AMERICA/PERU’ - “La difesa della democrazia è diritto e dovere dei popoli e dei cittadini”: Dina Boluarte nuovo Presidente della Repubblica

venerdì, 9 dicembre 2022 politica   situazione sociale   conferenze episcopali  

Lima (Agenzia Fides) – Il Presidente del Perù, Pedro Castillo, che aveva indetto nuove elezioni e lo stato di emergenza, è stato destituito dal Parlamento, che ha chiamato a succedergli, secondo la Costituzione, la Vice presidente Dina Boluarte, la quale ha prestato giuramento, diventando così la prima donna alla guida del paese. Castillo è stato arrestato per "reati contro lo Stato e l'ordine costituzionale". Gli eventi si sono susseguiti nel giro di poche ore, il pomeriggio di mercoledì 7 dicembre.
Pedro Castillo, della sinistra radicale, maestro e sindacalista, aveva assunto la carica di Presidente il 28 luglio 2021, vincendo per pochi voti il ballottaggio contro Keiko Fujimori, esponente della destra, figlia di un ex Presidente. Fin dall’inizio del suo mandato, era emersa in diversi modi l’impreparazione di Castillo ad affrontare la difficile situazione del Perù. Castillo era stato accusato e indagato per diversi casi di corruzione. Il 7 dicembre, prima che la terza mozione di sfiducia di quest’anno per “incapacità morale” arrivasse alla votazione, ha sciolto il Parlamento, indetto nuove elezioni e proclamato lo stato di emergenza nazionale, oltre al coprifuoco con la sospensione di tutte le attività.
I media internazionali, le principali autorità peruviane e alcuni ministri dello stesso governo di Castillo che si sono dimessi, hanno denunciato un tentativo di colpo di Stato, mentre si susseguivano le dimissioni di diverse alte cariche dello Stato e dell’esercito, che si proclamavano fedeli alla Repubblica. Nelle strade sono iniziate manifestazioni e scontri.
Alla notizia di tali avvenimenti, il Consiglio permanente della Conferenza episcopale peruviana ha definito “incostituzionale e illegale” la decisione di Pedro Castillo di "sciogliere il Congresso della Repubblica e stabilire un governo di emergenza eccezionale". I Vescovi del Perù in un loro comunicato, hanno respinto “in maniera energica e assoluta, la rottura dell’ordine costituzionale”. Inoltre hanno affermato che “è diritto e dovere dei popoli e dei cittadini, la difesa della democrazia”. Citando la Costituzione politica vigente (n.46), hanno ricordano anche che non si deve obbedienza a un governo usurpatore e a chi assume funzioni pubbliche violando la Costituzione e le sue leggi.
I Vescovi hanno poi esortato le istituzioni tutelari della patria “ad assumere pienamente le loro funzioni costituzionali per proteggere e salvaguardare la democrazia, garantendo, preservando e ristabilendo l’ordine pubblico e costituzionale”. Il comunicato ha chiesto infine, in questo momento difficile, “di mantenere l’unità nazionale, la calma e di mettere fine a qualsiasi forma di violenza e di violazione dei diritti fondamentali dei cittadini”.
Dopo l’annuncio di Castillo e alcune ore di concitazione, il Parlamento ha anticipato la sessione prevista per la votazione della proposta di destituzione del Presidente, che ha avuto uno svolgimento rapidissimo. I favorevoli alla mozione sono stati 101 contro 6 contrari e 10 astensioni. Il Parlamento, a seguito della destituzione di Castillo, ha convocato la Vice presidente Dina Boluarte, per ufficializzare la successione, secondo la Costituzione. Dina Boluarte ha prestato giuramento durante una seduta straordinaria del Parlamento. Membro del partito di stampo socialista Perù Libre, avvocato, 60 anni, Boluarte ha chiamato tutte le forze politiche ad una tregua e al dialogo, e tutti i peruviani all’unità, per affrontare la difficile situazione che il paese sta vivendo.
Nella stessa serata del 7 dicembre la polizia ha arrestato Castillo nella sede della Prefettura di Lima, dove si era rifugiato in compagnia dell'ex premier Anibal Torres. La Procura generale peruviana ha informato che è stato avviato un procedimento preliminare contro l'ex presidente per i presunti reati di ribellione e associazione per delinquere.

