sono di rito siro-malabarese. Cinque di loro ricoprono anche l’incarico di parrocco in altrettante parrocchie. I fedeli siro-malabaresi costituiscono oggi circa il cinque per cento della popolazione cattolica del Vicariato Apostolico dell’Arabia Meridionale. <br />Thu, 28 Nov 2024 12:59:03 +0100ASIA/PAKISTAN - Protesta sospesa, ma resta la tensione a Islamabadhttps://www.fides.org/it/news/75727-ASIA_PAKISTAN_Protesta_sospesa_ma_resta_la_tensione_a_Islamabadhttps://www.fides.org/it/news/75727-ASIA_PAKISTAN_Protesta_sospesa_ma_resta_la_tensione_a_IslamabadIslamabad - "Sembra tornata la calma, la protesta dei sostenitori di Imran Khan è sospesa, ma la paura e la tensione si avvertono ancora tra la gente a Islamabad. E' come un fuoco che cova sotto la cenere. Soprattutto pensiamo alla gente comune, già in difficoltà economiche, che lotta per sopravvivere. L'ondata di protesta e i lockdown aggravano queste difficoltà. In città la situazione non è ancora del tutto normalizzata, c'è ancora timore e c'è la polizia schierata, mentre le scuole sono chiuse anche oggi", dice all'Agenzia Fides padre Asif John Khokhar, Vicario generale della diocesi di Islamabad-Rawalpindi e Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan. Il sacerdote ricorda che, date le imponenti manifestazioni popolari, susseguitesi per diversi giorni, "con una certa amarezza, domenica scorsa non abbiamo potuto celebrare degnamente la festa di Cristo Re a Islamabad: la città era sotto lockdown. Le strade erano bloccate, la rete Internet era disattivata, le scuole chiuse. La gente non poteva muoversi dalle proprie case. Quella di Cristo Re è una festa molto sentita per la nostra comunità cattolica e, con tristezza, abbiamo dovuto celebrare in chiesa senza fedeli. Dunque questa situazione ha avuto un impatto anche sulla vita della comunità. Ora speriamo di poter celebrare con tranquillità la prima domenica del tempo di Avvento. La comunità cattolica in Pakistan pregherà per il bene comune del paese".<br />La polizia del Pakistan ha comunicato di aver arrestato circa mille persone in tre giorni di proteste, dopo la marcia sulla capitale Islamabad, in cui i manifestanti e militanti del partito Pakistan Tehreek-e-Insaf chiedevano il rilascio dell'ex premier Imran Khan, in carcere dall'agosto dello scorso anno. La folla è stata sgomberata dal cuore della città durante una vasta operazione delle forze di sicurezza, che hanno utilizzato lacrimogeni e manganelli.<br />Estromesso dal potere con un voto di sfiducia nel 2022, Imran Khan, 72 anni, afferma di essere vittima di un complotto per impedirgli l'attività politica e respinge ogni accusa. A partire dal febbraio scorso, dopo elezioni segnate da denunce di irregolarità, il partito Pakistan Tehreek-e-Insaf ha sfidato il governo con una serie di manifestazioni. Quella del 26 novembre a Islamabad ha convogliato oltre diecimila manifestanti che hanno sfidato il lockdown e il divieto a raduni di fronte a 20.000 agenti di polizia. Ali Nasir Rizvi, ispettore capo di Polizia di Islamabad, ha confermato l'arresto di 954 manifestanti tra domenica e martedì, mentre un poliziotto è rimasto ucciso. Gli attivisti del partito Pti hanno comunicato via social media che la protesta è "per il momento sospesa". Il Primo Ministro del Pakistan, Shehbaz Sharif, ha parlato di "estremismo", mentre il Pti ha denunciato la “brutalità della repressione” e l'eccessivo uso della forza.<br />Intanto si moltiplicano gli appelli al dialogo, da organizzazioni della società civile, da leader politici e religiosi. Dice p. Asif John Khokhar: "Il paese ha bisogno di pace e stabilità. Soprattutto vi sono famiglie in stato di indigenza, vittime della crisi economica. Su questi temi sarebbe importante che tutta la politica si confronti e che i legislatori prendano decisioni opportune, per venire incontro ai bisogni dei più poveri. La via del dialogo è sempre quella giusta".<br /> <br />Thu, 28 Nov 2024 11:10:04 +0100AFRICA/CAMERUN - Nel cuore dell’Africa i missionari polacchi consacrano un nuovo Santuario dedicato a Giovanni Paolo IIhttps://www.fides.org/it/news/75726-AFRICA_CAMERUN_Nel_cuore_dell_Africa_i_missionari_polacchi_consacrano_un_nuovo_Santuario_dedicato_a_Giovanni_Paolo_IIhttps://www.fides.org/it/news/75726-AFRICA_CAMERUN_Nel_cuore_dell_Africa_i_missionari_polacchi_consacrano_un_nuovo_Santuario_dedicato_a_Giovanni_Paolo_IIYaoundé – “Oggi l’evangelizzazione è da rinnovare, nel senso che l’evoluzione rapida della società fa sorgere sfide nuove, un po’ quali le conobbero certe Chiese dell’antichità. Dovete dunque, con mezzi spesso molto ridotti, condurre risolutamente una pastorale consona a questo nuovo tipo di problemi”. Le parole pronunciate quarant’anni fa da Papa Giovanni Paolo II durante il suo Viaggio Apostolico in Camerun, rilette oggi, sembrano quanto mai profetiche, se si considera la vicenda di un gruppo di missionari polacchi della Congregazione dei Chierici Mariani partiti per il Camerun nel 1999.<br /><br />Ispirati anche dalle parole del Pontefice loro connazionale, i missionari polacchi giunsero nel 2014 a Minkama, cittadina della Diocesi di Obala, dove eressero una piccola cappella, la terza dei Chierici Mariani in Camerun. La prima fu a Atok, la seconda a Ngoya, dove realizzarono un seminario. <br /><br />A dieci anni dalla costruzione di quella prima chiesetta a Minkama, al termine del rito di dedicazione del nuovo altare durante la solennità di Cristo Re, il Vescovo di Obala, Sosthène Léopold Bayemi, ha annunciato la pubblicazione del decreto che eleva la nuova chiesa a santuario. A gestire la nuova struttura saranno i missionari della stessa congregazione che dieci anni fa giunse in questa parte del Camerun. <br /><br />Al solenne rito di dedicazione dell’altare erano presenti, tra gli altri, l’arcivescovo José Avelino Bettencourt, Nunzio Apostolico in Camerun, Damase Zinga Atangana, Vescovo della Diocesi di Kribi, e Paul Lontsie-Keune, Vescovo della Diocesi di Bafoussam. Presenti anche il Superiore Generale della Congregazione dei Chierici Mariani, p. Joseph Roesch, MIC, il superiore della provincia polacca, p. Eugeniusz Zarzeczny, MIC e diversi sacerdoti in rappresentanza delle parrocchie polacche che hanno sostenuto la costruzione della chiesa.<br /><br />Costruzione realizzata, letteralmente, dagli stessi parrocchiani. Molti di loro lavorano infatti per una ditta edile. E ora gli spazi potranno essere usati anche dai giovani. Ogni anno, durante i mesi di vacanza, circa 400 giovani, provenienti dai due grandi settori in cui è diviso l’enorme territorio parrocchiale, giungono per pregare, seguire il catechismo e prestare aiuto lì dove serve.<br /><br />In questi anni, infatti, grazie all’azione dei missionari, sono diversi i servizi nati in ambito sociale che la parrocchia offre, dall’aiuto alle ragazze madri al sostegno di persone con un basso livello di scolarizzazione. Ad oggi la parrocchia, che si estende su una superficie di 1100 metri quadri, conta in tutto 3.000 battezzati cattolici.