EUROPA/ITALIA - Card. Filoni:ho visto la fede,e non l’odio,negli occhi dei perseguitati per causa di Cristo

sabato, 3 agosto 2019 martiri   santi   persecuzioni   fede  

ilvaloreitaliano.it

Concordia Sagittaria (Agenzia Fides) - Anche oggi, il cammino della Chiesa nel mondo è segnato da “martiri e persecuzioni”, da “odio reale anche nei paesi di antica tradizione cristiana e ora anche in quei luoghi virtuali, i media (facebook, istangram, ecc.), dove l’anonimato spesso eccita il peggio dell’animo umano”. E davanti a tutto questo, i segni distintivi di chi soffre perché porta il nome di Cristo sono il perdono e la letizia di essere custoditi nella fede, e non l’odio o la recriminazione. Lo ha ribadito il cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, nell’omelia della Liturgia eucaristica celebrata sabato 3 agosto nella Cattedrale di Santo Stefano a Concordia Sagittaria, nella diocesi di Concordia-Pordenone, nella solennità patronale di Santo Stefano Protomartire. Per antica tradizione, il 3 agosto la Chiesa fa memoria del rinvenimento miracoloso delle reliquie del primo martire cristiano, avvenuto a Gerusalemme nel 415 d.C. ad opera del sacerdote Luciano di Kefar Gamba. E proprio la vicenda di Santo Stefano ha offerto al cardinale Filoni l’occasione di riproporre alcuni tratti essenziali che connotano la natura propria del martirio cristiano.
“Stefano” ha rimarcato il Cardinale “offrì la propria vita per testimoniare Cristo davanti a furiosi legalisti e scribi della Sinagoga dei ‘Liberti’ in Gerusalemme; gente che, dopo aver odiato e condannato Cristo alla croce, ora odia anche lui; come in modo analogo Cristo morì perdonando i suoi crocifissori, così anche Stefano muore perdonando chi lo condannava e lapidava”.
La forza di confessare il nome di Cristo davanti ai persecutori non esprime eroismo umano, ma solo viene donata a Stefano come riflesso della stessa attrattiva esercitata sul suo cuore da Cristo stesso: “ne era talmente innamorato” ricorda il cardinale Filoni, citando gli Atti degli apostoli che “il suo volto era come quello di un angelo”. La stessa sorgente di grazia si manifesta nell’imitare Cristo fino a condividere il miracolo del suo perdono verso i persecutori: “Come Gesù aveva rimesso nelle mani del Padre il suo ultimo respiro” ha ricordato il Porporato “Stefano lo imita affidando la sua vita a Gesù, non senza pregare per il perdono di coloro che lo lapidavano. Questa storia di affidamento e di perdono, è una storia infinita che attraversa tutta la vita della Chiesa, dagli antichi martiri, anche di questa Terra di Concordia-Pordenone, fino ai nostri giorni”. Il cardinale Filoni ha potuto raccontare sua omelia anche esperienze personali che gli hanno fatto sperimentare la misteriosa vittoria testimoniata dalle vicende di martirio e persecuzione vissute dai cristiani: Posso testimoniarvi, come Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli” ha raccontato il Cardinale “ di essere stato testimone varie volte della sofferenza, ma non dell’odio di tanti cristiani; penso qui, ad esempio, al volto delle migliaia di persone, cristiani, yazidi, kaki, ecc., cacciate via nei mesi di luglio-agosto del 2014 dai terroristi del cosiddetto Califfato che si erano impossessati prima di Mosul e poi della Piana di Ninive in Iraq; in quei volti c’era angoscia, c’era tutto il dramma di chi aveva perso assolutamente tutto, ma «non la fede, né la propria dignità umana», come mi volle espressamente dire un cristiano laico nel villaggio di Alqosh: «Non ho più nulla, ma conservo la fede!»”.

Il Prefetto di Propaganda Fide ha accennato anche ai recenti incontri avuti in Sri Lanka con i sopravvissuti degli attentati delle chiese in quel Paese, “dove sono state uccisi centinaia di cristiani, ed altri, dai terroristi islamici la mattina di Pasqua scorsa mentre partecipavano alla Messa festiva: donne, bambini, uomini, anziani. Negli occhi dei sopravvissuti e dei parenti che mi mostravano le immagini dei propri cari sui telefonini personali” ha raccontato il Cardinale nel corso dell’omelia “c’era indicibile sofferenza, mestizia e emozione profonda, ma non odio. ‘Sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato fino alla fine, sarà salvato’. Queste sono le parole del Vangelo di oggi e mi sono venute in mente mentre ascoltavo e raccoglievo il pianto di famiglie distrutte”. (GV) (Agenzia Fides 3/8/2019).


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