Almeno dal 2016 il Perù sta vivendo una grave crisi politica, aggravata dall’instabilità costante dei leader e dei gruppi di potere, dalla crisi sanitaria provocata dalla pandemia di Covid 19 con le sue conseguenze economiche e sociali. I Vescovi peruviani hanno espresso più volte la loro preoccupazione per un Perù “diviso a metà”, chiamando all’unità di tutti, in particolare alla responsabilità dei politici, per costruire un Paese migliore. Nella “Lettera al Popolo di Dio” pubblicata prima del ballottaggio presidenziale, affermavano: “la buona politica deve anche occuparsi delle necessità più urgenti, soprattutto dei più poveri e vulnerabili, e deve essere capace di unirci, non di dividerci” (vedi Fides 26/05/2021). Nel Bicentenario dell’Indipendenza, il 28 e 29 luglio 2021, il Presidente della Conferenza episcopale peruviana, Monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, Arcivescovo di Trujillo, aveva diffuso un videomessaggio in cui esortava prima di tutto “a difendere con fermezza l'istituzionalità democratica del nostro amato Perù, per costruire la pace e lo sviluppo umano integrale, rifiutando ogni forma di violenza, da qualsiasi parte provenga”. Rinnovando l’impegno per la vita, per il rispetto della dignità delle persone, soprattutto dei più poveri e vulnerabili, per le famiglie, Monsignor Cabrejos Vidarte, esortava: “Costruiamo e non distruggiamo il nostro amato paese! Commemorando il Bicentenario dell’Indipendenza, cerchiamo un nuovo inizio, che coinvolga tutti e tutte, nessuno rimanga fuori” (vedi Fides 28/07/2021).
In un messaggio articolato in 12 punti, dell’agosto 2021, l’Episcopato peruviano analizzava ancora una volta la situazione del paese, evidenziando prima di tutto l’incertezza creata dalla “polarizzazione politica estrema” che si ripercuote in tutti gli ambiti sociali e soprattutto nella vita dei più poveri ed emarginati, colpendo sempre più i valori della convivenza umana (vedi Fides 26/08/2021).
Ancora un appello dal titolo “Urge la stabilità politica del Perù” è stato pubblicato il 7 febbraio 2022: la Conferenza Episcopale chiedeva alle autorità al più alto livello di "prendere sul serio i loro impegni e responsabilità nella ricerca della stabilità politica, democratica e del bene comune e non di interessi particolari o ideologici”. I Vescovi ribadivano: “Abbiamo bisogno con urgenza di una buona politica e della partecipazione dei cittadini alla vigilanza etica delle loro autorità… i cittadini esigono il rispetto dell'istituzionalità e della legittimità politica per essere governati". Quindi lanciano “un forte appello alle autorità governative di mostrare chiari segnali di governabilità” (vedi Fides 8/2/2022).
Un nuovo “appello urgente ai leader politici perché assumano con maggiore responsabilità l’attuale congiuntura, mettendo da parte gli egoismi; raggiungendo il consenso sulle riforme politiche necessarie e adottando misure radicali contro la corruzione” è stato lanciato dai Vescovi il 21 aprile 2022. “Signor Presidente della Repubblica e Signori Parlamentari, assumetevi la responsabilità per la quale siete stati eletti!” chiedevano i Vescovi, ricordando che “La democrazia deve portarci a cercare la governabilità e il bene comune, così come a garantire la libertà di espressione, l'indipendenza dei poteri e il rispetto della dignità umana per eccellenza” (vedi Fides 22/4/2022).
(SL) (Agenzia Fides 9/12/2022)


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