AFRICA/KENYA - Covid-19, “la Chiesa è vicina al suo popolo in questo momento di paura e sconforto”

giovedì, 9 aprile 2020 coronavirus   chiese locali   preghiera   solidarietà   carità  

Nairobi (Agenzia Fides) - “La Chiesa in Kenya si sta impegnando molto per sensibilizzare la popolazione affinché vengano rispettati i provvedimenti imposti dal governo per contrastare la diffusione della pandemia di Covid-19. E non fa mancare la vicinanza ai fedeli, in questo tempo di sofferenza e isolamento”. Lo riferisce in una intervista rilasciata all’Agenzia Fides padre Robbin Kamemba, sacerdote keniota della Società per le Missioni Africane (SMA) che opera a Nairobi, parlando delle nuove misure di contenimento introdotte dall’esecutivo: il 6 aprile sono state chiuse quattro contee per 21 giorni. Si tratta dell’area metropolitana di Nairobi e delle contee della costa di Kwale, Mombasa e Kilifi. La decisione è stata presa a seguito di una riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale, dopo che i casi di coronavirus nel paese sono iniziati a crescere: dai 50 casi di positività confermati a fine marzo, si è arrivati attualmente a 179 casi, tutti monitorati in strutture pubbliche come Mbagathi e Kenyatta Hospital di Nairobi, Coast General Hospital di Mombasa, e anche in cliniche private provviste dei reparti di terapia intensiva.
In Kenya non è in vigore un lockdown completo, ma “nonostante molti incoraggiamenti e incentivi a rimanere a casa - racconta padre Robbin - a Nairobi si vedono ancora molte persone fuori che non osservano la distanza sociale nei mercati, nei trasporti pubblici, e si comportano come se nulla stesse accadendo”.
La capitale, infatti, guida la triste graduatoria con l’82% dei positivi, da qui la decisione del Presidente Uhuru Kenyatta di chiudere le frontiere in tutta l’area urbana e suburbana di Nairobi. La situazione si complica soprattutto per gli abitanti che vivono in aree a basso reddito, dove si registrano tensioni e scontri con le forze dell’ordine: “Nei quartieri più poveri - prosegue padre Kamemba - molte famiglie possono fare affidamento solo sul guadagno giornaliero: devono quindi poter continuare a svolgere le loro attività. Allo stesso tempo, è responsabilità di tutti ottemperare al coprifuoco dalle 19 alle 5 del mattino”. Anche gli istituti educativi cattolici hanno preso provvedimenti per limitare la diffusione del coronavirus secondo le indicazioni della autorità civili. Tra queste vi sono l'Università Cattolica dell'Africa orientale (CUEA) e il Tangaza University College (TUC) di Nairobi. Entrambe le istituzioni hanno sospeso le attività in aula sostituendole con lezioni online. “In questo periodo critico, di paura e di sconforto - riferisce il religioso - la Chiesa, attraverso l’utilizzo dei mass-media, offre sostegno, vicinanza e solidarietà ai fedeli, invitandoli a vivere come fratelli e sorelle, e insieme a pregare Dio, affinché ci aiuti a uscire da questa pandemia: sarà la nostra Pasqua di risurrezione”.
Nel frattempo, il portavoce del governo kenyota, Cyrus Ognuna, ha reso noto che il paese ha accettato la richiesta dell’Unione Africana e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di ospitare l’African Centre for Disease Prevention and Control (Africa CDC), un centro di ricerca medica per il controllo di infezioni e pandemie. La Cina si è offerta di finanziare la costruzione del nuovo istituto, che avrà sede a Nairobi: “Il governo cinese ha investito 72 milioni di euro in questo progetto - riferisce il missionario - una volta completato, l'Africa CDC fornirà opportunità di lavoro ai keniani per specializzazioni e funzioni tecniche, amministrative e di supporto. Questa realtà - conclude p. Robbin - non solo potrà rappresentare una valido contributo nella lotta ad epidemie come quella attuale del coronavirus, ma darà certamente anche un notevole impulso a rafforzare i sistemi sanitari in tutto il continente africano, per costruire comunità resilienti che mettano al centro la persona e la famiglia”.
(ES) (Agenzia Fides 9/4/2020)





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