ASIA/MYANMAR - Voto senza tensioni: verso un consolidamento della Lega nazionale per la democrazia

lunedì, 9 novembre 2020 elezioni   politica   democrazia   società civile   rohingya  

Yangon (Agenzia Fides) - I risultati delle elezioni birmane che si sono tenute domenica 8 novembre nel Paese asiatico, nella prima tornata elettorale svoltasi sotto l’egida di un governo civile, stanno riconfermando il consolidamento politico che la Lega nazionale per la democrazia (Lnd) della leader Aung San Suu Kyi ebbe nel primo voto democratico del 2015. La Nobel per la pace è stata rieletta alla Camera bassa nel seggio della township di Kawhmu, a Yangon, l’ex capitale dove sono andate a votare oltre 5 milioni di persone. L’affluenza, come nella passata tornata, è stata molto alta anche se ancora non vi sono dati ufficiali: lunghe code si sono registrate davanti ai seggi che, aperti sin dalle prime ore del mattino, hanno chiuso alle 4 pomeridiane. Molte delle dichiarazioni raccolte dalla stampa locale e diversi sondaggi indicano una netta preferenza dei cittadini per la Lega.
Le elezioni si sono svolte in un clima pacifico e la Commissione elettorale ha espresso il suo compiacimento per l’andamento della giornata elettorale nonostante le restrizioni dettate dal coronavirus. Non di meno, circa un milione di persone non hanno potuto votare nelle zone dove è in corso il conflitto armato tra l’esercito birmano, e l’Arakan Army, un gruppo armato locale autonomista: è avvenuto nel Rakhine, lo Stato nordoccidentale dove la Commissione elettorale ha deciso di chiudere 9 delle 17 circoscrizioni elettorali per motivi di sicurezza. I partiti arakanesi si sono sentiti deprivati di rappresentanza, stessa lamentela per almeno un milione di Rohingya, la vasta minoranza musulmana del Rakhine, che vive ora all’estero dove è fuggita soprattutto dopo i massacri anti musulmani del 2012 e soprattutto del 2017, quando oltre 700mila cercarono rifugio in Bangladesh. Nemmeno costoro hanno potuto votare, anche se va ricordato che nemmeno quando vivevano in Myanmar era loro consentito recarsi alle urne.
Una nuova vittoria della Lega garantirebbe un rafforzamento del processo democratico, pur con le molte ombre che lo sovrastano, e la ripresa di un percorso assai complessa per garantirlo: già nei primi mesi di quest’anno la Lega aveva tentato di cambiare la Costituzione che, proprio in materia elettorale, resta estremamente favorevole al potere militare. La Carta, infatti, garantisce n quarto dei seggi parlamentari a militari scelti dal Comandante in Capo dei Servizi di Difesa: nella Pyithu Hluttaw – la Camera bassa – su 440 seggi solo 330 vengono infatti eletti col voto popolare dell’8 novembre mentre i restanti 110 saranno nominati dall’esercito. Cosi come la Amyotha Hluttaw (Camera delle nazionalità o Camera Alta) avrà 224 seggi eletti e 56 di nomina militare. Inoltre, la Costituzione, voluta dai militari e approvata nel 2008 con un referendum, consegna ai rappresentanti dell’esercito i tre dicasteri di Interno, Difesa e Frontiere.
(MG-PA) (Agenzia Fides 9/11/2020)


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