ASIA/KAZAKHSTAN - Il Vescovo di Almaty: è tempo di promuovere il ruolo dei laici nella Chiesa

sabato, 16 ottobre 2021 evangelizzazione   laici  

Almaty (Agenzia Fides) - “Come in ogni altro luogo, anche in Kazakistan la Madre Chiesa deve fare di tutto, e anche ciò che sembra impossibile, per andare incontro ai suoi figli, battezzati e non, perché è difficile per chiunque cominciare ad invocare Dio come suo Padre, se non ha ancora avuto modo di incontrare la Chiesa come sua Madre. Se durante l’epoca sovietica, l’annuncio del Vangelo avveniva soprattutto tra le mura domestiche, oggi non è più così. La diminuzione del numero dei ‘cattolici per tradizione’, cioè i figli di emigrati, ci spinge sempre più alla ricerca di nuovi orizzonti di apostolato. Certamente ci aiuta l’aver dato molto impulso all’utilizzo dei mass media, ma questo non deve mai sostituire l’incontro personale, il dialogo autentico”. E’ quanto ha detto Mons. José Luis Mumbiela Sierra, Vescovo della Santissima Trinità in Almaty, nel recente webinar “La missione di evangelizzazione nell’Asia centrale ai tempi dell’Evangelii Gaudium - Contesto, difficoltà, prospettive”, promosso dalla Pontificia Unione Missionaria, nelle Pontificie Opere Missionarie.
Secondo il Vescovo, la necessità di nuove forme di annuncio del Vangelo rappresenta il primo elemento di un tripode costituito, come indicato da Benedetto XVI, da kerigma, liturgia e carità: “La liturgia non è un mero rituale, ma è scuola di vita. A un certo punto abbiamo capito che l’uso della lingua russa non bastava più, ed è nata l’esigenza di tradurre le varie liturgie in kazako. Poter presentare a Papa Francesco un primo breviario in lingua kazaka durante l’ultima visita ad limina è stato per noi motivo di grande gioia. Quando una cultura può usare il suo linguaggio per esprimersi nella liturgia, può arrivare a comprendere meglio che la pienezza del suo sviluppo culturale sta nel servire la Bellezza”.
Mons. Mumbiela ha poi ricordato come il terzo elemento del “tripode”, la carità, sia sempre stato una costante nella storia del Kazakistan, anche durante il periodo dell’ateismo imposto dai sovietici: “Molti deportati negli anni '30 e '40 sono riusciti a sopravvivere grazie all'accoglienza dei kazaki, che a loro volta non avevano grandi risorse. La misericordia di Dio li stava salvando non attraverso un dipinto o un'icona, ma attraverso persone specifiche non battezzate. Negli anni '90 è stata fondata la Caritas nazionale in Kazakistan, con molti sforzi e sacrifici. Oggi vediamo un grande sviluppo nell'attività di questa organizzazione in tutto il paese, ma siamo ancora all'inizio. Allo stesso tempo, sebbene sia evidente, forse va ricordato che nessuna attività caritativa può essere svolta correttamente se non accompagnata dagli altri due elementi: kerigma e vita liturgica”.
Il Vescovo ha poi concluso ricordando uno dei prossimi obiettivi della presenza cattolica in Kazakistan: “Per il futuro, vediamo la necessità di introdurre maggiormente i laici nella vita attiva della Chiesa, non solo come testimonianza di fede nel mondo, ma anche, per quanto possibile, assumendo maggiori responsabilità nella vita delle comunità”.
In Kazakistan, i cattolici rappresentano una piccola minoranza costituita da circa 150mila persone, meno dell'1% di una popolazione al 67,8% musulmana. I cristiani in Kazakhstan, nel complesso, sono il 26,5%. Oggi nel paese centrasiatico si contano 4 diocesi cattoliche, per un totale di 70 parrocchie, con circa 91 sacerdoti, tra diocesani (61) e religiosi (30).
(LF-PA) (Agenzia Fides 16/10/2021)


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