Fides News - Italianhttps://www.fides.org/Le notizie dell'Agenzia FidesitI contenuti del sito sono pubblicati con Licenza Creative Commons.OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Il catechista martire Pietro To Rot sarà il primo Santo della Papua Nuova Guineahttps://www.fides.org/it/news/76198-OCEANIA_PAPUA_NUOVA_GUINEA_Il_catechista_martire_Pietro_To_Rot_sara_il_primo_Santo_della_Papua_Nuova_Guineahttps://www.fides.org/it/news/76198-OCEANIA_PAPUA_NUOVA_GUINEA_Il_catechista_martire_Pietro_To_Rot_sara_il_primo_Santo_della_Papua_Nuova_GuineaCittà del Vaticano – Papa Francesco ha approvato i voti favorevoli della Sessione Ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi membri del Dicastero per la canonizzazione del catechista e martire Pietro To Rot, che sarà presto proclamato come primo Santo della Papua Nuova Guinea. La data sarà decisa durante il Concistoro che il Papa aveva annunciato un mese fa mentre era ricoverato al Policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale. <br /><br />Sono state quindi esaudite le richieste e le preghiere della Chiesa di Papua Nuova Guinea, che pochi mesi fa, durante il Viaggio Apostolico di Papa Francesco in Asia e Oceania, chiese al Pontefice di intervenire nel processo di canonizzazione del catechista e martire .<br /><br />Nato a Rakunai nel 1912, Pietro apparteneva alla comunità dei Tolai, residente nella parte più orientale dell’isola. Non si conosce il giorno preciso della sua nascita e del suo battesimo perché la documentazione fu confiscata dalla polizia giapponese durante la Seconda guerra mondiale. Di certo sappiamo che crebbe in una famiglia numerosa e fu educato prevalentemente dal padre che era capo villaggio. Dopo aver ricevuto la prima comunione, presumibilmente tra il 1922 e il 1926, mosso da una profonda devozione per l’Eucaristia, prestò servizio come ministrante. <br /><br />Nel 1930 cominciò a frequentare il Saint Paul’s Catechist Tarining College in Taluligap e, tre anni dopo, tornò nel suo villaggio per compiere il ministero di catechista. Si dedicò anche alle opere di carità, pensando soprattutto ai poveri, ai malati e agli orfani. All’età di 23 anni sposò Paula La Varpit ed ebbe tre figli. <br /><br />Con lo scoppio del secondo conflitto mondiale, i giapponesi occuparono la Papua Nuova Guinea imprigionando tutti i missionari, senza però inizialmente impedire l’attività pastorale. Pietro To Rot fece tutto quanto gli era permesso per non abbandonare la Comunità cristiana, proseguendo le attività di catechesi e preparando le coppie al sacramento del matrimonio. <br /><br />Quando gli occupanti gli vietarono di continuare la sua opera, egli proseguì di nascosto con estrema prudenza per non mettere a rischio la vita dei fedeli, nella piena consapevolezza che questa scelta avrebbe potuto costargli la vita. <br /><br />Durante l’occupazione si oppose alla poligamia che i giapponesi avevano consentito per ingraziarsi le tribù locali, contestando anche suo fratello maggiore. Questi lo denunciò alla polizia e, per tali ragioni, nel 1945 venne arrestato e condannato a due mesi di prigionia. Mentre era in carcere ricevette solo le visite della madre e della moglie insieme ai figli. Trattato più severamente degli altri prigionieri, egli morì in prigione nel mese di luglio del 1945, ucciso per avvelenamento. <br /><br />Pietro To Rot fu beatificato da San Giovanni Paolo II il 17 gennaio 1995 a Port Moresby, capitale della Papua Nuova Guinea.<br /><br />Il 18 marzo 2024 i Vescovi di Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone hanno avanzato la richiesta di dispensare dal miracolo il percorso verso la canonizzazione di Pietro To Rot. Al contempo, pur constatando la segnalazione di molte prove, hanno ritenuto come sia molto difficile documentare il miracolo necessario sia per la scarsità di ospedali in grado di fornire la documentazione scientificamente necessaria per dimostrare una presunta guarigione miracolosa; sia per la cultura della popolazione locale, che è essenzialmente di tipo orale e presenta la difficoltà di documentare per iscritto gli eventuali miracoli avvenuti. <br /><br />Inoltre nello Stato si parlano ben 820 dialetti, per cui solo un esiguo numero di persone è in grado di scrivere in un inglese corretto e comprensibile. Per tali ragioni è stata accettata la richiesta e il Dicastero il 22 marzo 2024 è stato autorizzato a intraprendere l’iter speciale con dispensa dal miracolo per la canonizzazione di Pietro To Rot.<br /><br />Si tratta di una procedura mediante la quale il Papa, dopo le dovute verifiche, approva un culto esistente da tempo, senza attendere il riconoscimento di un miracolo. Si distingue dalle beatificazioni e canonizzazioni formali, per le quali la Chiesa prevede una regolare Inchiesta e il rispettivo miracolo. Inoltre, il Papa può sempre prendere decisioni particolari. Papa Francesco lo ha fatto nei confronti di Giovanni XXIII, che è diventato Santo per la sua fama di santità, diffusa da decenni in tutto il mondo, senza che gli venisse riconosciuto un secondo miracolo. Una procedura straordinaria è stata seguita anche da Benedetto XVI nei confronti di S. Giovanni Paolo II, la cui Causa di canonizzazione si aprì poche settimane dopo la morte, senza aspettare i cinque anni previsti.<br /><br />Per quanto riguarda To Rot, dopo la Beatificazione la fama di santità e di segni si è accresciuta notevolmente estendendosi a tutte le diocesi di Papua Nuova Guinea e anche alle vicine Isole Salomone e in Australia. Sono stati pubblicati centinaia di scritti su di lui per conto di Chiese, istituzioni e gruppi legati alla sua memoria.<br /><br />Molte sono pure le grazie attribuite alla sua intercessione, raccolte dopo la beatificazione, quando la sua figura divenne più conosciuta. La fama di santità e segni è ormai assai diffusa ed in continua crescita. <br />Mon, 31 Mar 2025 13:19:27 +0200ASIA/MYANMAR - Mancano medicine e rifugi: la comunità cattolica si mobilita per l'aiuto umanitario e chiede un urgente cessate il fuocohttps://www.fides.org/it/news/76197-ASIA_MYANMAR_Mancano_medicine_e_rifugi_la_comunita_cattolica_si_mobilita_per_l_aiuto_umanitario_e_chiede_un_urgente_cessate_il_fuocohttps://www.fides.org/it/news/76197-ASIA_MYANMAR_Mancano_medicine_e_rifugi_la_comunita_cattolica_si_mobilita_per_l_aiuto_umanitario_e_chiede_un_urgente_cessate_il_fuocoMandalay - "Mancano medicinali e rifugi di emergenza dato che molti sono i feriti e migliaia i senza tetto che sono in strada", riferisce una nota di Karuna Myanmar inviata all'Agenzia Fides. "Gruppi locali, volontari, organizzazioni della società civile sul campo sono impegnati per valutare l'intera entità dei danni e a cercare una prima risposta alle emergenze. La distruzione è diffusa e i civili sono gravemente colpiti. Il sisma ha causato interruzioni di corrente e interrotto le linee di comunicazione. Il Comitato nazionale per la gestione dei disastri naturali del Myanmar ha dichiarato lo stato di emergenza in molte regioni. Migliaia di persone a Mandalay rimangono in strada", rileva la nota di Karuna che, come Caritas Myanmar, organizzazione caritativa della Chiesa cattolica, ha attivato la sua rete nelle sedi diocesane per monitorare la situazione e organizzare una risposta umanitaria.<br />Sono diverse le strutture che hanno subito danni significativi come monasteri, moschee, pagode, seminari e chiese, scuole, ospedali, banche, hotel, aeroporti, edifici residenziali, ponti, autostrade. L'impatto più forte si nota nelle città come Yangon, Mandalay, Naypyidaw, Sagaing, Aungpan, Bago, Kalay, Magway, Kyaukse, Muse e Yinmapin, Taunggyie alcune aree dello stato Shan. <br />L'ufficio nazionale di Karuna e gli uffici diocesani hanno mobilitato i propri team di volontari per assistere la diocesi più colpita, quella di Mandalay, che ha attivato un coordinamento con le autorità locali, con altri leader religiosi e altri gruppi di beneficenza locali. "E' difficile fornire una quadro preciso con dati e le cifre nelle condizioni attuali, data l'assenza di telecomunicazioni e le limitazioni di accesso in varie aree. Le squadre di volontari di Karuna non possono ancora viaggiare nelle aree colpite, a causa delle interruzioni o a causa della mancanza di sicurezza", osserva Karuna di Mandalay. L'ufficio nazionale dei Karuna si sta invece coordinando con Caritas Internationalis, con UNHCR, OCHA e altre agenzie donatrici per cercare canali con cui far pervenire risorse e aiuti umanitari.<br />Nelle regioni di Mandalay, Magway, Sagaging, Bago e Shan il bilancio delle vittime del terremoto che il 28 marzo ha sconvolto il paese continua a crescere: oltre 2.000 le vittime accertate, 3400 feriti e oltre 300 dispersi, ma per le organizzazioni impegnate nell'assistenza umanitaria la cifra è destinata sicuramente a salire ancora . <br />La Giunta militare al potere in Myanmar ha dichiarato una settimana di lutto nazionale da oggi, 31 marzo, al 6 aprile. Mentre nel paese è in corso la guerra civile, la Chiesa cattolica nel paese rileva che "è urgente dichiarare un cessate il fuoco per permettere l'assistenza umanitaria", come afferma in un appello diramato dalla Conferenza Episcopale del Myanmar. <br />"Questo tragico evento ha ulteriormente esacerbato la profonda crisi umanitaria multidimensionale che sta già attanagliando il Myanmar, dove, secondo la stima delle Nazioni Unite, quasi 20 milioni di persone, tra cui 6,3 milioni di bambini, hanno un disperato bisogno di assistenza", hanno scritto i Vescovi birmani. <br />"La Chiesa cattolica afferma il suo incrollabile sostegno alle persone colpite e invia le condoglianze alle famiglie che hanno perso i loro cari. Preghiamo in particolare per coloro che sono morti nei luoghi di culto, nelle pagode e nelle moschee. Siamo profondamente toccati dai messaggi toccanti ricevuti da Papa Francesco, dal Cardinale Luis Antonio Tagle, Pro-Prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, e dall'Incaricato d'Affari presso la Nunziatura, Mons. Andrea Ferrante", si legge nel testo.