ASIA/INDONESIA - Tratta di esseri umani: l’impegno dei Gesuiti di “Sahabat Insan” in aiuto delle vittime

martedì, 5 gennaio 2021 tratta esseri umani   solidarietà   migranti   diritti umani   dignità umana  

Giacarta (Agenzia Fides) – Migranti interni, in cerca di lavoro, ma anche immigrati di altri paesi limitrofi sono le vittime privilegiate della tratta di esseri umani in Indonesia. Spesso costoro incappano nelle maglie della criminalità organizzata, di mediatori senza scrupoli e persino di funzionari corrotti. Senza protezione, lontani dalle famiglie, dal villaggio o dal proprio Paese, diventano vittime della povertà e di chi li sfrutta. E, nella situazione di indigenza aggravata dalla pandemia, il reclutamento dei trafficanti diventa perfino più agevole.
Padre Ignatius Ismartono SJ, 75enne Gesuita, è il direttore di "Sahabat Insan" (“Amicizia e Umanità”), organismo dei Gesuiti indonesiani, con sede a Giacarta, che si occupa dei lavoratori migranti e delle vittime della tratta di esseri umani. Il Gesuita racconta all’Agenzia Fides l’odissea di molti giovani: tra loro le ragazze sono spesso costrette dai loro aguzzini sfruttatori a diventare prostitute, impigliate in una rete criminale di agenti locali e internazionali. “Le ingiustizie sofferte da queste persone sono tante e diverse: si comincia col reclutamento grazie alla complicità di qualche funzionario corrotto disposto a falsificarne l'età. Poi si viene spesso mandati all’estero, ma con una formazione spesso insufficiente. Un agente confisca i passaporti fino a che il debito contratto con il mediatore non verrà pagato: i trafficanti si fanno pagare direttamente i primi sette mesi di stipendio e dunque il lavoratore è senza salario”. In questa trappola molta gente, spiega p. Ismartono, “finisce alla totale mercé del trafficante, e se è una ragazza tra i 16 o 19 anni, diventa una schiava sessuale”.
I casi di cui si occupa l’associazione diretta da p. Ismartono sono tanti: “Ma non siamo soli: ci sono, per esempio, le suore che lavorano nell’associazione Talitha Kum (organizzazione mondiale promossa dall’Unione Internazionale delle Superiore Maggiori) con cui siamo in stretto contatto. Cerchiamo, dove possibile, di prevenire il fenomeno. Come organizzazione religiosa, diffondiamo le esortazione di Papa Francesco e cerchiamo di tradurre in pratica le sue indicazioni pastorali”.
“A Giacarta – prosegue Ismartono – diverse istituzioni civili si occupano dei migranti: la questione è enorme. Per finanziare l’opera di Sahabat Insan si conta su donazioni da parte di laici, e soprattutto di ex studenti del periodo in cui insegnavo all'Universitas Indonesia a Giacarta”.
Padre Ismartono ha passato gran parte degli anni ricoprendo ruoli diversi come quello di segretario della Commissione episcopale indonesiana per il dialogo interreligioso: “Ora mi occupo di Sahabat Insan, per restituire dignità ai migranti sfruttati. L’anno scorso – dice con sofferenza - l’associazione si e occupata di rimandare alle famiglie i cadaveri di 207 migranti”.
Secondo un rapporto dell'Organizzazione internazionale del lavoro, nel 2016 si stimavano in circa 40,3 milioni le persone vittime di una forma di schiavitù moderna: il 70% sono donne e ragazze costrette a lavorare o a sposarsi sotto minaccia. Di questi 40 milioni, quasi 30 milioni - tra uomini, donne e bambini - vivono nella regione Asia- Pacifico. Secondo gli osservatori, la pandemia ha peggiorato il quadro.
(PA) (Agenzia Fides 5/1/2021)

Il gesuita p. Ignazio Ismartono

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