ASIA/THAILANDIA - Non si ferma la protesta dei giovani: in strada il movimento per la democrazia

martedì, 20 ottobre 2020 politica   società civile   nuove tecnologie   giovani   democrazia   diritti umani  

Bangkok (Agenzia Fides) - Sesta giornata consecutiva di manifestazioni di piazza a Bangkok e in altre città della Thailandia: iniziati il 15 ottobre, i cortei sono proseguiti tutti i pomeriggi dopo che la polizia aveva arrestato i leader della protesta e sgomberato il presidio notturno dei manifestanti davanti al Palazzo del governo a Bangkok. Per reprimere il dissenso, il Premier Prayut Chan-o-cha aveva emanato un decreto che inasprisce lo stato di emergenza già in atto per il Covid. Il 16 ottobre, dopo che il decreto era stato approvato dall’esecutivo, la polizia ha usato la utilizzato cannoni ad acqua per disperdere la folla radunatasi in centro città nel pomeriggio. Le immagini hanno fatto il giro del mondo e messo in imbarazzo il governo che, nei giorni seguenti, ha lasciato che le manifestazioni di piazza si svolgessero senza interventi delle forze dell'ordine, anche se gli arresti sono continuati. Il governo, secondo diversi osservatori, resta indeciso tra misure più dure (il coprifuoco o perfino la legge marziale) o scelte più morbide, che al momento sembrano prevalere. Oggi, 20 ottobre, l'esecutivo discuterà della convocazione di una sessione speciale del Parlamento per dibattere sull'escalation del conflitto tra i manifestanti e il governo del premier Prayut Chan-o-cha, di cui il movimento chiede le dimissioni.
La manifestazione del 19 ottobre, convocata in tre diversi punti della capitale, si è conclusa pacificamente alle sette di sera, quando gli assembramenti si sono sciolti spontaneamente. Domenica 18 ottobre invece i manifestanti si erano ritrovati in altre due zone della città (Victory Monument a Asok intersection) mentre il giorno prima i manifestanti avevano scelto cinque zone diverse. Il sistema di comunicazione del luogo di incontro si svolge, grazie alla rete dei social media, in modalità telefonica o telematica e all’ultimo momento, per evitare che la polizia blocchi l’afflusso: una modalità che, da sabato scorso, ha funzionato, impedendo alle forze dell’ordine di organizzarsi o bloccare i cortei. Tuttavia la polizia aveva avuto ordine di non intervenire, mentre le mobilitazioni proseguono in quasi venti città tailandesi e imponenti cortei con decine di migliaia di giovani si registrano nella capitale.
Le forze dell’ordine hanno chiesto l’autorizzazione a bloccare cinque testate giornalistiche indipendenti accusate di diffondere notizie che possono minare la sicurezza nazionale. Ma per ora nessun sito è stato chiuso dopo una levata di scudi di accademici, giornalisti, società civile.
I dimostranti chiedono le dimissioni del Primo ministro, una riforma della Costituzione che cambi anche la composizione del Senato (per ora scelto e non eletto) e una modifica dei primi due capitoli della Carta che riguardano il ruolo della monarchia. Le manifestazioni sono iniziate nel febbraio scorso ma da agosto hanno preso nuova forza culminare nella giornata del 14 ottobre e, a seguire, in una settimana di continua mobilitazione. Il partito di opposizione Pheu Thai ha chiesto intanto al tribunale di annullare il decreto promulgato giovedì scorso dal Primo Ministro che inasprisce lo stato di emergenza.
La Thailandia non è nuova a movimenti di protesta: nell'ultimo decennio ci sono state diverse ondate di manifestazioni, oltre a un colpo di stato militare. Ma questa campagna ha un volto nuovo: è composta soprattutto da studenti, e giovani lavoratori. Il loro movimento mette in discussione sia il potere del governo sostenuto dai militari, sia la monarchia, tradizionalmente venerata, e porta alla luce rivendicazioni democratiche sopite nella società civile Thai.
(MG-PA) (Agenzia Fides 20/10/2020)


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