ASIA/INDONESIA - I cattolici danno il loro contributo nella lotta alla corruzione

mercoledì, 24 ottobre 2018 corruzione   politica   società civile   società   minoranze religiose   cristianesimo   chiese locali   gesuiti  

Gesuiti a confronto sulla corruzione

Giacarta (Agenzia Fides) - Mentre il governo indonesiano guidato dal Presidente Joko Widodo ha lanciato uno speciale sistema economico per ridurre la corruzione, anche i fedeli cattolici fanno la loro parte per contrastarlo. Secondo gli osservatori il settore imprenditoriale e quello pubblico sono quelli che soffrono principalmente della corruzione diffusa, con abuso di ufficio, estorsione, appropriazione indebita di fondi. L'impegno della Commissione governativa per sradicare la corruzione ha leggermente migliorato in Indonesia l’Indice di percezione della corruzione (CPI), portandolo da quota 26 nel 2008 a quota 32 nel 2012, fino a quota 37 nel 2017 (a un indice più alto corrisponde una maggiore percezione di trasparenza nella società, ndr).
Mentre è in corso la campagna elettorale per le elezioni presidenziali e parlamentari dell'aprile 2019, nell'opinione pubblica si avverte l'urgenza di sostenere fortemente uno spirito anticorruzione e la necessità di scegliere rappresentanti politici non corrotti. Sui mass-media si discute del fatto che quanti sono stati condannati per corruzione potranno ricandidarsi nelle liste elettorali: l'assenza di una normativa a riguardo viene percepita come un fallimento dello stato.
Sono nate, intanto, iniziative della società civile come "Ehem Movement", avviato dalla Fondazione Bhumiksara insieme con la Conferenza episcopale indonesiana (KWI).
Fin dalla sua nascita, nel 2012, questa organizzazione ha sensibilizzato sullo spirito di integrità morale, organizzando seminari e corsi per centinaia di personalità di spicco in molte diocesi e comunità religiose in tutta l'Indonesia. Il Movimento ha coinvolto figure professionali provenienti da università, gruppi della società civile, imprenditoria.
Nel luglio scorso un seminario del “Movimento Ehem" si è svolto con funzionari del governo locale nel distretto di Melawi, nella diocesi di Sintang, nel Kalimantan occidentale, mentre un altro recente seminario si è tenuto a Giacarta con 40 giovani gesuiti provenienti da Malesia, Tailandia, Myanmar, Timor Est e Indonesia .
Nel seminario si è suggerita la spiritualità ignaziana come un "metodo" per osservare i casi di corruzione e come base per costruire l'impegno personale alla trasparenza e all'integrità morale.
"Spesso non si pensa come un piccolo comportamento corruttivo possa creare effetti negativi" dice a Fides Amadea Prajna, tra i partecipanti. Aaron Lee, un gesuita della Malesia rileva che “lo spirito anti-corruzione è in linea con il voto di povertà". Secondo Dulphicai, dalla Thailandia, "urge mappare la complessità degli atti corruttivi", mentre Aditya auspica che i cattolici indonesiani possano iniziare un nuovo stile di vita libero da comportamenti corruttivi: "Bisogna iniziare ad essere responsabili delle attività e dei compiti quotidiani, nella vita di comunità”.
Parlando all’Agenzia Fides, il Rettore del Hermanum College, p. Sudiarjo, conferma che “occorre studiare il fenomeno della corruzione con prospettive di larghe vedute e che l'approccio pedagogico ignaziano, vale a dire il processo di esperienza-analisi-riflessione-azione può essere applicato per innescare un meccanismo psicologico che non tolleri alcuna forma di comportamento corruttivo". (MH) (Agenzia Fides 24/10/2018)


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