Fides News - Italianhttps://www.fides.org/Le notizie dell'Agenzia FidesitI contenuti del sito sono pubblicati con Licenza Creative Commons.OCEANIA/ISOLE COOK - Rinuncia e successione del Vescovo di Rarotongahttps://www.fides.org/it/news/75159-OCEANIA_ISOLE_COOK_Rinuncia_e_successione_del_Vescovo_di_Rarotongahttps://www.fides.org/it/news/75159-OCEANIA_ISOLE_COOK_Rinuncia_e_successione_del_Vescovo_di_RarotongaCittà del Vaticano - Il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Rarotonga presentata da S.E. Mons. Paul Patrick Donoghue, S.M.<br />Gli succede S.E. Mons. Reynaldo Bunyi Getalado, M.S.P., finora Vescovo Coadiutore della medesima Diocesi. Sat, 29 Jun 2024 15:51:41 +0200AFRICA - Droga in Africa: da Paesi di transito a mercati emergenti per i narcoshttps://www.fides.org/it/news/75155-AFRICA_Droga_in_Africa_da_Paesi_di_transito_a_mercati_emergenti_per_i_narcoshttps://www.fides.org/it/news/75155-AFRICA_Droga_in_Africa_da_Paesi_di_transito_a_mercati_emergenti_per_i_narcosRoma – Il traffico di droga nei Paesi del Sahel compromette la saluta pubblica e alimenta l’instabilità regionale. Secondo l’ultimo rapporto dell’UNODC , “il traffico di droga è ben radicato nella regione del Sahel, con conseguenze dannose sia a livello locale che globale. Il coinvolgimento di vari gruppi armati nel narcotraffico continua a minare la pace e la stabilità nella regione”.<br />La resina di cannabis rimane la sostanza più comunemente sequestrata nei Paesi del Sahel, seguita dalla cocaina e dagli oppioidi farmaceutici.<br />Da segnalare però che i sequestri di cocaina sono balzati da una media di 13 kg nel periodo 2015-2020, a ben 1.466 kg nel solo 2022 tra Mali, Ciad, Burkina Faso e Niger. A giugno 2023 nella sola Mauritania erano stati sequestrate 2,3 tonnellate di cocaina. Nell’aprile 2024 le autorità del Senegal hanno annunciato di aver sequestrato ben 1.137 kg di cocaina, un sequestro record, dal valore di 146 milioni di dollari. Il carico era nascosto in un camion fermato al confine con il Mali. Nel 2022 le autorità di Dakar avevano sequestrato 300 kg di cocaina in un camion sempre al confine con il Mali. Il carico più grande sequestrato risale al novembre 2023, quando la marina senegalese ha confiscato quasi tre tonnellate di cocaina in una nave al largo delle coste del Senegal. <br />Il fatto che i maggiori sequestri di cocaina siano stati effettuati in Senegal e in Mauritania indica che è ancora molto attiva la tradizionale rotta usata dai narcos che parte dal Sud America e giunge in Guinea Bissau, Mauritania e Senegal. Da qui la cocaina viene poi spedita via terra passando per Mali e Niger e poi verso i Paesi nordafricani come Algeria, Libia e Marocco. La cocaina viene infine trasportata attraverso il Mediterraneo verso l’Europa, principale mercato dello stupefacente insieme a quello nordamericano.<br />I Paesi africani però non sono solo più Paesi di transito ma pure mercati emergenti per le sostanze stupefacenti. Alla tradizionale cannabis, si sono aggiunti cocaina, oppiaci naturali e sintetici, metanfetamine e altro ancora. Questo anche perché i trafficanti africani minori sono pagati con la cessione di quantitativi di droga che poi rivendono sul mercato locale.<br />I consumatori dell’Africa occidentale hanno ora a disposizione nuove sostanze sintetiche a basso costo, come il kush , che ha creato un’emergenza sanitaria e sociale in Sierra Leone e Guinea Conakry . A questa sostanza secondo l’UNODC se ne sono aggiunte altre dai nomi esotici come Khadafi , Monkey Tail . Quindi accanto alle sostanze importate da altri continenti, come la cocaina, si è creata una produzione locale a basso costo di nuove droghe che si stanno diffondendo tra le popolazioni degli Stati dell’Africa occidentale. Le autorità locali devono far fronte ai danni sociali e sanitari causati dall’abuso di queste droghe, a partire dall’aumento dei problemi di ordine psichiatrico. <br />“I mercati locali della droga in Africa si stanno rapidamente diversificando, passando da una predominanza di cannabis di origine nazionale a una moltitudine di droghe in transito. Questa diversificazione aggrava i problemi sanitari esistenti, soprattutto perché i servizi di cura per i tossicodipendenti sono limitati in Africa occidentale” afferma l’UNODC.<br />Infine il traffico di droga, oltre a finanziare i gruppi armati presenti nella regione, aggrava pure il problema della corruzione, con poliziotti, doganieri e politici a libro paga dei narcos, mentre una parte dei proventi del narcotraffico sono reinvestiti nei mercati locali, compromettendo lo sviluppo di un’economia sana. <br />Sat, 29 Jun 2024 13:34:57 +0200ASIA/PAKISTAN - Alle violenze subìte, gli ahmadi rispondono: “Amore per tutti, odio per nessuno”https://www.fides.org/it/news/75154-ASIA_PAKISTAN_Alle_violenze_subite_gli_ahmadi_rispondono_Amore_per_tutti_odio_per_nessunohttps://www.fides.org/it/news/75154-ASIA_PAKISTAN_Alle_violenze_subite_gli_ahmadi_rispondono_Amore_per_tutti_odio_per_nessunoLahore - Echeggia anche e soprattutto in tempi di violenza e gratuita, subìta per un odio alla fede, il motto della comunità "Ahmadiyya": “Amore per tutti, odio per nessuno”, dice all'Agenzia Fides l'imam della comunità Ahmadiyya d’Italia, Ataul Wasih Tariq, raccontando la drammatica situazione che la comunità vive in Pakistan. Nella nazione, le violenze perpetrate contro la comunità Ahmadiyya si sono registrate anche durante la festa dell’Eid-al-Adha, la “festa del sacrificio” è per i musulmani la festa religiosa che dura tre giorni durante i quali i musulmani fanno visita a parenti e amici, si scambiano regali e saluti, compiono il pellegrinaggio canonico, detto "hajj".<br />Fondata nel 1889 da un mistico musulmano nel Punjab, nell'attuale zona di confine tra India e Pakistan, la "Ahmadiyya" è una comunità religiosa presente in oltre 180 Paesi nel mondo, con circa 100 milioni di fedeli. In particolare in Pakistan gli ahmadi sono imprigionati per blasfemia, abusati, uccisi perché considerati seguaci di un’eresia dell’Islam. Varie leggi classificano in Pakistan la comunità Ahmadiyya come “non musulmana” e impongono loro restrizioni. <br />In realtà, rimarca l'imam Ataul Wasih Tariq, gli Ahmadi sono interpreti fedeli dell’Islam , ne seguono fedelmente i principi e professano un ritorno alle origini fatto di purezza, non violenza, pace, promozione di giustizia e diritti.<br />Nei giorni scorsi ai membri del movimento religioso è stato impedito da gruppi estremisti e forze dell’ordine del Pakistan di svolgere i propri riti e sacrifici, anche all’interno delle abitazioni private. Inoltre, sette Ahmadi sono stati arrestati il giorno prima dell’Eid nel Punjab, in chiara violazione dei loro diritti umani e delle sentenze della Corte Suprema del Pakistan.<br />Gli Ahmadi, accanto ad altre organizzazioni della società civile chiedono alle autorità pakistane di porre immediatamente fine alle intimidazioni e agli attacchi contro la comunità Ahmadiyya e tutelare il loro diritto alla libertà di credo e di religione.<br />L'Ufficio per le missioni estere dell'Ahmadiyya ha documentato almeno 36 casi di arresti e detenzioni arbitrarie, oltre a numerosi casi di abusi e violenze da parte della polizia del Pakistan nei confronti degli ahmadi. Si sono verificati anche diversi attacchi contro luoghi di culto ahmadi, senza che le autorità riuscissero a garantire l'incolumità dei membri della comunità.<br />Gli ahmadi rimangono una comunità sistematicamente discriminate e privata dei diritti fondamentali in Pakistan. Sono vittime della legge di blasfemia e spesso le accuse rivolte loro, registrate in denunce alla polizia, sono presentate da affiliati del Tehreek-e-Labbaik Pakistan , un partito noto per alimentare discorsi di odio e violenza contro le minoranze religiose in Pakistan.<br />L'Ufficio della Ahmadiyya nota che nel 2023 le vessazioni contro gli ahmadi sono visibilmente più elevate rispetto allo scorso anno, con il divieto perfino di pregare: si chiede dunque alle autorità di "prendere atto di questa continua violazione della diritti fondamentali degli Ahmadi ai sensi della Costituzione del Pakistan" e si invita "la comunità internazionale a fermare questa ingiustizia, chiedendo la tutela dei diritti degli Ahmadi in Pakistan".<br />“La nostra comunità – afferma l'imam Wasih Tariq – da oltre cento anni è impegnata per la pace e il dialogo. Crediamo profondamente che l’amore e la comprensione reciproca siano le fondamenta su cui costruire un mondo migliore e abbiamo condiviso questa convinzione con papa Francesco, nel nostro recente incontro con lui, per rafforzare la nostra responsabilità e la speranza per il futuro. I principi e i valori di amore, tolleranza e dialogo, che abbiamo sempre promosso, trovano un terreno comune con le iniziative e l’apertura della Santa Sede verso le altre fedi, nello spirito della fraternità universale che continueremo a vivere e promuovere nonostante le sofferenza per la violenza subita".<br /> Sat, 29 Jun 2024 12:41:17 +0200ASIA/MYANMAR - Le "banche armate"  alimentano il conflitto in Myanmarhttps://www.fides.org/it/news/75158-ASIA_MYANMAR_Le_banche_armate_alimentano_il_conflitto_in_Myanmarhttps://www.fides.org/it/news/75158-ASIA_MYANMAR_Le_banche_armate_alimentano_il_conflitto_in_MyanmarYangon - Le istituzioni finanziarie devono fare di più per impedire alla giunta militare birmana di acquisire armi, ha affermato il relatore speciale Onu per i diritti umani in Myanmar, Tom Andrews, citando la Thailandia come la nuova principale fonte di forniture militari che il Myanmar sta ottenendo attraverso il sistema bancario internazionale. Il governo thailandese ha risposto che sta esaminando il rapporto Onu, e che i suoi istituti bancari seguono i protocolli bancari del sistema finanziario globale.