ASIA/PAKISTAN - "Giustizia per Saleem Masih". l'appello dei cristiani

mercoledì, 4 marzo 2020 islam   violenza   intolleranza   minoranze religiose   giustizia   diritti umani  

Lahore (Agenzia Fides) - "Il barbaro omicidio di Saleem Masih, un giovane cristiano del distretto Kasur, che è stato picchiato, schiaffeggiato, preso a calci, incatenato e torturato con cavi elettrici e una sbarra di ferro arroventata prima di soccombere alle ferite riportate (vedi Fides 2/3/2020), va al di là di ogni condanna. Le accuse contro di lui erano di essere 'un sudicio cristiano' e 'di aver inquinato' l'acqua di un pozzo, bagnandosi con quella. Questo orribile atto di violenza è un cupo promemoria che l'intolleranza in nome della religione in Pakistan è cresciuta oltre lo stato di diritto". Lo afferma all'Agenzia Fides Michelle Chaudhry, donna cattolica e Presidente della "Cecil & Iris Chaudhry Foundation" (CICF), organizzazione indipendente che opera per la giustizia e si occupa di promuovere la condizioni economiche, sociali e culturali dei cristiani in Pakistan.
Esprimendo somma indignazione per l'incidente, Michelle Chaudhry dichiara: "In Pakistan, quando si tratta delle minoranze religiose, chiunque è libero di agire come procuratore, giudice ed esecutore di una pena. Non possiamo permettere che ciò continui: l'impunità nei confronti della violenza contro le minoranze religiose in Pakistan deve finire”.
“Chiediamo ai governi, sia a livello federale che a quelli provinciali, di garantire sicurezza e protezione a tutti i pakistani non musulmani, sanciti dalla Costituzione del Paese. Incidenti come questi generano un'ondata di insicurezza che lascia le nostre comunità estremamente vulnerabili. È responsabilità dello Stato proteggere i propri cittadini indipendentemente dalla fede, dallo status sociale, dal genere", rileva Chaudhry. La donna afferma che " al fine di prevenire tali atti di violenza in futuro, è fondamentale condurre un'indagine imparziale e che gli autori siano assicurati alla giustizia".
Intanto restano gravi le condizioni di Azeem Masih, 32enne del villaggio di Sahiwal, uno dei cristiani colpiti alla testa da un gruppo di militanti musulmani che volevano impedire la costruzione di una cappella nel villaggio (vedi Fides 25/2/2020). Il giovane, dopo un intervento chirurgico specialistico al cervello, in un ospedale di Lahore, non è in grado di parlare e dovrà recuperare lentamente le alte funzioni cerebrali e corporali. Il giovane ha bisogno di cure di fisioterapia e logopedia che, secondo i medici, dovrebbero durare almeno un anno. Azeem è sposato con Humaira (30 anni) e i due hanno un figlio di 8 mesi. "Azeem è un marito e un padre esemplare e impegnato, un uomo di Dio che voleva solo contribuire a dotare la nostra comunità di un piccolo edificio per il culto", afferma la moglie. La famiglia è molto provata dall'accaduto e vive una situazione di paura e rassegnazione, dopo la violenza subita, del tutto impunita. (PA) (Agenzia Fides 4/3/2020)


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