<br />Apprezzando la mobilitazione della comunità internazionale, si assicura che "la Chiesa cattolica si unirà al supporto per assistere la gente con cibo, medicine e rifugi". E si ribadisce: "Questa crisi umanitaria richiede un'urgente cessazione delle ostilità. Chiediamo urgentemente un cessate il fuoco immediato e completo da parte di tutte le parti coinvolte nel conflitto per garantire la consegna sicura e senza ostacoli di aiuti umanitari essenziali da parte dei donatori locali e internazionali". <br /> Mon, 31 Mar 2025 12:04:04 +0200AFRICA/SUD SUDAN - “Il Sud Sudan rischia di diventare campo di battaglia per forze straniere e le generazioni future ne pagheranno le conseguenze”https://www.fides.org/it/news/76196-AFRICA_SUD_SUDAN_Il_Sud_Sudan_rischia_di_diventare_campo_di_battaglia_per_forze_straniere_e_le_generazioni_future_ne_pagheranno_le_conseguenzehttps://www.fides.org/it/news/76196-AFRICA_SUD_SUDAN_Il_Sud_Sudan_rischia_di_diventare_campo_di_battaglia_per_forze_straniere_e_le_generazioni_future_ne_pagheranno_le_conseguenzeJuba – Il Sud Sudan rischia di diventare un campo di battaglia per forze straniere. È l’allarme lanciato dai Vescovi della Conferenza Episcopale di Sudan e Sud Sudan per la situazione venutasi a creare in quest’ultimo Paese dopo l’arresto del primo Vice Presidente Riek Machar .<br />“L'arresto dei leader dell'opposizione e il coinvolgimento di forze militari straniere, in particolare lo spiegamento delle Forze di difesa del popolo ugandese , non hanno fatto altro che accrescere timori e sfiducia. Tali azioni rischiano di trasformare il nostro amato Paese in un campo di battaglia per interessi esterni e manipolazione politica” afferma la dichiarazione “sull’escalation di violenza e tensione politica in Sud Sudan” pubblicato il 28 marzo-<br />“Avvertiamo i nostri leader: se il Sud Sudan ripiomba nella violenza su larga scala, le conseguenze saranno catastrofiche” continuano il documento pervenuto all’Agenzia Fides. “Le perdite di vite umane, il crollo dell'unità nazionale e cedimento di istituzioni già fragili saranno devastanti per le future generazioni”.<br />I vescovi invitano i gruppi della società civile, i giovani, le organizzazioni femminili e la comunità internazionale a unirsi contro la guerra e a lavorare per la pace; esortano quindi il popolo del Sudan del Sud a resistere all'incitamento all'odio, alle spinte al conflitto tribale e alla disinformazione, in particolare sui social media.<br />“Restiamo pronti a mediare un’intesa, a essere una voce per chi non ha voce e a lavorare mano nella mano con tutti coloro che cercano una pace autentica" conclude il messaggio firmato dal Cardinale Stephen Ameyu Martin Mulla, Arcivescovo di Juba e Presidente della SSCBC.<br />Il 28 marzo l’ex primo ministro keniano Raila Odinga si è recato a Juba per incontrare il Presidente sud sudanese Salva Kiir. Odinga, che è stato incaricato dall’IGAD di mediare tra Kiir e Machar non ha però potuto incontrare quest’ultimo. L’ex Premier keniano si è poi recato in Uganda per un meeting con il Presidente Yoweri Museveni.<br />Papa Francesco al termine dell’Angelus di ieri, domenica 30 marzo, ha rivolto un accorato appello “a tutti i Leader , perché pongano il massimo impegno per abbassare la tensione nel Paese”. “Occorre mettere da parte le divergenze e, con coraggio e responsabilità, sedersi attorno a un tavolo e avviare un dialogo costruttivo. Solo così sarà possibile alleviare le sofferenze dell’amata popolazione sud-sudanese e costruire un futuro di pace e stabilità” ha concluso il Pontefice. <br />Mon, 31 Mar 2025 11:24:54 +0200ASIA/COREA DEL SUD - L’Arcivescovo Nappa celebra a Seoul i 60 anni di istituzione delle Pontificie Opere Missionarie coreanehttps://www.fides.org/it/news/76195-ASIA_COREA_DEL_SUD_L_Arcivescovo_Nappa_celebra_a_Seoul_i_60_anni_di_istituzione_delle_Pontificie_Opere_Missionarie_coreanehttps://www.fides.org/it/news/76195-ASIA_COREA_DEL_SUD_L_Arcivescovo_Nappa_celebra_a_Seoul_i_60_anni_di_istituzione_delle_Pontificie_Opere_Missionarie_coreaneSeoul – “È con grande emozione che visito questa terra di Martiri, la Corea, un Paese unico nella storia della Chiesa, dove la fede ha messo radici spontaneamente prima che giungessero i missionari”. È con queste parole che l’Arcivescovo Emilio Nappa ha iniziato la sua omelia durante la messa commemorativa per il 60° anniversario della istituzione della Direzione Nazionale coreana delle Pontificie Opere Missionarie . La concelebrazione eucaristica è stata presieduta nella mattinata di oggi, lunedì 31 marzo, dal Vescovo Mathias Iong-hoon Ri, Presidente della Conferenza episcopale coreana, nella Cattedrale dell’Arcidiocesi di Seoul, Myeongdong. <br /><br />L’Arcivescovo Nappa, attuale Segretario Generale del Governato dello Stato della Città del Vaticano e già Presidente delle Pontificie Opere Missionarie, ha concelebrato la messa alle ore 10, alla presenza del Cardinale Andrea Yeom, Arcivescovo emerito di Seoul, dell’Arcivescovo Giovanni Gaspari, Nunzio apostolico in Corea del Sud e di numerosi presuli, sacerdoti, precedenti direttori nazionali delle POM, suore e laici missionari, insieme a centinaia di fedeli. <br /><br />“I vostri antenati nella fede” ha detto l’Arcivescovo Nappa “custodirono la loro fede sotto dure persecuzioni, sognando la vita eterna. Nobili e servi sedevano insieme chiamandosi fratelli e sorelle.” Il già Presidente delle POM non ha mancato di “rendere grazie e lode a Dio” per tutti quelli che hanno servito le POM coreane nella loro storia, invitando i fedeli a “supplicare con la stessa ardente intenzione […] affinché si possa risvegliare in voi la fede salda che animava i vostri antenati nella fede.”<br /><br />Nel suo intervento di saluto, il Cardinale Andrew Soo-jung Yeom, Arcivescovo emerito di Seoul, ha ripercorso la storia delle POM coreane, ricordando che le Pontificie Opere Missionarie della Corea sono state istituite il 29 giugno 1965 come ‘Pontificia Commissione per la Propagazione della Fede’. Inoltre, ha evidenziato come, nel corso di 60 anni, si è passati da una “Chiesa che riceve” ad una “Chiesa che dona”. Questo perché “la Chiesa in missione. - ha spiegato il Cardinale - è una ‘Chiesa in camminò, una Chiesa che diffonde il profumo di Cristo attraverso la carità della vita quotidiana.”<br /><br />Alla celebrazione eucaristica è seguita poi una conferenza sulla missione e diverse testimonianze da parte di missionari consacrati e laici. <br />Dalla diocesi di Suwon una coppia di laici missionari della Consolata, Thomas Aquinas Seong-ho Song e Rosa Eun-hyung Rosa Yang, nonni di 3 nipotini, hanno raccontato come sono stati chiamati a 60 anni per una missione in Tanzania dopo una precedente esperienza in Mozambico. “Vivere con le persone e amarle” per “poter annunciare Cristo” sono stati gli i tratti primari della missione testimoniati della coppia. In servizio da amministratore nel Centro Missionari lui e vicedirettrice lei, Thomas e Rosa hanno ricordato anche quanto sia stato importante imparare la lingua e avere la patente per iniziare a frequentare la comunità locale ed abituarsi alle loro espressioni culturali, evidenziando, inoltre come la condizione da loro abbracciata sia “un luogo dove è difficile vivere senza preghiera”. <br /><br />Un’altra testimonianza significativa è stata quella di Suor Anna Kang, appartenente alle Religiose concezioniste missionarie dell’insegnamento” e missionaria nelle Filippine dal 2018 al 2023. Suor Anna con l’aiuto anche delle POM e grazie al sostegno di tanti altri donatori ha portato avanti un progetto di scuola materna, creata proprio per offrire un luogo di accoglienza ed educazione ai bambini che provengono da quelle case in cui “una sola stanza funge da cucina, dormitorio e bagno”.<br /><br />Nella conferenza tenuta da padre Pietro Dong Won Kim, il responsabile del Dipartimento della Missione ad gentes dell’Arcidiocesi di Seoul ha raccontato la sua esperienza missionaria in Taiwan presso una Parrocchia di aborigeni delle montagne, e ha evidenziato come “il viaggio missionario non è dettato da preferenze personali , ma dalla risposta del missionario alla chiamata di Dio”.<br /><br />"Auguriamo che lo spirito missionario da Lei vissuto come Presidente delle POM continui a accompagnarla anche nello svolgimento della nuova missione", ha auspicato, rivolgendosi all’Arcivescovo Nappa, don Marco Sungsu Kim, officiale del Dicastero per l'Evangelizzazione , che ha accompagnato l’Arcivescovo nella sua visita in Giappone e Corea del Sud. Il già Presidente delle POM si è soffermato alla fine della sua omelia per ringraziare la Chiesa coreana, che mette a disposizione della Chiesa universale i suoi sacerdoti. <br /><br />La visita dell’Arcivescovo Nappa in Corea del Sud è iniziata il 26 marzo con una visita alla Nunziatura Apostolica ed un incontro con il Nunzio Mons. Giovanni Gaspari e si è concluso questa mattina. Nel corso del suo soggiorno Monsignor Nappa ha partecipato con un messaggio di augurio alla messa celebrata il 26 marzo sempre a Myeongdong per del 12° anniversario dell’elezione pontificia di Papa Francesco con tutti i Presuli coreani che si sono radunati per l'Assemblea Plenaria Ordinaria della Conferenza Episcopale della Corea. L’Arcivescovo ha celebrato anche una messa con le suore salesiane il 27 marzo e con l’occasione le ha ringraziate per il loro impegno presso i giovani nord coreani. Nello stesso giorno ha reso visita alla Conferenza Episcopale Coreana dove è stato accolto con “profonda gratitudine” dal Segretario Generale Stefano Cheol-soo Lee e ha trasmesso i saluti del cardinale Tagle, Pro-Prefetto del Dicastero dell’Evangelizzazione. <br /><br />Il