<br />Nel rapporto titolato "Banking on the death trade: how banks and governments enable the military Junta in Myanmar", Andrews ricorda che molti governi occidentali hanno imposto sanzioni alla giunta birmana che ha preso il potere con un colpo di stato del 2021 e osserva che, su questo versante, gli sforzi della comunità internazionale per fermare il flusso di armi hanno avuto un certo successo. L’approvvigionamento di armi e attrezzature per la produzione di tecnologie al Myanmar attraverso il sistema bancario internazionale è diminuito di un terzo del suo valore, passando da 377 milioni di dollari nel 2022 a 253 milioni di dollari nel 2023. Tuttavia la giunta militare al potere si è mossa per aggirare le restrizioni, mentre "le forze militari continuano ad aggredire sistematicamente i civili del Myanmar usando potenti armi da guerra ottenute dall’estero”, afferma Andrews nel rapporto.<br />Tra le modalità usate per aggirare le restrizioni, vi sono: variare i fornitori di armi e mezzi militari; sfruttare alcune lacune nel sistema di sanzioni; cambiare istituzioni finanziarie e approfittare della mancanza di una precisa volontà politica da parte di alcuni governi. Tutte mosse "per eludere le misure adottate dalla comunità internazionale", ha affermato il relatore che ha citato, a titolo esemplificativo, due nazioni confinanti con il Myanmar: Singapore e Thailandia.<br />Singapore, che era uno dei principali fornitori di attrezzature militari con stretti legami commerciali con il Myanmar, “ha articolato una chiara politica di opposizione al trasferimento di armi”, in linea con la risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvata larga maggioranza dopo il colpo di stato del 2021. Le esportazioni di armi e materiali correlati da parte di aziende o entità di Singapore sono crollate e, da 120 milioni di dollari nel 2022, sono passate a 10 milioni di dollari nell’anno 2023.<br />La Thailandia, d’altro canto, non ha una posizione esplicitamente contraria al trasferimento di armi in Myanmar, ha detto Andrews, aggiungendo che le esportazioni da entità o aziende registrate in Thailandia sono più che raddoppiate nello stesso periodo: da 60 milioni di dollari a circa 130 milioni di dollari. Tra i mezzi acquistati "vi sono elicotteri Mi-17 e Mi-35 utilizzati per condurre attacchi aerei su obiettivi civili", ha denunciato, definendo la Thailandia "la principale fonte di forniture militari del regime, per gli acquisti tramite il sistema bancario internazionale". Se la Thailandia avesse risposto nello stesso modo del governo di Singapore, "la capacità dell'esercito birmano di attaccare il popolo del Myanmar sarebbe stata notevolmente ridotta", ha notato.<br />Andrews ha invitato gli stati che sostengono la pace e il rispetto dei diritti umani in Myanmar a interrompere la vendita di armi da parte delle loro aziende e ha invitato le istituzioni finanziarie a congelare i rapporti con le banche statali del Myanmar.<br />Il relatori Onu ha riferito che anche le esportazioni militari dalla Russia e dalla Cina verso il Myanmar sono diminuite, mentre esportazioni dall'India sono rimaste costanti, anche se - ha rilevato - bisogna considerare che parte degli appalti militari da quei paesi potrebbe essersi spostata verso canali informali o un mercato non registrato dal sistema bancario. <br />Ma, al di là delle considerazioni sul commercio illegale, le osservazioni di Andrews si sono rivolte in particolare al sistema bancario che, tramite un commercio registrato, consente al regime di acquistare beni e attrezzature per portare avanti la guerra. Secondo il documento, 25 banche hanno fornito servizi bancari alle banche statali del Myanmar dopo il colpo di stato. "Le banche hanno l’obbligo fondamentale di non facilitare i crimini – e questo include i crimini di guerra e crimini contro l’umanità”, ha detto.<br />“La buona notizia è che la giunta è sempre più isolata”, ha detto Andrews, riportando un bilancio aggiornato del conflitto civile che ha superato i tre anni in Myanmar: più di 5.000 civili uccisi, 3 milioni di sfollati e oltre 20.000 prigionieri politici. <br />Sul conflitto in Myanmar e sulla fornitura di armi si è più volte soffermato negli ultimi mesi Papa Francesco. "Guadagnare con la morte è terribile", ma "purtroppo oggi gli investimenti che danno più reddito sono le fabbriche delle armi", ha detto al termine dell'Udienza generale del 1° maggio scroso, in cui ha lanciato l'ennesimo appello per la ricerca della pace. Anche in occasione della messa di Pasqua 2024, il Pontefice aveva ammonito: "Non si ceda alla logica delle armi e del riarmo. La pace non si costruisce mai con le armi, ma tendendo le mani e aprendo i cuori".<br /> Fri, 28 Jun 2024 11:45:52 +0200AFRICA - Oltre 88 miliardi di dollari ogni anno sottratti ai Paesi africanihttps://www.fides.org/it/news/75157-AFRICA_Oltre_88_miliardi_di_dollari_ogni_anno_sottratti_ai_Paesi_africanihttps://www.fides.org/it/news/75157-AFRICA_Oltre_88_miliardi_di_dollari_ogni_anno_sottratti_ai_Paesi_africani<br />Tunisi – Più di 88 miliardi di dollari ogni anno vengono sottratti illegalmente dai Paesi dell’Africa. Lo ha denunciato il presidente esecutivo della Commissione nigeriana per i crimini economici e finanziari , Olanipekun Olukoyede, nel suo intervento a Tunisi ieri, 27 giugno, alla Conferenza panafricana sui flussi finanziari illeciti .<br />Nel suo intervento “L’agenda fiscale africana nella lotta ai flussi finanziari illeciti: dalle parole ai fatti”, il capo dell’EFCC ha sottolineato la grave sfida posta dai flussi finanziari illeciti alla stabilità economica e allo sviluppo dell’Africa. Ha osservato che ogni anno vengono sottratti illegalmente dal continente oltre 88,6 miliardi di dollari, fondi che altrimenti potrebbero essere incanalati verso infrastrutture critiche, sanità e istruzione.<br />Le violente proteste in Kenya di questi giorni sono alimentate non solo dall’annuncio di un forte aumento delle tasse previsto dalla legge finanziaria poi ritirata , ma anche dalla consapevolezza della popolazione che queste risorse finanziaria sono sottratte allo Stato dalla corruzione.<br />L’organismo nigeriano, guidato da Olanipekun Olukoyede, l’EFCC è stato creato nel 2003 in risposta al dilagare della corruzione in Nigeria, su pressione degli stessi creditori internazionali del Paese, che temevano di non vedere i crediti ripagati con i dovuti interessi, se non si ponevano un freno al saccheggio delle casse statali. Nel suo intervento alla conferenza di Tunisi il capo dell'EFCC ha rivendicato i successi dell’organismo da lui guidato, incluso il rimpatrio dagli Stati Uniti nel 2020 di 311 milioni di dollari sottratti dell’ex Presidente Sani Abacha durante la sua presidenza . Questo recupero, ha affermato, è stato ottenuto attraverso la collaborazione con partner internazionali ed è stato assegnato a progetti infrastrutturali vitali come il Secondo Ponte sul Niger e l’autostrada Lagos-Ibadan.<br />Olukoyede ha evidenziato gli ostacoli tecnici, legali e politici che complicano il processo di tracciamento, congelamento e rimpatrio dei fondi illeciti. Per questo ha sottolineato la necessità dei Paesi africani di dotarsi di solidi quadri giuridici in materia e ha auspicato un maggiore coordinamento e cooperazione a livello nazionale, regionale e internazionale. Ha inoltre sostenuto l’uso di tecnologie avanzate come l’analisi dei dati, la blockchain e l’intelligenza artificiale per migliorare il monitoraggio delle risorse e gli sforzi di recupero. Ma soprattutto ha auspicato una forte pressione internazionale per garantire la cooperazione da parte dei paradisi fiscali e delle giurisdizioni a bassa tassazione.<br />La Conferenza panafricana sui flussi finanziari illeciti e la tassazione che è iniziata a Tunisi il 26 giugno e si conclude oggi, 28 giugno, mira ad affrontare la sfida dei flussi finanziari illeciti dall’Africa, che minano lo sviluppo economico e la capacità dei governi di offrire risposte alle popolazioni in gran parte costituite da giovani che vedono il loro futuro minacciato dalla corruzione e dal malgoverno. <br /><br /><br /><br /> <br /><br />Fri, 28 Jun 2024 10:37:31 +0200ASIA/MACAO - Cardinale Tagle: Ecco perché il “Primum Concilium Sinense” è ancora attualehttps://www.fides.org/it/news/75156-ASIA_MACAO_Cardinale_Tagle_Ecco_perche_il_Primum_Concilium_Sinense_e_ancora_attualehttps://www.fides.org/it/news/75156-ASIA_MACAO_Cardinale_Tagle_Ecco_perche_il_Primum_Concilium_Sinense_e_ancora_attualeMacao - Il Cardinale Luis Antonio Gokim Tiagle, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione ha inviato un video-messaggio al Convegno Internazionale “Primum Concilium Sinense : History and Significance” organizzato dal 26 al 29 giugno a Macao dalla Saint Joseph University, in occasione del Centenario del Primo Concilio della Chiesa cattolica in Cina .