<br /><br />La cerimonia di domenica scorsa, alla quale hanno preso parte decine di persone, preceduta da momenti di preghiera e incontri di meditazioni, è stata quindi anche l’occasione per elevare al Cielo un canto di ringraziare. E questo perché nella stessa celebrazione si sono commemorati quattro importanti anniversari: i 350 anni dalla nascita della Congregazione dei Chierici Mariani dell'Immacolata Concezione, i 25 anni della loro presenza in Camerun, il decimo anniversario della canonizzazione di San Giovanni Paolo II e, come già sottolineato in precedenza, il decennale di esistenza della stessa parrocchia. <br />Thu, 28 Nov 2024 09:34:41 +0100VATICANO/UDIENZA GENERALE - Il Papa: San Filippo Neri annunciò il Vangelo nella gioia, fate come luihttps://www.fides.org/it/news/75725-VATICANO_UDIENZA_GENERALE_Il_Papa_San_Filippo_Neri_annuncio_il_Vangelo_nella_gioia_fate_come_luihttps://www.fides.org/it/news/75725-VATICANO_UDIENZA_GENERALE_Il_Papa_San_Filippo_Neri_annuncio_il_Vangelo_nella_gioia_fate_come_luiCittà del Vaticano - Un cristiano dovrebbe essere come San Filippo Neri, che, “a suo tempo, fu un vero evangelizzatore mediante la gioia”. Lo ha detto Papa Francesco durante l’Udienza generale di oggi, mercoledì 27 novembre, iniziata con un fuori programma: diversi ragazzi e ragazze hanno voluto salutare il Pontefice e sono saliti sul sagrato, andandosi a sedere sui gradini del palco e creando un po’ di caos. “Un po’ di chiasso ci vuole”, ha detto il Vescovo di Roma a braccio, e ha fatto distribuire loro caramelle mentre gli officiali della Segreteria di Stato proclamavano il Vangelo nelle varie lingue.<br /><br />Continuando il ciclo di catechesi sullo Spirito Santo, dopo essersi soffermato sulla grazia santificante e i carismi, il Pontefice, una volta compiuto il tradizionale giro in papamobile in piazza San Pietro, ha incentrato la sua riflessione su una terza realtà legata all’azione dello Spirito Santo, ovvero i “frutti dello Spirito”, che sono nove, come scrive San Paolo nella Lettera ai Galati proponendoli in elenco: “Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” . <br /><br />A “differenza dei carismi, che lo Spirito dà a chi vuole e quando vuole per il bene della Chiesa, i frutti dello Spirito sono il risultato di una collaborazione tra la grazia e la libertà. Non tutti nella Chiesa possono essere apostoli, profeti, evangelisti; ma tutti indistintamente possono e debbono essere caritatevoli, pazienti, umili, operatori di pace e così via”, ha spiegato il Vescovo di Roma, che ha posto un accento particolare sulla gioia.<br /><br />Più volte il Papa ha citato la sua Esortazione apostolica Evangelii gaudium, sottolineando come “la gioia evangelica, a differenza di ogni altra gioia”, che non dura molto tempo, “può rinnovarsi ogni giorno e diventare contagiosa. È la duplice caratteristica della gioia frutto dello Spirito: non solo essa non va soggetta all’inevitabile usura del tempo, ma si moltiplica condividendola con altri!”.<br /><br />Da qui il ricordo di San Filippo Neri, Santo che viveva a Roma passato alla storia come il Santo della gioia: “San Filippo Neri aveva un tale amore per Dio che a volte sembrava che il cuore gli scoppiasse nel petto. La sua gioia era, nel senso più pieno, un frutto dello Spirito. Fu, a suo tempo, un vero evangelizzatore mediante la gioia”.<br /><br />“La parola ‘Vangelo’ significa lieta notizia. Perciò non si può comunicare con musi lunghi e volto scuro, ma con la gioia di chi ha trovato il tesoro nascosto e la perla preziosa”, ha concluso il Papa, che prima della benedizione finale ha annunciato che da mercoledì prossimo le catechesi dell’Udienza generale saranno tradotte anche cinese. Infine, l’appello per la pace: “Non dimentichiamo il martoriato popolo ucraino. Voi ragazzi e ragazze, non dimenticate i vostri coetanei ucraini che soffrono senza riscaldamento, Sarà un inverno molto duro, pregate per loro. E preghiamo anche per la pace in Terra Santa. in Palestina, in Israele. Che ci sia la pace. La gente soffre tanto, preghiamo per la pace, tutti insieme”. <br />Wed, 27 Nov 2024 13:06:27 +0100AFRICA/CONGO RD - Un generale tenta di impedire all’Arcivescovo di Lubumbashi di celebrare la Messa di Cristo Re: “Un atto illegale contro la Costituzione”https://www.fides.org/it/news/75724-AFRICA_CONGO_RD_Un_generale_tenta_di_impedire_all_Arcivescovo_di_Lubumbashi_di_celebrare_la_Messa_di_Cristo_Re_Un_atto_illegale_contro_la_Costituzionehttps://www.fides.org/it/news/75724-AFRICA_CONGO_RD_Un_generale_tenta_di_impedire_all_Arcivescovo_di_Lubumbashi_di_celebrare_la_Messa_di_Cristo_Re_Un_atto_illegale_contro_la_CostituzioneKinshasa – “Un ordine illegale al quale l’Arcivescovo di Lubumbashi non ha obbedito”. Così in una nota l’Arcidiocesi di Lubumbashi ha qualificato il divieto ordinato dal Eddy Kapend Yrung, comandante della 22esima regione militare a Fulgence Muteba Mugalu Arcivescovo di Lubumbashi e Presidente della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo , di celebrare la Messa per la solennità di Cristo Re presso la parrocchia di San Sebastiano, situata all’interno del campo militare di Vangu.<br />“Senza farsi intimidire da quest’ordine illegale, sintomo di un manifesto abuso di autorità, l’Arcivescovo si è recato a San Sebastiano come previsto da diversi giorni” afferma il comunicato.<br />L'Arcivescovo Muteba è stato accolto da una “folla entusiasta di diversi fedeli all’entrata della chiesa” prosegue la nota.<br />L’Arcidiocesi di Lubumbashi ritiene che l’azione del generale “sia contraria al rispetto della libertà di religione, garantita dalla Costituzione oltre che all’Accordo quadro tra la Santa Sede e la Repubblica Democratica del Congo”.<br />Si tratta del secondo episodio di tensione tra l’Arcidiocesi di Lubumbashi e i militari congolesi dopo il rapimento di un seminarista nel Seminario Maggiore interdiocesano San Paolo di Lubumbashi avvenuto il 18 novembre. Il giovane è stato prelevato da un manipolo di soldati agli ordini di un colonello nel cortile della struttura. <br />Il seminarista è stato poi liberato la sera dello stesso giorno.<br />Secondo l’Arcidiocesi questi episodi sono legati a un conflitto fondiario attorno alla concessione del Seminario Maggiore, oggetto di espropri ricorrenti. “Questi atti non sono né fortuiti né opera di comuni banditi, ma sono legati alle manovre di coloro che si appropriano illegalmente di terreni della Chiesa” afferma l'Arcivescovo Muteba, rimarcando che diverse sentenze hanno riconosciuto i diritti della Chiesa su questi beni fin dal 1976. <br />Wed, 27 Nov 2024 12:49:05 +0100VATICANO - L’Udienza generale del Papa anche in lingua cinese da mercoledì 4 dicembrehttps://www.fides.org/it/news/75723-VATICANO_L_Udienza_generale_del_Papa_anche_in_lingua_cinese_da_mercoledi_4_dicembrehttps://www.fides.org/it/news/75723-VATICANO_L_Udienza_generale_del_Papa_anche_in_lingua_cinese_da_mercoledi_4_dicembreCittà del Vaticano – Anche la lingua cinese riecheggerà tra le colonne di piazza San Pietro o sotto le volte dell’Aula Paolo VI il mercoledì mattina. Papa Francesco ha infatti annunciato che dai prossimo mercoledì 4 dicembre, il brano biblico e la sintesi della catechesi saranno lette in cinese davanti alla moltitudine accorsa per prender parte all’Udienza Generale.