ASIA/PAKISTAN - La società civile al governo: fare di più per tutelare la libertà religiosa

sabato, 30 aprile 2022 diritti umani   libertà religiosa   blasfemia   violenza   società civile  

Lahore (Agenzia Fides) - "La condizione della libertà religiosa in Pakistan desta preoccupazione: assistiamo a dozzine di episodi di violenza della folla, all'uso improprio delle leggi sulla blasfemia, conversioni forzate e profanazione dei luoghi di culto. La violenza in nome della religione è in aumento a causa della mancanza della capacità del governo di fermare la radicalizzazione e l'estremismo religioso nonostante avrebbe dovuto essere l'agenda prioritaria essere un impegno per il Piano d'azione nazionale 2014 per la lotta al terrorismo". Lo afferma in una nota inviata all'Agenzia Fides Joseph Jansen, presidente di "Voice for Justice" (VFJ), organizzazione pakistana impegnata per i diritti umani e la libertà religiosa. Accanto a "Voice for Justice", diverse associazioni della società civile si sono espresse dopo che la Commissione USA sulla Libertà religiosa (US Commission on International Religious Freedom, USCIRF), organismo indipendente, nell'ultimo Rapporto del 2022, rileva che il Pakistan "non ha adottato misure efficaci per affrontare le violazioni della libertà religiosa, comprese la violenza della folla e le uccisioni extragiudiziali nel nome di religione".
Condividendo queste preoccupazioni, la società civile esorta il governo a introdurre misure per prevenire atti di discriminazione e violenza contro le comunità religiose e ad adottare riforme politiche per promuovere la tolleranza e la diversità. Afferma Jansen: "Abbiamo osservato che l'azione tempestiva da parte delle forze dell'ordine nei casi relativi ad accuse di blasfemia può aiutare a prevenire la violenza della folla e salvare vite umane. Ma questo è possibile solo se la polizia assolve al suo compito di mantenere la legge e l'ordine e di proteggere gli accusati dalle uccisioni extragiudiziali".
Asif Bastian, altro leder impegnato in VFJ, nota che "è deplorevole che semplici accuse di blasfemia siano diventate una giustificazione per l'uccisione di un blasfemo senza alcuna indagine, come evidenziato in diversi episodi: il linciaggio di Priyantha Kumara Diyawadana a Sialkot il 3 dicembre 2021; il linciaggio di Mushtaq Ahmed, una persona con problemi di salute mentale a Khanewal l'11 febbraio 2022; o l'uccisione di una insegnante di seminario, Safoora Bibi a Dera Ismail Khan il 29 marzo 2022. Questa tendenza a farsi giustizia da soli, con violenza, deve essere scoraggiata per sviluppare una società rispettosa dello ststao di diritto".
Carol Noreen, anch'ella membro di VFJ, accoglie favorevolmente il verdetto del tribunale antiterrorismo nel caso del linciaggio di Priyantha Kumara che ha condannato alla pena capitale sei colpevoli, nove all'ergastolo e 73 a pene detentive da due a cinque anni. "La condanna di 88 imputati, in questo caso, costituirà un precedente per cui nessuno è al di sopra della legge e nessuno è autorizzato a diffondere odio e prendere in mano la legge, ricorrendo alla religione come pretesto scudo". rileva.
Un altro aspetto, nota VFJ, tocca le persone accusate di blasfemia anche se non sono mentalmente sane, come testimonia il caso del cristiano Stephen Masih, che è dietro le sbarre a oltre tre anni anche se la Commissione medica del Punjab nell'Institute of Medical Health gli ha riconosciuto un "disturbo affettivo bipolare" e lo ha definito "mentalmente inadatto a essere processato" a causa della sua disabilità psicosociale e delle sue condizioni di salute.
Conclude il cattolico Ashiknaz Khokhar, coordinatore di Voice for Justice, : "Il governo deve adottare misure radicali per fermare l'uso improprio delle leggi sulla blasfemia, deve proteggere le vittime dalla violenza di massa e far rispettare le disposizioni esistenti per punire tutti coloro che indulgono in false accuse e ricorrono alla violenza".
(AG-PA) (Agenzia Fides 30/4/2022)


Condividi: