AFRICA/UGANDA - Il ruolo delle Pontificie Opere Missionarie nella crescita della fede viva e operosa della Chiesa locale

lunedì, 16 maggio 2022 animazione missionaria   pontificie opere missionarie   chiese locali  

Kampala (Agenzia Fides) – “Le Pontificie Opere Missionarie possono essere definite come le quattro braccia evangeliche del Santo Padre nel compiere la missione della Chiesa che Gesù Cristo ha iniziato sulla terra”. Parla così all’Agenzia Fides padre Pontian Kaweesa, Direttore nazionale delle POM in Uganda, alla vigilia dell’Assemblea generale delle Pom che si apre oggi a Lione.
“La Chiesa locale in Uganda da oltre 144 anni, da quando i Missionari d'Africa, p. Simeon Lourdel e il fratello Delmas Amans, arrivarono qui, è cresciuta enormemente – spiega padre Kaweesa -. I cattolici sono circa il 40% dell'intera popolazione dell'Uganda, che è di circa 44 milioni; ci sono 19 diocesi cattoliche sotto quattro Province ecclesiastiche o Arcidiocesi; la maggior parte dei Vescovi sono indigeni; le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa sono abbondanti nella maggior parte delle diocesi e le chiese parrocchiali si riempiono ancora la domenica e negli altri giorni in cui i fedeli si radunano per pregare e celebrare l'Eucaristia. È una cosa grandiosa essere un cattolico praticante in Uganda”.
Non sono solo i numeri o la costruzione di chiese a raccontare di una Chiesa in crescita, ma la testimonianza di fede partecipata e convinta che si fonda sull’esempio dei missionari che qui hanno operato e operano. ”I primi missionari cattolici in Uganda devono essere stati ispirati e incoraggiati dalla prossima Beata, Pauline Marie Jaricot, e dal suo carisma per la missione della Chiesa – continua ancora il Direttore delle POM ugandesi -. Non è un caso che i primi missionari cattolici arrivati in Uganda provenissero dalla Francia. Successivamente furono raggiunti da altri missionari di altri paesi come Mill Hill dall'Inghilterra, i missionari gesuiti, i Comboniani, ecc.”
In particolare padre Kaweesa racconta di come nella sua vocazione al sacerdozio sia stato fondamentale il legame della sua famiglia con il defunto p. Gabriel Besseteaux, missionario francese, suo parroco quando aveva appena 12 anni. “Da bambini ci sentivamo così speciali nell'avere un sacerdote missionario che restava e viveva con noi in casa – racconta ancora padre Kaweesa -. Durante le vacanze lo accompagnavo a piedi ogni volta che andava a predicare e servivo sempre la messa. Fu la vicinanza e la testimonianza di questo sacerdote missionario che mi fece desiderare la vita sacerdotale”.
“È stato nei Seminari che sono venuto a sapere come tante persone, attraverso le POM, sostengono la formazione e l'educazione dei sacerdoti e dei religiosi – conclude padre Kaweesa -. Sono venuto a conoscenza di quante chiese sono state edificate, di quante scuole, ospedali e case di cura, tutte costruite e mantenute attraverso la preghiera e il sostegno delle POM”.
(E.G.) (Agenzia Fides 16/5/2022)


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