<br /><br />“Domenica prossima inizia l’Avvento, in preparazione al Natale di Cristo, e la prossima settimana, con l’Avvento, incomincerà anche la traduzione in cinese qui in udienza”, le parole del Pontefice.<br /><br />La decisione comunicata oggi di Papa Francesco mostra per l’ennesima volta l’affetto e la sensibilità del Pontefice verso il popolo e la Chiesa cinese. I cattolici cinesi seguono con passione e gratitudine il magistero del Papa, rilanciano sui loro siti le sue omelie, i suoi discorsi e le sue catechesi, e ora potranno subito ascoltare e comprendere “in tempo reale” i contenuti delle Catechesi pronunciate dal Papa durante l’Udienza generale. <br /><br />La Santa Sede vuole continuare il dialogo costruttivo per il bene della Chiesa e del popolo cinese, come dimostra l’accordo provvisorio entrato in vigore dal 2018 per la nomina dei vescovi. Accordo prorogato di quattro anni un mese fa. <br /><br />"Io sono contento dei dialoghi con la Cina, il risultato è buono, anche per la nomina dei vescovi si lavora con buona volontà. E per questo ho sentito la Segreteria di Stato, su come vanno le cose: io sono contento", aveva detto il Papa sul volo di ritorno dal Viaggio Apostolico in Asia e Oceania parlando con i giornalisti.<br /><br />"La Cina per me è un desiderio, nel senso che io vorrei visitare la Cina, perché è un grande Paese; io ammiro la Cina, rispetto la Cina. È un Paese con una cultura millenaria, una capacità di dialogo, di capirsi tra loro che va oltre i diversi sistemi di governo che ha avuto", aveva aggiunto in quell’occasione, sottolineando: "Credo che la Cina sia una promessa e una speranza per la Chiesa".<br /><br />Per il Pontefice, infatti, quello cinese è un popolo dalla “grande fede” che è anche “maestro di speranza”, come lo ha definito nel corso di un’intervista rilasciata all’Ufficio Stampa della Provincia Cinese della Compagnia di Gesù. In quell’occasione il Vescovo di Roma ribadì la sua volontà di recarsi al Santuario di Sheshan, presso Shanghai: “Davanti al mio ufficio a Casa Santa Marta ho l’immagine della Madonna di Sheshan”. <br /><br />E non solo: in Cina il Papa vorrebbe “incontrare i vescovi locali e il popolo di Dio che è così fedele. Hanno vissuto tante cose e sono rimasti fedeli. Quello cinese è un grande popolo che non deve sprecare il suo patrimonio”. Al contrario, “deve portare avanti con pazienza la sua eredità”.<br /><br />Il cinese si aggiunge alle altre sette lingue in cui vengono già tradotte le catechesi del Papa durante l’Udienza del mercoledì: francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, arabo e polacco.<br /><br />L’Agenzia Fides, nata nel 1927 come agenzia di informazione missionaria in seno alla Congregazione di Propaganda Fide, fin dal maggio 1998, con l’apertura del Sinodo continentale sull’Asia, lanciò il primo bollettino cattolico missionario in lingua cinese. Ad agosto dello stesso anno, la redazione consegnò il primo bollettino stampato in ideogrammi cinesi a Giovanni Paolo II. <br />Wed, 27 Nov 2024 12:28:12 +0100AFRICA/TOGO - Camminare insieme nella speranza: nuovi aspiranti nel Seminario di Lomèhttps://www.fides.org/it/news/75722-AFRICA_TOGO_Camminare_insieme_nella_speranza_nuovi_aspiranti_nel_Seminario_di_Lomehttps://www.fides.org/it/news/75722-AFRICA_TOGO_Camminare_insieme_nella_speranza_nuovi_aspiranti_nel_Seminario_di_LomeLomé – “Io non posso abbandonare i miei feticci; ma voglio che tutti i miei figli diventino cristiani”. Riprendendo le parole di un sacerdote delle divinità tradizionali ad Akrassikro, Costa d’Avorio, padre Silvano Galli, rientrato di recente nel Seminario di Lomè dove si occupa dell’anno di preparazione per entrare nella Società per le Missioni Africane, racconta all’Agenzia Fides l’approccio avuto con i nuovi seminaristi.<br /><br />“Quest’anno gli aspiranti sono 7 - scrive. Arrivati il 31 ottobre, ho avuto modo di incontrarli. Mi hanno colpito alcuni aspetti del loro percorso. Alcuni di loro hanno genitori che seguono ancora la religione tradizionale, ma hanno accettato che il loro figlio faccia questo nuovo cammino. Diversi di questi giovani nel loro cammino sono stati accompagni da sacerdoti diocesani. E sono stati questi sacerdoti diocesani ad indirizzarli verso la Società per la Missioni Africane, a sottolineare la stima, la considerazione, la fiducia, l’apprezzamento che la SMA gode nella diocesi e nel paese.”<br /><br />“Tutti i giovani hanno un percorso universitario – rimarca il missionario. Qualcuno ha già un diploma, altri hanno accettato di interrompere il cursus universitario per iniziare il nuovo cammino con la nostra comunità.”<br /><br />“Siamo dunque insieme in cammino. Come sottolinea il documento base della SMA, sulla formazione, teniamo presente i quattro ambiti fondamentali: la dimensione umana, spirituale, intellettuale e pastorale. Desideriamo preparare missionari che facciano una forte e personale esperienza di Dio, con una identità sicura, capaci di dialogare con il mondo di oggi, in tutti gli ambiti, senza preclusioni o paure.”<br /><br /> <br />Wed, 27 Nov 2024 12:13:04 +0100AFRICA/NAMIBIA - Si vota in Namibia per eleggere il Presidente e rinnovare il parlamentohttps://www.fides.org/it/news/75721-AFRICA_NAMIBIA_Si_vota_in_Namibia_per_eleggere_il_Presidente_e_rinnovare_il_parlamentohttps://www.fides.org/it/news/75721-AFRICA_NAMIBIA_Si_vota_in_Namibia_per_eleggere_il_Presidente_e_rinnovare_il_parlamentoWindhoek – Urne aperte oggi, 27 novembre, in Namibia per eleggere il nuovo Presidente e rinnovare il Parlamento. <br />Grande favorita alla massima carica dello Stato è la Vicepresidente uscente, Ntumbo Nandi-Ndaitwah che era stata nominata dal Presidente Hage Geingob, morto all’improvviso nel febbraio di quest’anno.<br />La Nandi-Ndaitwah è entrata nei primi anni ’70 nel partito al potere, lo storico movimento di liberazione che ha lottato per l’indipendenza del Paese dal Sudafrica, lo SWAPO . Partito che dall’indipendenza nel 1990 ha governato il Paese, ma che ora sembra aver perso una parte importante del suo elettorato. Nelle ultime elezioni tenutesi nel 2019, il candidato della SWAPO Hage Geingob, aveva ottenuto il 56,3% dei voti, registrando un forte calo rispetto al voto del 2014 dove aveva stravinto con l’86,7 % dei voti. <br />La diminuzione dei consensi è legata alla forte diseguaglianza economica e sociale, la maggiore nella regione inferiore solo a quella del Sudafrica. Nonostante le abbondanti risorse naturali, la Namibia ha un forte tasso di povertà e di disoccupazione , che colpisce soprattutto i giovani. E sono proprio questi ultimi ad avere girato le spalle allo SWAPO indirizzando il proprio voto su uno dei venti partiti dell’opposizione che hanno presentato liste per le elezioni parlamentari .