AFRICA/SOMALIA - Il Vescovo Bertin: la Chiesa è vicina al popolo e compie passi avanti di dialogo con il nuovo governo

sabato, 13 agosto 2022 politica   dialogo   aiuti umanitari   caritas   libertà religiosa  

Mogadiscio (Agenzia Fides) - “Per il momento il nuovo governo somalo sta mostrando buona volontà e sembra che il processo politico cominci a funzionare, se si tiene conto che la Camera bassa sabato 6 agosto scorso ha dato il via libera all’unanimità all’esecutivo presentato da Hamza Abdi Barre, il nuovo Primo ministro della Somalia. Questo è senza dubbio un grande successo, specialmente se si considerano le tante divisioni che hanno caratterizzato la Somalia fino a qualche mese fa”. Mons. Giorgio Bertin, Amministratore Apostolico di Mogadiscio e Vescovo di Gibuti, commenta così all’Agenzia Fides il nuovo corso nel tormentato Paese del Corno d’Africa, avviato all’indomani delle elezioni presidenziali dello scorso maggio che hanno visto la vittoria di Hassan Sheikh Mohamud.
La tornata elettorale era stata più volte rimandata e si era temuto che il compromesso tra le parti politiche per celebrarla, non sarebbe mai arrivato. Le elezioni di maggio, quindi, hanno suscitato speranze tra gli osservatori che il Paese, stretto nella morsa di moltissimi problemi da affrontare, possa finalmente voltare pagina.
Racconta mons. Bertin: “Una nostra delegazione, cui si è aggiunto Mons. Camilleri, il nunzio apostolico ad Addis Abeba, è stata per quattro giorni a Mogadiscio e siamo riusciti a incontrare Adan Madobe, nuovo presidente della Camera, con il quale abbiamo parlato di relazione religiose. Scopo prioritario della visita era affrontare la gravissima questione della siccità, ma è stata l’occasione per rincominciare ad allacciare rapporti con le autorità somale. Di questo siamo soddisfatti. Non abbiamo potuto incontrare il Ministro degli affari religiosi, Muktar Robow, visto che al momento della nostra visita, non era ancora stato nominato ufficialmente, ma recentemente Robow ha ricevuto il nostro intermediario somalo e si è detto pronto a futuri incontri. Sempre in quei giorni abbiamo incontrato l’incaricato per la risposta alla siccità e labbiamo parlato solo di questo drammatico aspetto e di come collaborare per affrontarlo. Il Nunzio Apostolico ha consegnato anche vari doni, tra i quali la lettera firmata dal Papa ad Abu Dhabi con lo sceicco di Al Azhar e l’enciclica ‘Fratelli tutti’. È stata quindi l’occasione di stabilire un ottimo rapporto. Inoltre come Caritas Somalia, sabato 6 agosto abbiamo compiuto una donazione prevista per un centro di sanità che sarà gestito da personale locale”.
Nell’agenda del nuovo esecutivo vi sono molti nodi da sciogliere. Uno dei principali è la penetrazione di al-Shabab, il noto gruppo terroristico di matrice islamica, presente sul territorio da molto tempo e causa di grandi tensioni. “Nelle diverse discussioni avute con i politici ci è parso che vi sia la buona volontà di dialogare con tutti, anche con gli avversari storici di al-Shabab. La scelta di Robow è interessante, visto che egli era un membro eminente di al-Shabab, gruppo dal quale ha preso le distanze. È un Ministro che conosce dall’interno i meccanismi del gruppo islamico e può aiutare nella strada per provare ad arrivare a un compromesso. Non sarà certo facile, ma è un tentavo. Il governo sembra voler intavolare un dialogo anche con le diverse entità statali che fanno parte della Repubblica Federale: uno dei problemi annosi qui in Somalia è stata la tensione tra la tendenza centripeta di Mogadiscio e quella centrifuga delle diverse entità regionali. Sembra che possa esserci ora un dialogo più strutturato. La drammatica situazione dovuta alla carestia, con metà della popolazione affamata poi, esige una ricerca fattiva di collaborazione al più presto”.
La Chiesa, sempre presente in Somalia, prevalentemente attiva sul piano umanitario, è interessata alla via intrapresa di dialogo che potrebbe aprire nuovi scenari geopolitici: “A livello diplomatico – nota mons. Bertin – possiamo dire di non essere stati fiora presenti; sul piano umanitario, invece, la Chiesa è sempre stata presente. Il Nunzio è stato molto contento dei risultati degli incontri. Al momento, come è noto, non ci sono rapporti diplomatici, ma dopo 30 anni, per la prima volta ci si incontra ad alti livelli. È desiderio del Nunzio e delle autorità approfondire le relazioni per un riconoscimento reciproco. Sarebbe un evento molto positivo per tutti, in chiave geopolitica. Io stesso ripeto di frequente: volete essere riconosciuti dalla comunità internazionale e sostenuti? Allora bisogna avere uno standard elevato di rispetto dei diritti e di rispetto delle differenze, a partire da quelle religiose. Il rapporto con la Chiesa cattolica è fondamentale e speriamo che il diritto di culto ci sia concesso: sarebbe un gran passo avanti. Tale diritto, infatti, di fatto non è garantito perché, vista l’ insicurezza generale di questi anni, non possiamo ricostruire la cattedrale né avere culto pubblico. Data la fragilità del governo, potrebbe essere un rischio per l’esecutivo concedere aperture che potrebbero essere giudicate eccessive verso la Chiesa, almeno in questa fase. Nel frattempo siamo vicini al popolo somalo: vogliamo lanciare una campagna di aiuti di concerto con Caritas Somalia, Caritas Irlanda e Caritas Usa, per dare un’immediata risposta alla siccità e alla fame”.
(LA) (Agenzia Fides 13/8/2022)


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