EUROPA/ITALIA - In Italia diminuisce costantemente il numero delle diagnosi di AIDS nei bambini. Dei 55.000 casi segnalati fino al dicembre 2004 sono 741 ad avere un bambino protagonista

mercoledì, 30 novembre 2005

Roma (Agenzia Fides) - I dati emersi dall'aggiornamento al dicembre 2004 dei casi di AIDS notificati in Italia e delle nuove infezioni da HIV nei bambini, resi noti dal Centro Operativo AIDS (COA) dell'Istituto Superiore di Sanità, sono incoraggianti.
Infatti, di quasi i 55.000 casi di AIDS segnalati solo 741 hanno un bambino protagonista. Un numero che copre solo l'1,4% del campione generale e che appunto riguarda pazienti con un'età pediatrica, cioè inferiori ai 13 anni al momento della diagnosi o che hanno contratto la malattia per trasmissione verticale al momento del parto per contagio da parte della madre.
Dei 689 bambini che hanno contratto l'infezione dalla madre, 356 (più del 50%) sono figli di madre tossicodipendente, mentre 247 (pari a poco più del 35%) sono figli di donne che hanno contratto l'infezione per via sessuale.
Oltre a questi dati dal COA arriva un’importante novità. Grazie a un particolare esame del sangue di pazienti HIV-positivi, sarà possibile datare le infezioni più recenti, sviluppatesi fino a sei mesi prima. Finora, infatti, era possibile contare le nuove positività che, però, potevano rappresentare vecchie infezioni, non note in precedenza. Invece, il test messo a punto dai ricercatori consente di conoscere con buona approssimazione il tempo intercorso tra l'inizio dell'infezione e il primo test anti-HIV risultato positivo. Sarà così possibile misurare la frequenza delle infezioni recenti e delineare meglio la diffusione dell'infezione. I test attualmente disponibili per la diagnosi discriminano solamente chi è infetto da chi non lo è, ma non permettono di stabilire il lasso di tempo intercorso dal momento dell'infezione fino al primo test che risulta positivo.
E’ vero che si può conoscere approssimativamente il numero delle persone che ogni anno in Italia si infettano con l'HIV (all'incirca 3500 ogni anno), ma non è possibile distinguere i soggetti da poco infettatisi da chi invece ha contratto l'infezione in precedenza, magari tanti anni prima, senza mai saperlo fino al momento del test di screening.
Il test si basa sul cosiddetto indice di 'avidità anticorpale', che misura la maturità degli anticorpi anti-HIV prodotti dal soggetto infetto. L'informazione che può fornirci l'indice di avidità per HIV consente di individuare l'andamento attuale della diffusione dell'HIV: le vie di trasmissione più frequenti, le zone geografiche più colpite, i sottogruppi di popolazione maggiormente interessati e, dunque, di poter intervenire tempestivamente per migliorare i servizi di assistenza e incrementare adeguate misure di prevenzione. (AP) (30/11/2005 Agenzia Fides; Righe:32; Parole: 420)


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