<br />A parte il Popular Democratic Movement , nato nel 2017 dal preesistente Democratic Turnhall Alliance, storico avversario della SWAPO , gli altri maggiori partiti dell’opposizione sono stati fondati da personalità uscite dello SWAPO. Si tratta del Landless People’s Movement , fondato nel 2017 da Bernadus Swartbooi, che pone al centro del suo programma la riforma agraria, e dell’Independent Patriots for Change , fondato nel 2020 da Panduleni Itula, che nelle presidenziali del 2019 si era presentato come candidato indipendente, arrivando secondo con il 29,4% dei voti. Da segnalare infine la formazione di sinistra Affirmative Repositioning Movement , che come Landless People’s Movement pone al centro del suo programma la riforma agraria e l’accesso alle terre arabili, in un Paese dove il 70% di queste è in mano alla minoranza bianca .<br />In previsione delle elezioni di novembre, a maggio i Vescovi della Namibia avevano pubblicato una lettera pastorale nella quale avevano invitato i fedeli a recarsi al voto. “Le elezioni nelle democrazie costituzionali e multipartitiche come la Namibia offrono ai cittadini l’opportunità di eleggere liberamente e democraticamente i propri rappresentanti che, secondo la Costituzione della Repubblica di Namibia, “devono considerarsi servitori del popolo della Namibia e astenersi da qualsiasi condotta al fine di cercare impropriamente di arricchirsi o di alienarsi dal popolo” avevano ricordato i Vescovi.<br />Questi ultimi avevano invitato i leader politici ad affrontare le urgenti sfide del Paese, come la disoccupazione, la povertà, la violenza di genere e la corruzione, sottolineando che le loro campagne elettorali dovrebbero presentare strategie concrete per migliorare le condizioni di vita e promuovere il bene comune. <br /><br />Wed, 27 Nov 2024 11:17:07 +0100ASIA/FILIPPINE - Preghiera e sobrietà per affrontare le tensioni politiche: l'appello del  Cardinale  Advinculahttps://www.fides.org/it/news/75720-ASIA_FILIPPINE_Preghiera_e_sobrieta_per_affrontare_le_tensioni_politiche_l_appello_del_Cardinale_Advinculahttps://www.fides.org/it/news/75720-ASIA_FILIPPINE_Preghiera_e_sobrieta_per_affrontare_le_tensioni_politiche_l_appello_del_Cardinale_AdvinculaManila - Un accorato appello alla preghiera e alla sobrietà, in una fase politica e sociale caratterizzata da tensioni che potrebbero sfociare in una "tempesta politica" nella Filippine: lo ha lanciato oggi 27 novembre il Cardinale José Advincula, Arcivescovo di Manila, esprimendo forti preoccupazione per il fatto che le crescenti tensioni politiche stanno distogliendo l'attenzione dalle esigenze dei più vulnerabili, in particolare delle vittime dei recenti tifoni. Il Cardinale ha invitato i fedeli a pregare per i leader della nazione “affinché la sobrietà possa prevalere nella nostra terra e che le questioni politiche e gli interessi personali non dividano la nazione”. "La nostra preghiera - ha continuato - è che i politici abbiano l'umiltà di ascoltarsi a vicenda con rispetto e di agire insieme per il bene del Paese". Nelle vicenda che vede oggi, al vertice del paese e delle istituzioni, lo scontro tra i clan politici Marcos e Duterte - fino a ieri alleati - l'Arcivescovo di Manila ha rivolto un appello anche ai responsabili delle organizzazioni della società civile "affinché si impegnino per prevenire l'escalation dei conflitti politici e personali". "Preghiamo tutti per il perdono e la riconciliazione, senza mai dubitare della grazia di Dio e dell'amore per il suo popolo", ha aggiunto.<br />Il discorso del Cardinale giunge mentre prosegue lo scontro, che sta infiammando il panorama politico nelle Filippine, tra il presidente Ferdinand Marcos Jr. e la vicepresidente Sara Duterte, e che si va estendendo ai sostenitori dei due clan politici. Il Congresso delle Filippine, in maggioranza composto da membri dei partiti fedeli a Marcos, ha ufficialmente avviato un'inchiesta sulla presunta corruzione legata alle spese sostenute da Sara Duterte nel ricoprire il ruolo di vicepresidente e ministro dell'Istruzione . Un'altra indagine separata sta esaminando le migliaia di omicidi legati alla cosiddetta "guerra alla droga", campagna violenta contro gli spacciatori e tossicodipendenti promossa durante la presidenza del padre di Sara, l'ex presidente Rodrigo Duterte. L'escalation è stata anche verbale: nelle reciproche accuse pubbliche, la vicepresidente Sara Duterte ha minacciato di far uccidere il presidente Ferdinand Marcos Jr, "se dovesse essere lei stessa eliminata". <br />Secondo gli analisti, la figlia dell'ex presidente, forte di un alto consenso popolare, ha cercato di alzare il livello dello scontro politico in vista delle elezioni di medio termine, che si terranno a metà del 2025. A preoccupare è, però, la possibilità che il conflitto coinvolga i sostenitori dei rispettivi schieramenti che, se richiamati , potrebbero scendere in piazza e innescare la violenza popolare. <br />Un segnale, a tal proposito, lo ha inviato il rettore del santuario dedicato a Santa Maria, Regina delle Pace, sulla Epifanio de Los Santos Avenue , p. Jerome Secillano, che ha registrato in questi giorni un massiccio e straordinario afflusso di persone recatosi presso il significativo santuario. Il luogo ha un'importante valenza storica: è stato costruito sulla strada dove venne organizzata la rivoluzione popolare non violenta del 1986, che destituì il dittatore Ferdinand Marcos Sr, il padre dell'attuale presidente.<br />La folla di persone riversatisi dentro e fuori il luogo di culto, probabilmente legate al clan Duterte, si sono fermate nel santuario per ore, partecipando alla messa anche due volte consecutive, alcuni indossando vesti bianche. Secondo il rettore, non può essere "una manifestazione spontanea", ma c'è stata a monte una mobilitazione e un invito mirato a venire al santuario, sebbene non sia chiaro chi abbia promosso e organizzato quella strana influenza. "Qualunque cosa abbia causato questo improvviso aumento del numero di frequentatori del santuario”, ha detto p. Secillano, si spera derivi e si affronti con “massima sobrietà, decoro e profondità spirituale".<br /> Wed, 27 Nov 2024 10:46:31 +0100VATICANO - Addio al cardinale Ayuso Guixot, una vita tra missione e dialogohttps://www.fides.org/it/news/75719-VATICANO_Addio_al_cardinale_Ayuso_Guixot_una_vita_tra_missione_e_dialogohttps://www.fides.org/it/news/75719-VATICANO_Addio_al_cardinale_Ayuso_Guixot_una_vita_tra_missione_e_dialogoRoma – Missione e dialogo. Si potrebbe sintetizzare con queste due parole la vita del cardinale spagnolo Miguel Ángel Ayuso Guixot, spentosi all’età di 72 anni nelle scorse ore al Policlinico Gemelli di Roma, dove era ricoverato per un cancro da diverso tempo. <br /><br />La sua è stata una vita dedita alla missione. Ayuso Guixot è vissuto da missionario comboniano in Egitto e Sudan, ed è stato il primo della Congregazione iniziata da San Daniele Comboni ad essere creato cardinale. Dopo lungo tempo dedicato allo studio e alla tessitura di amicizie con uomini e donne di altre fedi, nel 2019 è stato nominato alla guida del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. <br /><br />Un Dicastero che conosceva benissimo essendo stato nominato, già nel 2007, consultore del medesimo Pontificio Consiglio. In quello stesso anno il Cardinale Jean Louis Tauran veniva scelto come Presidente. Cinque anni dopo Benedetto XVI chiamò Ayuso Guixot a succedere all'arcivescovo Pier Luigi Celata, nell'incarico di segretario del Dicastero. Alla fine dello stesso anno, con la nascita del “King Abdullah Bin Abdulaziz International Centre for Interreligious and Intercultural Dialogue” , con sede a Vienna, è stato annoverato come rappresentante della Santa Sede presso il Consiglio delle parti, svolgendovi anche la funzione di Founding Observer.