<br />Proponiamo il Vidomessaggio del Cardinale Tagle, pronunciato in inglese, e ne riportiamo di seguito la trascrizione integrale in italiano<br /><br /><p align="center"><iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/QycGMmL746c?si=4gVCwpBWdP9QbRi2" title="YouTube video player" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" referrerpolicy="strict-origin-when-cross-origin" allowfullscreen></iframe></p><br /><br />CARDINALE LUIS ANTONIO G.TAGLE:<br />Cari fratelli e sorelle, a nome del Dicastero per l'Evangelizzazione, Sezione per la prima Evangelizzazione e le giovani Chiese particolari, invio un saluto a ciascuno di voi dal Palazzo di Propaganda Fide a Roma, mentre vi riunite per giornate di studio, dialogo e discernimento intorno a un evento ecclesiale che ebbe luogo cento anni fa: il Primo Concilio della Chiesa cattolica in Cina , che si tenne a Shanghai dal 15 maggio al 12 giugno 1924.<br />Il Concilio di Shanghai è stato un punto di svolta nel cammino della Chiesa cattolica in Cina. Le preoccupazioni che ha affrontato e le risposte che ha dato sono, per molti versi, ancora attuali. Permettetemi di condividere quattro punti.<br />1) Il Concilio di Shanghai può essere considerato un nuovo inizio, una ripartenza, nel senso che ci riporta all'autentica sorgente e alla vera natura dell’opera apostolica della Chiesa, e così fa anche superare l'equivoco che sembrava prevalere durante il periodo del colonialismo. Questo equivoco, presente anche in Cina, tendeva a identificare il cristianesimo come una dottrina religiosa imposta da altre civiltà, con strumenti di pressione politica, sociale o culturale. Questo equivoco diventava un ostacolo all'annuncio del Vangelo e spesso alimentava la diffidenza, l'ostilità e persino l'odio verso la Chiesa e i missionari.<br />Il Concilio di Shanghai ha seguito le indicazioni contenute nella Lettera apostolica Maximum Illud, in cui Papa Benedetto XV ribadiva che la fede in Cristo "non è estranea a nessuna nazione". Perché la liberazione e la guarigione portata da Gesù sono un dono per tutti e per ciascuno, come ripete sempre Papa Francesco. <br />Il Concilio di Shanghai mostra come la missione dell'annuncio del Vangelo non si identifica con una civiltà e una cultura, e proprio per questo protegge e promuove le ricchezze dei singoli popoli e delle loro culture. I documenti del Concilio di Shanghai contengono quindi richiami a aprirsi ai valori della cultura e della socialità cinese.<br />Viviamo in un'epoca di contrapposizioni globali, con alcuni settori che alimentano il cosiddetto "scontro di civiltà". Il Concilio di Shanghai ha indicato un'altra strada: la possibilità che le tradizioni culturali non siano chiuse in se stesse, non si oppongano l'una all'altra, ma rimangano aperte all'incontro e allo scambio reciproco.<br />2) Quando si svolse il Concilio di Shanghai, i vescovi presenti in Cina erano tutti missionari provenienti da altri Paesi. Il Concilio ha posto le basi per la fioritura di una Chiesa cattolica pienamente cinese, guidata da vescovi cinesi. E anche questo intento non è stato guidato da tattiche o calcoli umani, ma dal mistero della Chiesa nel suo pellegrinaggio nel mondo.<br />Il frutto dell'annuncio del Vangelo e di ogni autentica missione apostolica è sempre la nascita di una Chiesa locale, pienamente immersa nel suo contesto storico, sociale e culturale. Ma questa immersione, questa immanenza della Chiesa nei diversi contesti non fa mai della Chiesa locale una realtà isolata, autosufficiente, chiusa in se stessa. Ogni Chiesa locale è sempre in comunione con le altre Chiese locali e con l'intera Chiesa universale.<br />3) Il Concilio di Shanghai rappresenta anche una realizzazione della sinodalità, che viene riproposta con tanta forza anche a noi nel nostro tempo, grazie al magistero di Papa Francesco.<br />Il Delegato Apostolico Celso Costantini, che ha presieduto il Concilio per volere di Papa Pio XI, paragonò l'Assemblea Sinodale di Shanghai al Concilio di Nicea, dove "coloro che erano lontani si videro riuniti insieme".<br />Anche nel Concilio di Shanghai, i Padri che vi hanno partecipato sperimentarono che la sinodalità non è una dimensione secondaria, ma costitutiva e indispensabile della vita della Chiesa.<br />Papa Francesco, nel Videomessaggio inviato alla Conferenza sul Concilium Sinense organizzata a Roma il 21 maggio dalla Pontificia Università Urbaniana in collaborazione con l'Agenzia Fides, ha detto che i partecipanti a quel Concilio "hanno vissuto un'esperienza autenticamente sinodale e hanno preso insieme decisioni importanti. Lo Spirito Santo li ha riuniti, ha fatto crescere l'armonia tra di loro, li ha condotti su strade che molti tra loro non avrebbero immaginato, superando anche perplessità e resistenze. Così fa lo Spirito Santo che guida la Chiesa". Papa Francesco si è rivolto ai partecipanti a quella conferenza, tra i quali c'era anche il vescovo di Shanghai, Joseph Shen Bin.<br />4) Permettetemi di rendere omaggio anche al cardinale Celso Costantini, che come primo Delegato Apostolico in Cina è stato a livello umano il grande regista del Concilio di Shanghai.<br />Costantini, muovendosi sulle orme di Matteo Ricci, ha attuato la Maximum Illud. Possiamo imparare molto da questa figura profetica e creativa. Papa Francesco, nel suo videomessaggio alla Conferenza sul Concilio di Shanghai tenutasi presso la Pontificia Università Urbaniana, ha sottolineato che "Nel Concilio di Shanghai, anche grazie all'opera di Celso Costantini, la comunione tra la Santa Sede e la Chiesa che è in Cina si è manifestata nei suoi frutti fecondi, frutti di bene per tutto il popolo cinese".<br />Prego che, alla luce del Primum Concilium Sinense, possiate vedere più chiaramente le strade su cui possiamo camminare insieme ai nostri fratelli e sorelle cinesi, affinché nella nostra comune testimonianza della fede in Gesù Cristo crescano "frutti di bene per tutto il popolo cinese". Che Dio vi benedica! <br /><br />Fri, 28 Jun 2024 09:21:23 +0200AFRICA/KENYA - “Le proteste contro la legge finanziaria hanno innescato qualcosa di più grande”https://www.fides.org/it/news/75153-AFRICA_KENYA_Le_proteste_contro_la_legge_finanziaria_hanno_innescato_qualcosa_di_piu_grandehttps://www.fides.org/it/news/75153-AFRICA_KENYA_Le_proteste_contro_la_legge_finanziaria_hanno_innescato_qualcosa_di_piu_grandeNairobi – “L’impressione è che il ritiro della legge finanziaria sia ormai del tutto insufficiente per bloccare la rabbia della gente” dice una fonte della Chiesa da Nairobi, dove ieri, 26 giugno, il Presidente William Ruto è stato costretto a ritirare la legge finanziaria, approvata dal Parlamento, dopo le dimostrazioni sfociate nella violenza .<br />“Ascoltando con attenzione il popolo del Kenya che ha affermato ad alta voce di non voler avere nulla a che fare con questa legge finanziaria 2024, lo concedo: non firmerò la legge finanziaria 2024, che successivamente sarà ritirata” ha detto il Presidente in diretta televisiva.<br />Ma la marcia popolare indetta per oggi, 27 giugno, è stata confermata. Una parte dei dimostranti vuole ora le dimissioni di Ruto. Il centro di Nairobi è presidiato da un forte contingente di polizia e di militari schierati in difesa del Parlamento, del palazzo presidenziale e di altre sedi governative. <br />“L’impressione al momento è che le proteste contro la legge finanziaria che imponeva nuove tasse sono state l’innesco di qualcosa di più grande: si vuole rigettare il sistema che ha finora retto i rapporti politici ed economici in Kenya” dice la nostra fonte che ha chiesto l’anonimato per ragioni di sicurezza.<br />“È una rivolta di popolo guidata dalla cosiddetta generazione Z, ben consapevole della corruzione e della mala gestione del Paese. Non si è data una dirigenza forse per timore che possa essere arrestata dalle autorità” continua la nostra fonte. “Sui social media e sulle app di messaggistica fioccano appelli alla rivolta per cambiare il sistema che da 60 anni regge il Kenya. Non si sa sempre bene chi li posta ma stanno contribuendo ad alimentare la tensione, già alta per i morti dei giorni scorsi ”.<br />“Ruto ha mandato un contingente di poliziotti keniani ad Haiti, ma non si rende conto che Haiti ce l’ha in casa. Vi sono almeno un milione e mezzo di persone che vivono nelle baraccopoli intorno a Nairobi. Se dovessero entrare in rivolta cosa potrà succedere?” conclude la fonte di Fides. <br /><br />Thu, 27 Jun 2024 12:40:37 +0200ASIA/THAILANDIA - Rinuncia dell’Arcivescovo Metropolita di Bangkokhttps://www.fides.org/it/news/75152-ASIA_THAILANDIA_Rinuncia_dell_Arcivescovo_Metropolita_di_Bangkokhttps://www.fides.org/it/news/75152-ASIA_THAILANDIA_Rinuncia_dell_Arcivescovo_Metropolita_di_BangkokCittà del Vaticano - Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi Metropolitana di Bangkok presentata dall’Em.mo Card. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij.