AFRICA/ERITREA - Le opere sociali della Chiesa sono a favore di tutta la popolazione eritrea

venerdì, 2 agosto 2019 chiese locali   scuola   sanità  

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Asmara (Agenzia Fides) - Le opere sociali della Chiesa cattolica in Eritrea non sono una forma di proselitismo, né favoriscono solo i cattolici. Sono ospedali, centri medici e scuole creati per aiutare il popolo eritreo. Così, in una lettera aperta diffusa il 30 luglio, abba Mussie Zerai cerca di smontare «alcuni commenti e dichiarazioni palesemente erronei e fuorvianti» legati all’esproprio operato dal regime di Asmara di 29 strutture sanitarie di proprietà di congregazioni religiose o diocesi cattoliche. Nel mirino di Asmara ci sono anche 50 scuole e 100 asili cattolici.
Abba Zerai contesta l’affermazione secondo cui «le recenti misure adottate dal governo eritreo sarebbero un’applicazione di una legge del 1995». All’epoca, ricorda, «la Chiesa chiarì, puntualizzò e corresse gli errori e le imprecisioni contenute nel testo di legge relativamente a quelle specifiche tematiche». Lo stesso anno, la Chiesa stessa propose al Governo un dialogo sul tema degli espropri dei servizi sociali in quanto questi ultimi costituivano parte della sfera di libertà necessaria alla Chiesa per «autodefinirsi e illustrare la propria identità, i propri diritti, missione e servizi». Anche perché, prosegue abba Mussie, «il servizio che la Chiesa svolge a favore dell’uomo e della donna non solo non ha nulla di incompatibile con le leggi e con la legalità, ma si propone di sostenere i principi che lo Stato, qualsiasi Stato, afferma di voler promuovere per la vera e autentica crescita e maturità della società umana».
Secondo il sacerdote eritreo, è falsa anche la notizia diffusa secondo la quale le istituzioni caritative gestite dalla Chiesa «non apparterrebbero né ad essa né agli istituti religiosi» in quanto «donazioni di enti di beneficenza». «Le istituzioni di beneficenza – secondo abba Mussie - sono libere, nel rispetto della legge, di far gestire i loro aiuti da chi vogliono, perciò scelgono di avvalersi delle congregazioni religiose. In quanto persona giuridica anche la Chiesa ha il diritto nativo di acquisire e di possedere, di conseguenza non c’è nessun ragionevole motivo perché l’esercizio di un simile diritto possa essere vietato, fintantoché rimane immune da reati o da azioni a questi riconducibili».
In queste ultime settimane, in Eritrea e all’estero, sui blog e sui media vicini al regime, giornalisti e autorevoli esponenti della diaspora hanno accusato la Chiesa cattolica di gestire strutture solo per i cattolici. Anche in questo caso la risposta di abba Mussie Zerai è netta. «L’accusa che la selezione dei destinatari delle nostre opere obbedirebbe a criteri etnici, religiosi, ecc. - osserva - è platealmente smentita da un altro dato di fatto: non solo le persone che beneficiano dei nostri servizi, ma perfino quelle che erogano tali servizi - dal portinaio, agli insegnanti, agli infermieri e ai medici - appartengono alle più diversificate provenienze religiose, culturali, etniche!» poi «basterebbe aprire bene gli occhi e dare uno sguardo alla collocazione geografica delle nostri strutture da una parte, e alle aree di insediamento delle comunità cattoliche dall’altra: così la grossolana falsità [della preferenza per i cattolici] salterebbe da sola agli occhi!».
L’ultima bufala sostiene che le strutture caritative siano «strumenti di proselitismo religioso». Qui abba Mussie Zerai lancia una sfida: «Se c’è qualcuno, fra le centinaia di migliaia di persone passate per le nostre strutture, a cui è stato chiesto di accettare il cattolicesimo come precondizione per essere curati o istruiti, può per favore farsi avanti e alzare la mano a conferma di tale illazione?». «Ben diverso è invece il discorso - conclude - di chi liberamente e spontaneamente chiede di unirsi alla Chiesa cattolica perché edificato dalla testimonianza di vita e dalla totale dedizione a Dio». (E.C.) (Agenzia Fides 2/8/2019)


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