AMERICA/ARGENTINA - Settimana dei popoli indigeni: la pandemia è “un altro anello di dolore e sofferenza, tra tanti ritardi e dimenticanze”

martedì, 21 aprile 2020 indigeni   coronavirus   chiese locali   diritti umani   discriminazione  

Buenos Aires (Agenzia Fides) – “Sebbene in questa situazione di emergenza possano essere individuate altre priorità, non sarebbe ragionevole e giusto perdere di vista i nostri fratelli e sorelle dei Popoli Originari, poiché per molte delle loro comunità, ciò li colpisce in modo particolare e costituisce un altro anello di dolore e sofferenza, tra tanti ritardi e dimenticanze”. Così scrive la Commissione episcopale per la pastorale aborigena della Conferenza episcopale argentina, nel suo messaggio, pervenuto all’Agenzia Fides, in cui ricorda la celebrazione della Settimana dei Popoli Indigeni, dal 19 al 25 aprile.
Il testo, firmato da Mons. Juan José Chaparro, Vescovo di Bariloche; da Mons. Luis Scozzina, Vescovo di Orano, e da Mons. Ángel José Macín, Vescovo di Reconquista, ricorda a titolo di esempio, “la situazione dei nostri fratelli Wichi, nell'area di Chaco Salteño, dove la mancanza d'acqua (essenziale per combattere il Covid-19), costituisce una grave emergenza cronica, di cui siamo tutti responsabili. Nonostante l'attenzione a così tante emergenze, non dobbiamo abbandonare l'impegno per risolvere questo e altri flagelli”.
La Settimana dei popoli indigeni si ispira al Primo Congresso indigeno Panamericano, tenutosi in Messico il 19 aprile 1940. Considerando la necessità di rendere più visibile questa realtà e di sollecitare la solidarietà verso questi popoli, si decise di prolungare la celebrazione per una settimana. Quest'anno si tiene dal 19 al 25 aprile con il motto "Siamo la vita nel territorio".
“D'altra parte stiamo riscoprendo il valore del territorio legato alla vita in questo momento, in cui dobbiamo rimanere nelle nostre case – è scritto nel messaggio -. Per alcuni, questo implica una riscoperta dell'appartenenza a un luogo, allo spazio che occupiamo e diventa un'esperienza positiva. Per altri, sfortunatamente, diventa un problema a causa del sovraffollamento e della mancanza di infrastrutture di base per la vita quotidiana”.
Quindi l'espressione "Siamo la vita nel territorio" e, soprattutto, la testimonianza dei nostri fratelli indigeni, “ci interroga sulla cura della casa comune e sullo spazio di cui ogni persona e ogni comunità hanno bisogno per sviluppare serenamente la propria vita e la propria cultura”. In questa visione, siamo tutti chiamati a prenderci cura del "nostro posto nel mondo", a rispettare e prenderci cura del "posto degli altri".
L'équipe nazionale della pastorale aborigena, ENDEPA, ha realizzato una mappa con la presenza indigena in Argentina, rendendo visibile la ricchezza della diversità di oltre 40 popoli con le loro culture, lingue e costumi. (SL) (Agenzia Fides 21/04/2020)


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