programma della giornata si è puoi concluso con un’intervista con le medie cattoliche. Il 28 marzo si è poi recato alla diocesi di Daegu dove ha celebrato la messa, sostenuto un breve incontro con Mons. Thaddeus Hwan-kil Cho, ha visitato Seminario Maggiore dell'Arcidiocesi di Daegu, Gwandeokjung , la Cattedrale, la Sede della "catholic times" e la sede regionale di "Catholic Peace Broadcasting Corporation". Nella giornata del 29, ha visitato la Diocesi di Suwon di cui Vescovo è Presidente della Conferenza Episcopale della Corea, il Vescovo Mathias Iong-hoon Ri. Nel pomeriggio, dopo la visita del Santuario mariano di Namyang , ha concelebrato la Messa con circa 200 bambini presso la parrocchia di san Pio da Pieltrelcina a Hwaseong , per poi tornare al Seminario Maggiore di Seoul domenica 30 marzo e ha visitato il Santuario dei martiri di "Seosomun", nel luogo dove molti primi cattolici coreani hanno ricevuto il martirio, incluso il primo battezzato Pietro Seung-hun Yi. <br /><br />I doni che l’Arcivescovo Nappa aveva portato per Vescovi e collaboratori in Giappone e in Corea consistevano in una riproduzione in legno della croce donata da San Giovanni Maria Vianney alla Beata Pauline Jaricot e il libretti della vita della fondatrice delle opere e di Jeanne Bigard , insieme ai rosari missionari del Dicastero. <br />Mon, 31 Mar 2025 11:00:12 +0200ASIA/BAHRAIN - “Il sogno diventa realtà”: inaugurazione della Pontificia Opera della Santa Infanzia nel Vicariato Apostolico di Arabia del Nordhttps://www.fides.org/it/news/76194-ASIA_BAHRAIN_Il_sogno_diventa_realta_inaugurazione_della_Pontificia_Opera_della_Santa_Infanzia_nel_Vicariato_Apostolico_di_Arabia_del_Nordhttps://www.fides.org/it/news/76194-ASIA_BAHRAIN_Il_sogno_diventa_realta_inaugurazione_della_Pontificia_Opera_della_Santa_Infanzia_nel_Vicariato_Apostolico_di_Arabia_del_NordAwali – “Seminare i semi delle Pontificie Opere Missionarie nel Vicariato Apostolico di Arabia del nord è un compito arduo a causa della sua giurisdizione in quattro paesi, Bahrain, Kuwait, Qatar e Arabia Saudita. Fortunatamente un ‘visionario’ vede una soluzione per ogni problema” scrive all’Agenzia Fides padre Marcus Fernandes OFM.Cap., delegato Missio-Avona. Il riferimento è al Vicario Apostolico di Avona, vescovo Aldo Berardi, O.SS.T., definito appunto come “il Vescovo ‘visionario’ che ha promosso la missione nel Vicariato” grazie al quale è stata inaugurata la Pontificia Opera della Santa Infanzia .<br /><br />Durante la celebrazione della messa tenuta venerdì 28 marzo nella Cattedrale Nostra Signora d’Arabia , ad Awali, il vescovo Berardi ha accolto i primi 46 bambini volontari della POSI. "Pregare, aiutare e condividere il Vangelo è la missione dei bambini" ha ricordato il vescovo nella sua omelia richiamando i tre motti della Santa Infanzia e invitando tutti i presenti a pregare e condividere il Vangelo ogni giorno.<br /><br />“Il 5 gennaio – prosegue p. Marcus – avevamo celebrato la giornata della Santa Infanzia e, per rendere questa giornata memorabile, l'ufficio Missio-Avona ha organizzato un concorso di saggi e disegni dal tema ‘I bambini sono i missionari della speranza’ con l'obiettivo di suscitare interesse e far conoscere la Santa Infanzia e le Pontificie Opere Missionarie.”<br /><br />“Abbiamo ricevuto saggi e disegni bellissimi, i bambini si sono espressi al massimo delle loro emozioni. I vincitori dei concorsi sono stati dichiarati durante la messa del 28 marzo e i nomi saranno pubblicati sul numero, in preparazione per Pasqua, della nostra rivista digitale lanciata il 10 dicembre 2024 in occasione del terzo anniversario della dedicazione della Cattedrale di Nostra Signora d'Arabia.”<br /><br />Insieme al vescovo Berardi, hanno concelebrato la messa p. Marcus, il Rettore della Cattedrale OLA p. Saji Thomas, ofm Cap., e altri coordinatori della Santa Infanzia. “Durante l’Eucaristia – aggiunge il Vicario Apostolico – abbiamo pregato per le popolazioni del Myanmar devastate dal grave terremoto proprio venerdì 28 marzo, Offriamo messe per loro. La distruzione dei luoghi di culto ci ha toccati nel profondo.”<br /><br />‘Cosa chiedete alla Chiesa?’ è stata la domanda che il Vicario Apostolico ha rivolto ai bambini prima della benedizione finale. “I piccoli hanno recitato la promessa ed espresso il loro desiderio di renderli bambini missionari per diventare amici di Gesù e servire altri bambini.”<br /><br />“La giornata si è conclusa con una grande festa insieme alle famiglie. Ora l’intero gruppo operativo nella Cattedrale e i nostri quattro coordinatori sono pronti a portare avanti lo zelo missionario dei bambini - conclude il delegato delle Pom. Con l’istituzione della POSI nella cattedrale del Bahrain, sotto la guida del nostro vicario apostolico, le Pontificie Opere Missionarie stanno vivendo tempi memorabili per AVONA”.<br /><br /> <br />Mon, 31 Mar 2025 09:49:31 +0200VATICANO/ANGELUS - Papa Francesco: La Quaresima, tempo di guarigione che sto sperimentando nell'animo e nel corpohttps://www.fides.org/it/news/76193-VATICANO_ANGELUS_Papa_Francesco_La_Quaresima_tempo_di_guarigione_che_sto_sperimentando_nell_animo_e_nel_corpohttps://www.fides.org/it/news/76193-VATICANO_ANGELUS_Papa_Francesco_La_Quaresima_tempo_di_guarigione_che_sto_sperimentando_nell_animo_e_nel_corpoCittà del Vaticano - "Viviamo questa Quaresima, tanto più nel Giubileo, come tempo di guarigione. Anch’io la sto sperimentando così, nell’animo e nel corpo". Lo ha scritto Papa Francesco nella breve catechesi domenicale collegata alla recita dell'Angelus lal settima consecutiva diffusa a mezzogiorno solo in forma scritta) per la IV Domenica di Quaresima, detta Laetare.<br /><br />Nel commentare la parabola del Figliol prodigo, brano del Vangelo letto nella liturgia del giorno, il Vescovo Roma, ha rimarcato come Gesù, con quel racconto, rivela "il cuore di Dio", che è "sempre misericordioso verso tutti", ed è capace di guarire "le nostre ferite perché possiamo amarci come fratelli".<br /><br />Da qui il grazie "di cuore tutti coloro che, a immagine del Salvatore, sono per il prossimo strumenti di guarigione con la loro parola e con la loro scienza, con l’affetto e con la preghiera. La fragilità e la malattia sono esperienze che ci accomunano tutti; a maggior ragione, però, siamo fratelli nella salvezza che Cristo ci ha donato".<br /><br />E, "confidando nella misericordia di Dio Padre, continuiamo a pregare per la pace: nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, Repubblica Democratica del Congo e Myanmar, che soffre tanto anche per il terremoto. Questo è stato l’appello del Papa, che nel messaggio si è detto preoccupato per la situazione in Sud Sudan: "Rinnovo il mio appello accorato a tutti i Leader, perché pongano il massimo impegno per abbassare la tensione nel Paese. Occorre mettere da parte le divergenze e, con coraggio e responsabilità, sedersi attorno a un tavolo e avviare un dialogo costruttivo. Solo così sarà possibile alleviare le sofferenze dell’amata popolazione sud-sudanese e costruire un futuro di pace e stabilità".<br /><br />Con lo sguardo rivolto alle tribolazioni delle popolazioni africane, il Pontefice ha fatto riferimento anche al Sudan, dove "la guerra continua a mietere vittime innocenti. Esorto le parti in conflitto” ha sottolineato il Papa nel testo pubblicato - a mettere al primo posto la salvaguardia della vita dei loro fratelli civili; e auspico che siano avviati al più presto nuovi negoziati, capaci di assicurare una soluzione duratura alla crisi. La Comunità internazionale aumenti gli sforzi per far fronte alla spaventosa catastrofe umanitaria".<br /><br />Infine, il Papa ha espresso gratitudine per "la ratifica dell’Accordo sulla delimitazione del confine tra il Tajikistan e il Kyrgyzstan, che rappresenta un ottimo risultato diplomatico. Incoraggio entrambi i Paesi a proseguire su questa strada". "Maria, Madre di misericordia, aiuti la famiglia umana a riconciliarsi nella pace”, si legge a conclusione del testo del Pontefice. Sun, 30 Mar 2025 15:07:56 +0200AFRICA/SUD SUDAN - L'Università Cattolica, un segno di speranza nel Sud Sudanhttps://www.fides.org/it/news/76188-AFRICA_SUD_SUDAN_L_Universita_Cattolica_un_segno_di_speranza_nel_Sud_Sudanhttps://www.fides.org/it/news/76188-AFRICA_SUD_SUDAN_L_Universita_Cattolica_un_segno_di_speranza_nel_Sud_Sudandi Javier Trapero<br /><br />Rumbek - Quando si parla del Sud Sudan, la maggior parte delle informazioni riguarda conflitti e crisi umanitarie. Tuttavia, in questo Paese si respira anche l’energia e il dinamismo dei giovani, desiderosi di costruire un futuro migliore per il loro Paese.<br /><br />All'Università Cattolica del Sud Sudan, situata a Rumbek, si promuove la “trasformazione”. I Missionari del Sacro Cuore dedicano particolare attenzione ai più vulnerabili, con un focus specifico sull’istruzione delle donne, nella convinzione che l’educazione sia la chiave per un Paese più prospero. L'università rappresenta un'opportunità concreta per superare l’emergenza che il Sud Sudan continua ad affrontare.<br /><br />Le sfide, tuttavia, sono enormi. La più grave al momento è la guerra civile in Sudan, che ha avuto ripercussioni devastanti: molte parrocchie, scuole e cliniche sono state costrette a chiudere. In alcune zone, sacerdoti, religiosi e laici continuano a servire le loro comunità, nonostante il pericolo crescente.Rifiutano di abbandonare il loro popolo, anche a costo di affrontare viaggi estremi: per raggiungere alcune parrocchie, possono essere necessari tre giorni di navigazione su una piccola canoa, dormendo sotto una zanzariera su isolotti improvvisati, seguiti da due giorni di cammino. Spesso un sacerdote riesce a visitare una comunità solo una volta all’anno, se non meno, rendendo i catechisti locali figure fondamentali per la vita della Chiesa. In Sud Sudan, la Chiesa è davvero composta da "pietre vive" che, giorno dopo giorno, costruiscono una casa spirituale.