AFRICA/EGITTO - Eseguita la condanna a morte dell’ex monaco copto arrestato per l’assassinio del Vescovo Epiphanios

lunedì, 10 maggio 2021 medio oriente   chiese orientali   monachesimo   pena di morte   giustizia  

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Damanhur (Agenzia Fides) – E’ stata eseguita nella prigione di Damanhur la pena di morte emessa dalle autorità giudiziarie egiziane contro Wael Saad Tawadros, l’ex monaco copto ortodosso condannato come assassino del Vescovo Epiphanios, trovato ucciso il 29 luglio 2018 nel Monastero di San Macario di cui era Abate. A confermare la notizia, nella giornata di domenica 9 maggio, sono stati i familiari del condannato a morte. “Siamo stati avvertiti questa mattina alle ore 8,00 che l’esecuzione ha avuto luogo nella prigione di Damanhur, e sto andando a recuperare il corpo” ha dichiarato ai media un fratello del condannato a morte. Si conclude così, al livello della giustizia umana, una vicenda che ha ferito e sconvolto l’intera Chiesa copta, e in particolare la rete delle comunità monastiche.
Alle prime ore di domenica 29 luglio il corpo del Vescovo Epiphanios era stato rinvenuto in una pozza di sangue, all'interno del monastero, lungo il tragitto che dalla sua cella conduce alla chiesa, dove il Vescovo si stava recando per iniziare la giornata con l'ufficio delle preghiere mattutine, prima della messa domenicale (vedi Fides 30/7/2018). Il 5 agosto 2018, pochi giorni dopo il crimine, Wael Saad Tawadros, fino a quel momento monaco del Monastero di San Macario con il nome di Isaiah al Makary, era stato espulso dalla comunità e spogliato dell'abito monastico, con un provvedimento approvato dal Patriarca copto ortodosso Tawadros II. A breve distanza di tempo (vedi Fides 11/8/2018), lo stesso Wael Saad Tawadros era stato individuato dagli organismi giudiziari egiziani di essere l'autore dell'omicidio del Vescovo Epiphanios. Secondo quando riportato allora dai media egiziani, l'ex monaco omicida aveva già allora confessato il suo crimine, rivelando di aver ucciso Anba Epiphanios con un'asta di ferro.
Lo sviluppo delle indagini aveva condotto all’arresto di Wael Saad e di un altro monaco di San Macario, Falta’os al-Makary). Ambedue accusati come colpevoli dell’omicidio premeditato di Anba Epiphanios. Il 23 febbraio 2019 la Corte penale di Damanhur condannò in prima istanza alla pena capitale per ambedue gli imputati. Nella sentenza, si leggeva che i due condannati non avevano avuto scrupoli nel commettere il loro crimine in un luogo sacro, e avevano mostrato di non tenere in alcun conto neanche l’età avanzata e la statura spirituale della vittima. La Corte penale di Damanhur sottopose la sentenza al Mufti d’Egitto, l’autorità religiosa islamica incaricata di emettere le fatwa (pareri giuridici basati sulla Sharia) su questioni rilevanti (in Egitto, una condanna a morte non può essere definitiva se non approvata dal Mufti). Dopo il primo pronunciamento della Corte penale Anba Agathon, Vescovo copto ortodosso di Maghagha, aveva definito “una catastrofe” la sentenza di duplice condanna a morte emessa dalla giustizia egiziana, e aveva suggerito di presentare al più presto il ricorso per un secondo appello di giudizio, invitando anche a pregare per i due condannati. Più di un anno dopo, il 1° luglio 2020, la Suprema Corte di Cassazione dell’Egitto ha confermato la sentenza di condanna a morte pronunciata nel primo grado di giudizio contro Wael Saad Tawadros, mentre ha condannato all’ergastolo il monaco Falta'os al-Makary come complice nello stesso crimine, cancellando la condanna a morte precedentemente comminata anche contro di lui dalla Corte penale di Damanhur. Durante il dibattimento processuale, i due accusati hanno continuato a proclamarsi innocenti, e hanno anche ritrattato precedenti confessioni di colpevolezza che a loro dire sarebbero state estorte attraverso pressioni psicologiche da parte degli organi inquirenti.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini processuali, tra l’Abate assassinato e i due condannati erano sorti contrasti per questioni economiche e per diverse violazioni delle regole monastiche da parte dei due monaci.
64 anni, nativo di Tanta, laureato in medicina, Anba Epiphanios era entrato nel Monastero di San Macario, nella regione del Wadi Natrun, nel 1984, e era stato ordinato sacerdote nel 2002. Ricercatore e studioso, aveva lavorato alla traduzione dal greco all'arabo di diversi libri della Bibbia. I monaci del Monastero di San Macario lo avevano eletto a maggioranza come proprio abate il 3 febbraio 2013. Discepolo di Matta el Meskin – padre spirituale e figura chiave nella storia recente della Chiesa copta ortodossa – Anba Epiphanios viveva intensi rapporti di comunione spirituale con amici e comunità monastiche della Chiesa cattolica.
La vicenda tragica di Anba Epiphanios ha accelerato il processo di discernimento intorno alla vita monastica già avviato da tempo in seno alla Chiesa copta ortodossa. Già pochi giorni dopo l'omicidio del Vescovo Abate (vedi Fides 6/8/2018), il comitato per i monasteri del Santo Sinodo copto ortodosso emise una lista di 12 regole - ratificate dal Patriarca Tawadros II - rivolte a tutti coloro che vivono la condizione monastica nella Chiesa copta ortodossa. Nelle regole pubblicate, tra le altre cose si chiedeva a monaci e monache copti di chiudere i propri account personali e gli eventuali blog gestiti sui social media, considerati con sguardo critico come strumenti utilizzati soprattutto per diffondere “idee confuse” e alimentare personalismi. Papa Tawadros, in quell’occasione, ratificò anche l'ordine di sospendere per un anno l'accettazione di nuovi candidati alla vita monastica, e quello di regolamentare in maniera più rigorosa i tempi di accesso di visitatori e pellegrini ai monasteri. Tra le 12 misure disciplinari disposte aallora figurava anche la proibizione per i singoli monaci e monache di ricevere donazioni dai fedeli, dall'Abate o dalla Badessa del monastero. (GV) (Agenzia Fides 10/5/2021)


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