<br /> Thu, 27 Jun 2024 12:09:57 +0200ASIA/GIAPPONE - L'annuncio della fede ai crocevia dell'esistenzahttps://www.fides.org/it/news/75151-ASIA_GIAPPONE_L_annuncio_della_fede_ai_crocevia_dell_esistenzahttps://www.fides.org/it/news/75151-ASIA_GIAPPONE_L_annuncio_della_fede_ai_crocevia_dell_esistenzadi Paolo Affatato<br /><br />Tokyo - "In Giappone si vede con chiarezza che il punto focale per il cristiano è quello del crocevia. Nello spazio di un istante, nell'incrocio con l'esistenza dell'altro, c'è lo spazio per testimoniare un briciolo di fede ed evangelizzare. Se in quel preciso istante abbiamo nel cuore Gesù, alla persona che incontriamo, che sfioriamo, accarezzano, o con cui ci scontriamo, comunichiamo Gesù". Lo spazio fecondo dell'annuncio cristiano in terra nipponica è quello del "crocevia", dice all'Agenzia Fides Andrea Lembo, PIME, nominato da Papa Francesco a settembre 2023 Vescovo ausiliare per l’Arcidiocesi di Tokyo. Il cinquantenne missionario italiano, ex Superiore regionale del Pontificio Istituto Missioni Estere per l’Asia Orientale, sottolinea che "nella concezione giapponese, la bellezza non è tanto uno stato quanto un passaggio, come avviene per il breve periodo di dieci giorni della fioritura dei ciliegi, i sakura; in questo passaggio - nota - c'è lo spazio per donare il Vangelo" alla cultura e alla società nipponica. "Se concepiamo il cristianesimo come una 'religione', esso non entrerà nel cuore dei giapponesi. Se invece è una via in cui i battezzati portano l'esperienza di Cristo, allora capiamo che il Giappone è vicino al Vangelo, riscopriamo Cristo già presente in questa cultura", sottolinea.<br />Il Vescovo ausiliare racconta l'esperienza dello "Shinsei-kaikan", il Centro culturale cattolico di cui è responsabile dal 2021, che si trova in uno dei quartieri centrali di Tokyo: uno spazio aperto e accogliente dove ai giovani universitari, anche non cattolici, si propone di "camminare insieme" , seguendo e partecipando ad attività culturali, corsi biblici, incontri su temi di arte e cultura, o questioni sociali. <br />Il nome del Centro significa "Vita e verità". Venne fondato nel 1934 dal prete diocesano p. Soichi Iwashita come dormitorio dedicato a San Filippo Neri: "Egli capì che il Giappone stava andando verso la guerra mondiale, come paese imperialista iper-militarizzato e intendeva donare ai giovani il seme di una spiritualità cristiana. L’obiettivo, in quel momento, era favorire la crescita dei giovani e radicarli nei valori cristiani. Oggi, Shinsei-kaikan è disponibile per tutte le persone, e in particolare per coloro che cercano un significato nella loro vita o sono in difficoltà", riferisce.<br />"Siamo un puntino nell'area del grande complesso della sede centrale della Soka Gakkai, la associazione buddhista. Portiamo avanti la nostra missione soprattutto tra i giovani, tra fenomeni sociali preoccupanti", nota. Tra i fenomeni citati, nella società giapponese vi è quello dei "Cosplay , "per cui "i giovani si travestono e vivono la vita di quel personaggio dei cartoni animati; esso diventa una forma di evasione dalla realtà, da una mentalità molto rigida - che fin dalle scuole elementari incanala in bambini in un sistema di regole ferree. Queste persone cominciano a vivere questa vita che non è reale, ma diventa vita reale. Possono esprimere quello che hanno dentro e metterlo in un costume che diventa la loro identità nuova, una doppia vita e una rete di contatti doppi. Il che può portare squilibri psicologici e sociali". <br />Un secondo grave fenomeno che si riscontra è quello dei suicidi: "E' ancora molto alto il numero di suicidi, soprattutto nel mondo giovanile, è una piaga incredibile: siamo arrivati a 36 mila l'anno, un cifra altissima, una vera guerra". Spesso il fenomeno dell'hikikomori - il giovane che si rintana e si chiude nella sua stanza senza più uscire nel mondo esterno - è l'anticamera della depressione e del suicidio, spiega: "Alla base c'è la paura della società, paura di non riuscire nella vita, oppure uno shock relazionale avuto nella scuola, come ad esempio il bullismo. La definisco 'l'anoressia del Giappone', una anoressia psicologica, cioè il tagliare con tutti i legami fondamentali della vita".<br />Racconta p. Lembo: "Abbiamo seguito tanti di questi ragazzi e bisogna fare uno sforzo immane per cercare di tirarli fuori dal guscio, andare e stare con loro tanti giorni, parlare, sperare che almeno vogliano fare qualcosa fuori di casa. Sono molto impauriti e debilitati. Di recente uno dei nostri ragazzi che si è tolto la vita, qualche giorno prima di Natale. Figlio di dottori famosi, la sorella maggiore anche lei laureata in medicina, doveva studiare per una sorta di obbligo morale verso la famiglia. E' arrivato alla laurea a marzo dell'anno scorso, poi è crollato. Il ragazzo avrebbe dovuto ricevere il battesimo a Natale, ma non ci è arrivato. Sono storie tristi. Ma anche da queste tragedie il Signore può far germogliare nuova speranza per le famiglie: i genitori hanno iniziato un cammino di supporto psicologico e anche un approfondimento della fede cristiana e hanno ricevuto il battesimo", racconta.<br />Trasformatosi da dormitorio in Centro culturale giovanile, proponendo corsi serali di introduzione alla fede cristiana e alla Bibbia, circa 30 anni fa il Centro si aperto anche agli adulti e adesso - spiega - si muove in quattro ambiti fondamentali: "Il primo è l'insegnamento cristiano per giovani e adulti, si parla di catechismo, della storia del Chiesa; un altro pilastro è lo studio della società giapponese: invitiamo studiosi e sociologi a presentare le sfide e le questioni generali che interessano tutti; c'è poi il il ramo della cultura cristiana, che tocca l'arte e la musica sacra: ad esempio tengo un corso su 'Arte e Bibbia', che riscuote molto interesse; infine c'è l'ambito della eredità cristiana dunque l'approccio, lo studio e la riflessione sui padri della Chiesa".<br />Il Centro funziona dal martedì alla domenica, tiene corsi dal mattino e al pomeriggio e ogni sera c'è qualche attività dedicata alla socializzazione degli universitari, come preghiera, incontro, condivisione del pasto . "Lo Shinsei-kaikan vuol'essere un luogo per l'apprendimento, un luogo per l'amicizia, un luogo per il relax. Accompagniamo i giovani a riscoprire la bellezza del loro cuore, a sperimentare la gioia della fraternità, a promuovere un senso di fiducia nelle persone e uno sviluppo equilibrato. In questo cammino presentiamo la persona di Gesù attraverso i racconti evangelici, annunciamo il suo messaggio di amore".<br />A livello giuridico il Centro non è direttamente dipendente dalla diocesi e, grazie all'intuizione di un ex vescovo ausiliare di Tokyo, Kazuhiro Mori, che lo ha ampliato, ha scelto un'altra configurazione: "Mori ha preferito e consigliato di farne un ente sociale e siamo riusciti a ottenere questa certificazione dal 2021, il che conferisce una possibilità di apertura e accoglienza a largo raggio". <br />Il Centro, rimarca p. Lembo, resta "un' opera di evangelizzazione della cultura, nella cultura, con gli strumenti della cultura di oggi. Siamo anche on-line, abbiamo i social media. La strada è far dialogare la fede con la cultura giapponese, una cultura splendida che ha il sostrato dello shintoismo che è essenzialmente vita, in cui c'è tutto rapporto con la natura, il rapporto con la bellezza. Vi è poi il buddismo che è silenzio, pulizia, gentilezza, pazienza. In Giappone basta guardare la finezza e l'arte dei giardini Zen, un mondo di significati e una vera esperienza spirituale. Il cristianesimo entra in queste coordinate per poter annunciare il Vangelo. Per questo uno dei punti fondamentali è l'arte e cerchiamo un ponte con l'arte giapponese". <br />Conclude il Vescovo ausiliare: "In questa finezza giapponese, ci può stare anche lo 'sbilanciamento' cristiano, l'amore di Cristo in croce. Si può comunicare Gesù con le categorie giapponesi. Nel Centro Shinsei-kaikan camminiamo insieme. E in questo cammino ogni persona può scoprire che c'è un qualcosa di diverso, c'è Cristo".<br /> Thu, 27 Jun 2024 10:26:29 +0200ASIA/CINA - A Hangzhou si insedia il nuovo Vescovo Giuseppe Yang Yongqiang, nominato da Papa Francesco il 12 giugnohttps://www.fides.org/it/news/75150-ASIA_CINA_A_Hangzhou_si_insedia_il_nuovo_Vescovo_Giuseppe_Yang_Yongqiang_nominato_da_Papa_Francesco_il_12_giugnohttps://www.fides.org/it/news/75150-ASIA_CINA_A_Hangzhou_si_insedia_il_nuovo_Vescovo_Giuseppe_Yang_Yongqiang_nominato_da_Papa_Francesco_il_12_giugnodi Marta Zhao <br /><br />Hangzhou – Il Vescovo Giuseppe Yang Yongqiang si è insediato oggi, giovedì 27 giugno, nella sede episcopale di Hangzhou, capoluogo della provincia cinese di Zhejiang. Il Vescovo Yang era stato trasferito a Hanghzhou dalla sede di Zhoucun con nomina di Papa Francesco. Il bollettino della Sala stampa diffuso sabato scorso aveva riferito che «Nel quadro del dialogo relativo all’applicazione dell’Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese, in data 12 giugno 2024, il Santo Padre ha nominato S.E. Mons. Giuseppe Yang Yongqiang Vescovo di Hangzhou , trasferendolo dalla sede di Zhoucun ».<br /><br />Secondo informazioni pervenute all’Agenzia Fides, la cerimonia per l’insediamento del nuovo Vescovo è stata presieduta da don Paolo Zheng Jiamao, cancelliere diocesano, mentre don Giuseppe Yang Yu ha letto la Lettera di approvazione dei vescovi cinesi. Hanno preso parte alla cerimonia anche Giuseppe Shen Bin, Vescovo di Shanghai, e Francesco Saverio Jin Yangke, Vescovo della diocesi di Ningbo . <br />Nel suo discorso, il Vescovo Giuseppe Yang ha dichiarato che unirà e guiderà i sacerdoti e i laici per promuovere la trasmissione sana della fede cattolica e annunciare il Vangelo a Hangzhou. «Daremo in nostro contributo» ha detto tra l’altro il Vescovo Yang «alla crescita della provincia di Zhejiang, alla cinesizzazione delle pratiche religiose e alla modernizzazione della gestione degli affari religiosi».