OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - La missione delle suore di Gesù Buon Pastore nella “terra dell’inaspettato”

martedì, 26 novembre 2019

AP

Bereina (Agenzia Fides) – “È difficile credere che nel 2019 ci siano persone che vivono ancora di stenti, masticano quotidianamente delle piccole noci che non fanno sentire i morsi della fame (le betel nut), muoiono per tubercolosi, vivono in capanne senza acqua e corrente, vanno a scuola (laddove c’è) senza libri e senza scarpe”: è la testimonianza rilasciata all’Agenzia Fides da suor Anna Pigozzo, missionaria della “Fraternità Cavanis Gesù Buon Pastore” a Bereina.
“Siamo una piccola comunità di donne consacrate in missione – spiega suor Anna - , seguiamo Gesù in missione, restando accanto ai giovani e ai bambini, nel Sud delle Filippine e in Papua Nuova Guinea. Dal 2013, invitate dal Vescovo locale, siamo presenti nella diocesi di Bereina, dove siamo giunte, all’inizio, per una breve esperienza missionaria. Ci siamo rese conto di quanta povertà e miseria può esserci in questo giovane stato dell’Oceania. L’analfabetismo è altissimo, tantissimi sono i bambini che non varcano la soglia della prima elementare. La mortalità infantile è tra le più alte in Oceania. Gli ospedali sono solo nella capitale, mentre nelle cliniche dei villaggi delle zone remote, come la nostra, si trova ogni tanto qualche infermiere. Le vie di comunicazione sono ancora scarse e impraticabili”
“La Chiesa è arrivata in Papua Nuova Guinea – ricorda la religiosa - 130 anni fa, con i primi missionari francesi e australiani, Maristi e del Sacro Cuore, che hanno donato la vita per annunciare Gesù Cristo. È una Chiesa molto giovane, che ha ancora tanto bisogno di sostegno e guida. Spesso tra i fedeli si mescolano animismo e riti tribali antichissimi con la fede cattolica. Alla conclusione dell’anno liturgico è arrivato il nuovo Vescovo della nostra diocesi di Bereina, Mons. Otto Separy, che ora sta conoscendo la realtà di questa zona.”
Suor Anna prosegue la descrizione dell’ambiente: “Fuori dai pochi centri urbani, la struttura sociale è ancora organizzata in villaggi di capanne, guidati da un capo villaggio. Donne e bambini non hanno valore, tanto che vige ancora la tradizione per cui le mogli si comprano con i maiali. Durante la stagione delle piogge, i villaggi molto spesso si allagano, e gli orti, unica fonte di sopravvivenza di tante famiglie, vengono sovente distrutti dato che non esistono ancora opere di contenimento dei fiumi. Anche all’inizio di quest’anno abbiamo avuto gravi disagi per esondazioni e allagamenti.”
“Nonostante tutto, c’è speranza e la possiamo testimoniare” continua la missionaria. “In questi sei anni abbiamo visto come il Signore ha aperto la strada a questa missione. Con l’aiuto di volontari dall’Italia e dalle Filippine, che hanno lavorato con un gruppo di ragazzi locali, è stata costruita una scuola e nel 2015 abbiamo iniziato il primo anno scolastico con 140 bambini iscritti. Alcune suore insegnano, e abbiamo un gruppo di insegnanti locali con cui lavoriamo a stretto contatto. Trovare bravi insegnanti è molto difficile, perché il livello di istruzione nel sistema scolastico papuano è piuttosto basso. Allora mettiamo insieme le nostre risorse, condividendo le gioie e le fatiche di educare e istruire i bambini. Dal 2016 abbiamo aperto anche un ‘Centro Fode’, sistema di studio assistito per adulti, al fine di recuperare gli anni scolastici persi. Le iscrizioni sono molte, e questo è per noi un grande segno di speranza, che vediamo dipinta nei visi di tanti giovani e meno giovani che hanno la possibilità di tornare sui banchi di scuola. Nel 2017 abbiamo costruito una panetteria, la ‘St. Philip Neri Bakery’. Ogni giorno quasi 50 kg di pane vengono sfornati: per noi, per i nostri bambini e ragazzi, per le nostre mamme che ci aiutano nei lavori in missione e per i tanti che bussano quotidianamente alla nostra porta. Stando a contatto con i bambini a scuola, siamo venute a conoscenza di tante tristi situazioni familiari di abusi e maltrattamenti. Qui in Papua i diritti di bambini e donne sono molto spesso calpestati. Nel 2018, con l’aiuto di volontari dall’Italia e altri collaboratori, è stata costruita la Angels’house, la casa famiglia che accoglie bambine bisognose di protezione e cura. Adesso abbiamo 10 bambine con noi, di età compresa tra i 5 e i 13 anni”.
Colonia australiana fino a poco più di 40 anni fa, nel 1975 la Papua Nuova Guinea ha ottenuto l’Indipendenza. Nota la religiosa: “Non ci sono ancora veri e propri registri dell’anagrafe, per cui si stima una popolazione di circa 8 milioni di persone, in una terra molto vasta ed estremamente ricca di risorse naturali: giacimenti di olio e gas, oro, terreno molto fertile”. “Eppure, nonostante queste ricchezze naturali, la gente qui versa ancora in uno stato di miseria, arretratezza culturale e indigenza. Spesso la Papua viene definita la ‘terra dell’inaspettato’, ed è proprio vero”, conclude la missionaria.
(AP/AP) (Agenzia Fides 26/11/2019)


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