AMERICA/ARGENTINA - Nella “Dichiarazione di Buenos Aires” il Congresso Internazionale per la Vita e la Famiglia denuncia “le pressioni ideologiche e politiche che pretendono di legalizzare modelli aberranti di famiglia” e invita a “globalizzare la cultura della Vita”

venerdì, 24 giugno 2005

Buenos Aires (Agenzia Fides) - “A causa del debito estero, alle nazioni vengono poste condizioni per assistere la famiglia orientate all’adozione della contraccezione, dell’aborto, dell’eutanasia, e dei “matrimoni” tra persone del medesimo sesso. E’ stata unanime la conclusione che quanto indicato si inquadri in un disegno di politica globale indirizzata a cancellare l’ordine naturale e ad edificarne uno nuovo, in funzione di interessi sopranazionali”. E’ quanto si legge nella nota inviata all’Agenzia Fides dagli organizzatori del Congresso Internazionale per la Vita e la Famiglia che ha avuto luogo dal 17 al 19 giugno a Buenos Aires, con la partecipazione oltre 300 delegazioni di ONG Provida, provenienti da Argentina, Brasile, Cile, Stati Uniti, Francia, Paraguay, Perú e Uruguay. Il tema era “Una iniziativa della cultura della vita di fronte alla cultura della morte”.
A conclusione dei lavori, i partecipanti al Congresso hanno reso noto il documento intitolato “Dichiarazione di Buenos Aires”, nel quale vengono sintetizzate le principali tematiche affrontate. Nel documento vengono chiaramente denunciate le pressioni ideologiche e politiche che hanno lo scopo di sovvertire l’ordine naturale con il tentativo di legalizzare modelli aberranti e antinaturali di famiglia: “Il relativismo etico e morale ed il positivismo giuridico, sovvertono il senso e la presenza delle verità di ordine naturale, attraverso leggi e progetti iniqui sul controllo della natalità, sulla legalizzazione dell'aborto chirurgico e dell'aborto farmacologico, sulla fecondazione artificiale e la distruzione di embrioni che questa porta con sé, sulla sterilizzazione chirurgica, l'eutanasia, la scomparsa del concetto di patria potestà, soprattutto per quello che si riferisce alla sessualità dei minorenni, ed altre iniziative che violano la dignità della persona umana e della famiglia”. La Dichiarazione afferma “che la cultura della morte viene promossa attivamente dallo Stato, con una inoccultabile intenzione di abrogare le leggi che proteggono effettivamente la famiglia e la vita dell'essere umano, dal suo concepimento alla morte naturale”.
Dinanzi a questo panorama preoccupante viene ribadito che “la vita umana è inviolabile e non manipolabile, e quindi per nessun pretesto si potrà sottometterla a manipolazione, sperimentazione, commercializzazione, violenza o distruzione”. Ogni persona merita il rispetto della sua integrità fisica, psicologica, sociale e spirituale, e gode di diritti individuali dal suo concepimento fino al momento della morte naturale. La famiglia “è un'istituzione naturale, precedente allo Stato, nucleo centrale della società civile, comunità naturale di vita fondata sul matrimonio che deve essere rispettata e protetta dallo Stato”. Viene inoltre ricordato che “i genitori, come primi responsabili dell'educazione dei figli, hanno maggior diritto a scegliere la loro educazione, secondo l'ordine naturale e la fede religiosa, compresi i temi in relazione con la sessualità. Lo Stato, di conseguenza, “dovrà provvedere responsabilmente all'educazione in forma sussidiaria, rispettando i principi, le credenze ed i valori della famiglia”. I governanti e i politici sono sollecitati a promuovere e rispettare tutti i diritti naturali della persona e della famiglia.
Viene poi sottolineato l’impegno dei gruppi e delle associazioni che sottoscrivono il documento, ad “incrementare l'opposizione pubblica e formale ai piani e alle politiche elaborate fuori delle frontiere nazionali, con la finalità di edificare un ordine sociale ingiusto e funzionale ad interessi che cercano solo di imporre come metodo la sostituzione della fede e la demolizione dei valori che diedero origine alle nostre Patrie”. Tutti gli uomini e le donne di buona volontà sono invitati a raddoppiare gli sforzi per globalizzare la Cultura della Vita e seppellire, in modo definitivo, la cultura della morte “che si vuole imporre mascherata come diritto”. (RZ) (Agenzia Fides 24/6/2005, righe 42, parole 583)


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