<br />Giuseppe Yang Yongqiang – come ha riferito il Bollettino della Sala Stampa vaticana di sabato 22 giugno - è nato l’11 aprile 1970 a Boxing . Ha condotto gli studi filosofici e teologici presso il Seminario dello Spirito Santo dello Shandong e presso quello di Sheshan, a Shanghai. Il 15 giugno 1995 ha ricevuto l’ordinazione presbiterale. Dopo aver svolto il ministero di parroco, è stato inviato ad approfondire la propria formazione presso il Seminario Nazionale di Pechino. In seguito, ha ricoperto l’incarico di docente presso il Seminario dello Spirito Santo dove lui stesso si era formato. Nominato Vescovo Coadiutore di Zhoucun, è stato consacrato il 15 novembre 2010 e l’8 febbraio 2013 è succeduto al Vescovo Ma Xuesheng alla guida di quella sede episcopale. Il 12 giugno 2024 Papa Francesco ha nominato Giuseppe Yang Yongqiang Vescovo di Hangzhou. <br />Hangzhou, capoluogo della provincia di Zhejiang, è tra le città più sviluppate del Paese sul piano economico e tecnologico. Per diversi anni consecutivi è stata ai primi posti nelle graduatorie del prodotto interno lordo cinese. Nel 2023 ha superato 2 trilioni di GDP. Oggi, da città del turismo e della cultura, Hangzhou si è rapidamente trasformata in città industriale di rilievo internazionale, venendo scelta come sede di eventi come il G20 del 2016 e i Giochi Asiatici del 2022. Lo sviluppo industriale e la riqualificazione che lo accompagna continuano a offrire opportunità di crescita alla città. Da qui Jack Ma Yun ha fatto partire la sua attività digitale con la fondazione di Alibaba.com, poi diventato Alibaba Group.<br />La comunità cattolica di Hangzhou fa tesoro della sua lunga e gloriosa storia, di cui fanno parte anche figure straordinarie di missionari gesuiti come Matteo Ricci, Lazare Cattaneo, Nicolas Trigault. Una schiera in cui risalta soprattutto la figura di Martino Martini: la città custodisce con cura il mausoleo in un Parco dedicato al grande gesuita storico, geografo e cartografo italiano, vissuto dal 1614 al 1661. <br />Thu, 27 Jun 2024 10:22:57 +0200ASIA/CINA - Le opere caritative cattoliche in soccorso delle popolazioni colpite dalle alluvionihttps://www.fides.org/it/news/75149-ASIA_CINA_Le_opere_caritative_cattoliche_in_soccorso_delle_popolazioni_colpite_dalle_alluvionihttps://www.fides.org/it/news/75149-ASIA_CINA_Le_opere_caritative_cattoliche_in_soccorso_delle_popolazioni_colpite_dalle_alluvioniMeizhou – Ancora una volta, su mandato del Vescovo di Pechino Giuseppe Li Shan di Pechino e del Vescovo di Shanghai Giuseppe Shen Bin, la rete di opere caritative cattoliche è in prima linea nelle operazioni di soccorso per le vittime delle inondazioni e delle frane che hanno colpito soprattutto la città di Meizhou, nella provincia di Guangdong, causando gravi perdite di vite umane. <br />Dal 21 giugno, in coordinamento con l’autorità civile locale, la squadra cattolica di soccorso guidata da Giuseppe Liao Hongqing, vescovo di Meizhou, è entrata nelle zone più colpite dall'alluvione per portare conforto morale spirituale alla popolazione, distribuendo alcuni materiali di soccorso donati dalla diocesi di Guangzhou e altri raccolti da Jinde Charities, l’opera caritativa cattolica con sede a Shijiang, capoluogo della Provincia di Hebei.<br />Nello stesso tempo, Jinde opera in stretta collaborazione col Consiglio dei Vescovi della provincia di Guangdong, e soprattutto con Giuseppe Gan Junqiu, vescovo di Guangzhou e Giuseppe Huang Bingzhang, vescovo di Shantou, che hanno contattato diverse chiese delle aree colpite e le autorità locali per comprendere le dimensioni del disastro e per attuare il piano di soccorso.<br />Secondo informazioni di prima mano fornite dal Vescovo Giuseppe Liao, che sta continuando a muoversi nelle varie zone colpite, il compito più urgente è quello di eliminare i fango e portare l’acqua potabile, cibo e altre forniture di emergenza. Inoltre, alcune scuole nell'area sono state gravemente danneggiate e vanno fornite attrezzature al fine di consentire agli studenti di riprendere le lezioni il prima possibile per completare il semestre<br />Le comunità cattoliche di tutto il Paese stanno pregando e mobilitandosi per le persone nelle zone colpite e per le opere di soccorso.<br />La diocesi di Meizhou fu istituita nel 1850 grazie all’opera di annuncio del Vangelo di missionari francesi. Nel 1925, la cura pastorale dell’area fu affidata ai missionari di Maryknoll. <br />Dopo la rinascita della vita della Chiesa del 1978, si è registrata nella diocesi una incoraggiante fioritura nel campo pastorale, caritativo e delle opere sociali. Oggi, la comunità cattolica conta oltre 50,000 battezzati, decine di sacerdoti, 15 suore della congregazione diocesana delle Missionarie della Santa Madre di Dio, 45 chiese e cappelle <br /> <br />Wed, 26 Jun 2024 13:26:02 +0200AFRICA/KENYA - “La gente è alla disperazione, per questo è scesa nelle strade”https://www.fides.org/it/news/75148-AFRICA_KENYA_La_gente_e_alla_disperazione_per_questo_e_scesa_nelle_stradehttps://www.fides.org/it/news/75148-AFRICA_KENYA_La_gente_e_alla_disperazione_per_questo_e_scesa_nelle_stradeNairobi – “Si è trattato di una vera protesta popolare, inizialmente pacifica, anche se si sono infiltrati provocatori e malviventi” dice all’Agenzia Fides Padre Alfonso Poppi, missionario della Fraternità sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, da Nairobi, dove ieri 25 giugno, le proteste contro la nuova legge finanziaria sono degenerate nella violenza, con la folla che ha assalito il Parlamento e la sede del governatore. Negli scontri con la polizia almeno 13 persone sono morte, secondo fonti ospedaliere.<br />“Ora la situazione sembra tornata calma” riferisce padre Alfonso. “Quello che è da sottolineare è che per la prima volta il popolo keniano è sceso in piazza non richiamato da qualche leader politico, ma in maniera spontanea, sull’onda del tam tam dei social media”. “La gente è veramente alla disperazione per l’alto costo della vita e le nuove tasse previste dalla legge finanziaria non fanno altro che aggravare la situazione”. “La popolazione si sente tradita dal Presidente William Ruto che in campagna elettorale aveva fatto promesse mirabolanti sulla creazione di posti di lavoro. Ma si sente tradita anche da quei deputati dell’opposizione che hanno votato a favore della legge finanziaria. Quindi la popolazione, specie i giovani, ha deciso di prendere la situazione nelle proprie mani, scendendo per le strade” dice p. Alfonso.<br />“La rabbia della gente è accresciuta dalla corruzione dilagante che fa sì che i soldi delle tasse vengono sprecati in lussi dei quali beneficiano i “soliti noti” continua il missionario. “L’assalto al Parlamento, pur condotto con il concorso di elementi delinquenziali, è il simbolo dell’esasperazione derivante dal divario tra la popolazione e una classe dirigente percepita come corrotta e indifferente alla sorte della gente comune”.<br />Questa situazione è ben rappresentata dal messaggio letto dai Vescovi in diretta televisiva, intitolato “Dio salvi il nostro amato Paese”.<br />“La legge finanziaria 2024-2025 ha provocato reazioni di rigetto da parte dei keniani. Se adottata nella sua corrente forma aggiungerà sofferenza a molte famiglie che stanno già soffrendo le conseguenze della precedente legge finanziaria, 2023-2024” scrivono i Vescovi. “La Conferenza Episcopale del Kenya ha di recente sollevato formalmente al governo le proprie preoccupazioni per la legge finanziaria e apprezziamo che sono state apportate modifiche importanti al disegno di legge. Ma riteniamo che altre importanti richieste non sono state inserite. Sottolineiamo che se ogni keniano deve pagare le tasse, il governo non deve tassare eccessivamente i cittadini”. “Non si può negare cosa si intende per tassazione eccessiva: il Paese sanguina e quindi chiediamo al governo di riflettere sulla questione con la serietà necessaria” sottolinea la Conferenza Episcopale.<br />I Vescovi colgono la dimensione generazionale della protesta, affermando di “comprendere perché la generazione Z è scesa in strada per esprimere la sua collera nei confronti del governo. La nuova generazione vive l’impatto negativo che le tasse eccessive ha sulle loro vite. Il governo deve affrontare la scottante verità che le famiglie soffrono enormemente. I giovani sono giunti al punto di esprimere la rabbia per l’insensibilità del governo per le tasse ingiustificate che innalzano il costo della vita”. “Il governo deve ascoltare la sofferenza dei cittadini. Ignorarla significa solo accrescere le tensioni nel Paese e gettare i giovani e i cittadini nella disperazione. Supplichiamo il Presidente di ascoltare la voce dei tanti in sofferenza e di rispondere concretamente alla situazione odierna scatenata dal disegno di legge finanziaria” concludono. <br />Wed, 26 Jun 2024 11:41:19 +0200ASIA/INDIA - Con la prima sessione della Lok Sabha, torna in agenda la questione della violenza in Manipurhttps://www.fides.org/it/news/75147-ASIA_INDIA_Con_la_prima_sessione_della_Lok_Sabha_torna_in_agenda_la_questione_della_violenza_in_Manipurhttps://www.fides.org/it/news/75147-ASIA_INDIA_Con_la_prima_sessione_della_Lok_Sabha_torna_in_agenda_la_questione_della_violenza_in_ManipurImphal - Nella prima sessione della Lok Sabha, la Camera eletta dalle recenti elezioni in India, i parlamentari hanno rieletto presidente della Camera il politico Om Birla, membro del Bharatiya Janata Party il partito governo del presidente Narendra Modi. Birla nel suo primo discorso ha auspicato che nell'assemblea si tengano "discussioni significative e costruttive", invocando la collaborazione delle opposizioni. La prima riunione della Lok Sabha ha coinciso con manifestazioni pacifiche di protesta in tutto lo stato di Manipur, in India nordorientale, territorio travagliato nell'ultimo anno da un conflitto interetnico . La comunità Meitei, uno dei due gruppi in lotta, quello maggioritario, ha protestato per il "passo indietro compiuto" nella vicenda, un passo per loro sfavorevole. I meitei infatti chiedono di essere inclusi tra le "Scheduled tribes" e una sentenza di un tribunale del 2023 aveva disposto in tal modo. Quella sentenza generò la reazione dei Kuki-zo, contrari a questa inclusione e, da gruppo minoritario, timorosi che di perdere terreni loro riservati. Una successiva sentenza dell'Alta Corte ha annullato il verdetto precedente, riportando lo status quo antea. Ma questa soluzione, naturalmente, non è accettata dai Meitei. <br />D'altro canto le tribù Kuki hanno ribadito la richiesta di una amministrazione separata nel Manipur, segnalando la necessità di un territorio sicuro per le comunità tribali che condividono legami etnici con le tribù del vicino Mizoram e anche dello stato Chin del Myanmar.