<br /><br />Quando le condizioni di salute del Cardinale Presidente si aggravarono, nel 2016 Papa Francesco lo ha elevato alla Sede titolare vescovile di Luperciana, conferendogli lui stesso, nella basilica vaticana, l’ordinazione episcopale. E da quel momento, per Ayuso è stato un susseguirsi di viaggi e impegni in ogni angolo del pianeta, anche sui tanti voli papali che hanno portato il Pontefice in nazioni dove i cristiani sono pochi e la maggioranza appartiene a altre fedi. <br /><br />"La cosa importante è la volontà di dialogare. Non pecchiamo di ingenuità. La questione è portare gradualmente il dialogo nella mente delle persone per stabilire relazioni", aveva detto Ayuso in un’intervista a la Croix nel 2020. <br /><br />Una vocazione al dialogo, quella del cardinal Ayuso, che ha prodotto molti frutti soprattutto con le comunità islamiche. È anche grazie all’operato e alla spinta data dal suo Dicastero che la Santa Sede è riuscita a ricucire lo strappo con l’Università di Al-Azhar de Il Cairo, il più autorevole centro accademico-teologico dell'Islam sunnita. Quello fu l’inizio di un percorso che confluirà nello storico "Documento sulla Fraternità Umana " siglato ad Abu Dhabi nel febbraio 2019 da Papa Francesco e dal Grande Imam Ahmed al Tayyeb. <br /><br />La riappacificazione tra Santa Sede e Al-Azhar si deve anche all’impegno personale di Ayuso Guixot, che nel febbraio 2016 volò in Egitto per consegnare al Grande Imam l’invito a visitare il Vaticano per incontrare il Pontefice e così, come disse proprio Ayuso in un’intervista a Fides rilasciata in quei giorni, “esprimere il cordiale desiderio di riprendere i rapporti di collaborazione, che noi da parte nostra non avevamo mai interrotto, e per richiamare l'importanza della nostra collaborazione per il bene comune dell'intera famiglia umana. Abbiamo portato anche l'invito al Grande Imam a venire a Roma a incontrare il cardinale Jean Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, che poi accompagnerà il Grande Imam a un'udienza ufficiale con Papa Francesco. Pur senza precipitazioni, speriamo che questo possa avvenire presto”. Pochi mesi dopo, l’Imam al Tayyeb volò a Roma e il 23 maggio incontrò il Papa. Il resto è storia.<br /><br />I funerali del Cardinale Ayuso Guixotsaranno celebrati nel pomeriggio di mercoledì 27 novembre nella basilica di San Pietro in Vaticano, all’altare della Cattedra. Le esequie, come di consuetudine, sarà presieduto dal Decano del Colleggio Cardinalizio alla presenza del Pontefice che presiederà solo il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio. I resti del porporato saranno poi riportati in Spagna, a Siviglia, città dove era nato e cresciuto, per essere sepolti nella cappella di famiglia. <br />Tue, 26 Nov 2024 16:50:47 +0100ASIA/IRAQ - Il Patriarca Sako a tutti gli "eredi" della Chiesa d'Oriente: L’unità è l'unica via per affrontare le emergenze attualihttps://www.fides.org/it/news/75718-ASIA_IRAQ_Il_Patriarca_Sako_a_tutti_gli_eredi_della_Chiesa_d_Oriente_L_unita_e_l_unica_via_per_affrontare_le_emergenze_attualihttps://www.fides.org/it/news/75718-ASIA_IRAQ_Il_Patriarca_Sako_a_tutti_gli_eredi_della_Chiesa_d_Oriente_L_unita_e_l_unica_via_per_affrontare_le_emergenze_attualiBaghdad - “Anche se affrontiamo onde diverse siamo tutti sulla stessa barca”. Dal Patriarca della Chiesa caldea, il Cardinale Louis Raphaël Sako, arriva un nuovo appello all’unità rivolto alle quattro Chiese, figlie dell’antica Chiesa d’Oriente: quella Cattolica Caldea, quella Assira d'Oriente, quella Antica Orientale e quella Evangelica Protestante Assira.<br /><br />“L’unità è l'unica è soluzione per affrontare le sfide attuali”, sottolinea il Patriarca in un testo diffuso dai canali di comunicazione ufficiali del Patriarcato caldeo. “Nella professione della sua fede" si legge nel testo "la Chiesa d'Oriente continua a recitare ‘Credo nella Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica’, da secoli e fino ad oggi, nonostante le divisioni, perché essa è UNA nell’essenza”.<br /><br />Per il cardinale, “lo scisma è contro la volontà di Cristo”. Infatti, “le parole non possono descrivere l'entità delle conseguenze della divisione della Chiesa d'Oriente in quattro Chiese” e non è escluso che “potrebbero emergerne di nuove in futuro”. Fino ad oggi, però, le prime tre Chiese "cosiddette separate" “condividono storia, tradizione, ricchezza del patrimonio, bellezza dell'arte, lingua e liturgia, oltre ad essere vicine, vivendo nella stessa area geografica”.<br /><br />Ma l'unità, sottolinea il Patriarca Sako, “non è un ritorno a ciò che eravamo, piuttosto un concentrarsi su ciò che dovremmo essere!”. E per “guarire le ferite dello scisma e spianare la strada” ad una “piena comunione", almeno tra le "tre Chiese", il Cardinale suggerisce sei “idee da studiare” per una “nuova visione” della Chiesa d’Oriente.<br /><br />In primis - annota il Cardinale - serve “una comprensione ampia e pratica dell'unità desiderata, per dirigere tutte le energie verso il raggiungimento della volontà di Cristo di avere una sola Chiesa. In questo senso, ci viene ricordata la dichiarazione congiunta di trent'anni fa tra la Chiesa Cattolica Romana e la Chiesa Assira d'Oriente, che mira principalmente a creare un ‘ambiente adatto’ per rafforzare il dialogo verso una comunione piena e un pieno accordo sulla dottrina della fede”. Per Sako bisognerebbe poi tener presente la distinzione tra le questioni riguardanti la fede e la morale e quelle che afferiscono al campo disciplinare e amministrativo. “tra fede e morale”. <br /><br />Terzo, “è necessario conoscere le giuste e complete ragioni storiche di questa divisione, con tutte le sue dolorose conseguenze” così da affrontare la questione “con apertura” e “lontano da giudizi preconcetti”. La quarta proposta avanzata dal Patriarca è quella di mettere a disposizione dei fratelli e delle sorelle delle altre compagini ecclesiali nate dalla Antica Chiesa d'Oriente le proprie chiese e i luoghi di culto “per la partecipazione effettiva ai sacramenti riconosciuti dalla Chiesa Cattolica, poiché non ci sono questioni dogmatiche che contraddicono l'unità”.