AFRICA/MADAGASCAR - “Rimanere nel cuore di Gesù”: la Chiesa ringrazia Papa Francesco che “ha tracciato una strada”

martedì, 10 settembre 2019 papa francesco   povertà   giovani   vita consacrata   evangelizzazione   missione  

Moramanga (Agenzia Fides) – “Il viaggio di Papa Francesco è stato straordinario, ricco di incontri e di emozioni. Ai Vescovi Francesco ha ricordato che il Pastore dev’essere vicino a Dio, ai suoi sacerdoti, vicino al popolo. Il Madagascar è un paese in cui la povertà è il problema fondamentale. Essere vicini al popolo vuol dire essere vicini ai poveri. La Chiesa ha fatto la scelta dei poveri: l’annuncio ai poveri è il primo dovere della Chiesa, così come lo è stato per Gesù”: con queste parole Mons. Rosario Vella, SDB, nominato di recente Vescovo di Moramanga dopo 12 anni di servizio ad Ambanja (vedi Fides 8/7/2019), racconta all’Agenzia Fides le gioie e le emozioni del popolo di Dio per la visita di Francesco in Madagascar.
Il Presule ricorda i diversi passaggi della visita. “Alle autorità il Papa ha raccomandato di curarsi del popolo, lottare contro la corruzione, stare attenti alla Casa comune. In effetti la deforestazione in tutto il territorio sta producendo problemi seri di ecologia, inoltre la povertà aumenta ed insieme con essa la corruzione e la violenza. Molto semplice l’incontro con le Suore di clausura: ha raccontato l’esperienza di Santa Teresina che amava tutte le consorelle, anche quelle più esigenti o magari scorbutiche. Prendendo l’esempio di Santa Teresa il Papa ricordava: ‘So che tutte voi, suore di clausura, siete venute per stare vicine al Signore, per cercare la via della perfezione; ma la via della perfezione si trova in questi piccoli passi sulla strada dell’obbedienza. Piccoli passi di carità e di amore. Piccoli passi che sembrano niente, ma sono piccoli passi che imprigionano Dio”.
“La sera di sabato – prosegue il Vescovo – una folla di circa 200.000 giovani ha incontrato il Papa nell’immenso prato di Soamandrakizay. Il tempo non è stato clemente: freddo tagliente e un vento che avrebbe scoraggiato tutti, ma non questi giovani, che da Francesco aspettavano una benedizione e una parola di incoraggiamento e una grazia che dia loro la forza di affrontare tutti i guai della vita. Con semplicità due di loro, Rova e Vavy, hanno raccontato al Papa la loro vita. La parola di conforto e di incoraggiamento non è mancata: Non lasciate spegnere in voi la luce della speranza! Non da soli ma insieme”.
“Toccante – prosegue – il pensiero rivolto alla Vergine Maria. Il Papa ha esortato i giovani a prendere esempio da lei, che detto il suo Sì in momenti difficili. Il coraggio questi giovani lo hanno mostrato, restando tutta la notte a pregare. Il Signore ha certamente ascoltato le loro preghiere”.
Il racconto continua: “Domenica mattina, alle prime luci dell’alba, la città era piena di canti di festa ed una folla enorme da tutte le strade anche le più lontane si radunava a Soamandrakizay. La gioia era intensa ma è esplosa all’arrivo del Papa. Ancora una volta la sua parola è risuonata nel cuore di ognuno: «La peggiore forma di schiavitù è l’egoismo. Chi si chiude in stesso e non lascia posto a Dio e al povero non potrà mai sentire la gioia profonda di essere con Lui e perde l’entusiasmo di fare il bene». Ho avuto la grazia e la gioia di essere presente. Ciò che mi ha impressionato – rileva mons. Vella – è come in un momento si sono tolte tutte le barriere: poveri e ricchi, saggi e ignoranti, adulti e giovani, cristiani e non credenti, giusti e peccatori, potenti e deboli: tutti ci sentivamo figli di Dio che ci ama immensamente. In Madagascar ci sono 18 principali tribù, ma nessuno sentiva in questo una divisione, anzi assaporava una ricchezza e una fraternità mai provate”.
“L’ultimo incontro della serata di domenica – ricorda il Vescovo – è stato con i sacerdoti, religiosi e religiose. In Madagascar sono i consacrati che fanno tantissimo: evangelizzazione, promozione umana, difesa della donna, formazione scolastica, dispensari... Senza di loro la società sarebbe veramente più povera. Papa Francesco, davanti a più di 2.000 consacrati, ha espresso loro il suo ringraziamento a nome di tutta la Chiesa. In effetti vivono in situazioni difficili e portano sulle loro spalle, per non dire sulla loro salute, il peso delle fatiche apostoliche”.
“Quando noi viviamo la gioia del Vangelo – ha ricordato loro il Papa – noi, persone consacrate «sconfiggiamo lo spirito malvagio sul suo stesso terreno: lì dove ci invita ad aggrapparci a sicurezze economiche, spazi di potere e di gloria umana, rispondiamo con la disponibilità e la povertà evangelica che ci porta a dare la vita per la missione. Per favore, non lasciamoci rubare la gioia missionaria!»
“Per questa nuova missione – conclude il Vescovo di Moramanga - il Papa, con le sue parole e con il suo esempio, ci ha tracciato una strada: «Rimanere nel cuore di Gesù e nel cuore del suo popolo». Francesco ci ha spinto ad avere delle preferenze: i poveri e i piccoli. Infine ci ha detto che i frutti saranno la pace interiore, la gioia e la speranza. Sabato, dopo l’incontro, siamo andati a salutare personalmente il Papa. Io gli ho detto: Santità tra una settimana mi reco nella mia nuova diocesi, dove Lei mi ha inviato. Francesco mi ha guardato, mi ha sorriso, mi ha incoraggiato. Non lo dimenticherò mai! Caro Papa Francesco: ci hai detto le cose di cui avevamo bisogno!”
(RV/AP) (10/9/2019 Agenzia Fides)


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