<br />Al di là delle rispettive rivendicazioni, tema comune nelle manifestazioni di entrambe le parti è stato l’appello a porre fine alla violenza che si trascina da oltre un anno. I manifestanti hanno affermato che la questione del Manipur dovrebbe essere discussa in Parlamento e risolta il prima possibile prima che si perdano altre vite. Il Primo Ministro di Manipur, Nongthombam Biren Singh, ha dichiarato che" la pace tornerà nel suo Stato in due o tre mesi" data la priorità data alla risoluzione della crisi da parte del nuovo governo di Narendra Modi . “La violenza nel Manipur si è ridotta negli ultimi sette mesi, con la riapertura delle scuole e degli esercizi commerciali", ha detto Singh, riferendo che si sta elaborando un piano d'azione in seguito a una recente riunione presieduta dal ministro dell'Interno Amit Shah.Nella valle Imphal, capitale dello stato, centinaia di donne hanno marciato in silenzio chiedendo al governo di allentare militarizzazione del territorio e rimuovere i posti di blocco, per consentire di riprendere la vita normale, anche perchè i gruppi militanti hanno firmato un cessate il fuoco che impone ai contendenti di rimanere in aree designate e di tenere le loro armi in depositi chiusi e controllati.<br />Nei distretti a maggioranza Kuki centinaia di persone si sono radunate per partecipare a marce e manifestazioni. Hanno chiesto al governo di unire tutte le aree Kuki nel Manipur, richiesta avanzata soprattutto dal gruppo Kuki Indigenous Tribal Leaders Forum , che chiede una "urgente soluzione politica" alla crisi etnica del Manipur. La richiesta politica è creare un nuovo territorio dell'Unione con potere legislativo ai sensi dell'articolo 239 della Costituzione indiana. <br />"Se il governo vuole la pace, allora deve venire qui e trovare la pace. Abbiamo bussato alle porte del governo centrale nella nostra ricerca della pace", ha detto Paolienlal Haokip, uno dei leader Kuki, membro della assemblea statale del Manipur,. D'altro canto Mayanglambam Bobby, presidente dell'influente gruppo della società civile meitei "People's Alliance for Peace and Progress", ha rimarcato l'origine della violenza : "La violenza a Manipur è iniziata quando militanti Kuki hanno dato fuoco alle case e alle proprietà dei Meitei il 3 maggio 2023". Poi la reazione e il conflitto generalizzato. Per la ricerca della pace, suggerisce "è necessario un atto di scuse dei Kuki per aver attaccato i Meitei; poi i gruppi Meitei ricambieranno. Questo è il meccanismo e per risolvere le controversie". Secondo R.K. Nimai, esperto funzionario che ha una vasta esperienza nella gestione delle complesse questioni sociali del Manipur, "la crisi del Manipur è molto delicata, entrambe le comunità sono ferite per la disattenzione del governo centrale". Il punto è cercare di restaurare la fiducia, scongiurare nuova violenza, avviare un canale di dialogo, grazie una mediazione accettata da ambo le parti. Oltre 225 persone sono state uccise e circa 62.000 sfollate da quando è scoppiata la violenza etnica tra il popolo Meitei e il popolo Kuki-Zo il 3 maggio 2023. Gli sfollati interni, quelli che soffrono maggiormente, sono coloro che attendono con maggiore trepidazione un passo verso la riconciliazione. <br /> Wed, 26 Jun 2024 11:34:46 +0200ASIA/LIBANO - Il Cardinale Parolin ai capi religiosi: in mezzo ai conflitti, il Libano rimanga un modello di convivenzahttps://www.fides.org/it/news/75146-ASIA_LIBANO_Il_Cardinale_Parolin_ai_capi_religiosi_in_mezzo_ai_conflitti_il_Libano_rimanga_un_modello_di_convivenzahttps://www.fides.org/it/news/75146-ASIA_LIBANO_Il_Cardinale_Parolin_ai_capi_religiosi_in_mezzo_ai_conflitti_il_Libano_rimanga_un_modello_di_convivenzaBeirut – “Oggi il Libano deve rimanere un modello di convivenza e di unità alla luce delle crisi e delle guerre in corso”. Lo ha detto il Cardinale Pietro Parolin, rivolgendosi a alti rappresentanti di Chiese e comunità religiose presenti in Libano, da lui incontrati nella mattinata di martedì 25 giugno a Bkerké, presso la sede del Patriarcato maronita. ”Io sono qui oggi” ha aggiunto il Cardinale nel breve discorso rivolto ai presenti, rifereindosi alla crisi istituzionale attraversata dal Paese dei Cedri “per cercare di aiutare a raggiungere una soluzione alla crisi del Libano, che non elegge un Presidente, cercando di raggiungere soluzioni che vadano bene a tutti, e spero che oggi possiamo tutti raggiungere una soluzione alla crisi attuale".<br />L’incontro con i capi di comunità cristiane e musulmane libanesi a BkercKé è stato convocato dal Patriarca maronita, il Cardinale Bechara Boutros Rai. All’incontro, tra gli altri, hanno preso parte anche il Catholicos armeno ortodosso Aram I, il Patriarca armeno cattolico Rafael Minassian, il Patriarca melchita romano Youssef Absi, il Gran Mufti della Repubblica Abdul Latif Derian, e il capo del Consiglio islamico alawita, lo Sheikh Ali Kaddour. All’incontro non erano presenti rappresentanti sciiti, mentre vi hanno preso parte anche capi politici cristiani come Gibran Bassil, del Movimento Patriottico Libero, il capo del Movimento Marada, Suleiman Frangieh, e un rappresentante del Presidente delle Forze Libanesi Samir Geagea.<br />All'inizio dell'incontro, il Patriarca maronita Rai ha detto che la “famiglia libanese" vive oggi “una fase molto difficile, e spero che lanceremo un richiamo all'importanza di pregare per la pace e la fine delle guerre che la regione e il Libano non possono più sopportare".<br />Il cardinale Pietro Parolin, arrivato nella capitale<br />libanese domenica scorsa su formale invito dell'Ordine di Malta.<br />Il programma dei suo giorni di permanenza in terra libanese prevede anche incontri col presidente del parlamento Nabih Berri e col premier ad interim Najib Mikati. <br />Wed, 26 Jun 2024 11:32:37 +0200AMERICA/COLOMBIA - “Non bisogna rassegnarsi”: la preoccupazione dei vescovi latinoamericani per il flagello del narcotrafficohttps://www.fides.org/it/news/75145-AMERICA_COLOMBIA_Non_bisogna_rassegnarsi_la_preoccupazione_dei_vescovi_latinoamericani_per_il_flagello_del_narcotrafficohttps://www.fides.org/it/news/75145-AMERICA_COLOMBIA_Non_bisogna_rassegnarsi_la_preoccupazione_dei_vescovi_latinoamericani_per_il_flagello_del_narcotrafficoBogotà – “La capacità del fenomeno del narcotraffico di infiltrarsi e corrompere i poteri dello Stato, della polizia, delle forze armate forze, i media, le imprese, insomma tutte le istituzioni della democrazia desta profonda preoccupazione". Il forte appello arriva dalla presidenza del Consiglio episcopale latinoamericano e caraibico in occasione della Giornata Internazionale, che si celebra il 26 giugno di ogni anno, contro l’abuso e il traffico illecito di droga per il dilagare del traffico di stupefacenti nella regione.<br /><br />Nel messaggio pervenuto all’Agenzia Fides i vescovi del subcontinente lamentano il fatto che questa attività illecita "abbia saputo trovare complicità nei sistemi finanziari, eludendo controlli e ispezioni, e perfino trovando escamotage, come la finanza decentralizzata delle criptovalute”.<br /><br />“Il traffico di droga è la dissoluzione degli Stati, la sostituzione dello Stato di diritto con l’instaurazione di un altro diritto, quello del più forte. È un segno del crollo della civiltà occidentale. Come possiamo non esprimere la nostra preoccupazione oggi?", dicono i vescovi latinoamericani e caraibici che, ricordando che ogni vita è sacra, incoraggiano tutti i membri della Chiesa e i popoli dell’America Latina e dei Caraibi a non arrendersi e a continuare ad agire a tutela della vita, anteponendola al potere e al denaro. “In ogni luogo dove si abbraccia chi soffre, dove si creano le condizioni per uno sviluppo umano integrale, dove si allarga la tavola perché tutti possano mangiare, nasce la speranza”.<br /><br />Le reti di narcotrafficanti stanno prendendo sempre più piede arrivando al punto di formare propri eserciti, bande e gruppi violenti per controllare i territori. A ciò si aggiungono i danni che stanno provocando ai giovani che perdono la vita a causa del consumo di queste sostanze, oltre a quello alle famiglie che si stanno sgretolando a causa di questa dolorosa realtà.