<br /><br />Il penultimo punto riguarda l'invito ai laici a non far prevalere nelle loro militanze le istanze di identificazione di tipo etnico e nazionalistico., mentre l’ultimo è un invito a riflettere sul “declino della popolazione cristiana in Iraq”. Quanto sta avvenendo, sottolinea il Patriarca Sako, “ci spinge a lavorare come un'unica squadra con zelo evangelico per affrontare gli atei, la mancanza di interesse nella pratica della fede e lo scandalo delle divisioni ecclesiastiche”.<br /><br />“Eravamo fieri di essere, in quel tempo, una Chiesa sinodale” capace di “camminare insieme, condividendo la responsabilità della sua missione", “a differenza della nostra attuale posizione! Pertanto, dovremmo guardare all'unità come l'unica soluzione per affrontare le sfide attuali”, conclude il cardinale. <br />Tue, 26 Nov 2024 13:06:25 +0100AFRICA/UGANDA - Nominato il Vescovo di Nebbihttps://www.fides.org/it/news/75717-AFRICA_UGANDA_Nominato_il_Vescovo_di_Nebbihttps://www.fides.org/it/news/75717-AFRICA_UGANDA_Nominato_il_Vescovo_di_NebbiCittà del Vaticano - Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Nebbi il Rev.do Sac. Constantine Rupiny, del clero della medesima Diocesi, finora Rettore del Seminario Maggiore Uganda Martyrs’ National Major Seminary di Alokolum, nell’Arcidiocesi di Gulu.<br />S.E. Mons. Constantine Rupiny è nato il 10 novembre 1974 a Parombo, nella Diocesi di Nebbi. Ha compiuto gli studi filosofici all’Uganda Martyrs’ National Major Seminary di Alokolum, nell’Arcidiocesi di Gulu , e quelli teologici al St. Mary's National Major Seminary di Ggaba, nell’Arcidiocesi di Kampala . Ha successivamente conseguito la Licenza in Filosofia presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma ed il Dottorato in Teologia Dogmatica presso l’Università Cardinale Stefan Wyszyński di Varsavia, Polonia . È stato ordinato sacerdote il 28 agosto 2004.<br />Ha svolto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale di Kango ; Parroco di Akanyo ; Formatore e Professore nell’Uganda Martyrs’ National Major Seminary di Alokolum ; Vice Presidente del Consiglio presbiterale di Nebbi ; Vice Rettore dell’Uganda Martyrs’ National Major Seminary di Alokolum e, da settembre 2023, Rettore del medesimo.<br /> Tue, 26 Nov 2024 12:08:22 +0100AFRICA/NIGERIA - Due persone morte per la calca durante la processione per la festività di Cristo Rehttps://www.fides.org/it/news/75716-AFRICA_NIGERIA_Due_persone_morte_per_la_calca_durante_la_processione_per_la_festivita_di_Cristo_Rehttps://www.fides.org/it/news/75716-AFRICA_NIGERIA_Due_persone_morte_per_la_calca_durante_la_processione_per_la_festivita_di_Cristo_ReAbuja – Un tragico incidente ha segnato la festività di Cristo Re ad Aba nello Stato di Abia, nel sud della Nigeria.<br />L'incidente è avvenuto domenica 25 novembre, durante la processione annuale per celebrare la festa di Cristo Re, presso la Christ the King Catholic Church quando ad un certo punto si è creata una calca che ha travolto diverse persone. Due donne anziane hanno perso la vita mentre altre persone sono rimaste ferite. In occasione della festa di Cristo Re convergono alla parrocchia a Lui intitolata i fedeli della diocesi di Abia per partecipare alla processione.<br />Secondo alcune testimonianze il personale di sicurezza avrebbe bloccato l'ingresso della chiesa, provocando un'ondata di folla. Nella confusione, diverse persone sono cadute e ne è seguito il panico.<br />Sulla tragedia è stata aperta un’inchiesta. <br />Tue, 26 Nov 2024 11:43:28 +0100AFRICA/SUD SUDAN - “Spiragli di pace per il Sud Sudan”, annuncia il Presidente Kiir incontrando i Vescovihttps://www.fides.org/it/news/75715-AFRICA_SUD_SUDAN_Spiragli_di_pace_per_il_Sud_Sudan_annuncia_il_Presidente_Kiir_incontrando_i_Vescovihttps://www.fides.org/it/news/75715-AFRICA_SUD_SUDAN_Spiragli_di_pace_per_il_Sud_Sudan_annuncia_il_Presidente_Kiir_incontrando_i_VescoviJuba – Spiragli di pace in Sud Sudan. Ad annunciarli è stato il Presidente Salva Kiir Mayardit durante l’incontro con una delegazione di Vescovi del Paese, tenutosi ieri, 25 novembre, al termine della celebrazione del Congresso Eucaristico e del Giubileo d'oro della Chiesa cattolica in Sud Sudan e in Sudan.<br />“Sappiamo che il Presidente è un uomo di pace e ci ha informato sull'iniziativa di pace Tumaini; ci ha detto che la delegazione governativa è ora pronta a recarsi a Nairobi per negoziare al fine di raggiungere una pace duratura nel Paese", ha affermato il Cardinale Stephen Ameyu Martin Mulla, Arcivescovo di Juba.<br />L’iniziativa di pace Tumaini, alla quale faceva riferimento il Cardinale Mulla è un protocollo d’intesa firmato dal governo provvisorio e dall’Alleanza del movimento di opposizione del Sudan del Sud . Questi accordi prevedevano di tenere le elezioni generali entro quest’anno, ma queste sono state posticipate al febbraio 2027.<br />Al termine dalla sua Assemblea Plenaria la Conferenza Episcopale di Sudan e Sud Sudan aveva espresso preoccupazione per lo stato di avanzamento del processo di pace in Sud Sudan .<br />Incontrando i Vescovi, il Presidente Kiir ha accolto il loro appello e li ha rassicurati del suo impegno nel mantenere la pace nel Sud Sudan.<br />Il Presidente e i Vescovi hanno anche affrontato il tema della crisi nel vicino Sudan, dove il conflitto tra le fazioni in lotta ha provocato enormi danni umani e materiali. Sia il Presidente Kiir che i Vescovi cattolici hanno esortato le fazioni in guerra in Sudan a porre fine al conflitto e a lavorare per una pace duratura. <br />Tue, 26 Nov 2024 10:41:25 +0100ASIA/LIBANO - Il Coro di Lea e degli orfani di guerre: "Cantare è la nostra preghiera per la pace"https://www.fides.org/it/news/75707-ASIA_LIBANO_Il_Coro_di_Lea_e_degli_orfani_di_guerre_Cantare_e_la_nostra_preghiera_per_la_pacehttps://www.fides.org/it/news/75707-ASIA_LIBANO_Il_Coro_di_Lea_e_degli_orfani_di_guerre_Cantare_e_la_nostra_preghiera_per_la_pacedi Gianluca Frinchillucci<br /><br />Beirut - Lea Akoury vedova di un militare caduto nel 2007 in un’operazione contro il terrorismo, ha avuto il dono di veder trasformare il suo dolore in forza e carità. Ha dato inizio a un’associazione che unisce orfani libanesi, figli di militari caduti, per trasmettere un messaggio di pace e amicizia. <br /><br /> “Io" racconta Lea all'Agenzia Fides "sono nata in un villaggio cristiano circondato da villaggi musulmani. Quando ho incontrato mio marito, un ufficiale dell’esercito libanese, ho scoperto nei suoi colleghi un legame straordinario: ciò che contava era la persona, non la sua appartenenza a gruppi di fedi diverse”. <br /><br />Dopo la morte del marito, ha deciso di sostenere le famiglie di soldati che avevano perso la vita, non solo cristiane. <br /><br />"La nostra fede ci insegna ad amare e aiutare tutti. È questo il messaggio che vogliamo trasmettere, quello che ci ha insegnato la Chiesa e che Papa Francesco rappresenta: fede, speranza, accoglienza dell’altro. In questo momento abbiamo bisogno della presenza della sua voce per la pace."<br /><br />Dal 2015, Lea guida un coro nato inizialmente per ricordare i padri dei ragazzi durante la Festa del Papà in Libano. Con il canto, questi giovani superano il trauma della perdita e raccontano al mondo la loro storia.