ASIA/MYANMAR - La Chiesa lancia l'allarme: "Distruzione, emergenza umanitaria, imminente la carestia in Kayah"

giovedì, 10 giugno 2021 diritti umani   violenza   gruppi armati   guerra civile   politica   golpe   aiuti umanitari   sfollati  

Loikaw (Agenzia Fides) - "Siamo molto tristi e preoccupati di trovarci in questa situazione critica. Nello stato di Kayah le nostre vite pacifiche sono distrutte. I diritti umani e la libertà sono persi. La gente fugge in luoghi sicuri a causa dei conflitti armati. Abbiamo perso tutto": lo dice all'Agenzia Fides padre Celso Ba Shwe, Vicario generale della diocesi di Loikaw, che governa la comunità dopo l'improvvisa scomparsa del Vescovo Stephen Tjephe, deceduto nel dicembre scorso. Nello stato del Mynamar orientale abitato dalla popolazione di etnia karenni è forte e diffusa la violenza, dopo il colpo di stato del primo febbraio, le manifestazioni popolari e la repressione messa in atto dell'esercito.
Dice il Vicario: "Stiamo rivivendo nello stato di Kayah gli incubi della guerra civile avvenuta dal 1948 al 2012. Sembra che sia anche molto peggio di prima. Nessun posto è sicuro nel nostro stato. Di tanto in tanto, gli sfollati devono fuggire da un posto all'altro, ancora e ancora altrove. Al 7 giugno 2021, sono stati creati 23 campi per sfollati interni e circa 45mila sfollati sono sotto la cura della Chiesa cattolica di Loikaw. Ma ora alcuni di loro devono fuggire in un altro posto. Sono di nuovo sparpagliati", rileva.
In questo periodo della stagione delle piogge, le difficoltà aumentano: "La maggior parte di loro sono donne, bambini e anziani, alcuni sono donne incinte e disabili. Passare giornate nella giungla senza un riparo adeguato, cibo e acqua pulita, per loro è molto pericoloso. Facciamo del nostro meglio per fornire aiuti umanitari per quanto possibile e anche il supporto medico è assolutamente necessario. Stiamo progettando di costruire un campo per sfollati interni nel campo di calcio del nostro seminario, situato nel centro diocesano. Tuttavia, anche lì la loro sicurezza non può essere garantita al 100%".
Da quando è avvenuto il colpo di stato, a febbraio, la diocesi di Loikaw ha ampliato il dispensario rendendolo un ospedale da 50 posti letto e ha aperto altre due cliniche nelle parrocchie di Daungankha e Pruso. "Le due piccole cliniche nelle parrocchie hanno dovuto essere chiuse quando gli abitanti del villaggio sono stati costretti a trasferirsi. Ora organizziamo un nuovo dispensario nel villaggio di Dorokhu, dove trovano rifugio più di 5.000 sfollati. Le Suore della Riparazione e alcune infermiere in pensione si occuperanno di quella clinica", racconta padre Celso.
"Un'altra preoccupazione - nota il Vicario - riguarda l'imminente carestia, dato che tutti gli accessi a cibo, merci e benzina dal di fuori dello Stato di Kayah sono bloccati. Già si verificano scarsità di cibo e benzina. Non è sicuro andare in giro. Ed è anche la stagione della coltivazione. Se la gente non può seminare e coltivare nel tempo opportuno, allora sicuramente arriveranno la carestia e la fame".
Conclude padre Celso: "La popolazione ha forte desiderio di porre fine all'attuale conflitto armato tra l'esercito militare birmano e la milizia Karenni People's Defense Force, formata da civili che hanno impugnato le armi per difendersi dagli attacchi militari. Tutti vorrebbero tornare a una vita normale. Tuttavia, hanno anche un forte desiderio di libertà e giustizia. Oggi la gente non vede altra opzione e si difende con qualsiasi mezzo possibile, dal momento che molti civili innocenti vengono arbitrariamente detenuti e uccisi ogni giorno".
"Lo scontro è come tra Davide e Golia", rileva il sacerdote. "pe questo sarebbe importante un intervento della comunità internazionale. La Chiesa è vicina alla popolazione e non incoraggia mai la violenza: oggi ribadiamo la richiesta di un dialogo politico tra la giunta militare e il governo civile. E ci affidiamo ogni giorno a Dio, pregando affinché, attraverso queste prove e difficoltà, doni nuovamente una vita pacifica e prospera alla popolazione del Myanmar".
(PA) (Agenzia Fides 10/6/2021)


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