AFRICA/EGITTO - Al Sisi avvia progetti di sviluppo nell’area del Monastero di Santa Caterina

martedì, 14 luglio 2020 medio oriente   chiese orientali   luoghi santi   monachesimo   geopolitica  

Il Cairo (Agenzia Fides) – Mentre in Turchia il Presidente Recep Tayyip Erdogan riapre al culto islamico l’ex basilica bizantina di Hagia Sophia, in Egitto il Presidente Abdel Fattah al Sisi lancia progetti di sviluppo volti anche a favorire l’afflusso di pellegrini al Monastero di Santa Caterina, nel sud della Penisola del Sinai, considerato uno dei più antichi complessi monastici cristiani del mondo.
Domenica 12 luglio, nel corso di una riunione operativa dedicata all’avvio di progetti urbanistici e infrastrutturali di ampio respiro, il Capo di Stato egiziano ha sollecitato il Primo Ministro Mostafa Madbouly e altri membri del governo a accelerare il programma di sviluppo già delineato intorno alla città di Santa Caterina, volto a valorizzare e rendere più accessibile il patrimonio storico e spirituale concentrato nella regione del Sinai meridionale.
In alcune dichiarazioni rilasciate ai media nazionali, l’Arcivescovo greco ortodosso Damianos del Monte Sinai ha ringraziato le autorità egiziane per l’attenzione e le risorse da loro investite nei progetti volti a facilitare anche l’afflusso di pellegrini al monastero di Santa Caterina. Il Programma di sviluppo allo studio del governo egiziano prevede anche la costruzione di un aeroporto nella regione, che permetterebbe di organizzare pellegrinaggi con voli diretti provenienti soprattutto dalla Grecia e da Cipro, garantendo ai turisti-pellegrini la possibilità di raggiungere il monastero in piena sicurezza.
Il Monastero di Santa Caterina, alle pendici del monte Horeb, ospita attualmente una ventina di monaci greco-ortodossi sottoposti all'autorità di un Arcivescovo/abate, e gode di uno statuto di autocefalia. E’ considerato il Monastero cristiano più antico ancora attivo, e nel 2002 è stato dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, per la sua architettura bizantina, la sua preziosa collezione di icone e la raccolta di manoscritti antichi.
Negli ultimi anni, la vita del Monastero ha attraversato momenti difficili, dovendo affrontare anche una grave crisi finanziaria a causa della totale sospensione del flusso turistico, che in passato portava ogni anno presso l'antico complesso monastico decine di migliaia di pellegrini. A pesare negativamente è stata soprattutto la chiusura temporanea del Monastero ai visitatori, disposta dalle autorità egiziane a partire dal 2013, dopo che alcuni episodi – compreso il rapimento di un monaco – avevano aumentato l'allarme su possibili attacchi terroristici ai danni della comunità di religiosi greco-ortodossi.
Nel marzo 2014 (vedi Fides 31/3/2014), i monaci di Santa Caterina furono accusati dal generale in pensione Ahmed Ragai Attiya di aver modificato la toponomastica dell'area, di aver nascosto i cosiddetti 12 ruscelli di Mosè (quelli che secondo tradizione dissetarono il popolo ebraico durante il suo Esodo verso la Terra Promessa), di essersi impossessati del 20 per cento della terra del Sinai meridionale, di aver issato sul Monastero in alcune ricorrenze speciali la bandiera greca e di aver trasformato il Monastero in un'area occupata dalla Grecia e dall'Unione Europea. Prendendo spunto da questi attacchi, alcuni organi di stampa vicini ai salafiti avevano accusato il Monastero di connivenza con i servizi d'intelligence israeliana, accusando i monaci di rappresentare addirittura una minaccia per la sicurezza nazionale. (GV) (Agenzia Fides 14/7/2020).


Condividi: