AFRICA/MALI - Le missionarie delI'Immacolata alla periferia di Bamako: accoglienza alle madri in difficoltà

giovedì, 4 febbraio 2021 evangelizzazione   sviluppo   sanità  

Badalabougou (Agenzia Fides) - “La pandemia di Covid-19 sta rallentando tutte le nostre attività. Abbiamo sofferto per la chiusura delle chiese e la cessazione di varie attività. Questo tempo di riposo forzato è stato lungo” scrivono all’Agenzia Fides suor Benoîte e suor Martine, Missionarie dell'Immacolata Regina della Pace (SMIRP, dette anche Pianzoline, dal fondatore p. Francesco Pianzola), impegnate nella parrocchia di Sainte Monique de Badalabougou nel distretto di Kalaban-Coro, alla periferia di Bamako.
“La nostra è soprattutto una missione di presenza e di accompagnamento in generale (attraverso le visite alle famiglie) ed in particolare ai vari movimenti della comunità. Facciamo catechesi, seguiamo il Coro, la Legione di Maria, il gruppo dei Servitori della Messa chiamato ‘Samuel’, gli Amici di Kizito. Al di fuori della comunità, svolgiamo anche attività in un centro di accoglienza per giovani mamme in difficoltà. Insegniamo loro a cucinare e teniamo corsi di alfabetizzazione per le donne nel carcere di Bolé. Sono oltre 100, con 20 minori, e anche con loro cerchiamo di fare piccoli lavori per dare la possibilità di guadagnare qualcosa”.
“Quest'anno stiamo vivendo un anno speciale, segnato dalla crisi sanitaria – raccontano le missionarie -. A marzo abbiamo sentito l'annuncio del primo caso di Covid-19. Improvvisamente sono state interrotte tutte le attività, compresa la Messa. All'inizio eravamo spaventate ma poi ci siamo dette: perché non aver cura di noi stessi in questo momento. Non siamo uscite tutto il giorno e abbiamo rafforzato il nostro rapporto fraterno. Il primo apostolato è in comunità e visto che l'attività esterna procede lentamente svolgiamo le nostre attività principali in comunità.”
Suor Benoîte e suor Martine spiegano a Fides che in questo momento alcune delle attività sono ferme ma, in modo contenuto e seguendo le norme igieniche di distanziamento, continuano la catechesi, i cori, la formazione dei ministranti e altre attività pastorali.
“Quest'anno abbiamo iniziato il corso di alfabetizzazione in francese per le donne nella comunità San Giovanni XXIII di N'golobougou. Per rispondere all'appello del governo del Mali ("Un maliano, una maschera"), realizziamo mascherine lavabili per i fedeli delle nostre diverse comunità. Qui la comunità cattolica soffre per le misure di contenimento visto che le altre religioni non prendono così sul serio queste misure. Alcuni fedeli non vengono più alle celebrazioni. Chi continua a frequentare si protegge solo per entrare in chiesa. La vera difficoltà è come far capire loro che devono proteggersi ovunque per la propria salute e quella degli altri. Per una buona ripresa delle attività siamo partite sensibilizzando i fedeli che fino ad ora non credevano all'esistenza di questo virus.”
Le religiose svolgono le loro attività pastorali in tre comunità di base della parrocchia, nello specifico quelle di Cristo Re di Kalaban-Coro, Notre Dame du Rosaire Kabala e quella di San Giovanni XXIII di N'golobougou, dove sta nascendo una nuova comunità in un villaggio chiamato Kourale.
“Con la nostra attività pastorale cerchiamo di dare una presenza concreta nelle quattro comunità cristiane in cui siamo presenti. Lavoriamo insieme ai laici che insegnano a noi la vera disponibilità per la loro comunità” ha aggiunto suor Elisa Azzalin, da 30 anni in missione a Kalabancoro.
(EA/AP) (4/2/2021 Agenzia Fides)


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