ASIA/MYANMAR - Giornata di preghiera il 14 maggio per chiedere la fine della pandemia e della guerra

venerdì, 8 maggio 2020 preghiera   coronavirus   guerre   vescovi  

Yangoon (Agenzia Fides) - Una speciale preghiera per chiedere la guarigione dal coronavirus e la fine della guerra nella nazione: con questo spirito la Conferenza episcopale cattolica del Myanmar ha annunciato l’adesione alla “Giornata di preghiera, digiuno e opere di carità”, indetta a livello universale dall’Alto Comitato per la Fratellanza umana, per chiedere a Dio di proteggere l’umanità dalla pandemia da coronavirus. L’appello è rilanciato da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al Azhar, Sheikh Ahmed al Tayyeb. Ma pandemia in molti paesi, come il Myanmar, si coniuga con la parola guerra.
Alcuni giorni fa, Nai Tun, un civile di 37 anni, è stato gravemente ferito a una gamba dall’esplosione di una mina nel villaggio di Han Gan, nella Ye Township dello stato Mon, nel Sudest del del Myanmar: è solo l’ultima notizia di una “guerra in sordina” che fa del Myanmar un paese con un continuo conflitto a bassa intensità. Benché la guerra sia ora in corso soprattutto negli stati Rakhine e Chin, i suoi effetti devastanti si fanno sentire ovunque. Negli stessi giorni, il 3 maggio, tre organizzazioni separatiste che combattono contro il governo centrale di Yangoon, come l’Arakan Army – formazione nella lista dei gruppi considerati terroristi – hanno reiterato l’appello al cessate il fuoco, già reso noto agli inizi di aprile, con una “tregua unilaterale”, afferma un comunicato, che non esclude una risposta in caso di attacco.
La situazione di confusione, soprattutto negli stati Chin e Rakhine – dove l’esercito ha rifiutato la tregua – rende difficile attribuire la responsabilità delle morti civili ai ribelli o ai soldati governativi. Il 20 aprile un autista dell’Organizzazione mondiale della Sanità è stato ucciso mentre trasportava materiale medico. Nei giorni scorsi un convoglio di aiuti del Programma alimentare mondiale, con riso e altri generi alimentari di base, è stato attaccato dall'Arakan Army tra le città di Samee e Paletwa (Chin), e un autista è stato ferito.
La guerra e le reciproche accuse non facilitano l’accesso degli operatori di organismi umanitari nelle aree di crisi, dove all'espansione del Covid-19 si somma una carenza alimentare endemica, ora peggiorata dal virus. La semina del riso monsonico – che rappresenta l'80% della produzione birmana – inizia in genere a fine aprile con raccolti a settembre e ottobre, ma poiché i prestiti di governo e degli istituti di microfinanza sono sospesi, molti agricoltori non sono in grado di procurarsi le necessarie sementi.
Dopo gli attacchi ai convogli Onu, le agenzie delle Nazioni Unite e diverse Ong che operano in Myanmar hanno chiesto un immediato cessate-il-fuoco nell’area occidentale del Paese, ma il governo dello stato Rakhine ha risposto vietando ai gruppi umanitari di creare campi per gli sfollati interni (IDP) senza l’approvazione dell’esecutivo: nel Nord dello stato almeno 160.000 persone sono sfollate a causa dei combattimenti tra esercito e Arakan Army.
Il 27 aprile la Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia aveva accolto la richiesta dell’Onu e di Papa Francesco per una tregua globale di fronte alla minaccia senza precedenti della pandemia. Alcuni giorni dopo un appello nella stessa direzione era stato siglato da diverse ambasciate straniere nella capitale Yangoon. (MG-PA) (Agenzia Fides 8/5/2020).



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