VATICANO - Papa Francesco: San Daniele Comboni ci ricorda che la missione non è "frutto di impegno umano", e nasce dalla carità

mercoledì, 20 settembre 2023 papa francesco   missione   evangelizzazione   santi  

Roma (Agenzia Fides) . La passione missionaria di annunciare il Vangelo non nasce come “frutto di impegno umano”, ma attinge “all’amore di Cristo”; Essa è il contrario della “peste del clericalismo”, e ha la sua sorgente nella carità. Lo ha ripetuto oggi Papa Francesco, durante la nuova catechesi del ciclo dedicato alla passione di annunciare il Vangelo e allo zelo apostolico, riproponendo la suggestiva testimonianza di San Daniele Comboni, uno dei più grandi missionari Dei tempi moderni, beatificato nel 1996 e proclamato Santo da Giovanni Paolo II il 5 ottobre 2003.
Rivolto alla moltitudine raccolta in piazza San Pietro, il Pontefice ha aperto la sua catechesi ricordando che la passione missionaria fece di Comboni un “apostolo pieno di zelo per l’Africa” e per i suoi popoli. Uno zelo vissuto in un contesto storico segnato anche “dall’orrore della schiavitù, di cui era testimone”. Purtroppo ha aggiunto il Vescovo di Roma, riproponendo espressioni già utilizzate durante il suo viaggio nel Continente africano – “la schiavitù, così come il colonialismo, non è un ricordo del passato. Nell’Africa tanto amata da Comboni, oggi dilaniata da molti conflitti, dopo quello politico, si è scatenato un colonialismo economico, altrettanto schiavizzante. È un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca”. Il Papa ha voluto ripetere per inciso l’appello già lanciato a Kinshasa il 31 gennaio scorso, durante l’incontro con le autorità:«Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare».
Tornando alla testimonianza di Comboni, Papa Francesco ha richiamato la singolare intuizione missionaria, sintetizzata dallo stesso Santo nello slogan «Salvare l’Africa con l’Africa». Una “intuizione potente”, che contribuì a rinnovare l’opera missionaria, riconoscendo che “le persone evangelizzate non erano solo ‘oggetti’, ma ‘soggetti’ della missione. San Daniele” ha proseguito il Papa “desiderava rendere tutti i cristiani protagonisti dell’azione evangelizzatrice. Con quest’animo pensò e agì in modo integrale, coinvolgendo il clero locale e promuovendo il servizio laicale dei catechisti. I catechisti sono un tesoro della Chiesa: i catechisti sono coloro che vanno avanti nell’evangelizzazione. Concepì così anche lo sviluppo umano, curando le arti e le professioni, favorendo il ruolo della famiglia e della donna nella trasformazione della cultura e della società”. Anche oggi – ha aggiunto il Pontefice “far progredire la fede e lo sviluppo umano dall’interno dei contesti di missione, anziché trapiantarvi modelli esterni o limitarsi a uno sterile assistenzialismo”

Lo slancio missionario di Comboni – ha proseguito il Vescovo di Roma, indicando le sorgenti della sua opera apostolica – “non è stata principalmente frutto di impegno umano: egli non fu spinto dal suo coraggio o motivato solo da valori importanti, come la libertà, la giustizia e la pace; il suo zelo è nato dalla gioia del Vangelo, attingeva all’amore di Cristo e portava all’amore per Cristo”: Lo stesso Santo riconosceva in un suo scritto che “Una missione così ardua e laboriosa come la nostra non può vivere di patina, di soggetti dal collo storto pieni di egoismo e di sé stessi, che non curano come si deve la salute e conversione delle anime”. “Questo” ha sottolineato il Pontefice, con una aggiunta “a braccio” al testo scritto “è il dramma del clericalismo, che porta i cristiani, anche i laici, a clericalizzarsi e a trasformarli – come dice qui – in soggetti dal collo storto pieni di egoismo. Questa è la peste del clericalismo”. Mentre “solo se si ama Cristo” – ha rimarcato il Papa citando un’altra frase di Comboni “allora sono dolcezze le privazioni, i patimenti e il martirio”.
Per Comboni – ha sottolineato Papa Francesco – anche la “capacità missionaria” aveva come unica sorgente la “carità, in particolare lo zelo nel fare proprie le sofferenze altrui, nel sentirle sulla propria pelle e nel saperle alleviarle, come buoni cirenei dell’umanità”. La sua passione evangelizzatrice, inoltre, “non lo portò mai ad agire da solista, ma sempre in comunione, nella Chiesa”. Il sogno di Comboni - ha rimarcato il Pontefice nella parte finale della sua catechesi – “è una Chiesa che fa causa comune con i crocifissi della storia, per sperimentare con loro la risurrezione. (...) La sua testimonianza sembra ripetere a tutti noi, uomini e donne di Chiesa: ‘Non dimenticate i poveri, amateli, perché in loro è presente Gesù crocifisso, in attesa di risorgere’ ”. Poi concludendo il suo intervento con alcune frasi aggiunte “a braccio” al testo scrittol il Pontefice si è rivolto direttamente alla moltitudine dei tanti presenti in piazza San Piatro; “A voi dico: non dimenticatevi dei poveri, perché saranno loro ad aprirvi la porta del Cielo”. (GV) (Agenzia Fides 20/9/2023)


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