<br /><br />Il sistema scolastico del Paese è fragile: le scuole primarie e secondarie offrono un livello di istruzione molto basso. L'Università Cattolica del Sud Sudan cerca di invertire questa tendenza offrendo un'educazione di qualità, grazie a docenti esperti e a programmi di tirocinio in istituti cattolici come il Loreto o il La Salle.<br /><br />I primi laureati dell’Università stanno già facendo la differenza nelle loro comunità. Tra di loro, molte donne – le prime nelle loro famiglie a completare un percorso di istruzione superiore – tornano nei loro villaggi come insegnanti, assistenti sociali, infermiere e professioniste. Queste giovani non solo migliorano le loro vite, ma stanno trasformando il tessuto sociale, sfidando i pregiudizi sull’istruzione femminile e offrendo nuove prospettive per il futuro.<br /><br />Le lezioni si svolgono nel pomeriggio, con un programma intensivo, per permettere alle studentesse di sostenere le proprie famiglie al mattino o di lavorare per mantenersi. L’Università offre tre corsi di laurea: Business Administration and Management, Educazione con specializzazione in Inglese e Letteratura Inglese e Commercio, Educazione Religiosa e Cittadinanza. La retta annuale è di 120 dollari, ma i Missionari del Sacro Cuore forniscono aiuti economici agli studenti che non possono permettersela.<br /><br />Il campus è accessibile a tutti: sono stati realizzati spazi adatti alle persone con disabilità, inclusi servizi igienici accessibili in sedia a rotelle. Qui, l’unico requisito per studiare è la determinazione e la passione.<br /><br />I Missionari del Sacro Cuore lavorano con dedizione per generare un cambiamento reale nella vita delle persone, affinché possano costruire un futuro più solido e dignitoso per sé e per il loro Paese. <br />Sat, 29 Mar 2025 10:10:10 +0100ASIA/MYANMAR - Terremoto nel nord del Paese, mancano i soccorsihttps://www.fides.org/it/news/76192-ASIA_MYANMAR_Terremoto_nel_nord_del_Paese_mancano_i_soccorsihttps://www.fides.org/it/news/76192-ASIA_MYANMAR_Terremoto_nel_nord_del_Paese_mancano_i_soccorsiMandalay - "Il dramma è che i soccorsi scarseggiano o sono del tutto assenti. Vediamo tanta solidarietà tra la gente, ma registriamo l'assenza completa dello stato. L'area di Sagaing, epicentro del terremoto, è una di quelle dove sono più forti gli scontri per la guerra civile in corso. Nell'instabilità generale non ci sono soccorsi organizzati per le vittime", dice all'Agenzia Fides una fonte dell'Agenzia Fides nella comunità cattolica di Mandalay, vicina a Sagaing, dove il terremoto verificatosi oggi, 28 marzo, ha fatto più danni. "Nelle zone che non sono sotto il controllo dell'esercito, le cosiddette 'zone liberate', non vi sono istituzioni civili funzionanti, dunque tutto è affidato alla buona volontà della gente o all'organizzazione delle comunità e degli eserciti delle minoranze etniche. Nelle zone controllate dalla giunta, alcuni corpi di vigili del fuoco sono impegnati nella capitale Naypyidaw e a Mandalay, dove sono crollati diversi edifici a più piani, ma tanti altri territori sono del tutto abbandonati a loro stessi. Lo stato si disinteressa del tutto dei cittadini, della loro condizione e del loro benessere", rileva la fonte di Fides che chiede l'anonimato per motivi di sicurezza.<br />Due forti scosse di terremoto di magnitudo 7,7 e 6,4 sulla scala Richter hanno scosso il Myanmar nel pomeriggio del 28 marzo, alle 12, 50 ora locale, con epicentro nell'area di Mandalay. Decine di persone sono rimaste ferite gravemente e scene di panico si vedevano nelle strade di Mandalay, con la gente che correva verso le aree aperte per salvarsi la vita. Le scosse sono state avvertite anche nelle vicine Thailandia, Laos, Vietnam e nella regione cinese confinante dello Yunnan.<br />Non ci sono dati ufficiali su vittime e danni. La giunta militare al potere ha intanto decretato lo stato di emergenza in sei regioni e ha lanciato una richiesta di aiuti umanitari alla comunità internazionale. La giunta ha disposto la chiusura degli aeroporti della capitale Naypyidaw e di Yangon.<br />Il ponte di epoca coloniale costruito 91 anni fa dall'impero britannico sul fiume Irrawaddy, il "Vecchio ponte di Sagaing" è collassato. Diverse chiese cattoliche a Mandalay hanno subito danni: quella maggiormente colpita è la chiesa di san Michele, mentre 20 persone sono morte nel crollo di una moschea a Mandalay.<br />Danneggiata anche la cattedrale di San Giuseppe nella città di Taunggyi, nello stato Shan. Molte chiese, a Mandalay, Naypyidaw , Yangon, Taunggyi, hanno interrotto le celebrazioni liturgiche e mobilitando i fedeli attivando gesti di solidarietà per chi si è ritrovato senza casa. <br />I terremoti sono relativamente frequenti in Myanmar, e in passato hanno interessato la faglia di Sagaing, che attraversa da nord a sud il centro del paese. Nel 2016 un terremoto di magnitudo 6,8 nell'antica capitale Bagan fece crollare i muri dei templi buddisti. Secondo gli esperti, il ritmo frenetico dello sviluppo delle città del Myanmar, unito alle infrastrutture fatiscenti e alla scarsa pianificazione urbana, ha reso le aree più popolose del Paese vulnerabili ai terremoti. La nazione, anche a causa dei quattro anni di guerra civile, ha un sistema sanitario molto carente, soprattutto nelle aree rurali.<br /> Fri, 28 Mar 2025 12:37:43 +0100AFRICA/CONGO RD - Il dramma dei rifugiati congolesi in Burundihttps://www.fides.org/it/news/76191-AFRICA_CONGO_RD_Il_dramma_dei_rifugiati_congolesi_in_Burundihttps://www.fides.org/it/news/76191-AFRICA_CONGO_RD_Il_dramma_dei_rifugiati_congolesi_in_BurundiKinshasa – “Oggi i nuovi rifugiati congolesi che si trovano in Burundi dal 15 marzo 2025, conducono una vita difficile, per la mancanza di un supporto coerente da parte delle agenzie delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie internazionali” afferma una nota inviata all’Agenzia Fides dall’ACMEJ .<br />“Fortunatamente, le autorità burundesi continuano a manifestare nei confronti dei rifugiati un'accoglienza calorosa e un livello molto elevato di protezione e sicurezza” continua la nota dell’associazione della società civile del Sud Kivu.<br />Oltre 63.000 congolesi provenienti dal Sud Kivu sono stati costretti alla fuga di fronte all’avanzata delle truppe dell’M23 che hanno conquistato il capoluogo di questa provincia dell’est della Repubblica Democratica del Congo .<br />“La maggior parte di questi rifugiati congolesi che si trova a Rugombo, nella provincia burundese di Cibitoke sono molto contenti delle buone relazioni diplomatiche tra Burundi e Repubblica Democratica del Congo” afferma l’ACMEJ. “I rifugiati chiedono al personale dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati che operano in Burundi di dimostrare la stessa buona volontà, applicando ii principi guida del diritto internazionale relativo ai rifugiati” continua la nota. Questo perché secondo l’ACMEJ “i rifugiati congolesi non sarebbero disposti ad andare nel nuovo campo di accoglienza di Rutana al confine con la Tanzania”, in direzione opposta rispetto al confine con la RDC, allontanando ulteriormente queste persone dalle loro case. Il nuovo campo si trova infatti a oltre 200 km da quello di Rugombo. <br /><br /> <br /><br />Fri, 28 Mar 2025 11:39:12 +0100EUROPA/ITALIA - I missionari Verbiti celebrano 150 anni dalla loro fondazione, nel segno della “Missio Dei”https://www.fides.org/it/news/76190-EUROPA_ITALIA_I_missionari_Verbiti_celebrano_150_anni_dalla_loro_fondazione_nel_segno_della_Missio_Deihttps://www.fides.org/it/news/76190-EUROPA_ITALIA_I_missionari_Verbiti_celebrano_150_anni_dalla_loro_fondazione_nel_segno_della_Missio_DeiRoma – Nei racconti del Vangelo, i discepoli che incontrano per primi Gesù Risorto non mostrano grande prontezza nel riconoscerlo: Maria Maddalena lo scambia per il giardiniere, Pietro e gli altri Apostoli che lo vedono sulla riva del lago dubitano che sia Lui. I discepoli di Emmaus si accorgono che si tratta del Nazareno solo quando lui spezza il pane per loro. È sempre Gesù stesso che si fa riconoscere da loro. E anche adesso, riconosce Gesù solo chi viene stupito dalla sua novità, e si lascia guidare da Lui stesso nel cammino per seguirlo e rimanere con Lui. <br />Così il Cardinale Luis Antonio Tagle, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, ha suggerito che il cuore della missione è l’opera di Cristo stesso, della sua presenza viva e operante. Lo ha fatto nel breve intervento svolto in apertura del Convegno internazionale intitolato “Missio Dei nel mondo di oggi”, «testimoni della Luce dappertutto e per tutti», organizzato per celebrare i 150 anni dalla nascita della Società del Verbo Divino <br /><br /> Il Convegno, iniziato giovedì 27 marzo e ospitato presso il Centro conferenze “Matteo Ricci” della Pontificia Università Gregoriana, è articolato in tre mattinate di conferenze e incontri. La relazione introduttiva è stata affidata al verbita statunitense Stephen Bevans, Professore emerito della Catholic Theological Union di Chicago e già Presidente dell’American Society of Missiology, che ha offerto un approfondimento sulla teologia della “Missio Dei” delineando i tratti della missione come opera di Dio, che attinge al mistero della Trinità.<br />Le questioni affrontate nelle diverse sessioni di lavoro sono molteplici. <br />Nella prima giornata, dedicata al tema “curare le ferite”, interventi e dialoghi nei gruppi di lavoro hanno posto l’attenzione sulla “Missio Dei” che prende il volto della cura e della predilezione riservate alle persone ferite dalla vita, ai migranti, alle vittime di violenza.