ASIA/INDIA - Uniti nella fede, i cristiani dell’Orissa chiedono pace e riconciliazione

sabato, 14 dicembre 2019 diritti umani   dignità umana   pace   riconciliazione   persecuzioni   violenza  

Bhubaneswar (Agenzia Fides) – Nello stato indiano di Orissa (o "Odisha") , nel Sudest dell’India, “la Chiesa è vicina ai poveri e agli emarginati, riconoscendo e operando per la loro dignità umana. Vi sono anche delle spontanee conversioni al cristianesimo. Questo è uno dei motivi dell’accanimento che gli estremisti indù manifestano contro i cristiani in Orissa”. Lo spiega all’Agenzia Fides padre Robert Digal, sacerdote cattolico indiano originario del distretto di Kandhamal, nello stato indiano di Orissa, teatro di atroci violenze nel 2008, quando le comunità cristiane subirono un attacco indiscriminato di massa che provocò circa 100 morti e 56.000 sfollati.
L’Orissa è uno degli stati più arretrati e più poveri dell’India, con circa 36 milioni di abitanti, dei quali il 40% sono fuori casta o tribali, due categorie marginalizzate e discriminate dalla società indiana. Padre Robert, racconta come anche la sua famiglia fu vittima di violenza in quel primo tragico attacco di 11 anni fa: “Mia sorella - ricorda - in quell’anno aveva deciso di sposarsi e noi abbiamo la tradizione di fare regali agli sposi prima del matrimonio. È stato rubato tutto quello che avevamo comprato e la nostra casa è stata data alle fiamme. I miei familiari sono stati costretti a rifugiarsi nella foresta per cinque giorni”.
“Ad oggi la situazione nello stato di Orissa resta ancora precaria”, commenta p. Digal a Fides. “Oltre 10.000 persone - specifica - non sono ancora rientrate nelle proprie abitazioni. Circa 6.500 case e 395 chiese sono state distrutte”.
Violenza sporadica prosegue: secondo lo “United Christian Forum” (UCF) e dalla “Alliance for Defending Freedom” (ADF) – organizzazioni impegnate a difendere la vita e i diritti delle comunità cristiane in India – alla fine di ottobre in un villaggio a pochi chilometri dalla capitale, un gruppo di militanti ha fatto irruzione nelle case di nove famiglie cristiane, bruciando Bibbie e altra letteratura cristiana davanti alla statua di una divinità indù.
In una spirale di odio e violenza perpetuata a danno dei cristiani, tuttavia, s’intravedono dei segnali positivi: nelle scorse settimane, infatti, la Corte Suprema dell'India ha ordinato il rilascio di cinque cristiani condannati all’ergastolo perchè accusati di aver organizzato, nell’agosto 2008, l'assassinio del leader indù Swami Laxanananda Saraswati. “Quell’omicidio - chiarisce p. Robert - per gli estremisti indù, fu il pretesto per iniziare i massacri avvenuti in Kandhamal”. “La questione non è ancora chiusa - sottolinea - per il momento c’è solo la disposizione di una libertà su cauzione; adesso l'attenzione va rivolta all'Alta Corte dell'Orissa, dove è in corso un processo di appello”, aggiunge. “Il governo regionale si sta impegnando per dare protezione ai fedeli, che tuttora vivono nella paura”, spiega il sacerdote indiano .“I cristiani dell’Orissa – nota p. Digal - soffrono ancora per questa situazione, ma sono forti e uniti nella fede: ogni loro preghiera è una richiesta di pace e riconciliazione”.
Il sacerdote conclude: “La Costituzione del nostro Paese garantisce la libertà di praticare il cristianesimo e ogni altra religione. In India vi sono molte chiese, nonché scuole, istituzioni benefiche e ospedali che servono indistintamente persone di ogni fede. Tuttavia, benché la Chiesa attraverso le sue istituzioni svolga un ruolo significativo nello sviluppo sociale e umano, nella società indiana permangono dei pregiudizi profondamente radicati nei confronti dei cristiani”. (ES) (Agenzia Fides 14/12/2019)


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