<br /><br />Iniziato con 80 ragazzi che cantavano in arabo, il progetto è cresciuto grazie al sostegno della missione UNIFIL , portando la loro musica anche in Francia e in Italia. Il coro, interconfessionale, unisce giovani di diverse fedi religiose e oggi canta in arabo, italiano, inglese, francese e spagnolo.<br /><br />In queste settimane il coro si prepara per un viaggio in Italia, dove 15 ragazzi provenienti da diverse aree del Libano si esibiranno in concerti a Roma, in un ospedale, e a Forlì con il supporto di Alessandro Salvi dell’Ordine dei Cavalieri di Malta che da anni appoggia l’associazione di Lea e aiuta a studiare in Italia ragazzi orfani libanesi.<br /><br />"Questo viaggio è simbolo di resilienza," spiega Lea. "I ragazzi affronteranno strade pericolose per raggiungere l’aeroporto, ma l’entusiasmo di chi li aspetta in Italia ci dà forza."<br /><br />Grazie all’aiuto dell’Esercito Italiano, i ragazzi hanno affinato il loro repertorio italiano, che rappresenta per loro non solo una sfida artistica, ma anche un ponte culturale. "I militari italiani sono diventati figure di riferimento per i ragazzi, un po’ come i padri che hanno perso," sottolinea Lea.<br /><br />“In questo periodo è importante cantare per la pace e dire basta: noi meritiamo di vivere in pace. Abbiamo fatto tanti sacrifici, vissuto guerre e sofferenze. Ora è il momento di ricostruire il nostro paese con uno stato forte, dove tutti siano uguali davanti alla legge."<br /><br />Durante uno degli ultimi concerti, Lea ha dichiarato: "Cantare è la nostra preghiera per la pace. Anche con il dolore nel cuore, vogliamo dimostrare che è possibile portare un messaggio positivo al mondo. I nostri ragazzi non solo cantano, ma raccontano attraverso la musica la loro vita e i sacrifici dei loro padri."<br /><br />Il Libano, un tempo definito ‘il gioiello del Medio Oriente’, vive oggi una profonda crisi.<br /><br />"Viviamo nella paura e nell’incertezza, affidati alla Provvidenza," confessa Lea. "Siamo intrappolati in un tunnel oscuro, ma rimaniamo nella nostra terra con resilienza."<br /><br />Lea stessa ha vissuto la tragedia della perdita: suo marito è morto mentre difendeva i più deboli in uno scontro armato in un campo profughi, lasciandola con quattro figli piccoli. "Il canto ci ha aiutati a vincere il dolore e a trasformarlo in un messaggio per il mondo: vogliamo la pace."<br /><br />Quando cantano, dice, "è come una preghiera. È il nostro modo di alzare la voce e portare al mondo un messaggio: abbiamo fatto tanti sacrifici per vivere in pace. Questo è il nostro desiderio e la nostra preghiera."<br /><br />"Il Libano è un paese piccolo, ma pieno di bellezza e ospitalità. Speriamo che i nostri amici nel mondo possano essere la nostra voce per aiutare questo paese a vivere finalmente in pace" è l’auspicio di Lea.<br /><br />Il coro non porta solo note musicali, ma una potente testimonianza di amicizia, resilienza e fede, che si spera risuoni oltre i confini italiani e ispiri speranza per il futuro del Libano e del mondo.<br /><br /><br />Tue, 26 Nov 2024 11:02:08 +0100ASIA/TERRA SANTA - Guerra in Terra Santa, i Vescovi del Nord Africa: “In nessun caso la Bibbia può essere usata per legittimare la colonizzazione e l'annessione di un territorio”https://www.fides.org/it/news/75714-ASIA_TERRA_SANTA_Guerra_in_Terra_Santa_i_Vescovi_del_Nord_Africa_In_nessun_caso_la_Bibbia_puo_essere_usata_per_legittimare_la_colonizzazione_e_l_annessione_di_un_territoriohttps://www.fides.org/it/news/75714-ASIA_TERRA_SANTA_Guerra_in_Terra_Santa_i_Vescovi_del_Nord_Africa_In_nessun_caso_la_Bibbia_puo_essere_usata_per_legittimare_la_colonizzazione_e_l_annessione_di_un_territorioTunisi – “In nessun caso la Bibbia può essere usata per legittimare la colonizzazione e l'annessione di un territorio che appartiene a un popolo che desidera solo vivere nel diritto e nella pace. È necessario distinguere i popoli dai loro governi. Il governo di Israele non è tutto il popolo israeliano. Hamas non è tutto il popolo palestinese”.<br /><br />Lo scrivono i Vescovi della Conferenza Episcopale del Nord Africa in una lettera indirizzata alle loro comunità in vista del nuovo anno liturgico che sta per iniziare. Con l’arrivo dell’Avvento, il pensiero dei Vescovi è “dolorosamente” rivolto, si legge nel testo, “alla terra dove è nato Gesù, dove è cresciuto, dove ha pronunciato parole di giustizia e di pace, dove ha dato la sua vita per tutta l'umanità, dove è risorto. Questa terra è straziata da più di un anno da un conflitto con il suo corteo di vittime, di sfollati, di distruzioni massicce. Un'intera popolazione è presa in ostaggio, privata di cure, privata di cibo, e giorno dopo giorno questo conflitto si banalizza nell'indifferenza. Così come avviene in molti altri conflitti in Africa, in Europa e in molti luoghi del mondo”.<br /><br />“Siamo per la pace, deliberatamente per la pace. Soffriamo con le vittime, con tutte le vittime. Siamo contro la guerra, contro tutte le guerre, contro tutte le violenze e ogni atto di terrorismo”, si legge ancora nella lettera che contiene un appello ai governanti “dei Paesi coinvolti”. I Vescovi del Cerna assicurano la loro preghiera affinché i Capi di Stato “abbiano il coraggio dell'umiltà, mettendosi sinceramente in ascolto della sofferenza reciproca, nel rispetto di ciascuno e nel rifiuto di ogni odio”, rifiutino “ogni provocazione, ogni velleità di distruzione, ogni spirito di vendetta o di dominio”. <br /><br />“Preghiamo Dio anche affinché le altre nazioni si impegnino a garantire un accordo di pace invece di fornire armi ai belligeranti”, prosegue la missiva che si conclude con un altro appello, ma stavolta rivolto a ogni fedele della Chiesa nordafricana: “Chiediamo a ciascun membro delle nostre Chiese di dedicare questo tempo dell'Avvento alla preghiera per la Pace e a gesti concreti di riconciliazione intorno a noi e di solidarietà con le vittime”.<br /><br />La lettera viene diffusa alla fine dei giorni che i Vescovi hanno trascorso a Roma, dove si sono recati per la consueta Visita ad Limina Apostolorum . Ai pellegrinaggi sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo, e alla visite alle basiliche del Laterano e di Santa Maria Maggiore, è seguito anche un incontro con i musulmani nella grande moschea di Roma. <br /><br />Durante il soggiorno nell’Urbe, i Vescovi hanno eletto una nuova direzione del Cerna che entrerà in funzione alla fine di febbraio 2025. L’arcivescovo di Tunisi, Nicolas Lhernould, è il nuovo Presidente; Jean-Paul Vesco OP, cardinale nominato e arcivescovo di Algeri, ricoprirà invece la carica di Vicepresidente. Della direzione del Cerna faranno parte anche George Bugeja, vicario apostolico di Tripoli, e Mario León Dorado, prefetto apostolico di Laayoune-Sahara. <br />Mon, 25 Nov 2024 13:42:46 +0100ASIA/CINA - Nella comunità di Anhui ritiri dei sacerdoti sulla sinodalità e 70 cresime di adulti nella Solennità di Cristo