ASIA/TERRA SANTA - Netanyahu: cristiani discriminati a Betlemme. Le autorità palestinesi: basta menzogne

venerdì, 19 ottobre 2018 medio oriente   chiese orientali   minoranze religiose   discriminazione   persecuzioni  

Gerusalemme (Agenzia Fides) - Erano più di 180 e provenivano da 40 Paesi diversi i giornalisti, gli operatori tv e gli addetti alla comunicazione cristiani che hanno preso parte quest'anno al secondo Christian Media Summit, ospitato a Gerusalemme dal 14 al 18 ottobre 2018. La kermesse, che ha visto la partecipazione di una numerosa rappresentanza di testate e media legati alle comunità evangelicali Usa, è stata seguita da una coda di aspre polemiche, ancora in atto, tra governo palestinese e autorità israeliane, in merito alla condizione delle comunità cristiane in Terra Santa, e in particolare a Betlemme, la città di nascita di Gesù.
“Voi siete ambasciatori della verità. Non siete soltanto i più grandi ambasciatori che Israele ha nel mondo” ha detto il Premier israeliano Benjamin Netanyahu nel discorso da lui rivolto domenica 14 ottobre agli operatori dei media cristiani, aggiungendo che “se c'è una cosa che io posso chiedervi di fare, è quella di dire la verità sulla nostra storia. Dire la verità sul nostro presente. Dire la verità su chi vuole la pace e chi non la vuole”. Nel suo intervento al Christian Media Summit 2018, il Primo Ministro dello Stato ebraico ha anche detto che Israele “è l'unico Paese del Medio Oriente dove la comunità cristiana prospera e cresce”, e ha criticato il trattamento riservato ai cristiani nei territori sottoposti all'Autorità palestinese. In particolare, Netanyahu ha sostenuto che quando Israele ha ceduto il controllo di Betlemme all'Autorità palestinese, nel 1995, i cristiani rappresentavano l'80 per cento della popolazione, mentre “ora sono circa il 20 per cento”, e ha aggiunto che il calo percentuale della popolazione cristiana è avvenuto “perché nelle aree sottoposte all'Autorità palestinese, come nel resto del Medio Oriente, i cristiana sono messi sotto pressione e perseguitati”.
Le dichiarazioni di Netanuyahu hanno provocato un'accesa reazione da parte di rappresentanti politici palestinesi. Anton Salman, il sindaco di Betlemme, ha chiesto al capo del governo israeliano di non usare più i cristiani come uno “strumento per mascherare l'occupazione”, aggiungendo che se Netanyahu è preoccupato per la condizione dei cristiani palestinesi, in particolare nell'area di Betlemme, potrebbe restituire i 22mila dunum (1 dunum=1000mq) della terra di Betlemme illegalmente annessi a Israele per l'espansione degli insediamenti dei coloni”. Il sindaco di Betlemme ha anche dichiarato che il calo dei cristiani in Palestina “fu provocato dalla “Nakba tdel 148 (l'esodo di 700mila palestinesi dai territori occupati da Israele) e prosegue a causa dei piani coloniali e delle politiche perseguite da Israele a partire dal 1967”. Anche il Ministero degli Esteri palestinese ha diffuso delle dichiarazioni in cui accusa il Premier israeliano di mettere in circolazione menzogne e calunnie per distogliere l'opinione pubblica internazionale dalle violazioni messe in atto dalle autorità d'occupazione israeliana a danno dei palestinesi, e in particolare dalle confische illegali di terre sottratte ai legittimi proprietari palestinesi per favorire i piani di espansione degli insediamenti coloniali israeliani. (GV) (Agenzia Fides 19/10/2018).


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