ASIA/INDIA - I leader cristiani al partito di governo: la nuova legge sulla cittadinanza non è inclusiva e va ampliata

mercoledì, 8 gennaio 2020 cittadinanza   diritti umani   persecuzioni   minoranze religiose   rifugiati   politica   società civile  

New Delhi (Agenzia Fides) - La controversa legge sulla cittadinanza (Citizenship Amendment Act, CAA), approvata in India a dicembre, discrimina i musulmani, non è inclusiva e va ampliata: lo afferma un gruppo di 15 tra preti cattolici e pastori protestanti che ha rivolto un appello al partito nazionalista indù Bharatiya Janata (BJP), al governo nella Federazione indiana. I leader cristiani hanno incontrato il presidente del partito, J.P. Nadda insieme con i vicepresidenti, Dushyant Gautam e Tom Vadakkan.
Come riferito a Fides, i leader cristiani hanno espresso il loro disappunto per la nuova legge, approvata il mese scorso, che garantisce la cittadinanza ai rifugiati buddisti, indù cristiani, giainisti, parsi e sikh, ma non ai musulmani in fuga dalle persecuzioni e provenienti da tre paesi a maggioranza musulmana: Pakistan, Bangladesh e Afghanistan. Il provvedimento ha sollevato ampie proteste a livello nazionale.
Parlando con i leader cristiani, J.P. Nadda ha affermato che il BJP aveva anche considerato la persecuzione dei cristiani nei tre paesi a maggioranza islamica vicini, e per questo anche la comunità cristiana è stata inclusa.
Michael Williams, educatore cristiano presente al meeting, ha dichiarato a Fides: “Tutte le persone sono uguali. Poiché tutte le persone sono uguali, qualsiasi legge deve essere basata sulla persona e non sulla religione o su altri criteri. Siamo disposti ad accogliere tutti a braccia aperte". "Abbiamo detto che il CAA è un atto legislativo incompleto, se non tutti sono inclusi. E tra noi cristiani tutti siamo stati concordi su questa posizione" sottolinea Williams.
La delegazione ha fatto notare a Nadda che la legge è stata approvata senza alcuna discussione in Parlamento e senza un ampio consenso, mentre "la discriminazione dei musulmani non è accettabile in un'India secolare: nessuna legge dovrebbe discriminare". Il gruppo ha poi segnalato a Nadda che ci sono altri gruppi perseguitati, di religione musulmana, come Ahmadiy e Rohingya, che sono presi di mira nei paesi vicini.
Il gesuita padre Denzil Fernandes, Direttore dell'Indian Social Institute, tra i preti cattolici presenti, ha detto, come affermato dal presidente, che il partito BJP ritiene di aver agito "per tutelare le minoranze perseguitate" e ha aggiunto a Fides: "Abbiamo espresso la nostra preoccupazione per la legge. Abbiamo detto che esistono problemi per la natura selettiva della legge e che ogni legge dovrebbe essere neutrale rispetto alla religione. La legge non può essere selettiva. Ci sono anche rifugiati birmani perseguitati. Qualsiasi legge basata sulla religione è altamente problematica. La legge dovrebbe essere ampliata”. I musulmani in India sono 200 milioni, su 1,3 miliardi di cittadini indiani. (SD) (Agenzia Fides 8/1/2020)


Condividi:
cittadinanza


diritti umani


persecuzioni


minoranze religiose


rifugiati


politica


società civile