EUROPA/ITALIA - Nascono a Roma due case per rifugiate e donne migranti in situazione di vulnerabilità

lunedì, 1 ottobre 2018 emigrazione   donne   diritti umani   istituti missionari  

Roma (Agenzia Fides) – E’ stata inaugurata ieri, domenica 30 settembre, una delle due nuova case sorte a Roma per donne rifugiate con bambini e per migranti in situazioni di vulnerabilità. Il progetto si chiama “Chaire Gynai” che in greco sta per “Benvenuta donna”. Secondo le informazioni inviate all’Agenzia Fides dalle suore Missionarie Scalabriniane, si tratta delle prime case del genere in Italia, dove sono accolte le donne che hanno già ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiate o che potrebbero regolarizzare la loro condizione migratoria, includendo anche donne per cui è necessaria la trasformazione del tipo di permesso. Nelle due case si potrà stare per un periodo che va dai 6 mesi a un anno massimo, fino a che non abbiano raggiunto una completa autonomia e integrazione.
L'iniziativa è stata resa possibile oltre che dalla Congregazione delle suore Missionarie Scalabriniane, anche dal Dicastero della Santa Sede per il Servizio dello Sviluppo umano integrale (Sezione migranti e rifugiati), dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, dalla UISG (Unione Internazionale Superiore Generali) e dalla Conferenza Episcopale Italiana.
Le Scalabriniane, impegnate in attività di pastorale e assistenza diretta dei migranti in situazioni di emergenza, hanno coinvolto anche le Suore Missionarie del Sacro Cuore di Gesù che hanno messo a disposizione gli spazi. Oggi anche altre Congregazioni religiose femminili contribuiscono alla buona riuscita del progetto.
Una nigeriana, una congolese e una somala sono state le prime entrate nella casa. Si tratta di persone che hanno avuto nelle loro comunità una serie di percorsi professionali che potrebbero essere utili in un processo di integrazione. Tra loro c’è anche una avvocatessa esperta di diritti umani.
“Valorizziamo il principio della dignità umana, il diritto alla libertà e all'uguaglianza, la valorizzazione delle persone e la loro tutela - spiega suor Eleia Scariot, scalabriniana, coordinatrice del progetto -. L'intenzione è quella di sostenere le donne nel loro percorso di integrazione e valorizzazione professionale. La base è il riscatto della speranza: queste donne ricevono aiuto e accompagnamento umano e professionale, vivendo esperienze di convivenza, di divertimento e di spiritualità che siano rivitalizzanti per riscattare la stima di loro stesse, spesso ferita durante il loro viaggio migratorio. Allo stesso tempo queste donne e i loro figli potranno contribuire alla costruzione di una società diversa, qui nel territorio romano, dove sono inserite”. (SL) (Agenzia Fides 1/10/2018)


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