AMERICA/NICARAGUA - Il governo proibisce le iniziative di prevenzione medica promosse dal Vescovo di Matagalpa per combattere la pandemia

martedì, 7 aprile 2020 coronavirus   sanità   politica   vescovi   diritti umani  

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Alleanza Civica condanna atteggiamento disumano del regime per non permettere i centri di prevenzione medica promossi dal vescovo di Matagalpa

Matagalpa (Agenzia Fides) - Il Ministero della Salute ha proibito a Mons. Rolando Álvarez, Vescovo della diocesi di Matagalpa, di realizzare un progetto di prevenzione medica di fronte alla diffusione di covid-19, che sarebbe iniziato questa settimana, come riportato nei suoi messaggi sui social network. Questa iniziativa della diocesi mirava a promuovere campagne di informazione sul coronavirus, consultazioni mediche per telefono e valutazioni in 6 centri medici che sarebbero stati inaugurati nei comuni di Matiguás, Sébaco, Esquipulas, Tuma e nella città di Matagalpa. "Il MINSA (sigla del Ministero della Salute) mi ha appena informato che non posso realizzare il progetto dei Centri di prevenzione medica, nemmeno il call center. Voglio dire pubblicamente che, come diocesi, volevamo solo lavorare per la salute del nostro popolo e non ci è stato permesso", ha denunciato il Presule sul suo account Twitter.
La denuncia del Vescovo avviene in un momento drammatico per il popolo del Nicaragua, perché è l'unico paese in tutto il continente Americano a non aver preso alcuna misura nazionale contro la pandemia. C'è molta confusione e caos anche a livello politico, dopo che la ministro della sanità è stata congedata per aver convocato una conferenza stampa alla quale non si è poi presentata.
Il direttore esecutivo dell'Alleanza Civica per la Giustizia e la Democrazia, Juan Sebastián Chamorro, ha denunciato che il paese vive una assenza di leadership in un momento cruciale. Secondo la nota pervenuta a Fides, Chamorro ha fatto queste dichiarazioni perché il Presidente Ortega ha annullato ogni presenza pubblica da più di 25 giorni. Dinanzi a questa assenza del capo di stato, i gruppi sociali, gli imprenditori e la Chiesa cattolica si stanno organizzando per aiutare la popolazione.
Una delle iniziative alla quale si erano uniti diversi medici della zona di Matagalpa era quella della diocesi guidata da Mons. Rolando Álvarez. In una conferenza stampa il Vescovo aveva affermato che era prevista l'adozione di una misura preventiva, in considerazione del fatto che "il governo nicaraguense non ha adottato misure restrittive, raccomandate dall'OMS, per prevenire il contagio".
A questo proposito, Mons. Álvarez aveva affermato che la MINSA, Ministero della Salute, ha notificato l'esistenza di cinque casi positivi in ​​tutta la nazione. Da questa cifra, aveva affermato il Presule, gli esperti stimano che nei prossimi giorni ci potrebbe essere un aumento del numero di persone infette corrispondere al 30 per cento della popolazione, di cui il 10 per cento richiederebbe cure mediche, e il 4 per cento sarà in condizioni critiche.
Se i pazienti critici fossero ricoverati in terapia intensiva, potrebbero verificarsi tre scenari, aveva osservato. Primo: il 12 per cento a rischio di morte se tutti accedessero alla terapia intensiva; il secondo scenario prevede un rischio di morte del 50 per cento se solo la metà riesce ad accedere alla terapia intensiva; il terzo scenario prevede un terribile rischio di morte del 90 per cento dei pazienti, se solo il 10 per cento di tutti i pazienti in condizioni critiche dovesse entrare. Per questo motivo, il Vescovo aveva espresso la sua preoccupazione e ritenuto importante avviare queste iniziative per adottare misure drastiche volte ad "abbassare la curva di contagio ed evitare il collasso del sistema sanitario" raggiungendo tutti i livelli sociali di Matagalpa.
(CE) (Agenzia Fides, 07/04/2020)


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