<br /><br />Due anni fa, l'organismo ecclesiastico ha lanciato la Pastorale Latinoamericana e la Prevenzione delle Dipendenze, “per metterci ancora una volta al servizio della vita, e per riunire tutti gli spazi che nella regione sono impegnati a tutelarla", dichiarano i vescovi che concludono il loro messaggio elevando una preghiera per le vittime del narcotraffico e chiedendo l'intercessione della Vergine di Guadalupe, patrona dell'America, affinché benedica la vita di tutti i popoli e li incoraggi affinché trovino sentieri di pace che conducano alla Vita piena.<br /><br /> <br />Wed, 26 Jun 2024 10:44:55 +0200ASIA/LIBANO - Un colloquio teologico internazionale per rilanciare la vocazione ecumenica della Chiesa melchitahttps://www.fides.org/it/news/75144-ASIA_LIBANO_Un_colloquio_teologico_internazionale_per_rilanciare_la_vocazione_ecumenica_della_Chiesa_melchitahttps://www.fides.org/it/news/75144-ASIA_LIBANO_Un_colloquio_teologico_internazionale_per_rilanciare_la_vocazione_ecumenica_della_Chiesa_melchitaBeirut – Mentre la Chiesa cattolica greco-melchita celebra i 300 anni dal ripristino della piena comunione con la Chiesa di Roma , un Colloquio teologico internazionale di alto livello punta a rilanciare la valenza e la vocazione ecumenica di quella comunità ecclesiale e delle altre Chiese cattoliche orientali, in un momento in cui anche i conflitti geopolitici lacerano Chiese sorelle appartenenti alla stessa tradizione, come le Chiese dell’Ortodossia. <br />Il Colloquio, organizzato dal Patriarcato cattolico greco melchita, è iniziato nel pomeriggio di lunedì 24 giugno con un breve intervento del Patriarca melchita Youssef Absi e si conclude mercoledì 26 giugno. I lavori del Convegno, intitolato “La Chiesa greco-melchita cattolica, l’unione con Roma e nuove prospettive”, si svolgono presso il Centre Liqaa a Raboueh .<br />L’unione dei greco melchiti con Roma – si legge nei testi di presentazione del colloquio - costituisce un punto di svolta della loro storia: “Antiocheni, calcedoniani, di tradizione bizantina e di cultura araba, aperti alle civiltà dell’Europa orientale e occidentale, la loro adesione al cattolicesimo proviene da molteplici fattori che hanno, nel corso del tempo, plasmato la loro identità propria”. <br />Il Concilio Vaticano II ha offerto alla Chiesa greco melchita una “occasione unica per richiamare, in seno alla Chiesa cattolica, la ricchezza del cristianesimo orientale, il senso della cattolicità, l’urgenza dell’unità, e di definire il ruolo delle Chiese orientali cattoliche”. <br />Il Colloquio in corso in Libano rivendica per la compagine ecclesiale melchita il ruolo di “Chiesa ponte” e il suo protagonismo in campo ecumenico, ben rappresentato dalle iniziative messe in campo da vescovi e Patriarchi melchiti per ripristinare la piena comunione con i fratelli ortodossi che si considerano anch'essi eredi della antica Chiesa di Antiochia. Nelle giornate di studio condiviso si fa riferimento al famoso progetto denominato “Iniziativa Zoghby”, dal nome del grande Arcivescovo melchita Elias Zoghby che più volte, dopo il Vaticano II, cercò strade per ripristinare la piena comunione tra Chiesa melchita e Patriarcato greco ortodosso di Antiochia, immaginando che tale iniziativa avrebbe aperto pionieristicamente la strada alla piena comunione tra la Chiesa cattolica e tutte le Chiese ortodosse di tradizione bizantina.<br /> <br />Tra gli interventi più qualificati in programma al Colloquio di Raboueh figurano anche quelli dell’Archimandrita Elisée Marzi, dell’Université Saint-Joseph, su “La Chiesa melchita come laboratorio ecclesiologico”, e di padre Gaby Hachem, teologo dell’Université Saint-Esprit di Kaslik, sul tema “Il Patriarcato melchita al Concilio Vaticano II e nel processo sinodale” <br />Tue, 25 Jun 2024 13:31:38 +0200ASIA/PAKISTAN - Il Parlamento condanna i linciaggi di massa e chiede il rispetto dello stato di dirittohttps://www.fides.org/it/news/75143-ASIA_PAKISTAN_Il_Parlamento_condanna_i_linciaggi_di_massa_e_chiede_il_rispetto_dello_stato_di_dirittohttps://www.fides.org/it/news/75143-ASIA_PAKISTAN_Il_Parlamento_condanna_i_linciaggi_di_massa_e_chiede_il_rispetto_dello_stato_di_dirittoIslamabad - Il Parlamento federale del Pakistan ha approvato una risoluzione che affronta e condanna la grave pratica del "linciaggio di massa", tornata agli onori delle cronache di recente per diversi incidenti come quelli recenti di Sargodha e di Peshawar . La risoluzione, approvata il 23 giugno, ribadisce l'importanza di far rispettare lo stato di diritto e sottolinea l'urgenza di proteggere delle minoranze. E' un passo significativo nell'ambito legislativo, si nota sui mass-media pakistani, per combattere la violenza e garantire la sicurezza e i diritti di tutti i cittadini. La risoluzione, promossa dal ministro della Giustizia Azam Nazeer Tarar, sottolinea che il diritto alla vita è il diritto più importante sancito dalla Costituzione del Pakistan. “Ogni persona deve essere trattata in conformità con la legge e non altrimenti”, si legge. Il Parlamento pakistano ha espresso seria preoccupazione per il linciaggio di cittadini accusati di reati di blasfema nello Swat e a Sargodha, rilevando con grave preoccupazione che tali incidenti sono in aumento. “Tali azioni non possono essere tollerate in nessuna società civile”, ha dichiarato il ministro. Il testo esorta poi sia il governo federale sia i governi provinciali a garantire la sicurezza e l’incolumità di tutti i cittadini, comprese le minoranze religiose e altri segmenti vulnerabili della società e chiede di adottare misure immediate per identificare, indagare e perseguire le persone coinvolte in questi incidenti.<br />La risoluzione ha ricevuto un sostegno da tutte le forze politiche. Il testo auspica misure rigorose per prevenire i linciaggi di massa e per frenare l’uso improprio delle leggi sulla blasfemia, salvaguardando vite innocenti. Durante il dibattito parlamentare, il ministro federale per la Pianificazione e lo sviluppo, Ahsan Iqbal, ha sottolineato che non si tratta di incidenti isolati, ma di una serie preoccupante di atti violenti commessi in nome della religione. Il ministro della Difesa, Khawaja Muhammad Asif, ha fatto eco , esortando l'Assemblea nazionale ad adottare una posizione chiara sulla questione. Il ministro della Giustizia Azam Nazir Tarar che, insieme ad altri legislatori, ha svolto un ruolo determinante nell'elaborare e presentare in assemblea la risoluzione, ha ribadito l'impegno del governo per la giustizia e per la tutela dei diritti umani.<br />Una simile risoluzione è stata presentata e approvata all'unanimità anche dal Parlamento regionale del Punjab ieri, 24 giugno. Il testo condanna fermamente gli episodi di blasfemia e chiede protezione per tutti i cittadini. La risoluzione, promossa dalla parlamentare musulmana Raheela Khadim Hussain, della Pakistan Muslim league-Nawaz , afferma che "gli episodi di violenza per presunta blasfemia sono estremamente preoccupanti e non possono essere tollerati né restare impuniti. Intervenuto nell'occasione, il presidente dell'Assemblea del Punjab, Malik Muhammad Ahmed Khan, ha affermato che tali violenze e i linciaggi di massa costituiscono una patente violazione della Costituzione, che garantisce i diritti di tutti i cittadini.<br />Le due risoluzioni, quella nazionale e quella regionale del Punjab, sono state sostenute da vari membri del parlamento, tra i quali i parlamentari cristiani. Il loro sostegno e il loro impegno verso questa causa sono stati determinanti nel portare la questione in primo piano, al fine di affrontare la violenza delle folle e proteggere le comunità vulnerabili.<br />Secondo le organizzazioni della società civile pakistana " è un passo significativo nel contesto attuale, al fine di promuovere la giustizia e l’uguaglianza nel paese. I politici hanno iniziato a discutere di questa legge in parlamento, va apprezzato il loro coraggio. Cresce la consapevolezza che occorre fermare il continuo abuso della legge sulla blasfemia, e questa risoluzione è un faro di speranza che questa discussione non si fermi qui ma che si trovano soluzioni concrete per salvare vite innocenti", sottolinea Nasir Saeed, direttore della Ong "Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement" . "Tali risoluzioni aprono la strada a riforme giuridiche più complete che si spera portino a cambiamenti tangibili sul campo, garantendo che i diritti di tutti i cittadini siano rispettati. Il governo e i legislatori hanno ora il compito di attuare queste risoluzioni in modo efficace e di lavorare per una società più giusta e inclusiva", nota.<br />Intanto a Peshawar, nella provincia settentrionale di Khyber Pakhtunkhwa, la polizia ha aperto una indagine contro centinaia di persone che hanno attaccato una stazione di polizia e ucciso un uomo sospettato di aver profanato il Corano. Grazie ai video diffusi sui social media, la polizia ha cercato di identificare le persone che il 20 giugno scorso hanno attaccato e bruciato la stazione di polizia di Madyan, popolare destinazione turistica nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, linciando Mohammad Ismail, l'uomo accusato di aver commesso blasfemia. La polizia non ha ancora arrestato nessuno degli aggressori.