ASIA/TURCHIA - Patriarcato ecumenico e Patriarcato di Mosca rischiano la rottura della comunione a causa della“questione ucraina"

venerdì, 12 ottobre 2018 chiese orientali   ortodossia   ecumenismo  

Patriarcato ecumenico di Costantinopoli

Istanbul (Agenzia Fides) – Il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli ribadisce la ”decisione già presa” di garantire “l'autocefalia” (piena autonomia) della Chiesa ortodossa in Ucraina rispetto al Patriarcato di Mosca. E adesso i portavoce del Patriarca di Mosca Kirill prefigurano il rischio di una rottura della comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli, come effetto delle prime disposizioni canoniche già poste in atto dal Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli in vista del futuro riconoscimento della piena autocefalia della Chiesa ortodossa in Ucraina.
Il Santo Sinodo del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli ha discusso nei dettagli la situazione ecclesiastica dell’Ucraina nella riunione svoltasi il 10 e 11 ottobre a Istanbul, presso la sede patriarcale. In un comunicato diffuso la sera di giovedì 11 ottobre, oltre a ribadire la decisione già presa in merito al riconoscimento della piena autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina, il Sinodo ha anche disposto di accogliere le richieste di riconoscimento e legittimazione canonica dei capi di due delle realtà ecclesiali in cui appare al momento lacerata l'Ortodossia ucraina – l'anziano Metropolita Filaret Denisenko (autoproclamatosi “Patriarca di Kiev” nel 1995) e Makarij Maletič – considerate finora canonicamente illegittime tutte le Chiese dell'Ortodossia. Filaret, Makarij e i loro seguaci – si legge nel comunicato diffuso dal Patriarcato ecumenico, “si sono trovati in condizione di scisma non per ragioni dogmatiche”. E ora il Patriarca ecumenico Bartolomeo, facendo valere la sua facoltà canonica di accogliere le richieste provenienti dai gerarchi e dall’altro clero da tutte le Chiese ortodosse autocefale, ha disposto di ristabilire canonicamente Filaret e Makarij nel loro “stato gerarchico o sacerdotale”, consentendo ai loro fedeli di essere “riammessi alla comunione con la Chiesa”. Il Sinodo del Patriarcato ecumenico ha anche disposto di revocare gli effetti della Lettera Sinodale del 1686, “concessa in forza delle circostanze di quel tempo”, che assegnava al Patriarca di Mosca il diritto di nominare il Metropolita di Kiev.
Il comunicato del Patriarcato ecumenico ha provocato l'immediata reazione dei vertici della Chiesa ortodossa russa. Al momento, la critica più forte da parte russa ha colpito la legittimazione della compagine ecclesiale che in Ucraina fa capo a Filaret, il metropolita ortodosso separatosi dal Patriarcato di Mosca nel 1992, proclamato “Patriarca di Kiev” nel 1995, scomunicato dalla Chiesa russa nel 1997 e considerato scismatico da tutte le Chiese dell’Ortodossia. Padre Alexander Volkov, segretario del Patriarca ortodosso russo Kirill e incaricato dei rapporti con i media, ha dichiarato che “la legittimazione dello scisma” spingerà la Chiesa ortodossa russa a intraprendere i passi necessari per interrompere la “comunione eucaristica” con il Patriarcato di Costantinopoli. (GV) (Agenzia Fides 12/10/2018),


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