AMERICA/BRASILE - "No alle morti e al degrado in Amazzonia"

venerdì, 17 giugno 2022 amazzonia   chiese locali   violenza   diritti umani   indigeni  

Celam

Brasilia (Agenzia Fides) – Il giornalista ambientalista inglese Dom Phillips e l'antropologo brasiliano Bruno Araújo Pereira, esperto di questioni indigene, sono scomparsi nella giungla ai confini con il Perù dal 5 giugno. Durante le ricerche effettuate da Marina, Esercito e forze di sicurezza locali, è stato fermato e interrogato un pescatore, noto come Pelado, il quale ha confessato l’omicidio indicando anche il luogo dove ha seppellito i corpi. Il movente del crimine sarebbe stato la pesca illegale nella regione amazzonica, che i due stavano documentando.
La Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) ha espresso la sua solidarietà alle due famiglie, in attesa di chiarimenti su quanto accaduto e che sia fatta piena giustizia. “Non possiamo accettare – scrivono nella nota pervenuta a Fides - l'aggressione contro l'essere umano, la mancanza di rispetto per l'ambiente e la nostra casa comune, né l'insabbiamento della verità e della giustizia”. I Vescovi sottolineano che “queste morti fanno parte dell'elenco dei drammi vissuti nella regione amazzonica, come ben espresso da Papa Francesco nell'esortazione apostolica post-sinodale Querida Amazonia” e ribadiscono: “Fedeli al Successore di Pietro, riaffermiamo i sogni espressi per la regione, espressi da Papa Francesco nella sua esortazione”.
Anche la Rete ecclesiale panamazzonica (REPAM-Brasile) ha pubblicato la nota "No alle morti e al degrado in Amazzonia" in cui chiede un'azione urgente da parte delle autorità pubbliche. La Rete esprime solidarietà alle famiglie delle vittime e ringrazia le popolazioni indigene della Valle di Javari "per la loro solidarietà, sensibilità umana e gratitudine per coloro che sostengono le loro lotte", apprezzando l'impegno del giornalismo "per i diritti umani e le cause dell'Amazzonia". REPAM Brasile esprime anche indignazione per le morti continue di leader indigeni, ribeirinhas e quilombola e per la violazione dei diritti umani nel bioma, chiedendo “l'azione vigorosa delle autorità per fermare l'illegalità e lo sfruttamento della natura in Amazzonia, che ha causato morti costanti”.
Il Consiglio Missionario Indigenista (Cimi), ha accolto “con grande tristezza e profonda indignazione la notizia dell'omicidio”, esprimendo solidarietà alle famiglie e agli amici di Bruno e Dom. “Entrambi hanno sempre agito con convinzione in difesa della vita e dei diritti dei popoli indigeni e questa determinazione ha dato loro un vero riconoscimento e una straordinaria stima da parte dei popoli indigeni, dei loro alleati e di tutte le brave persone”. Esprime poi sostegno alle popolazioni indigene della Valle di Javari e della Valle di Javari (Univaja), “che si sono dedicate con tutte le loro forze e conoscenze alla ricerca di Bruno e Dom e sono state anche bersaglio di falsità e accuse da parte delle autorità federali”.
Il Cimi chiede indagini accurate sulla vicenda, anche a livello di responsabilità politiche, condannando “l'inazione sistematica del governo brasiliano e la sua politica anti-indigena” che incoraggiano gli invasori delle terre indigene ad agire liberamente, sicuri dell'impunità. “È essenziale che lo Stato brasiliano riprenda immediatamente la politica di protezione della vita e dei territori delle popolazioni indigene” ribadisce il Cimi, che invoca la reazione di tutta la società brasiliana: “Non possiamo rimanere indifferenti all'abbandono dell'azione statale, all'incoraggiamento alla violenza, all'impunità, all'abbandono e all'omissione”.
(SL) (Agenzia Fides 17/06/2022)


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