<br /> <br /><br />Tue, 25 Jun 2024 11:23:32 +0200AFRICA/KENYA - Nuove proteste contro il disegno di legge finanziariahttps://www.fides.org/it/news/75142-AFRICA_KENYA_Nuove_proteste_contro_il_disegno_di_legge_finanziariahttps://www.fides.org/it/news/75142-AFRICA_KENYA_Nuove_proteste_contro_il_disegno_di_legge_finanziariaNairobi – Sono in corso questa mattina, 25 giugno, nuove manifestazioni di protesta contro la legge finanziaria presentata dal governo del Kenya che prevede l'introduzione di nuove tasse .<br />A Nairobi, le forze di sicurezza schierate a protezione del Parlamento e del palazzo presidenziale, si sono scontrate con i dimostranti, sparando candelotti lacrimogeni. Dimostrazioni sono in corso anche in altre città, come Mombasa e Kisumu. <br />Le autorità hanno ribadito di volere rispettare il diritto a manifestare sancito dalla Costituzione, ma sono accusate da alcune organizzazioni di difesa dei diritti umani, di arresti illegali di almeno una dozzina di manifestanti, attivi soprattutto sui social media, che sarebbe stati prelevati nottetempo dalla polizia, venendo trasferiti in luoghi sconosciuti.<br />Il disegno di legge finanziaria mira a raccogliere ulteriori 2,7 miliardi di dollari in tasse per far fronte al pesante debito contratto dal Kenya con creditori internazionali, come il Fondo Monetario Internazionale; i soli pagamenti di interessi consumano il 37% delle entrate annuali statali.<br />Il governo ha già fatto alcune concessioni, promettendo negli emendamenti al disegno di legge di eliminare le nuove tasse proposte su pane, olio da cucina, proprietà di automobili e transazioni finanziarie. Ma ciò non è bastato a soddisfare i manifestanti, che vogliono l’abolizione dell’intero disegno di legge.<br />La protesta è animata in grandissima maggioranza dai giovani. A loro si è rivolto Maurice Muhatia Makumba, Arcivescovo di Kisumu, Presidente della Conferenza Episcopale del Kenya, , invitandoli a non cedere alle sirene della violenza e a prestare attenzione alle provocazioni. “Non lasciatevi infiltrare da persone che hanno secondi fini e vogliono creare il caos", ha detto nella sua omelia della messa di domenica 23 giugno.<br />Mons. Muhatia ha poi chiesto al governo di rispettare l’articolo 37 della Costituzione che garantisce il diritto di manifestare, e rivolgendosi al Presidente William Ruto lo ha invitato a venire incontro alle richieste delle giovani generazioni. <br />Nonostante la pesante condizione debitoria, l’economia keniana sta dando segnali di ripresa con un tasso di crescita del 5,6% nel 2023, trainata dal settore agricolo in seguito al ritorno di piogge abbondanti dopo diversi anni di siccità, e dal settore dei servizi. Anche l’inflazione ha registrato un calo, raggiungendo il 5,1% nel maggio 2024. <br />Tue, 25 Jun 2024 10:56:04 +0200ASIA/INDONESIA - Erezione della Diocesi di Labuan Bajo e nomina del primo Vescovohttps://www.fides.org/it/news/75141-ASIA_INDONESIA_Erezione_della_Diocesi_di_Labuan_Bajo_e_nomina_del_primo_Vescovohttps://www.fides.org/it/news/75141-ASIA_INDONESIA_Erezione_della_Diocesi_di_Labuan_Bajo_e_nomina_del_primo_VescovoCittà del Vaticano - Il Santo Padre in data 21 giugno ha eretto la Diocesi di Labuan Bajo , con territorio dismembrato dalla Diocesi di Ruteng, rendendola suffraganea della Chiesa Metropolitana di Ende. Il Santo Padre ha nominato primo Vescovo di Labuan Bajo, il Rev. Sac. Maksimus Regus, del clero di Ruteng, finora Rettore della Catholic University of St.Paul Ruteng.<br />S.E. Mons. Maksimus Regus è nato il 23 settembre 1973 a Woang, reggenza di Manggarai, nell’attuale Diocesi di Ruteng. Ha frequentato il Pontificio Seminario Romano Minore Pius XII e svolto gli studi in Filosofia e Teologia presso il Pontificio Seminario Maggiore St. Petrus-Ritapiret, Diocesi di Maumere. È stato ordinato sacerdote il 10 agosto 2001.<br />Ha ricoperto i seguenti incarichi e svolto ulteriori studi: Vicario Parrocchiale di Cristo Re ; Presidente della Commissione diocesana per la pastorale giovanile e membro della Commissione diocesana per il dialogo interreligioso ; Studi superiori presso la Facoltà delle Scienze socio-politiche della Universitas Indonesia, Depok ; Studi in Scienze Sociali presso l’Erasmus Universiteit Rotterdam e studi ad Doctoratum presso l’Universiteit van Tilburg ; dal 2018, Docente alla Catholic University of Saint Paul, a Ruteng, e Decano della Facoltà di Scienze Educative e Formative ; dal 2020, Coordinator of diocesan priests of Ruteng.<br /> <br /><br/><strong>Link correlati</strong> :<a href="https://www.fides.org/it/attachments/view/file/Dati_statistici.pdf">DATI STATISTICI</a>Tue, 25 Jun 2024 10:31:34 +0200ASIA/COREA DEL SUD - Con la messa n. 1.413, la Chiesa prega per la pace e la riconciliazione: "Si apra un nuovo cammino"https://www.fides.org/it/news/75140-ASIA_COREA_DEL_SUD_Con_la_messa_n_1_413_la_Chiesa_prega_per_la_pace_e_la_riconciliazione_Si_apra_un_nuovo_camminohttps://www.fides.org/it/news/75140-ASIA_COREA_DEL_SUD_Con_la_messa_n_1_413_la_Chiesa_prega_per_la_pace_e_la_riconciliazione_Si_apra_un_nuovo_camminoSeoul - E' un messaggio di pace e di riconciliazione quello che l'Arcivescovo di Seoul, Peter Soon-taick Chung, lancia in vista dell'anniversario della guerra di Corea. E' un messaggio di speranza e di unità che conferma l'impegno in corso da parte del Comitato per la riconciliazione del popolo coreano dell'arcidiocesi di Seoul e del corrispondente "Comitato nazionale per la riconciliazione" in seno alla Conferenza episcopale della Corea: un impegno di carattere spirituale e materiale, ad agire come operatori di pace", secondo la logica del Vangelo.<br />Alla vigilia dell'anniversario dello scoppio della guerra di Corea - il 25 giugno 1950, inizio di un conflitto che durò dal 1950 al 1953, concludendosi con un armistizio ancora tecnicamente in vigore - e alla vigilia della "Giornata di preghiera per la riconciliazione e l'unità del popolo coreano", istituita dalla Conferenza episcopale coreana nel 1965, proprio per commemorare quel tragico evento, Peter Soon-taick Chung, Arcivescovo di Seoul, chiede un rinnovato impegno per la pace e la riconciliazione, sottolineando "che è fondamentale non trasmettere un'eredità di odio alle generazioni future".<br />Durante l'omelia della messa celebrata oggi, 24 giugno, nella cattedrale di Myeongdong, in occasione della speciale Giornata, mons. Chung ha rimarcato: “Anche se la situazione tra le due Coree può apparire cupa, noi cristiani non possiamo rimanere nella disperazione. Invece, proprio in quest’epoca di crescente animosità la nostra preghiera può illuminare questo tempo con una luce più grande”.<br />L'Arcivescovo ha sottolineato gli insegnamenti del Vangelo, dicendo: “Gesù stesso ha dimostrato che la pace non può essere raggiunta attraverso un approccio occhio per occhio. La pace può essere raggiunta solo attraverso il dialogo” e ha esortato i fedeli a pregare non per la trasformazione dell'altro ma perchè ognuno "sappia emulare la misericordia e la pazienza sconfinate di Dio, scegliendo la via della pace".<br />Riflettendo sulla resilienza del popolo coreano, l’Arcivescovo ha detto: “Il nostro popolo ha mantenuto la speranza di poter superare la povertà, che ha portato al nostro sviluppo economico; ha tenuto salda la speranza di poter superare la dittatura, che ha portato al raggiungimento della democrazia. Ora dobbiamo nutrire una nuova speranza, quella di poter superare la divisione. Questa speranza porterà sicuramente la vera pace nella penisola coreana”. Concludendo l'omelia, mons. Chung ha invitato tutti coloro che vivono nella penisola coreana a “scegliere la via del perdono e della riconciliazione rispetto a quella dell’odio e del risentimento”.<br />Dal 1965, la Conferenza episcopale coreana ha iniziato a celebrare il 25 giugno come "Giornata di preghiera per la Chiesa nel silenzio”. Nel 1992, il nome è stato cambiato in “Giornata di preghiera per la riconciliazione e l’unità del popolo coreano”.<br />Nel 1995, per innovare un impegno che viene ritenuto cruciale per il futuro, l'Arcidiocesi di Seoul ha istituito il Comitato per la riconciliazione del popolo coreano, in occasione del cinquantesimo anniversario della liberazione. <br />Il Comitato organizza momenti spirituali e attività materiali e umanitarie. Un punto fermo è la messa e la preghiera per la pace ogni martedì alle 19 nella cattedrale di Myeongdong. Fino ad oggi, si riferisce, sono state celebrate 1.413 messe, sottolineando la dedizione costante del Comitato nel coltivare la pace e l’unità attraverso la preghiera, la riflessione, la cultura, l'azione. Il Comitato gestisce vari progetti di istruzione e ricerca, sostiene programmi di assistenza per i rifugiati nordcoreani, organizza pellegrinaggi nelle aree di confine nell’ambito del programma “Venti di pace”.<br />Il medesimo impegno è condiviso dal "Comitato nazionale per la riconciliazione" in seno alla Conferenza episcopale della Corea. Il Vescovo Simon Kim Ju-young, presidente del Comitato dei Vescovi, ha dichiarato in occasione della Giornata del 25 giugno: "Dobbiamo guardare dentro i nostri cuori e capire se trattiamo veramente le persone al nord come fratelli. Dobbiamo iniziare un nuovo cammino con un cuore umile, credendo fermamente nel ministero della riconciliazione: chi crede nella pace donata da Cristo non perde mai la speranza. Signore, ascolta benignamente le nostre preghiere e concedici la pace in quest'epoca”.<br /> Mon, 24 Jun 2024 11:28:07 +0200