<br /> <br />Nella giornata di venerdì 28 marzo la riflessione si concentra sulle emergenze della post-modernità, comprese quelle del “trans-umanesimo” e del “post-umanesimo”. <br />Nella sessione di sabato 29 marzo sono in programma interventi e dibattiti dedicati al contributo offerto da religioni e culture davanti alle crisi e alle emergenze del tempo presente. <br />La Società del Verbo Divino è stata fondata a Steyl, in Olanda, da Sant’Arnold Janssen nel 1875. È una congregazione internazionale di fratelli e sacerdoti noti come Missionari del Verbo Divino o “Verbiti”. Il culto, l'imitazione e la predicazione del Verbo incarnato sono le principali attività dei missionari verbiti. Il Dio uno e trino, che è al centro della loro spiritualità, si manifesta nel mondo attraverso l'incarnazione del Figlio di Dio.<br />Nel primo gruppo di Verbiti figurava anche il ladino San Giuseppe Freinademetz, inviato come missionario in Cina. <br />La Società del Verbo Divino conta attualmente più di 6000 membri, sparsi in tutti i 5 Continenti. <br />Fri, 28 Mar 2025 11:30:24 +0100AMERICA/ARGENTINA - Una società che dà spazio a Dio, che cerca di essere guidata da Lui è una società segno di speranzahttps://www.fides.org/it/news/76189-AMERICA_ARGENTINA_Una_societa_che_da_spazio_a_Dio_che_cerca_di_essere_guidata_da_Lui_e_una_societa_segno_di_speranzahttps://www.fides.org/it/news/76189-AMERICA_ARGENTINA_Una_societa_che_da_spazio_a_Dio_che_cerca_di_essere_guidata_da_Lui_e_una_societa_segno_di_speranzaLa Rioja – “La pastorale sociale è una dimensione fondamentale della missione della Chiesa, che cerca di rendere presente il Regno di Dio in mezzo alle difficoltà e alle sfide della vita quotidiana.” La riflessione è di Dante Braida, presidente della Commissione episcopale per la pastorale sociale e vescovo della diocesi di La Rioja, il quale rimarca che “così agendo si promuove una Chiesa vicina alla gente, che si fa carico dei problemi della sua comunità e che lavora per la giustizia e la solidarietà.” Il presule ritiene la pastorale sociale un ambito fondamentale nell'interazione della Chiesa con la società, soprattutto nel contesto di una Chiesa in uscita.<br /><br />Obiettivo del vescovo Braida è “una pastorale sociale che rafforzi e promuova quattro assi principali: la dimensione sociale della fede, affinché ogni cristiano possa vivere pienamente la propria identità negli impegni sociali che assume. La partecipazione come cittadini, ovvero come parte della vita sociale, la tutela dell'ambiente e il modo in cui affrontiamo le dipendenze, il senso e la cura della vita e tutto ciò che la danneggia, come il traffico di droga”. <br /><br />“Ci sono tante ragioni per avere speranza – prosegue il vescovo -, quando una famiglia si forma, si apre alla vita, cresce ed educa i suoi figli è un segno di speranza molto forte. Quando le persone creano nuove iniziative imprenditoriali per fornire un servizio alla società, quando bambini, adolescenti e giovani si impegnano negli studi e quando cercano di crescere professionalmente nello sport, nelle arti e nella scienza. Altri segni di speranza sono quando la società si prende cura dei suoi anziani, una società che coltiva la sua fede, che dà spazio a Dio, che cerca di essere guidata da Lui è una società segno di speranza.<br /><br />“Le parrocchie locali in particolare e l’intera diocesi, che vanta una popolazione eterogenea e con notevoli sfide sociali, sono impegnate nella realtà sociale della loro comunità. Fondamentale è il supporto di sacerdoti, suore e laici nonché il sostegno del vescovo Braida”. Lo racconta all’Agenzia Fides suor Silvia Somaré, missionaria delle Hermanas Esclavas del Corazón de Jesús a La Rioja, e membro dell’Ufficio Comunicazioni della Diocesi. “È notevole la presenza di comunità indigene, così come l'esistenza di aree rurali con alti tassi di povertà e difficoltà di accesso ai servizi di base. Altra precarietà è la disuguaglianza sociale, che si manifesta nel divario tra i settori più privilegiati e quelli più vulnerabili. Questa situazione è aggravata in alcuni quartieri periferici della capitale e nelle città dell'entroterra, dove la mancanza di opportunità e l’instabilità lavorativa portano all'esclusione e all'emarginazione.”<br /><br />Di fronte a questa realtà, sono state avviate diverse azioni pastorali sociali, con l'obiettivo di sostenere le comunità più bisognose e promuovere il loro sviluppo integrale. Queste azioni si basano sui principi della Dottrina Sociale della Chiesa, che promuove la dignità della persona umana, la giustizia sociale e il bene comune. Tra le iniziative più salienti la distribuzione di cibo e l'implementazione di cucine comunitarie alle famiglie in situazioni vulnerabili, iniziative che mirano a rafforzare il tessuto sociale e generare opportunità di sviluppo per le comunità attraverso laboratori di formazione, microimprese e progetti produttivi; supporto alle persone senza fissa dimora, dipendenti o vittime di violenza attraverso programmi di assistenza completi, supporto personalizzato e assistenza da parte delle mense popolari; promozione della cultura e dell'identità locale e creazione di reti con altre istituzioni.<br /><br />“Tutta la Chiesa a La Rioja continua a lavorare per costruire una società più giusta e fraterna, dove tutti possano avere l'opportunità di sviluppare il proprio potenziale e vivere con dignità” conclude suor Silvia.<br /><br /> <br />Fri, 28 Mar 2025 11:29:00 +0100VATICANO - L’Expo Missionaria nei Giardini Vaticani, che 100 anni fa raccontò al mondo la “Chiesa in stato di missione”https://www.fides.org/it/news/76187-VATICANO_L_Expo_Missionaria_nei_Giardini_Vaticani_che_100_anni_fa_racconto_al_mondo_la_Chiesa_in_stato_di_missionehttps://www.fides.org/it/news/76187-VATICANO_L_Expo_Missionaria_nei_Giardini_Vaticani_che_100_anni_fa_racconto_al_mondo_la_Chiesa_in_stato_di_missionedi Fabio Beretta<br /><br />Città del Vaticano – Libri, fotografie in bianco e nero, manufatti provenienti dai deserti e dalle foreste pluviali. Lettere con testimonianze e resoconti di escursioni in aree impervie e inaccessibili, insieme a uova di uccelli e rettili. C’era davvero di tutto nei padiglioni dell’Esposizione Missionaria che esattamente cento anni fa riempivano i Giardini Vaticani, in occasione del Giubileo del 1925. Una grande Fiera delle missioni che raccontò per tutto quell’anno ai pellegrini e ai visitatori che la ricchezza del mondo e il respiro universale della missione di liberazione e salvezza affidata da Cristo alla Sua Chiesa. <br /><br />L’Esposizione Missionaria Vaticana fu realizzata esattamente cento anni fa per volere di Pio XI, che fece finanziare e supervisionò personalmente la realizzazione di una Expo senza precedenti.<br /><br />Papa Ratti aveva coltivato la sua intuizione già da diverso tempo. Poi il progetto prese forma e si concretizzò in appena due anni. La bussola che guidava Pio XI era la sua sollecitudine per l’opera missionaria, condivisa col suo predecessore Benedetto XV, il Pontefice che nel 1919 aveva firmato la Maximum illud, Lettera apostolica “sull’attività svolta dai Missionari nel Mondo”. Lo storico André Rétif definì proprio Achille Ratti “il Papa delle missioni”, per l’impulso da lui all’opera missionaria della Chiesa di Roma. <br /><br />Quelli sono anni cruciali segnati da tante iniziative e novità che manifestano anche la forza, l’audacia e la creatività del respiro missionario che anima la Chiesa di Roma. Nel 1926 viene istituita la Giornata Missionaria Mondiale; nello stesso anno si completa il trasferimento nella sede sul Gianicolo del Pontificio Ateneo Urbano, antesignano della Pontificia Università Urbaniana, nato per la formazione dei giovani seminaristi provenienti dai Paesi di missione. Un anno dopo, nel 1927, nascerà anche la nostra Agenzia Fides, prima Agenzia missionaria della Chiesa. <br /><br />Lo scopo dell’Expo, come scrisse lo stesso Pio XI, era quello di “riunire ed esporre in questa Città, capitale del mondo, tutto ciò che è atto a gettare luce sulla natura e l'azione delle missioni cattoliche, sui luoghi in cui operano, in una parola, tutto ciò che ad esse si riferisce”. <br /><br />Per farlo Pio XI chiamò il Cardinale olandese Willem Marinus Van Rossum, Prefetto della Sacra Congregazione di Propaganda Fide . Su impulso del Pontefice, Van Rossum riunì, inizialmente a titolo consultivo, tutti i Procuratori e i Rappresentanti degli Istituti missionari residenti a Roma. Il 24 aprile 1923, con una lettera che il Papa indirizzò al Cardinale, il progetto venne ufficializzato. La missiva conferiva al Cardinale l’autorità per la realizzazione dell’evento. Van Rossum diede vita a un Comitato direttivo di cui faceva parte anche Angelo Roncalli, che nel 1958 sarà eletto Vescovo di Roma prendendo il nome di Giovanni XXIII. Al Comitato fu aggiunto un sottocomitato, composto da trentasei membri provenienti dai vari Istituti missionari.<br /><br />In quegli anni, la scelta di Pio XI conteneva anche un messaggio per l’Europa del XX Secolo, già stravolta dalla “Inutile Strage” della Prima Guerra Mondiale: la Chiesa vive in questo tempo, già segnato da processi di secolarizzazione; ha qualcosa di bello da dire al mondo, anche attraverso forme espressive nuove, quali erano le Esposizioni. All’Expo Missionaria furono dedicate risorse ingenti. <br /><br />Allestiti nei giardini a ridosso dei Musei Vaticani, i padiglioni della Esposizione si dividevano in due grandi blocchi su base geografica: Terra Santa, America, alcune regioni dell’Asia e Indocina nel cortile della Pigna; Cina Giappone Oceania e Africa nel giardino attiguo. Nella galleria del Museo Chiaramonti vennero invece allestiti degli stand in cui venivano esposti i percorsi, le imprese e le storie di tutti gli Istituti Missionari coinvolti nella realizzazione dell’Expo. Infine, un padiglione isolato era dedicato al tema dell’igiene e della medicina. Il tutto occupava una superficie di circa 10mila metri quadrati per un totale di trentotto padiglioni.