Rehttps://www.fides.org/it/news/75713-ASIA_CINA_Nella_comunita_di_Anhui_ritiri_dei_sacerdoti_sulla_sinodalita_e_70_cresime_di_adulti_nella_Solennita_di_Cristo_Rehttps://www.fides.org/it/news/75713-ASIA_CINA_Nella_comunita_di_Anhui_ritiri_dei_sacerdoti_sulla_sinodalita_e_70_cresime_di_adulti_nella_Solennita_di_Cristo_ReBengbu – “Camminate con audacia sul sentiero della fede; assumete le vostre responsabilità missionaria, siate testimoni coraggiosi della Resurrezione di Cristo”. Sono queste la raccomandazione che Giuseppe Liu Xinhong, Vescovo della diocesi di Bengbu/Anhui ha rivolto ai circa settanta adulti che hanno ricevuto la Cresima nella solennità di Cristo Re. Il Vescovo ha conferito il sacramento della cresima dopo aver presieduto tre giorni di Ritiro spirituale dei sacerdoti diocesani, svoltosi dal 19 al 21 novembre con tema “sinodalità”. <br />Più di 300 fedeli hanno preso parte alla celebrazione della Aolennità liturgica presso la parrocchia di Wuhe. Nell’omelia, vescovo ha esortato a tutti: “Per quanto grandi siano le difficoltà e le prove della vita, siate sempre saldi nella fede, pieni di speranza, pieni delle sette Doni dello Spirito Santo”. <br /> <br />Mon, 25 Nov 2024 12:41:03 +0100ASIA/BANGLADESH - Studenti ancora in piazza: l'Università cattolica di Notre-Dame racconta come ha gestito la protestahttps://www.fides.org/it/news/75712-ASIA_BANGLADESH_Studenti_ancora_in_piazza_l_Universita_cattolica_di_Notre_Dame_racconta_come_ha_gestito_la_protestahttps://www.fides.org/it/news/75712-ASIA_BANGLADESH_Studenti_ancora_in_piazza_l_Universita_cattolica_di_Notre_Dame_racconta_come_ha_gestito_la_protestaDhaka - Gli studenti sono di nuovo in piazza in Bangladesh. Universitari di numerosi college della capitale Dhaka hanno commesso atti vandalici nel "Government Shahid Suhrawardy College" per protestare contro la morte di uno studente di medicina. I dimostranti si sono poi spostati verso il Kabi Nazrul Government College cercando di penetrare nel campus ma non ci sono riusciti. Altri hanno poi preso di mira il Dhaka National Medical College Hospital, dove la presunta negligenza ha portato alla morte del diciottenne Abhijit Halder, avvenuta il 18 novembre scorso. Lo studente era stato ricoverato in ospedale, ammalato di dengue e lì è deceduto. Alcuni suoi compagni sostengono che è morto a causa di trattamento e cure errate. Questo ha innescato manifestazioni violente in strada.<br />Per timore che la protesta potesse nuovamente contagiare altri campus, anche la Notre Dame University di Dhaka, università cattolica aperta ufficialmente nel 2013 dalla Congregazione della Santa Croce, ha inviato un avviso agli student , chiedendo loro di non prendere parte ad assembramenti e proteste violente. <br />Padre Patrick Gaffney, religioso della Congregazione della Santa Croce, rileva che la protesta degli studenti dev'essere sempre costruttiva, e va indirizzata e orientata a migliorare il sistema di istruzione e l'ambiente di studio. Il religioso ripercorre la vicenda della protesta studentesca nei mesi scorsi e spiega come l'Università cattolica di Notre Dame né è venuta fuori: "L'estate del 2024 in Bangladesh è stata un punto di svolta che ha riportato il paese alle speranze e alle paure della sua fondazione nel 1971. Centinaia di persone sono state uccise e migliaia sono rimaste ferite in quella che era iniziata come una protesta pacifica tra studenti universitari i quali si opponevano a una nuova legge che aveva concesso un accesso privilegiato a lavori nel settore pubblico. Il movimento di massa ha preso il sopravvento nelle strade e ha rovesciato il governo. I dimostranti hanno sfidato il coprifuoco e affrontato la polizia armata, per forzare la caduta del regime della Awami League che deteneva il potere dal 2009. Accusavano l'establishment di corruzione, negligenza, sparizioni, nepotismo, elezioni fraudolente, repressione sempre più violenta degli avversari politici. La svolta vi è stata quando l'esercito è intervenuto per istituire un governo ad interim dopo che il Primo Ministro è fuggito nella vicina India".<br />"Alla Notre Dame University del Bangladesh - ricorda p. Gaffney - come in molte istituzioni simili, si sono avvertite ripercussioni di quel tumulto nazionale. Al culmine della crisi a luglio, il governo aveva ordinato la chiusura di tutti i college e le università e aveva bloccato Internet. Pertanto, le lezioni alla Notre Dame University sono state sospese. Ma, quando il nuovo governo di Muhammad Yunus ha dichiarato la fine di queste chiusure scolastiche, l'Università aprì le sue porte e riprese le sue attività accademiche". Dato che il nuovo movimento giovanile aveva l'epicentro nella vicina Università di Dhaka, non sorprende che la Notre Dame University sia stata contagiata. Un raduno di studenti nell'auditorium dell'università ha prodotto un elenco di "richieste" da sottoporre alla dirigenza dell'ateneo ovvero ai padri della Santa Croce. <br />Ricorda il religioso: "La situazione era senza precedenti. Si è riunito il Consiglio di amministrazione, convocato dal presidente, p. George K. Rozario, CSC. Le richieste degli studenti per la maggior parte si riferivano a clausole nel codice di condotta o raccomandazioni costruttive. Ad esempio, il codice di condotta proibiva di organizzare nel campus feste private e vietava gli strumenti musicali. Queste e altre indicazioni sono state cambiate, e sono state accolte le critiche sulla mancanza di spazio adeguato per le attività extracurriculari".<br /> L'Università ha disposto aggiustamenti e cambiamenti. "Una richiesta particolare - prosegue padre Gaffney - meritava una riflessione speciale. Riguardava la rimozione del 'Proctor' dell'Università, ovvero l'ufficiale responsabile della disciplina, dell'ordine e della sicurezza. La persona che ricopriva questa carica era un sacerdote della Santa Croce, avvocato e docente alla Facoltà di giurisprudenza". Dopo diverse consultazioni, per evitare di innescare una conflittualità con gli studenti, l'amministrazione dell'Università ha voluto soddisfare la "richiesta" accettando le dimissioni di quel religioso, sostituendolo con un altro insegnante dell'Università.<br />In tal modo, sono riprese le lezioni e la vita accademica . "A posteriori, questo raduno inaspettato e non programmato di giovani possiamo dire che riflette un segno di preoccupazione responsabile verso l'Università. Inoltre si riconosce lo sforzo di fornire un'istruzione 'a misura di studente'. L'Università stessa ha avuto l'opportunità per disporre dei miglioramenti e può guardare indietro con serenità a quel passaggio delicato". <br />L'ateneo cattolico, cioè, ha voluto ascoltare e assorbire la protesta spontanea e "anarchica" degli studenti, cogliendo l'occasione per attuare un miglioramento generale dell'ambiente di studio e della relazione tra allievi e istituzione, tra allievi e docenti. In tale quadro, nella nuova situazione creatasi. intrisa di un rapporto collaborativo e proficuo, l'Università ha appena annunciato l'apertura di un nuovo dipartimento di Microbiologia, che ha accolto il primo gruppo di studenti nel programma quadriennale di formazione per la laurea.<br /> Mon, 25 Nov 2024 12:25:55 +0100