AFRICA/EGITTO - Videoclip di bambini rievoca il massacro dei “Martiri di Libia”. Il vescovo copto Makarios: “scelta inopportuna”

lunedì, 12 ottobre 2020 medio oriente   chiese orientali   martiri   jihadisti   infanzia  

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Minya (Agenzia Fides) – Un filmato girato in una chiesa egiziana e diffuso sulle reti sociali mostra bambini che riproducono come in una recita le scene del massacro dei 20 cristiani egiziani copti trucidati insieme a un loro collega ghanese su una spiaggia della Libia da jihadisti affiliati al sedicente Stato islamico, nel 2015. Nella rappresentazione, i bambini appaiono vestiti con tute arancioni, simili a quelle che i jihadisti facevano indossare alle vittime prima di eseguire e filmare le loro cruente esecuzioni.
I bambini camminano con le mani legate dietro la schiena, affiancati da due persone adulte vestite di nero, in rappresentanza degli aguzzini di Daesh che eseguirono la strage dei copti. Nella recita vengono “mimate” anche le decapitazioni delle vittime. Infine, i bambini ricompaiono con una veste bianca, munita di piccole ali e ricevono da un sacerdote una corona, simbolo della vittoria promessa a chi riceve il martirio in nome di Cristo.
Il filmato sta suscitando discussioni e anche polemiche sulle reti sociali. Molti commentatori lo valorizzano come strumento utile per raccontare anche ai bambini la vicenda dei Martiri di Libia, mostrando come anche in quel caso la sofferenza inflitta dai carnefici è stata l’ultima parola sulle loro vite, accolte nella gloria del paradiso. Altri commenti sottolineano che la messa in scena filmata è connotata in ogni caso da una certa cupezza, e può ottenere al di là delle intenzioni il risultato di associare il martirio a sentimenti di paura e dolore.
In un comunicato diffuso dai media, Anba Makarios, Vescovo Metropolita copto ortodosso di Minya e Abu Qurqas, ha smentito che il video sia stato confezionato una chiesa della sua diocesi, aggiungendo che le scene rappresentate non appaiono appropriate né all’età dei bambini scelti come “attori”, né al luogo di culto in cui si è svolta la rappresentazione filmata.
I 20 copti egiziani e il loro compagno di lavoro ghanese furono rapiti in Libia all'inizio di gennaio 2015. Il video della loro decapitazione fu messo in rete dai siti jihadisti il 15 febbraio successivo. Ad appena una settimana dalla notizia del massacro, il il Patriarca copto ortodosso Tawadros II decise di iscrivere i 21 martiri decapitati da affiliati al sedicente Stato Islamico (Daesh) nel Synaxarium, il libro dei martiri della Chiesa copta, stabilendo che la loro memoria fosse celebrata proprio il 15 febbraio. “Il video che ritrae la loro esecuzione - riferì all'Agenzia Fides Anba Antonios Aziz Mina, Vescovo copto cattolico emerito di Guizeh dopo il massacro dei 21 martiri - è stato costruito come un'agghiacciante messinscena cinematografica, con l'intento di spargere terrore. Eppure, in quel prodotto diabolico della finzione e dell'orrore sanguinario, si vede che alcuni dei martiri, nel momento della loro barbara esecuzione, ripetono ‘Signore Gesù Cristo’. Il nome di Gesù è stata l'ultima parola affiorata sulle loro labbra. Come nella passione dei primi martiri, si sono affidati a Colui che poco dopo li avrebbe accolti. E così hanno celebrato la loro vittoria, la vittoria che nessun carnefice potrà loro togliere. Quel nome sussurrato nell'ultimo istante è stato come il sigillo del loro martirio”. (GV) (Agenzia Fides 12/10/2020)


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