AFRICA/ETIOPIA - Felicità per il rilascio delle religiose, che “condividono le sofferenze del popolo”

martedì, 18 gennaio 2022 ordini religiosi   suore   violenza   guerra civile  

Addis Abeba (Agenzia Fides) - “Ho parlato con lei direttamente l’ho trovata molto serena e nel complesso in buono stato. Non sa ancora le motivazioni per le quali è stata arrestata né quelle per cui è stata liberata. Dopo tanta paura e preoccupazione, adesso è il momento della felicità, ci sarà tempo per capire cosa sia successo e perché la nostra consorella è stata incarcerata”. Madre Raffaella Pedrini, Superiora Generale delle Suore Orsoline di Gandino, commenta così all’Agenzia Fides la buona notizia, giunta nella serata di domenica 16 gennaio, della liberazione di Suor Abrehet Teserma. La religiosa era stata arrestata ad Addisa Abeba lo scorso 30 novembre dalle forze di polizia governative, assieme ad altre cinque suore delle Figlie della Carità di San Vincenzo (anch’esse rilasciate) e due diaconi.
Dice a Fides madre Pedrini: “Avendola sentita direttamente, posso dire con certezza che sta bene ed è in buone condizioni generali. Da questo immaginiamo che la consorella e le persone che hanno condiviso la prigionia siano state trattate bene. Suor Abrehet è stata prima reclusa in un cortile di un edificio di polizia e successivamente trasferita in una grande sala dove viveva insieme a un centinaio di altre persone, tutte, donne, prelevate nello stesso periodo. La nostra consorella era l’unica religiosa, le altre erano ragazze molto giovani”.
La liberazione arriva in un momento di possibile cambiamento di scenari nel grande Paese del Corno d’Africa, travolto da ormai 14 mesi da una terribile guerra iniziata nella regione del Tigray e tracimate in altre aree. Dal periodo precedente al Natale si sono succeduti timidi segnali di parziale interruzione delle ostilità e delle brutalità. I ribelli del Fronte Popolare di Liberazione del Tigray (TPLF) hanno dichiarato sul finire del 2021 un cessate il fuoco unilaterale e il ritiro incondizionato dalle regioni dell’Amhara e dell’Afar. Nel frattempo il Comitato per il Premio Nobel ha chiesto chiaramente al primo ministro Abyi, vincitore dell’ambito riconoscimento nel 2019, di "adoperarsi per porre fine al conflitto anche considerando le responsabilità speciali che ha un Premio Nobel".
“Dopo momenti di angoscia e tanta sofferenza – aggiunge la Superiora delle Orsoline di Gandino – abbiamo potuto finalmente ringraziare il Signore per la liberazione della nostra consorella e delle altre religiose. Nei colloqui che ho avuto con la nostra comunità in Etiopia, abbiamo sempre avvertito la speranza e, allo stesso tempo, la convinzione di essere parte di un popolo e di condividerne le sofferenze, di vivere in piena solidarietà con tanti fratelli e sorelle. Nei prossimi giorni proverò a sentire la nostra delegata Suor Abrehet Cahasai per provare ad avere maggiori informazioni. Non possiamo accettare che tutto passi senza che ci venga data una spiegazione sulle motivazioni. A quanto ci dicono le nostre religiose, sarà difficile ottenere informazioni, ma insisteremo perché la vicenda cosa non può rimanere sospesa: esigiamo delle risposte”.
(LA) (Agenzia Fides 18/1/2022)


Condividi: