AFRICA/CENTRAFRICA - Assalto alle suore comboniane: "L’obiettivo era il bottino, non la religione"

mercoledì, 9 gennaio 2019 violenza   gruppi paramilitari   criminalità   suore   istituti missionari  

Bangui (Agenzia Fides) - "Gli assalitori erano banditi comuni. Piccoli criminali che cercavano un bottino facile da portare via": così le suore comboniane italiane riassumono l’assalto subito dalle consorelle della comunità Foyer di Bangui (Centrafrica), il 5 gennaio 2019 (vedi Fides 7/1/2019).
"Gli assalitori erano otto o nove", continuano le religiose che hanno raccolto la testimonianza delle consorelle religiose centrafricane. "Sono entrati nella comunità e, minacciando con le armi, hanno legato e imbavagliato le tre suore. Sono stati momenti di grande paura e violenza. Come non averne? Il Centrafrica è pieno di sbandati disposti a tutto pur di racimolare un po’ di denaro. Molti ex miliziani sono drogati e quindi ancora più pericolosi".
La missione è stata completamente saccheggiata. I rapinatori hanno portato via anche gli orologi personali delle suore. "È stata davvero una brutta avventura. Le religiose sono traumatizzate, ma complessivamente stanno bene. Hanno lasciato la missione e si sono rifugiate nella casa provinciale, sempre a Bangui. Va detto che il quartiere nel quale vivono è particolarmente problematico. Tutti lo sanno, anche le nostre suore, ma hanno sempre voluto rimanere lì per condividere le fatiche della popolazione locale e stare vicino ai più poveri e bisognosi".
La Repubblica centrafricana è un Paese dominato da una guerra a bassa intensità che miete centinaia di vittime. L’instabilità è iniziata nel 2012 quando è scoppiata il gruppo ribelle Seleka, composto in prevalenza da musulmani ma anche da mercenari provenienti dai Paesi vicini, ha attaccato il Paese.
All’inizio del 2013, i ribelli hanno conquistato la capitale Bangui, costringendo il presidente François Bozizé a cercare rifugio in Camerun. Il conflitto sembrava spegnersi quando ai ribelli della Seleka si sono opposte le milizie anti-Balaka. Ne sono nati scontri su tutto il territorio che, gradualmente, si sono tramutati in scontri tra bande armate, non tanto per motivi ideologici quanto per controllare e saccheggiare le comunità locali.
Neanche la visita di Papa Francesco, che ha aperto a Bangui l’Anno Santo 2015, è riuscita a placare gli scontri che, secondo l’ultimo rapporto di Amnesty International, hanno provocato migliaia di morti e hanno costretto 538.000 persone a rifugiarsi nei vicini Ciad, Camerun, R.d. Congo e Congo e 601.000 a lasciare la propria abitazione per cercare rifugio in province più tranquille dello stesso Centrafrica. Almeno 2,4 milioni di centrafricani dipendono dagli aiuti umanitari e 1,4 milioni sono in condizioni d’insicurezza alimentare.
Le suore comboniane non rilevano motivazioni religiose dietro l’attacco alla comunità di Bangui. "Non possiamo escludere nulla – osservano - ma, considerata la zona in cui si trova la comunità, siamo propense a pensare si tratti di un atto di criminalità comune piuttosto che di una vendetta di miliziani o ex miliziani musulmani contro una comunità cristiana. L’obiettivo era il bottino, non la religione". (EC) (Agenzia Fides 9/1/2019)


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