<br /><br />L’inaugurazione fu presieduta dal Papa, che volle attorno a sé diplomatici e diversi membri della Curia Romana, e avvenne il 21 dicembre 1924, a pochi giorni dall’apertura della Porta Santa della basilica di San Pietro. Si decise di pubblicare anche la “Rivista illustrata della esposizione missionaria vaticana”, bisettimanale: il primo numero uscì il 15 dicembre 1924. Si trattava di fascicoli di 32 pagine, riccamente illustrati, acquistabili per 160 lire italiane. <br /><br />Lo scopo principale della mostra era quello di documentare l'attività dei missionari e di mettere in luce tutta l’opera apostolica sostenuta dalla Chiesa in missione. Veniva messo in luce l’ampio ricorso dei missionari agli strumenti forniti dalle scienze: geografia, linguistica, fisica, astronomia, botanica… Ai visitatori, oltre a libri e manufatti, venivano mostrate anche mappe geografiche delle zone più remote del mondo, insieme alle informazioni raccolte dai missionari sulla mineralogia, la flora e la fauna delle terre di missione.<br /><br />In un padiglione erano anche disponibili per la consultazione due raccolte complete del periodico “Les Missions Catholiques” e una doppia raccolta degli “Annali della Propagazione della Fede”. Si trattava di riviste dedicate esclusivamente alle missioni, composte da 158 volumi e illustrati da oltre 15mila riproduzioni di schizzi, disegni e fotografie inviati dai missionari. E questo con l’obiettivo di fare conoscere le storie legate all’opera missionaria, i veri frutti delle missioni, le tante testimonianze rese da uomini e donne cambiati dall’incontro col Vangelo, anche nella speranza di toccare i cuori e sprigionare il loro sostegno materiale e spirituale alle opere della Chiesa nelle terre di missione, contrastando anche le rappresentazioni manipolate dei critici che denigravano l’opera missionaria tacciandola di “oscurantismo”. <br /><br />Un anno dopo l'Esposizione, per volere di Pio XI furono selezionate circa 40mila opere tra quelle esposte, che confluirono nel primo Museo Etnologico Missionario della storia. A distanza di cento anni, molte di quelle opere sono ora esposte nei Musei Vaticani nella sezione intitolata proprio “Museo Etnologico Anima Mundi”. <br />Fri, 28 Mar 2025 16:53:05 +0100AFRICA/MALI - Operazione Sounkalo Solidarity: solidarietà, condivisione, coesione sociale in tempo di Ramadan e Quaresimahttps://www.fides.org/it/news/76186-AFRICA_MALI_Operazione_Sounkalo_Solidarity_solidarieta_condivisione_coesione_sociale_in_tempo_di_Ramadan_e_Quaresimahttps://www.fides.org/it/news/76186-AFRICA_MALI_Operazione_Sounkalo_Solidarity_solidarieta_condivisione_coesione_sociale_in_tempo_di_Ramadan_e_QuaresimaBamako – Sono migliaia le persone di ogni credo religioso che dal 1 marzo scorso, inizio ufficiale del Ramadan, si radunano in vari punti dell’intero Paese per condividere kit alimentari che vengono distribuiti in concomitanza delle sei di ogni pomeriggio, tempo nel quale i musulmani possono rompere il digiuno.<br /> <br />L’iniziativa, promossa dal governo maliano, ha come obiettivo quello di creare un clima di solidarietà e coesione tra la gente e consiste appunto nella distribuzione di pasti e kit alimentari a tutti, senza alcuna esclusione. E così ogni giorno, al termine del digiuno previsto dal Ramadan, operatori, autorità locali, ong, si ritrovano insieme alla gente del posto in località individuate, tipo campi da calcio, terreni all’aperto, moschee, per condividere i pasti forniti .<br /> <br />Quest’anno l’occasione è ulteriormente significativa visto che il Ramadam dei musulmani coincide con la Quaresima dei cristiani. Grazie a questa iniziativa l’intera popolazione ha la possibilità di condividere non solo il cibo ma veri momenti di aggregazione. Questo clima di solidarietà fa si che la gente si senta motivata ed incoraggiata, nonostante l’instabilità che vige nel Paese. La vita scorre in maniera ordinaria per tutti fino alla sera quando poi tutti, da autorità locali, religiose, semplici cittadini, si ritrovano per i pasti che si concludono con preghiere e benedizioni in un vero clima di convivialità, pace e coesione sociale.<br /> <br />Oltre ai kit consegnati il 4 marzo 2025 dall’incaricato delle opere sociali del Presidente della Repubblica alle principali organizzazioni religiose, c’è stata un’ulteriore consegna di altre 50 tonnellate di riso, il 13 marzo 2025, alle principali organizzazioni religiose musulmane e cristiane del Paese dal Ministro degli Affari Religiosi, del Culto e delle Dogane, Mahamadou Konè, alla presenza del Vicedirettore generale della Maison du Hadj Mahamane Adamou Cissé, di numerosi leader religiosi, membri del governo e attori della società civile presso la Maison du Hadj.<br /> <br />Konè, ha ricordato che questa iniziativa fa parte dell'Operazione Sounkalo Solidarité, del Presidente della Transizione, Generale dell'Esercito Assimi Goita, e mira a sostenere le popolazioni vulnerabili attraverso le strutture religiose. Dal canto suo Cissé ha sottolineato che questa nobile iniziativa di testimonia l'impegno delle massime autorità della Transizione nei confronti delle comunità religiose musulmane e cristiane e ha rimarcato che in questo mese benedetto, mese di condivisione, pietà e solidarietà, questo gesto assume un significato molto speciale che permetterà a tante famiglie di vivere questo tempo con dignità e serenità.<br /> <br />In merito al contesto politico dal 2012 è in corso in Mali una guerra civile tra l’esercito regolare del Paese, i ribelli Tuareg e diversi gruppi jihadisti in conflitto con il governo centrale e tra di loro. Secondo le statistiche internazionali il deterioramento di questa crisi politica ha portato ad altri due colpi di Stato militari rispettivamente nel 2020 e nel 2021, mentre i conflitti tra i diversi gruppi armati all’interno del Paese si sono ulteriormente intensificati a partire dall’agosto del 2022 quando le truppe francesi si sono ritirate dal territorio maliano ponendo fine a un’operazione militare durata nove anni. <br />Attualmente, dopo la destituzione del primo ministro Choguel Kokalla Maïga il 20 novembre scorso, il governo è guidato dal generale Abdoulaye Maïga e non sono previste elezioni presidenziali imminenti. Fonti locali mettono in luce che, attraverso l’apertura delle diverse caserme nonché i frequenti movimenti organizzati dai Paesi dell’Alliance pour l’État du Sahel , si nota un miglioramento della sicurezza nel paese.<br /><br /> <br />Thu, 27 Mar 2025 13:42:28 +0100ASIA/FILIPPINE - In una nazione divisa sulla vicenda giudiziaria di Duterte, la Chiesa opera per l'unitàhttps://www.fides.org/it/news/76185-ASIA_FILIPPINE_In_una_nazione_divisa_sulla_vicenda_giudiziaria_di_Duterte_la_Chiesa_opera_per_l_unitahttps://www.fides.org/it/news/76185-ASIA_FILIPPINE_In_una_nazione_divisa_sulla_vicenda_giudiziaria_di_Duterte_la_Chiesa_opera_per_l_unitaManila - In una nazione polarizzata e divisa sulla vicenda che vede coinvolto l'ex presidente Rodrigo Duterte - incriminato dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l'umanità commessi nel corso della "guerra alla droga" da lui promossa - la Chiesa cattolica nella Filippine cerca di recuperare l'unità nazionale mentre la società - che tra l'altro si prepara al voto di medio termine, a maggio prossimo - appare sempre più spaccata tra gruppi pro-Duterte e contro-Duterte. <br />Tra le prime strade individuate dalle comunità cattoliche c'è la preghiera: in una fase riconosciuta come estremamente critica, il Cardinale José Advincula, Arcivescovo di Manila, ha invitato i fedeli "a trascendere le nostre differenze e ad essere aperti a una continua conversione verso la verità, la giustizia e la pace". Per questo, in un appello pubblico, il Cardinale ha chiesto una "oratio imperata" per la nazione, una "preghiera obbligatoria" da recitare in tutte le parrocchie dell'arcidiocesi ogni giorno, durante tutte le messe a partire dalla terza domenica di Quaresima. <br />"Ci umiliamo davanti a te oggi, confidando nella tua promessa di guarire la nostra terra. Stendi ancora una volta la tua mano potente e guida la nostra nazione, in questo momento di crisi, conflitto e confusione", recita il testo della preghiera. E prosegue: "Lascia che la luce della verità brilli come una colonna di nubi di giorno e una colonna di fuoco di notte, per guidarci lungo il cammino che conduce all'unità e alla pace". "Fai sgorgare la giustizia, aprendo la strada alla guarigione e alla riconciliazione...Che questo Anno giubilare ci ispiri a camminare insieme come un solo popolo", si legge nella "Oratio imperata".<br />Nella comunità cattolica si vive questo tempo - che coincide con la Quaresima - come un'opportunità di conversione: la detenzione dell'ex presidente Rodrigo Duterte all'Aja può essere una "grazia speciale", "un'opportunità spirituale" ha affermato mons. Patricio Buzon, Vescovo di Bacolod, invitando i sostenitori di Rodrigo Duterte a "cambiare prospettiva". “Il tempo trascorso in prigione è un momento più potente di qualsiasi ritiro spirituale”, ha detto il Vescovo Buzon, aggiungendo: "Duterte è, dopotutto, un suo figlio. Dio vuole che sia salvato perché 'Dio non si compiace della morte del malvagio piuttosto che del fatto che si converta dalle sue vie e viva' ". Il Vescovo ha stigmatizzato "il fanatismo cieco che ci sta lacerando come popolo": "È tempo di mettere il nostro amore per la patria al di sopra di qualsiasi lealtà politica", ha concluso.