ASIA/TAJIKISTAN - La comunità cattolica in prima linea per limitare la diffusione del Covid-19

lunedì, 28 settembre 2020 coronavirus   solidarietà   caritas   anziani  

Dushanbe (Agenzia Fides) - Con un progetto che coinvolgerà 6mila abitanti della cittadina di Qubodiyon e 12mila persone - tra detenuti e guardie carcerarie - nel penitenziario dello stesso distretto, la Chiesa tagika ha attivato un nuovo presidio contro la diffusione del Covid-19. Le attività di assistenza e prevenzione – come si apprende da una nota inviata all’Agenzia Fides – saranno portate avanti grazie all’azione messa in campo da Caritas Tajikistan in collaborazione con Caritas Lussemburgo.
Il personale medico già presente sul posto coordinerà i volontari in azioni mirate “a rafforzare le unità sanitarie per prevenire e controllare l'epidemia”. Il progetto punta infatti “a ridurre il propagarsi delle infezioni e a velocizzare la capacità diagnostica e terapeutica” si legge nella nota.
Caritas Tajikistan fornirà, inoltre, attrezzature specializzate per il trattamento di malattie respiratorie infettive, ma anche mezzi di protezione individuale, disinfettanti, mezzi di ventilazione degli ambienti ospedalieri, termometri a distanza e farmaci: “Puntiamo a rafforzare la consapevolezza di come evitare il contagio. A tal fine, sono stati prodotti materiali di comunicazione e corsi di formazione per detenuti e personale carcerario”, si legge nel comunicato inviato a Fides.
Sin dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, la Chiesa cattolica in Tajikistan, tramite il proprio braccio assistenziale-operativo che è la Caritas locale, si è attivata per garantire un servizio di distribuzione di mascherine e ed igienizzanti per mani ai senzatetto della capitale Dushanbe. Il servizio di assistenza ai clochard era stato avviato già prima della pandemia, ma è stato intensificato con l’avanzare dei contagi, soprattutto tra i più poveri, che rappresentano un’ampia fetta della società. Secondo un’indagine condotta ad aprile 2020 da Asian Development Bank, infatti, nell’intero Paese, che conta 9 milioni di abitanti, il 27,4% della popolazione vive al di sotto della soglia nazionale di povertà.
Proprio a questa fascia di popolazione si rivolge l’operato della Chiesa, impegnata anche su altri fronti: da alcuni anni, sempre attraverso l’opera della Caritas, ha avviato un’importante iniziativa per migliorare il sistema di distribuzione dell’acqua nel distretto di Jomi, una zona a ovest del paese, in cui le condizioni della rete idrica rappresentano un’emergenza per la popolazione. Si porta avanti, inoltre, assistenza a persone diversamente abili, mentre un progetto chiamato “Supervision for success” permette agli anziani di insegnare mestieri a ragazzi orfani.
La Chiesa tagika è una piccola comunità religiosa in un contesto sociale al 98% musulmano: i fedeli sono attualmente un centinaio, distribuiti tra le due parrocchie di Dushambe e di Qurǧonteppa. La presenza cattolica in Tajikistan si registra a partire dagli anni '70 del secolo scorso: i primi fedeli erano in maggioranza tedeschi provenienti da Russia, Ucraina e Lituania, deportati nel Paese ai tempi dell'Unione Sovietica. A causa del regime comunista, per anni le comunità del Tajikistan furono del tutto isolate dalla Chiesa universale. A strutturare alla presenza cattolica locale fu Papa Giovanni Paolo II, istituendo la Missio sui iuris, il 29 settembre 1997. In questo contesto, le azioni caritative furono avviate già dal 1983 da piccoli gruppi, che confluirono ufficialmente nella Caritas a partire dal 2004.
(LF-PA) (Agenzia Fides 28/9/2020)


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