ASIA/INDIA - I leader della società civile contrari al "Registro nazionale della popolazione"

mercoledì, 26 febbraio 2020 politica   cittadinanza   dialogo   società civile   minoranze religiose   minoranze etniche   diritti umani  

Nuova Delhi (Agenzia Fides) - Opporsi alla ratifica e all'applicazione del "Registro nazionale della popolazione" (National Population Register, NPR), il registro destinato a censire e raccoglie dettagli su tutta la popolazione presente sul territorio indiano: è l'appello lanciato da 73 leader della società civile indiana, tra i quali membri di tutte le fedi, in rappresentanza di varie estrazioni sociali, professionali e religiose, in una dichiarazione resa pubblica e divenuta una petizione al governo federale. Nella dichiarazione, inviata all'Agenzia Fides, i leader richiamano l'articolo 14 della Costituzione indiana, affermando che il NPR è "discriminatorio, divisivo, esclusivo e incostituzionale", e che contribuisce a polarizzare la società sulla base di fattori come religione, classe, casta e genere.
Attraverso il NPR, il governo indiano, guidato dal Primo ministro Narendra Modi, del partito nazionalista Bharatiya Janata (BJP), intende creare un database dei cittadini, raccogliendo i dettagli biometrici e demografici. Ogni cittadino deve fornire dettagli sulla sua vita come nome, relazione con il capofamiglia, nome dei genitori, nome del coniuge (se sposato), genere, data di nascita, stato civile, luogo di nascita, nazionalità, indirizzo di residenza , durata del soggiorno in India, professione e titolo di studio. Il governo indiano ha stanziato 555 milioni di dollari per avviare la registrazione che dovrebbe iniziare da aprile 2020.
Sebbene il governo affermi che la compilazione del NPR sarà svolta in modo indipendente e non sia collegata all'altro controverso "Registro nazionale dei cittadini" (National Register of Citizens, NRC), i leader notano che l'NPR è la "prima fase della raccolta dei dati, per preparare il NRC, attuando infine il Citizenship Amendment Act (CCA)", la controversa legge sulla cittadinanza approvata dal governo e al centro di una vasta protesta popolare. La legge regola la concessione della cittadinanza ai migranti giunti dal Bangladesh, dal Pakistan e dall'Afghanistan, escludendo da quel beneficio i migranti di fede musulmana. I due registri (NPR e NRC), notano gli attivisti, saranno utili a identificare e isolare le minoranze religiose o etniche definendo tutti gli "immigrati irregolari" per poi deportarli.
La raccolta di dati del NRC è intrinsecamente collegata a NPR, rileva l'appello. Se i due registri saranno attuati, "milioni di persone rischiano di diventare apolidi e di essere mandate nei centri di detenzione", recita il testo. Per dimostrare la propria "cittadinanza" o il diritto di residenza su suolo indiano, infatti, le persone devono produrre documenti come atti di proprietà, documenti fondiari, certificati di laurea, tessere elettorali, certificati di nascita e morte nel caso in cui il governo li richieda: questo non è un compito facile in un paese in cui molti documenti sono mal gestiti e non digitalizzati.
Secondo John Dayal, noto attivista cattolico per i diritti umani e uno dei firmatari della dichiarazione pervenuta a Fides, "i cittadini del paese non devono collaborare con il governo e non fornire alcuna informazione per la compilazione dei registri". Dayal spiega: “Chiediamo a tutti i governi statali di sospendere immediatamente il processo di avviamento del NPR. Facciamo poi appello alle forze di sicurezza perché rispettino i diritti costituzionali del popolo indiano di protestare pacificamente". Molti gruppi e associazioni della società civile in tutta l'India, rileva Dayal, stanno creando consapevolezza sensibilizzando la gente comune, in particolare i poveri, i dalit e i tribali "sui nuovi provvedimenti che aprono la strada alla creazione dell'India come nazione indù".
Recentemente i Vescovi indiani, in un messaggio rilasciato a conclusione della 34a Assemblea plenaria della Conferenza episcopale (CBCI), hanno solennemente affermato che la Costituzione deve essere protetta dallo "pseudo-nazionalismo", ben diverso dall'autentico "patriottismo costituzionale" che la Chiesa e la società civile difendono strenuamente. (SD-PA) (Agenzia Fides 26/2/2020)


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