<br />Tra le misure per dissenso ideate dai sostenitori di Duterte, vi è la cosiddetta “Settimana delle rimesse zero”: gli ingenti gruppi di filippini all'estero - oltre 10 milioni di persone - stanno pianificando, come forma di protesta, soprattutto in Europa, il blocco delle rimesse, ovvero quei contributi economici inviati in patria, che costruiscono una stampella fondamentale per l'economia nazionale. La misura avrebbe un impatto negativo su migliaia di famiglie filippine. Mons. Ruperto Santos, Vescovo di Antipolo ha asserito: "Un blocco delle rimesse, anche temporaneo, potrebbe sconvolgere la vita di queste famiglie, lasciandole vulnerabili e in difficoltà ad arrivare a fine mese"; inoltre si teme un "effetto a catena" sulle aziende e sulle comunità che dipendono da quel flusso finanziario. "Come Vescovo, invito all'unità e al dialogo. Cerchiamo modi pacifici e costruttivi per affrontare le questioni, senza causare danni alle nostre famiglie e alla nostra nazione", al fine di "favorire la guarigione e promuovere il bene comune".<br />D'altro canto sull'isola di Mindanao, - area in cui Duterte registra l'appoggio più forte - l'Arcivescovo di Cagayan de Oro, mons Jose Cabantan ha smentito affermazioni circolanti secondo cui nella cattedrale si sarebbe celebrata una messa quotidiana con l'intenzione di "chiedere il ritorno dell'ex presidente Rodrigo Duterte nelle Filippine". La celebrazione eucaristica, come tutte le messe, "non è dedicata a nessuna persona, gruppo o causa politica in particolare", ha scritto. L'Arcivescovo ha sottolineato l'impegno della Chiesa alla neutralità e a garantire che "i luoghi di culto rimangano spazi di fede, riflessione e unità", esortando i fedeli a "sostenere la pace, l'unità e la giustizia".<br />Intanto, a livello di politica interna, l'Ufficio presidenziale del presidente Ferdinand Marcos jr ha ribadito che non coopererà con la Corte penale internazionale sulle accuse di crimini contro l'umanità mosse all'ex presidente Rodrigo Duterte, "poiché le Filippine non riconoscono la giurisdizione della CPI". Il governo ha respinto le accuse secondo cui la consegna dell'ex presidente Rodrigo Duterte alla CPI sarebbe dovuta alla frattura tra Marcos e Duterte, sottolineando che "l'arresto non aveva nulla di personale". Altri esponenti politici rimarcano che "al di là del vantaggio politico, la sovranità del Paese e l'interesse di una vera giustizia per ogni filippino devono rimanere prioritari". <br /> Thu, 27 Mar 2025 12:19:57 +0100AFRICA/SUD SUDAN - Precipita la situazione nel Paese. Esponenti cristiani lanciano appelli alla pacehttps://www.fides.org/it/news/76184-AFRICA_SUD_SUDAN_Precipita_la_situazione_nel_Paese_Esponenti_cristiani_lanciano_appelli_alla_pacehttps://www.fides.org/it/news/76184-AFRICA_SUD_SUDAN_Precipita_la_situazione_nel_Paese_Esponenti_cristiani_lanciano_appelli_alla_paceJuba – Precipita la situazione in Sud Sudan dove ieri, 26 marzo, il Primo Vice Presidente Riek Machar è stato posto agli arresti domiciliari, segnando una nuova tappa nel riacceso scontro tra questi e il Presidente Salva Kiir .<br />Secondo quanto ha reso noto dal Sudan People's Liberation Movement-in-Opposition, il partito di Machar, quest’ultimo, la moglie e due guardie del corpo sarebbero trattenuti in casa, accusati di coinvolgimento nei recenti scontri tra l'esercito e la milizia Armata Bianca a Nasir, nello Stato dell'Alto Nilo.<br />L’arresto di Machar è avvenuto in una giornata contrassegnata da tiri di artiglieria nei pressi della capitale, Juba.<br />Le forti tensioni di questi giorni hanno indotto diverse ambasciate a Juba a chiedere ai propri concittadini di lasciare il Sud Sudan mentre si moltiplicano gli appelli per trovare una soluzione pacifica alla crisi che rischia di far precipitare di nuovo il Paese nella guerra civile. <br />“Non è questo il momento per guerre insensate; al contrario, i politici devono promuovere un clima di unità e impegnarsi in dialoghi di pace per affrontare le sfide che la popolazione si trova ad affrontare” ha dichiarato Mons. Matthew Remijio Adam Gbitiku, Vescovo di Wau.<br />Il Council of Evangelical Churches of South Sudan ha chiesto “un'indagine imparziale sulle cause profonde di questi conflitti. Se qualcuno viene ritenuto colpevole, dovrebbe essere portato in tribunale per essere giudicato".<br />Il CEOFSS esprime anche “preoccupazione per la presenza di forze straniere nel Sudan del Sud” e incoraggia “la risoluzione dei problemi di sicurezza attraverso l’impegno diplomatico, assicurando che siano rispettate la sovranità nazionale e la stabilità del Paese”. Oltre allo scontro politico tra i due “uomini forti” che si contendono il potere dall’indipendenza nazionale , il Sud Sudan è attraversato da conflitti locali e tribali che contribuiscono all’insicurezza del Paese. Il CEOFSS ricorda infatti “la violenza tra le comunità che continua a rappresentare una preoccupazione urgente, comprese le razzie di bestiame negli Stati di Warrap e Jonglei e gli scontri tra contadini e pastori in alcune parti dell'Equatoria”. <br />Thu, 27 Mar 2025 11:41:32 +0100AFRICA/NIGERIA - Rilasciato padre John Ubaechu rapito domenica 23 marzohttps://www.fides.org/it/news/76183-AFRICA_NIGERIA_Rilasciato_padre_John_Ubaechu_rapito_domenica_23_marzohttps://www.fides.org/it/news/76183-AFRICA_NIGERIA_Rilasciato_padre_John_Ubaechu_rapito_domenica_23_marzoAbuja – Ha riacquistato la libertà padre John Ubaechu, il sacerdote nigeriano, rapito domenica 23 marzo .<br />Lo ha reso noto ieri 26 marzo, l’arcidiocesi di Owerri con una nota firmata dal suo Cancelliere/Segretario Arcidiocesano padre Patrick C. Mbarah. “Sono incaricato di informarvi che il nostro sacerdote, Rev. Fr. John Ubaechu, rapito domenica 23 marzo 2025, è stato rilasciato. Ha riacquistato la libertà dai suoi rapitori oggi, 26 marzo 2025”.<br />“Ringraziamo Dio per la sua infinita misericordia e per aver esaudito le nostre preghiere. Apprezziamo la vostra solidarietà fraterna e le vostre preghiere. A Dio sia la gloria” conclude la nota.<br />Padre John Ubaechu, parroco della Holy Family Catholic Church Izombe era stato rapito la sera di domenica 23 marzo, sulla strada Ejemekwuru nell'area del governo locale di Oguta nello Stato di Imo, nel sud della Nigeria, mentre si stava recando al ritiro annuale dei sacerdoti. <br />Thu, 27 Mar 2025 07:50:50 +0100UDIENZA GENERALE - Il Papa: “È dall’esperienza di sentirsi amati che scaturisce la missione”https://www.fides.org/it/news/76182-UDIENZA_GENERALE_Il_Papa_E_dall_esperienza_di_sentirsi_amati_che_scaturisce_la_missionehttps://www.fides.org/it/news/76182-UDIENZA_GENERALE_Il_Papa_E_dall_esperienza_di_sentirsi_amati_che_scaturisce_la_missioneCittà del Vaticano - "Per andare ad annunciare il Vangelo, abbiamo bisogno prima di deporre il peso della nostra storia ai piedi del Signore, consegnare a Lui il peso del nostro passato. Solo persone riconciliate possono portare il Vangelo". Questo quanto si legge nel testo della catechesi dell'Udienza generale che il Papa, da tre giorni nuovamente in Vaticano dopo oltre un mese di ricovero per una polmonite bilaterale, avrebbe dovuto pronunciare oggi.<br /><br />Continuando il ciclo di catechesi dedicato alla vita di Gesù letta alla luce del tema del Giubileo, il Pontefice prosegue l'analisi degli incontri di Cristo che avvengono lungo la strada, soffermandosi oggi sull'incontro con la Samaritana al pozzo. Questo, fa notare il Papa, è uno dei momenti "in cui sembra proprio che Gesù ci stesse aspettando proprio lì, in quell’incrocio della nostra vita. Sono incontri che ci sorprendono, e all’inizio forse siamo anche un po’ diffidenti: cerchiamo di essere prudenti e di capire che cosa sta succedendo", proprio come accadde alla donna samaritana.<br /><br />Lei, sottolinea il Vescovo di Roma, "non si aspettava di trovare un uomo al pozzo a mezzogiorno, anzi sperava di non trovare proprio nessuno. Forse si vergogna della sua vita, forse si è sentita giudicata, condannata, non compresa, e per questo si è isolata, ha rotto i rapporti con tutti". Allo stesso tempo Gesù, che "avrebbe potuto scegliere un’altra strada e non attraversare la Samaria", e "sarebbe stato anche più sicuro, visti i rapporti tesi tra giudei e samaritani, vuole passare da lì e si ferma a quel pozzo proprio a quell’ora! Ci attende e si fa trovare proprio quando pensiamo che per noi non ci sia più speranza". <br /><br />Significativo è anche il luogo in cui avviene l'incontro: "il pozzo, nel Medio Oriente antico, è un luogo di incontro, dove a volte si combinano matrimoni, è un luogo di fidanzamento. Gesù vuole aiutare questa donna a capire dove cercare la risposta vera al suo desiderio di essere amata". <br /><br />E "se Nicodemo era andato da Gesù di notte, qui Gesù incontra la donna a mezzogiorno" perché "è un momento di rivelazione. Gesù si fa conoscere da lei come il Messia e fa luce sulla sua vita". Lei allora "sposta il discorso sulla questione religiosa che divideva giudei e samaritani. Questo capita a volte anche a noi mentre preghiamo: nel momento in cui Dio sta toccando la nostra vita coi suoi problemi, ci perdiamo a volte in riflessioni che ci danno l’illusione di una preghiera riuscita. In realtà, abbiamo alzato delle barriere di protezione. Il Signore però è sempre più grande, e a quella donna samaritana, alla quale secondo gli schemi culturali non avrebbe dovuto neppure rivolgere la parola, regala la rivelazione più alta: le parla del Padre, che va adorato in spirito e verità. E quando lei, ancora una volta sorpresa, osserva che su queste cose è meglio aspettare il Messia, Lui le dice: «Sono io, che parlo con te». È come una dichiarazione d’amore: Colui che aspetti sono io; Colui che può rispondere finalmente al tuo desiderio di essere amata".