ASIA - Accordo commerciale in Asia orientale: un volano di sviluppo, se tutelerà i diritti dei più deboli

venerdì, 20 novembre 2020 solidarietà   sviluppo   sviluppo sostenibile   giustizia   povertà   lavoro   politica   società civile  

Hanoi (Agenzia Fides) – Solleva speranze e preoccupazioni nella società civile dei diversi paesi asiatici il Regional Comprehensive Economic Partnership (Rcep), il neonato accordo di cooperazione economica tra 15 nazioni asiatiche che rappresentano, nel complesso, circa un terzo del Pil e della popolazione mondiale. Nelle intenzioni dei suoi ideatori, il patto diverrà un volano di sviluppo in Asia orientale. Ma la nascita ufficiale dell'intesa - con la firma durante una conferenza virtuale il 15 novembre nella capitale vietnamita Hanoi – ha destato anche preoccupazione, soprattutto tra le organizzazioni della società civile, per gli effetti dell’accordo su quei segmenti di popolazione più fragili e deboli, come i contadini o gli artigiani.
“La crisi del Covid dovrebbe essere un’occasione per rendersi conto di quanto siano importanti agricoltori, pescatori e altri produttori di beni alimentari”, ha commentato l’Ong indonesiana “Solidaritas Perempuan”. Reti e piattaforme asiatiche di monitoraggio dei diritti umani come “Focus on Global South” sottolineano i pericoli per i lavoratori informali, le piccole imprese manifatturiere e gli agricoltori: tutta gente che vive grazie a margini di guadagno minimi su ciò che vende ai mediatori, che poi esportano. Ridurre drasticamente le tariffe dei prodotti agricoli, per esempio, potrebbe avere conseguenze tragiche per i piccoli produttori e per le donne che lavorano per la sussistenza delle loro famiglie con un’agricoltura su piccola scala. La situazione, mettono in guardia le Ong, è aggravata dal Covid-19.
L’Asia Pacific Forum on Women, Law and Development (Apwld), con sede a Kuala Lumpur (Malaysia), riferendosi al Rcep ha affermato. “In Asia la pandemia ha preso tante vite, distrutto economie, spazzato via milioni di posti di lavoro e mezzi di sussistenza in un modo mai visto prima. In questo momento, qualsiasi decisione economica, fiscale e politica deve riflettere i bisogni e le priorità dei popoli”.
Da Manila, anche l’Ong “Trade Justice Pilipinas” si è unita al coro: “Negli anni in cui abbiamo seguito i negoziati, abbiamo costantemente espresso le nostre preoccupazioni sulle implicazioni negative del Rcep sull’economia filippina”. Le preoccupazioni sono condivise dai sindacati di Indonesia, Corea del Sud, Australia, Malaysia e Cambogia che, come afferma la piattaforma di sindacati “Public Service International” hanno espresso le loro riserve rispetto agli effetti dell’accordo sui posti di lavoro.
La maratona negoziale del Rcep è iniziata 8 anni fa con un negoziato avviato nel 2011 a Bali durante un summit dell’Asean. L’anno scorso l'India, in un primo tempo coinvolta, si è ritirata facendo cosi rinviare di un anno l’inaugurazione ufficiale dell’accordo. Il Rcep comprende tutti e dieci i Paesi dell’ASEAN (l’Associazione delle nazioni del Sudest Asiatico che include: Vietnam, Myanmar, Thailandia, Laos, Cambogia, Filippine, Malaysia, Singapore, Brunei, Indonesia) e cinque paesi di Oceania e Asia orientale: Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda.
L’accordo intende ridurre progressivamente dazi e tariffe su molti beni e servizi, integrando gli impegni già stabiliti con l’Organizzazione Mondiale del Commercio con l'inclusione di settori come l’e-commerce o i diritti di proprietà intellettuale. Anche se non sarà facile allineare situazioni economiche molto diverse tra loro, i 15 paesi che hanno avviato il Rcep hanno previsto clausole di salvaguardia che mirano a proteggere determinati prodotti o paesi. Il Rcep nasce infatti anche come struttura di cooperazione multilaterale per la ricerca di un mutuo vantaggio economico.
(MG-PA) (Agenzia Fides 20/11/2020)


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