ASIA - Vertice dell’ASEAN senza il Myanmar

martedì, 26 ottobre 2021 diritti umani   cooperazione   politica  

Bandar Seri Begawan (Agenzia Fides) - Si aprono oggi, 26 ottobre, in Brunei, il 38mo e 39mo Summit dell’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (Asean), l’appuntamento più importante dell’anno per l’associazione regionale del Sudest asiatico che raccoglie dieci Paesi dell’area. Quest’anno c’è una forte novità politica che ha scosso l’organizzazione (governata da sempre dal principio di “non ingerenza” negli affari interni degli Stati membri): il Myanmar non sarà rappresentato. Dopo il colpo di Stato militare, e dopo che l’Asean ha tentato in tutti i modi una mediazione, proponendo un piano in cinque punti per riallineare il Paese ai principi dell’organizzazione regionale, l’organismo ha deciso di escludere il Myanmar dal consesso di ottobre.
Non era mai successo che si prendesse una decisione del genere, che mostra inequivocabilmente una presa di distanze dal violento golpe militare del 1° febbraio scorso. La decisione è stata difficile e sofferta e non priva di tentativi per evitare l’esclusione. Nell’aprile scorso, dopo aver invitato non senza code polemiche, il generale a capo della giunta, Min Aung Hlaing, a una riunione collettiva, l’Asean aveva stilato un piano di pacificazione in cinque punti, sino ad ora ignorato. Aveva poi nominato un inviato speciale con il compito di ricucire. Il diplomatico del Brunei Erywan Yusof aveva in progetto di recarsi nella capitale birmana Naypyidaw il 12 ottobre scorso. Ma quando ha saputo che non avrebbe potuto incontrare né Aung San Suu Kyi né altri esponenti della Lega per la democrazia, ha cancellato la visita. Dopo il divieto per Erywan Yusof, l’Asean ha deciso di escludere il Myanmar dal vertice.
Nelle ultime settimane, anche diverse voci in Europa hanno continuato ad accusare la giunta militare per le violenze contro i civili, avvicinando l’Europa a un possibile sostegno, se non ancora al riconoscimento, del National Unity Government (Nug), il governo clandestino di unità nazionale creato dai parlamentari eletti nelle elezioni del novembre 2020 ma esclusi dalla possibilità di formare un nuovo esecutivo.
La violenza, intanto, in Myanmar non si arresta e la resistenza cresce, sia alla popolazione civile sia agli eserciti delle autonomie regionali. Secondo rapporti di intelligence, nell’ultima settimana si sono registrati un’ottantina di scontri armati così come nella settimana precedente. Il numero di incidenti da “bombe sporche” (IED) è in aumento, così come le esplosioni, gli attacchi contro torri di telecomunicazioni e l’incidenza di mine antiuomo.
Sul fronte delle autonomie armate regionali, secondo fonti della giunta, almeno sei gruppi starebbero collaborando con la resistenza civile armata. Si tratterebbe dell’Unione Nazionale Karen (KNU), dell’Esercito dell'indipendenza Kachin (ANATRA), del Fronte Nazionale Chin (CNF), del Partito Progressista Nazionale Karenni (KNPP), del Consiglio della Restaurazione dello Shan (RCSS) e dell’Esercito per la Liberazione Nazionale Ta'ang (TNLA).
La giunta militare, proprio dopo la decisione dell’Asean, ha annunciato la liberazione di 5mila arrestati (sono oltre 7mila) tra i quali vi sono anche tre Pastori battisti di etnia kachin, che erano accusati di aver organizzato preghiere per la pace (vedi Fides 1/7/2021).
(MG-PA) (Agenzi Fides 26/10/2021)


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