<br /><br />A quel punto, "la donna corre a chiamare la gente del villaggio, perché è proprio dall’esperienza di sentirsi amati che scaturisce la missione. E quale annuncio potrà mai aver portato se non la sua esperienza di essere capita, accolta, perdonata? È un’immagine che dovrebbe farci riflettere sulla nostra ricerca di nuovi modi per evangelizzare". Per lei, "il passato non è più un peso, è riconciliata. Ed è così anche per noi", conclude il Papa. <br />Wed, 26 Mar 2025 13:19:05 +0100ASIA/GIAPPONE - L’Arcivescovo Nappa in visita a Nagasaki e Tokyo: custodite la memoria dei martiri giapponesihttps://www.fides.org/it/news/76181-ASIA_GIAPPONE_L_Arcivescovo_Nappa_in_visita_a_Nagasaki_e_Tokyo_custodite_la_memoria_dei_martiri_giapponesihttps://www.fides.org/it/news/76181-ASIA_GIAPPONE_L_Arcivescovo_Nappa_in_visita_a_Nagasaki_e_Tokyo_custodite_la_memoria_dei_martiri_giapponesiTokyo – Ha preso il via lunedì a Nagasaki, presso la Collina di Nishizaka - dove san Paolo Miki e i suoi 25 compagni martiri sono stati crocifissi nel 1597 guardando il loro villaggio - la visita in Giappone dell’Arcivescovo Emilio Nappa, Segretario del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e già Presidente delle Pontificie Opere Missionarie . La visita ha avuto un programma fitto dove le visite ad alcuni luoghi cruciali della storia della Chiesa giapponese si sono avvicendati ad incontri altrettanto significativi. “A Nagasaki - racconta all’Agenzia Fides don Marco Sungsu Kim, officiale del Dicastero per l'Evangelizzazione che ha accompagnato l’Arcivescovo Emilio Nappa - la delegazione ha fatto tappa alla Cattedrale nuova, dove sono conservati alcuni resti rimasti dopo il bombardamento atomico tra cui la testa di una statua della Madonna e la chiesa di Oura, basilica minore e concattedrale dell'arcidiocesi di Nagasaki dove sono stati riscoperti i cristiani nascosti che hanno mantenuto la loro fede fino al XIX secolo”.<br />La visita dell’Arcivescovo Nappa è proseguita l’indomani a Tokyo con la visita al Centro di<br />Shinseikaikan, fondato nel 1934 dal padre Iwashita come dormitorio per studenti dedicato a San Filippo e che ha celebrato lo scorso anno il suo 90° anniversario e di cui attuale presidente è Andrea Lembo, Vescovo Ausiliare di Tokyo.<br />L’Arcivescovo Nappa ha ricordato come questo centro fin dalle origini non si sia limitato ad offrire vitto ed alloggio ma un’educazione basata sui valori del cattolicesimo, in un’epoca dominata dal militarismo dilagante. “Considerando l’attuale predominio del nazionalismo e i numerosi conflitti globali, è chiaro che c’è un bisogno sempre maggiore di persone formate secondo questi valori – ha affermato Nappa - È importante condividere con i poveri beni materiali, poiché questo permette loro di ricevere ciò che è essenziale per vivere e conservare la dignità fondamentale come esseri umani creati a immagine di Dio. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare di condividere con coloro che sono spiritualmente poveri anche le ricchezze della fede. Credo fermamente che il vostro impegno nel Shinseikaikan debba continuare a concentrarsi con particolare attenzione su questo aspetto”.<br />Nel pomeriggio di ieri incontrando i catechisti dell’Arcidiocesi di Tokyo l’Arcivescovo Nappa ha ricordato che se la Chiesa cattolica in Giappone è una minoranza all’interno del Paese, essa è però custode di una straordinaria storia e plurisecolare tradizione di martirio, caratterizzata soprattutto dalla capacità di mantenere viva la fede durante i lunghi anni di persecuzione. Nappa facendo riferimento ai tanti conflitti bellici in atto e citando in particolare il Myanmar ha sottolineato l’atto di carità dimostrato dall’Arcidiocesi di Tokyo e dalla Chiesa giapponese verso queste popolazioni. “Come già Presidente delle Pontificie Opere Missionarie, desidero farvi una richiesta particolare: non dimenticate di insegnare la Dottrina sociale della Chiesa, sia attraverso la catechesi vissuta nella vostra vita, sia nelle catechesi rivolte ai catecumeni e ai fedeli nelle aule. La vostra testimonianza aiuta a camminare sulla via del perdono, della riconciliazione e della pace. Essa porta un messaggio di intensa forza e grande persuasione” ha concluso l’Arcivescovo. Inoltre l'attuale Segretario del Governatorato vaticano, menzionando il lavoro di sostegno delle POM a molte delle circa 1200 Diocesi situate tra l’Asia, l’Africa e l’Oceania, incluso il Giappone, ha invitato i partecipanti ad approfondire le possibilità di aiuto al lavoro dei sacerdoti missionari e i sacerdoti locali nei territori di missione grazie alla presenza di padre Giuseppe Naoki Momma, Direttore delle POM giapponesi.<br />Dopo il Giappone, il programma della visita dell'Arcivescovo Nappa prosegue in Corea del Sud, dove prenderà parte anche alle celebrazioni per i sessant'anni dall'istituzione della direzione nazionale delle POM coreane. . <br />Wed, 26 Mar 2025 12:42:55 +0100ASIA/CINA - A Ningbo quattro ordinazioni sacerdotali nella festa dell’Annunciazionehttps://www.fides.org/it/news/76180-ASIA_CINA_A_Ningbo_quattro_ordinazioni_sacerdotali_nella_festa_dell_Annunciazionehttps://www.fides.org/it/news/76180-ASIA_CINA_A_Ningbo_quattro_ordinazioni_sacerdotali_nella_festa_dell_AnnunciazioneNingbo – La piccola diocesi di Ningbo, nella provincia cinese di Zhejiang, ha accolto 4 nuovi sacerdoti ordinati martedì 25 marzo, festa dell’Annunciazione del Signore. I sacerdoti diocesani – riferisce il sito della diocesi – hanno poi concelebrato la liturgia insieme al Vescovo Francesco Saverio Jin Yangke, Vescovo ordinario diocesano nella cattedrale dedicata all’Assunzione di Maria. <br /><br />Le comunità ecclesiali dei 4 decanati, amici e parenti hanno accompagnato il cammino vocazionale dei 4 nuovi sacerdoti. Tre di loro si sono laureati presso il Seminario maggiore di Hebei, e uno si è laureato al Seminario maggiore di Shenyang. Tutti hanno già fatto esperienza di tirocinio missionario e pastorale nelle parrocchie della diocesi.<br /> <br />Nella comunità ecclesiale della diocesi di Ningbo si registra una abbondante fioritura vocazionale, con diverse ordinazioni sacerdotali e professioni religiose registrate ogni anno. Anche le suore della Congregazione delle Figlie del Purgatorio, composta da circa cinquantina di religiose accolgono ogni alto molte vocazioni. La diocesi conta oltre 30 mila battezzati cattolici e è suddivisa in 4 decanati, con 12 parrocchie, con 106 chiese e cappelle. <br /><br />La comunità ecclesiale di Ningbo è storicamente legata alla missione ivi compiuta dai padri lazzaristi. In precedenza, tra XVII e XVIII Secolo, nell’area avevano operato come missionari anche padri gesuiti come Martino Martini, Lodovico Buglio, Joao Monteiro, Rodrigue de Figueredo, Antoine de Gouvea, e Jean Alexis de Gollet. Il Vicariato Apostolico di Ningbo fu eretto nel 1924 e affidato alla guida di Paul Marie Reynaud CM, per poi essere elevato a diocesi nel 1926, l’anno in cui vennero ordinati i primi sei vescovi cinesi. <br /><br />Dopo la ripresa l’attività ecclesiale nel 1979. La diocesi ha dato massima importanza alla riapertura delle chiese, alla formazione dei sacerdoti e delle religiose, , applicare lo spirito del Concilio del Vaticano II. <br /><br />La diocesi, che sorge in un’area di forte sviluppo economico, pur nell’esiguità delle sue dimensioni manifesta grande vitalità sul terreno delle attività pastorali, culturali e sociali. Il 24 maggio 2024 la diocesi di Ningbo ha ospitato anche un convegno di commemorazione dei cento anni dalla convocazione del Primum Concilium Sinense di Shanghai. <br />Wed, 26 Mar 2025 12:26:05 +0100AFRICA/NIGERIA- "La democratizzazione dello sviluppo porta allo sviluppo della democrazia” afferma il Vescovo Kukahhttps://www.fides.org/it/news/76179-AFRICA_NIGERIA_La_democratizzazione_dello_sviluppo_porta_allo_sviluppo_della_democrazia_afferma_il_Vescovo_Kukahhttps://www.fides.org/it/news/76179-AFRICA_NIGERIA_La_democratizzazione_dello_sviluppo_porta_allo_sviluppo_della_democrazia_afferma_il_Vescovo_KukahAbuja - "La democrazia è un lavoro in corso. La democrazia ti dà l'opportunità di provare se hai fallito e ti dà una maggiore opportunità di correggere gli errori precedenti" ha affermato Matthew Hassan Kukah, Vescovo di Sokoto nel suo intervento al convegno per celebrare il 60° compleanno di Emeka Ihedioha, ex governatore dello Stato di Imo, tenutosi il 24 marzo ad Abuja.<br />"La costituzione americana è stata scritta inizialmente con l'intento di proteggere la proprietà bianca", ha spiegato Mons. Kukah, ma nel tempo sono stati introdotti emendamenti che hanno esteso i diritti civili a tutta la popolazione. <br />Mons. Kukah ha poi sottolineato come gli africani hanno ereditato un sistema “che non è nostro, ma non possiamo dire che non sia rilevante per noi”. Il Vescovo di Sokoto si è quindi chiesto se “ci sono differenze tra la democrazia in Asia e quella in Africa”. La risposta è data da come il sistema democratico riesca venire incontro alle esigenze di sviluppo della popolazione. "La democratizzazione dello sviluppo porta allo sviluppo della democrazia” sottolinea Mons. Kukah. “Questo avviene se decidi di democratizzare equamente lo sviluppo, e non portare ogni istituzione, università, facoltà di medicina o altro nel tuo villaggio”, ignorando il resto del Paese. Una pratica spesso seguita dai dirigenti africani che privilegiano le zone di loro provenienza a scapito di altre.<br />Il Vescovo sottolinea che “se non abbiamo un meccanismo con cui misuriamo la nostra crescita, la nostra ricerca di una società democratica diventa una ricerca vuota”.<br />Nel suo intervento l’ex Presidente Olusegun Obasanjo ha affermato che “la democrazia in Africa ha fallito perché non è africana”. Secondo l’ex Presidente il modello democratico importato dall’occidente è in crisi perché non è allineato con i valori, la cultura e lo stile di vita africani. Obasanjo ha sottolineato la necessità di un sistema democratico incentrato sull'Africa che avvantaggi davvero le persone piuttosto che una élite privilegiata: "La democrazia dovrebbe essere un sistema di governo che soddisfa tutte le persone, non solo pochi eletti. Ma cosa abbiamo oggi? Un governo di un piccolo numero di persone, per un piccolo numero di persone, mentre la maggioranza è privata dei propri bisogni”. <br /><br />Wed, 26 Mar 2025 12:16:38 +0100